Einaudi
Scritti autobiografici
Jean-Jacques Rousseau
Libro
editore: Einaudi
pagine: 1500
In un solo volume tutta la produzione autobiografica dello scrittore ginevrino, che si rivela appassionato esploratore dei miti della memoria e della natura. Il volume contiene: Le Confessioni, Le Fantasticherie di un passeggiatore solitario, Rousseau giudice di Jean-Jacques, Lettere a Malesherbes.
Le idee e il potere. Il pensiero politico contemporaneo
Stefano Petrucciani, Eleonora Piromalli
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2026
pagine: 360
Questo volume illustra la storia del pensiero politico dall’inizio del Novecento a oggi, articolandola in tre parti. La prima affronta i conflitti ideologici che hanno segnato l’epoca della «guerra civile europea»: il dibattito nel socialismo su riforme e rivoluzione; le filosofie del totalitarismo, da Heidegger a Schmitt a Gentile; le grandi figure del pensiero liberale e democratico, da Croce a Kelsen, da Dewey a Schumpeter. La seconda parte analizza le innovazioni della teoria politica dopo la seconda guerra mondiale, negli anni in cui si affermano il laburismo, il riformismo socialdemocratico e il Welfare State. Il pensiero marxista si rinnova profondamente, con Sartre e con la Scuola di Francoforte. Negli Stati Uniti, la cultura politica si arricchisce dell’apporto degli europei sfuggiti al nazismo, come Leo Strauss e Hannah Arendt. La decolonizzazione feconda grandi esperienze intellettuali come quella di Frantz Fanon. La terza parte, infine, illustra le tendenze principali dell’epoca presente: la discussione su “Una teoria della giustizia” di John Rawls; la ricerca di una migliore democrazia, da Bobbio a Habermas; la critica del soggetto moderno nel pensiero radicale, da Foucault a Toni Negri; le teorie femministe e il pensiero della differenza. Lungi dall’essere una raccolta di nozioni, “Le idee e il potere” si propone come una ricognizione di idee e concetti utili per orientarsi nei conflitti e nelle trasformazioni del mondo contemporaneo.
Sull'antisemitismo
Mark Mazower
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2026
pagine: 384
Di cosa parliamo, storicamente, quando parliamo di antisemitismo? Si può difendere l’idea di uno Stato palestinese o attaccare le politiche israeliane senza essere etichettati come antisemiti? Essere critici verso il sionismo rende automaticamente antisemiti? È consentito paragonare Israele al Sudafrica o, se vogliamo, al Terzo Reich? Gli ebrei possono dire cose che i non ebrei non possono dire? Chi può parlare a nome degli ebrei e chi no? Viviamo in una tempesta perfetta di incomprensione che soffoca il dibattito e inibisce una discussione ragionevole – oltre a impedire qualsivoglia autentico progresso. Mark Mazower ci mostra in modo chiaro e accurato come siamo arrivati a questo punto, cercando di fare luce piuttosto che attribuire colpe e responsabilità. Nel 1879 il giornalista tedesco Wilhelm Marr annunciò la nascita di una Lega degli antisemiti che si proponeva di impedire che agli ebrei fosse concessa una piena uguaglianza giuridica. Fu coniato così un sostantivo astratto: «antisemitismo». Il termine si è poi tristemente diffuso a livello globale con l’ascesa di Adolf Hitler e con il piano di sterminio del popolo ebraico portato avanti dai nazisti. Oggi decine di Paesi sono impegnati a combattere l’antisemitismo, ed esistono specifiche task force internazionali il cui compito è quello di sradicarlo. Nello stesso tempo, tuttavia, il consenso sul significato del termine tocca il suo minimo storico e vengono accusate di antisemitismo persone delle più svariate tendenze, dai seguaci del suprematismo bianco al segretario generale dell’Onu. Un tempo le cose erano meno complicate. In passato il nemico era senza dubbio l’estrema destra, da cui provenivano gli stereotipi razzisti, le teorie della cospirazione e il negazionismo dell’Olocausto. Adesso però la situazione è molto cambiata. Più di quattro quinti degli ebrei vivono in due Paesi, Israele e gli Stati Uniti, e questi ultimi garantiscono la supremazia militare del primo. Gli ebrei sono a tutti gli effetti considerati «bianchi» e per i movimenti anticoloniali la questione palestinese è sempre più rilevante. E le accuse di antisemitismo colpiscono la sinistra più che la destra. Eppure fino a mezzo secolo fa nessuno si sarebbe sognato di associare all’antisemitismo le critiche mosse allo Stato di Israele, mentre oggi le due cose vengono di continuo sovrapposte, a volte strumentalmente, a volte no. La stessa parola ha assunto un nuovo significato, con il rischio di diventare un’accusa generica usata per delegittimare posizioni legittime, delegittimandosi a sua volta. Mark Mazower, uno dei maggiori storici mondiali, ci offre una guida chiara e imparziale che mette in prospettiva la confusione del presente per dipanare una delle questioni più urgenti del contemporaneo.

