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Edizioni ETS: Biblioteca dei volgarizzamenti

Il «Libro de spirituale gratia» di Melchiade. Volgarizzamento umbro del «Liber Specialis Gratiae» di Matilde di Helfta (Gubbio, ms. Armanni 1 G 2)

Il «Libro de spirituale gratia» di Melchiade. Volgarizzamento umbro del «Liber Specialis Gratiae» di Matilde di Helfta (Gubbio, ms. Armanni 1 G 2)

Libro

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2023

pagine: 336

Alla fine del XIII sec., nel monastero cistercense di Helfta (uno dei centri più importanti della spiritualità tedesca del periodo), Matilde di Hackeborn rivelò alla sua allieva Gertrude e alla sconosciuta sorella N. una serie di visioni. Le due monache trascrissero questa narrazione mistica in latino e così nacque il Liber specialis gratiae. Il Liber godette, dal XV fino almeno al XVI sec. (ma con ramificazioni fino al XVIII), di una notevole fortuna: trasmesso (generalmente con il titolo di Liber Spiritualis Gratiae) da numerosi manoscritti in latino, conobbe anche (nel '400) volgarizzamenti in medio olandese, medio alto tedesco, medio svedese e medio inglese (spesso con tradizioni ricche e complesse). Alle "traduzioni" nelle varie lingue europee si aggiunge ora il volgarizzamento umbro sconosciuto (fine XV o inizio XVI secolo), conservato nel Fondo Armanni dell'Archivio di Stato di Gubbio (ms. 1 G 2), intitolato Libro de Spirituale Gratia della beata Melchiade. L'identificazione di questo volgarizzamento costituisce un importante punto di partenza per la ricostruzione dei rapporti (in particolare in prospettiva cultural-linguistica) del monastero della SS. Trinità di Gubbio con i monasteri di Monteluce a Perugia e di S. Lucia a Foligno, i due principali centri del movimento osservante femminile umbro, soprattutto nella seconda metà del XV secolo. Anche sul piano storico-linguistico, si tratta di una testimonianza preziosa per la ricostruzione di un contesto linguistico marcatamente femminile in cui proficuamente s'incontrano registri "alti" e presenze localistiche.
32,00

I volgarizzamenti anonimi del Liber de doctrina dicendi et tacendi di Albertano da Brescia

I volgarizzamenti anonimi del Liber de doctrina dicendi et tacendi di Albertano da Brescia

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2023

pagine: 616

Il Liber de doctrina dicendi et tacendi (1245) di Albertano da Brescia (inizio XIII secolo - Brescia, 1270 circa) è un trattato di retorica e morale che ebbe immediato successo e diffusione nel Medioevo, sia in Italia che in Europa, come dimostrano le numerose traduzioni in diverse lingue romanze. Il volume presenta lo studio della tradizione manoscritta di quattro versioni italiane anonime (di cui tre finora inedite) e ne pubblica le edizioni critiche. Si tratta di testi diversi per estensione, struttura e contesti di diffusione e ricezione. Il primo, più antico e diffuso, è un prodotto di inizio Quattrocento originario della Toscana occidentale; in questo adattamento, il messaggio morale e pedagogico del trattato viene privilegiato rispetto ai precetti retorici e il messaggio laico di Albertano viene reinterpretato in chiave devozionale. Il secondo, più ampio, persegue l'obiettivo di offrire un testo più fedele al modello e di recuperare la sua originaria funzione di trattato di retorica. Il terzo, più tardo dei precedenti, riduce la fonte a un repertorio di materiale sapienziale, un mero florilegio di auctoritates e sentenze morali, talvolta provenienti da fonti diverse dal Liber de doctrina dicendi et tacendi. L'ultimo, infine, è una versione bilingue, mutila del finale e trasmessa da un unico testimone, che si distingue dalle altre prese in esame soprattutto per l'uso alterno di volgare e latino.
50,00

Opus agriculturae. Volgarizzamento fiorentino trecentesco (II)

Opus agriculturae. Volgarizzamento fiorentino trecentesco (II)

