Echos Edizioni: Latitudini

Roberto ha perso tutto. Casa, famiglia, carriera, dignità. È sul ciglio del tetto di un palazzo e vuole farla finita. Basta. Tutto quello che aveva pazientemente e spietatamente costruito per tutta la vita si è sgretolato dinanzi ad un suo errore, dettato dalla sua smania di onnipotenza. Sul luogo di lavoro ha tradito sua moglie con una collega, è stato scoperto ed è stato licenziato, sua moglie, Martina, ha chiesto il divorzio ed in Tribunale lo ha privato delle sue risorse. Non gli resta che uccidersi. Chiude gli occhi e si butta, ma… sopravvive. Si risveglia in un ospedale a fare i conti con le persone che gli sono intorno, lui che aveva sempre disprezzato tutto e tutti e che aveva costruito la sua vita all’insegna degli obiettivi: denaro, successo, una famiglia che gli desse dignità sociale, una prole che dimostrasse la sua virilità. Roberto si troverà, come un pesce fuor d’acqua, a doversi relazionare con persone che nulla hanno a che fare con il suo mondo precedente. Ma queste nuove frequentazioni riusciranno a mettere in dubbio il suo modo di pensare, i suoi obiettivi, il senso da dare alla vita?

Quando i servizi sociali portano via Federico, un bambino di sette anni, la casa di Max si svuota di colpo: non solo di rumori, ma di respiro, di senso. Max rimane solo a fare i conti con un’assenza che si allarga come una crepa nel muro e a ragionare sull’idea di una giustizia che non comprende. Intorno a lui, le persone osservano, discutono, ma poi, forse, dimenticano. Max non smetterà mai di lottare per riordinare i fili spezzati della sua famiglia, scrivendo memorie che nessuno leggerà… né i giudici, né Federico, né forse Dio. Il tempo scorre e le udienze si susseguono, la storia si sposta dalle aule del tribunale alle stanze dell’anima: dove il dolore non ha un linguaggio, ma solo un’eco. Il Rumore dell’Assenza è il ritratto intimo e struggente di una famiglia disgregata non solo dalle istituzioni, ma dalla colpa, dal dubbio e dall’amore che, anche quando tutto è perduto, continua a chiedere di essere ascoltato.

C’è una linea sottile tra quelle che sono le decisioni politiche e le emozioni, le paure e i sentimenti delle persone. Ogni scelta e nel caso specifico, ogni guerra e battaglia, che viene pianificata, progettata e attuata ha ripercussioni tangibili sulla vita di coloro che ne sono coinvolti. Questo testo è una raccolta di testimonianze vere, di gente che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale in Italia e l’attuale conflitto che si svolge in Ucraina. Per quanto siano diversi i luoghi, i tempi, le culture e le persone stesse, ci sono tantissimi aspetti in comune tra coloro che vivono o hanno vissuto la guerra: un senso di devastazione e impotenza totale che scalfisce e sconvolge per sempre il cuore e l’anima di chi lo vive. L’idea di questo libro, nasce dal racconto di alcuni anziani che mi hanno esposto i loro ricordi, a volte nitidi e a volte offuscati, narrandomi quello che avevano vissuto. Molte volte è stato difficile per me raccogliere le testimonianze: tra qualche lacrima e ricordo toccante che riaffiorava attraverso la voce rotta delle persone. Spero di riuscire a emozionare i lettori trasportandoli nelle storie narrate, come chi le ha raccontate ha fatto con me.

Dopo la misteriosa sparizione del Sacro Prepuzio di Gesù, trafugato da Calcata nel 1983, il Vaticano impone il silenzio su ogni indagine. Dietro quel furto si cela una verità inconfessabile: l’ultimo frammento biologico del Cristo potrebbe racchiudere il Suo DNA, e con esso la possibilità di una clonazione. Nel primo volume della trilogia, La reliquia rinnegata, questa ipotesi si è trasformata in realtà: dal materiale genetico sono nati tre gemelli — Nazoreo, Joshua e Rabbi — cloni inconsapevoli del Figlio di Dio. La reliquia del terzo millennio riprende la storia nel cuore di Roma, tra le rovine morali di un potere sacro vacillante. Sua Eminenza Innominata, sopravvissuto a un lungo ricovero, diventa Camerlengo e guida la Chiesa durante una Sede Vacante carica di tensione, mentre un nuovo conclave si prepara nell’ombra. Ma a migliaia di chilometri di distanza, a Baltimora, emerge Eraclius, il quarto clone, concepito come “caso controllo” dell’esperimento. La sua natura divina comincia a manifestarsi, generando eventi che nessuno può spiegare. A Roma, intanto, il conclave si trasforma in un campo di battaglia spirituale e politico.

