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Zambon Giorgio

37 primavere & poi muori

37 primavere & poi muori

Giorgio Zambon

Libro: Copertina morbida

editore: Zambon Giorgio

anno edizione: 2014

pagine: 144

Uno studente ambizioso e sfrontato che vuole fare l'artista, un giornalista che porta con sé il sogno infranto di fare lo scrittore e una storia comune che lega il passato di uno e il futuro dell'altro. Giacomo, venticinque anni, si divide tra studio e lavoro per pagarsi le lezioni di pittura dal professore Luigi Milone, scorbutico docente in pensione viziato dall'alcol, un tempo noto e celebrato artista. Tra i due nasce un inaspettato, forte, rapporto di amicizia e confidenza. Milone, infatti, scorge nel ragazzo del talento e decide di metterlo alla prova. Il cuore del giovane apprendista, nel frattempo, prende a sussultare per quegli occhi color indaco che appartengono a Lucrezia, la bella e malinconica figlia del suo insegnante. Sarà proprio il sentimento per la donna a spingere Giacomo ad interessarsi morbosamente alla vita di padre e figlia e a conoscere la strana famiglia Pigatti, dietro la quale si cela l'inconfessato passato del professore. Un passato che si rivelerà solo dopo un tragico avvenimento. Sullo sfondo di una Venezia poetica e trasognata, l'autore ci consegna un ritratto del pittore moderno, dibattuto tra la vita reale e la vocazione artistica.
7,00

Odi di ferro, sangue, guerra & China

Odi di ferro, sangue, guerra & China

Giorgio Zambon

Libro: Copertina morbida

editore: Zambon Giorgio

anno edizione: 2013

pagine: 100

"Opera prima di Giorgio Zambon. Silloge in cui l'autore mette in luce [...] Lacerazioni e lotte interne che, tuttavia, si ricompongono attorno ad alcuni nuclei semantici e lessicali forti, i quali tramano l'intera raccolta: uno tra i tanti (ma, forse, uno dei più significativi), il camminare - l'andare e l'essere, attraverso il proprio passo, nel mondo -. Esso si impone già all'apertura del libro e ritorna, più o meno esposto, fino all'Ode conclusiva, dove il passo si scontra con il nulla ('o tre camminai come nessuno senza riposo e meta, / oltre, sull'etere zolle, ma poi alla fine, nulla trovai'), al quale il continuo incedere nel mito resiste, e, infine, risolve il niente nel canto ('condannasti la mia mano a cantare quel che mai trovai'); riaffermando, in fin dei conti, che 'la più alta aspirazione del poeta è esistere. Non vuole altro paradiso che il vivere'." ( Dalla postfazione di Mattia Ferrari)
5,50

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