Emilio è il proprietario, insieme alla sorella Agnese e alla nipote Margherita, che affettuosamente chiama Petalo, di un negozio di fiori. È un uomo gentile e generoso che spesso si rifugia nella nostalgia degli anni Ottanta. Di quell’epoca sono anche il suo orologio, le musicassette che ascolta e il furgone con cui consegna i fiori a domicilio. È il primo di febbraio, e la mattina comincia con il sole e una lista di consegna da fare, ognuna delle quali farà incontrare a Emilio storie e persone, che lo trascineranno attraverso un vortice di emozioni. Con il passare delle ore, il sole lascerà il posto alla pioggia, e quando in tarda serata comincerà a nevicare, una persona tornata dal passato, gli farà una sorpresa inaspettata.

I racconti di questa raccolta, Ritratti di donna, presentano figure femminili che superano fragilità e avversità con determinazione, coraggio, forza e fantasia. Sono donne normali di diversa estrazione sociale ed età, ma tutte capaci di far fronte agli ostacoli; sanno prendere in mano il proprio destino e riescono prima o poi a reagire alle difficoltà iniziali. Sono tutte accomunate da tratti psicologici quali sensibilità, creatività, intuizione e propensione a cura e accoglienza. Sei degli otto racconti sono ispirati a storie realmente accadute e riportate all’autore in una sorta di amichevole e fiducioso “confessionale” nel quale egli ha volentieri prestato attento ed empatico ascolto. La onironauta, invece, è un racconto futuristico dove la realtà dell’anziana protagonista viene vissuta anche attraverso esperienze oniriche che la riportano a molti anni prima, cioè all’oggi. La casa inquietante, a sua volta, è stata scritta durante il lockdown causato dal Covid-19: sei donne hanno narrato le loro paure seguendo un canovaccio iniziale e continuando le precedenti narrazioni. Lo scopo di quest’ultimo racconto è stato quello di superare la solitudine e l’angoscia del periodo.

Le relazioni sono parte fondamentale dell'esperienza umana. Cosa davvero significhi incontrarsi, riconoscersi e, quindi, legarsi è un interrogativo cui non corrisponde una sola conclusione. Attraverso la lettura di diversi tipi di esperienze affettive, il romanzo si pone come obiettivo quello di ricercare un ordine nel caotico universo dei sentimenti e dei rapporti umani, rivolgendosi ad un pubblico di lettori e lettrici desiderosi di affrontare un tema al quale non è accostabile un'univoca definizione e proponendosi come un'indagine sui molteplici chiaro-scuri che concorrono al ritratto dell'amore.

Velia è sposata con Flavio e dal matrimonio, forse un po’ troppo tranquillo ma stabile, sono nate due figlie. Ha un modesto lavoro impiegatizio, che però le permette di dedicarsi all’accudimento della madre. Tutto ha avuto inizio anni prima, col fulmine a ciel sereno della diagnosi di Alzheimer. Dopo l’iniziale stordimento, Velia sente la necessità di ripercorrere il passato, per capacitarsi di quanto è successo e dare un senso alla sofferenza. Si rivede bambina, con una madre severa ma accudente. Ripercorre le tappe principali della sua vita a caccia di segnali premonitori, dalla prima défaillance mnemonica fino all’episodio clou, retrospettivamente grottesco, della vasca da bagno. Velia tenta in tutti i modi di restituire alla madre ciò che la malattia le ha tolto: la voce, i ricordi, la possibilità di esperire il mondo e di interagire con esso. Emerge il conflitto con Marcello, il fratello, colpevole ai suoi occhi di una totale mancanza di empatia. Attorno a lei ruotano tante amiche, ma Velia ha bisogno di restare sola. Sola col suo dolore e coi suoi cortocircuiti temporali, sulle tracce di qualche frammento di quell’iceberg della serotonina ormai in disfacimento.

Una scrittura torrenziale, proteiforme, che mette assieme la lirica e la presa diretta sul reale, la fisicità e la metafisica, l’empito all’assoluto e la miseria della carne. È la dismisura la cifra della scrittura di Daniele Ughetto Piampaschet, in qualche modo contenuta dalle scelte oculate del curatore, ma mai sopita perché è una belva inaddomesticabile. All’origine è un empito di amore per un mondo, la Nigeria, che si fa specchio di un’ulteriorità irraggiungibile, poi si muta in tragedia, non letteraria, ma reale. Dalle ceneri di un’esperienza devastante risorge la sete dell’eterno, e il rispecchiamento autoironico nelle vicende del Sommo Poeta che tenta l’impossibile nella Comedia. Leggere questi testi è come percorrere un sentiero d’alta montagna immersi nella nebbia, forse la cima è là, davanti a noi, ma nessuno la vede e il senso di marcia si fa sempre più incerto. (Luigi Dell'Orbo).

Il 24 marzo 1976 viene messo in atto il colpo di stato in Argentina. I diritti civili sono aboliti e tutti i mezzi di comunicazione finiscono sotto il controllo della Giunta Militare. Partiti politici, sindacati e organizzazioni universitarie vengono smembrati. Ben presto il terrore invade la popolazione: gli squadroni della morte, come la Tripla A, setacciano la città alla ricerca delle loro vittime. In una notte drammatica, fanno irruzione in casa di Raul, un sindacalista nel mirino già da qualche tempo, e di sua moglie Mariana, un’insegnante affascinata dalle teorie della Chiesa Combattente latino-americana. Violeta viene brutalmente rapita. La ragazza conoscerà per due anni le peggiori torture fisiche e psicologiche nelle varie carceri segrete dove viene trasferita: le celle fredde e umide della Coordinacion Federal, l’inferno di Lanus, il pozzo di Banfield e, per ultima l’ESMA, la Scuola di Meccanica della Armata. Vivrà, insieme a tanti altri innocenti, la devastazione del senso della vita e del rispetto tra esseri umani. Ma una scintilla di umanità sopravvive ancora in un militare travagliato dai dubbi.

Le vicende narrate in questo volume, vogliono ripercorrere un periodo della Storia Romana quasi del tutto sconosciuto o di cui i libri e gli autori parlano molto raramente. Il Tardo Impero Romano dovette affrontare, dal III secolo d.C. una crisi di proporzioni immani, prima di tutto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista politico e spirituale. Con l’avvento (nel I secolo) e il rafforzamento del Cristianesimo dalle decisioni politiche di Costantino I il grande dal IV secolo in avanti, i giochi gladiatori iniziano a subire un lento e inesorabile declino. Ad aggravare la situazione già precaria dei giochi, dovuti alla crisi economica del III secolo d.C., influirono anche gli scritti dei padri della chiesa, primi fra tutti Sant’Agostino e Giovanni Crisostomo che additarono i giochi come un retaggio di una Roma violenta e brutale (ricordiamoci che nel I secolo molti cristiani furono martirizzati proprio nelle arene romane) in contrasto con quello che erano i dettami del Vangelo di amore e fratellanza reciproca tra le persone.

Ciò che è fatto non può essere disfatto è il titolo di un bellissimo disco pubblicato nel 1973, in pochissimi esemplari, dal Dry Cabaret, una band di origine calabrese della quale non circola che qualche vaga notizia. È un’opera musicale misteriosa e inquietante, corredata da testi di chiara ispirazione esoterica e con qualche messaggio subliminale inciso al contrario. Il Conte Ranieri, critico musicale nonché maniacale collezionista discografico, ne è letteralmente ossessionato e tutti i suoi sforzi sono concentrati sul tentativo di trovare una risposta alle tante domande che lo assillano: chi erano i membri del Dry Cabaret? Chi è Omnis Bacunan, accreditato produttore dell’album? Come è possibile che un tale capolavoro sia stato partorito da una band che non ha lasciato alcuna traccia? Le indagini condurranno il protagonista ad avvicinarsi a un’agghiacciante verità e in questa ricerca troverà aiuto in Astolfa, enigmatica spiritista che esercita l’arte divinatoria nell’elegante quartiere di Brera. A questa vicenda sono collegati Angela, Gabrilla e Riccardo Varnè, semi-alcolizzato cantautore della vecchia generazione che si sta preparando per il definitivo addio alle scene.