Palladius Rutilius Taurus Aemilianus

Libro: Copertina morbida

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2023

pagine: 788

L'Opus agriculturae di Palladio Rutilio Tauro Emiliano, trattato latino in tredici libri composto verosimilmente tra il 372 e il 455 d.C., conobbe nel Medioevo una fortuna vastissima, testimoniata dalla sua cospicua tradizione manoscritta, dalle numerose citazioni in opere di autori di primo rilievo (Isidoro di Siviglia, Vincenzo di Beauvais, Egidio Romano, Brunetto Latini) e da un nucleo considerevole di traduzioni. Fra queste, si segnalano tre volgarizzamenti toscani realizzati entro la prima metà del Trecento, siglati, in ordine di scoperta, I, II e III. Il volume propone la prima edizione critica commentata del volgarizzamento II, linguisticamente ascrivibile all'area fiorentina e il cui testimone più antico risale agli anni 1330-1350. Il testo, trasmesso da cinque manoscritti, ha conosciuto una certa fortuna negli studi sui volgarizzamenti, principalmente per l'ipotetica attribuzione al notaio fiorentino Andrea Lancia, basata sulla presenza della sigla «A.L» nell'explicit di due testimoni. Nell'Introduzione si dà conto della storia degli studi sul trattato di Palladio e sui volgarizzamenti toscani, si mostra l'affinità tra i volgarizzamenti I e II e una particolare famiglia di codici latini dell'Opus agriculturae (denominata Pr) e si esaminano alcune questioni ancora aperte, in particolare i possibili rapporti fra il volgarizzamento II e quello, siglato I, edito dall'abate Zanotti nel 1810. Nella Nota al testo si fornisce la descrizione codicologica dei testimoni manoscritti di II, si illustra la ricostruzione stemmatica della tradizione attraverso la discussione dei loci critici, si offre un'analisi della lingua del manoscritto posto a base dell'edizione, si presentano i problemi filologici relativi alle rubriche del testo e si espongono i criteri editoriali. L'edizione critica del volgarizzamento è corredata da un commento puntuale, che si focalizza sui rapporti con la fonte latina, sugli usi traduttivi del volgarizzatore e sul trattamento del lessico tecnico, con verifiche mirate estese agli altri due volgarizzamenti toscani dell'Opus agriculturae. Chiudono il volume l'indice delle voci commentate - che fornisce, per ogni lessema trattato, il dettaglio delle forme latine corrispondenti -, e gli indici dei nomi e dei manoscritti.
70,00

Prima catilinaria

Prima catilinaria

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2022

pagine: 196

L’anonimo e antico volgarizzamento della prima Catilinaria, orazione pronunciata da Cicerone con le altre tre requisitorie contro Catilina nel 63 a.C., ebbe fra Tre- e Quattrocento larga diffusione manoscritta, cui non corrispose altrettanta fortuna a stampa nei secoli seguenti, dato che l’editio princeps risale addirittura al 1832. Proprio in quell’edizione, curata da Luigi Maria Rezzi, a una delle due redazioni del volgarizzamento fu accostato per la prima volta il nome di Brunetto Latini, sulla base di presunte analogie stilistiche con le tre orazioni cesariane tradotte dal notaio fiorentino. L’attribuzione, ribadita fermamente nel corso dell’Ottocento, è stata spesso accolta anche in seguito, per quanto parte della critica recente si sia mostrata più cauta, revocandola in dubbio o sospendendo il giudizio. Del volgarizzamento rimangono due redazioni: la prima, che ha indubbia patente di antichità (e anche per questo, probabilmente, fu avvicinata al Latini), è assai fedele al dettato ciceroniano; la seconda, qualitativamente più modesta e assai più libera nel rapporto col latino sotto il profilo sintattico e lessicale, fu senz’altro tratta dalla precedente in tempi piuttosto precoci, essendo conservata in un codice datato 1313, anno che dunque costituisce il terminus ante quem di entrambe le redazioni. Nell’Introduzione ai due testi, sinora leggibili esclusivamente attraverso meritorie ma poco affidabili edizioni ottocentesche, si affronta in apertura la ricca tradizione manoscritta, indagando i circuiti di trasmissione dei volgarizzamenti e la tipologia dei codici che li contengono. Nei capitoli successivi ampio spazio è dato al rapporto tra le due redazioni, portando prove a sostegno della dipendenza di un volgarizzamento dall’altro, così come è affrontata la questione attributiva, risolta negando la paternità brunettiana, cui ostano soprattutto alcune modalità di traduzione diverse rispetto ai volgarizzamenti sicuri del Latini. Inoltre è sondata la tradizione latina della Catilinaria, allo scopo di ricostruire la fisionomia del codice utilizzato dal volgarizzatore. La Nota al testo include le schede descrittive di ciascuno degli oltre trenta manoscritti, e rende conto dei rapporti stemmatici tra i testimoni. Il testo critico, infine, è accompagnato da un commento puntuale, che intende in primo luogo chiarire i dubbi di natura esegetica e porre all’attenzione del lettore i problemi legati alla pratica traduttiva, fornendo al contempo osservazioni di approfondimento di natura stilistica, linguistica e filologica.
30,00

Liber de pomo, o della morte di Aristotele. Edizione del volgarizzamento aretino (ms. Paris BNF It. 917)

Liber de pomo, o della morte di Aristotele. Edizione del volgarizzamento aretino (ms. Paris BNF It. 917)

Libro

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2022

pagine: 304

Il "Liber de pomo" è un dialogo latino della seconda metà del XIII secolo, che mette in scena l'ultimo incontro di Aristotele con i suoi allievi e la morte del filosofo. L'operetta è preceduta da un'epistola prefatoria di Manfredi di Svevia, il quale dichiara di aver tradotto per la prima volta il testo in latino a partire da un originale ebraico. Nonostante l'evidente carattere apocrifo, il "De pomo" circola nel medioevo sotto il nome di Aristotele e finisce per essere incluso nel corpus delle opere dello Stagirita, con un successo testimoniato dall'ampio numero di copie manoscritte (oltre 120). Sono note anche alcune traduzioni medievali del "De pomo" nelle lingue romanze: la più antica è un volgarizzamento aretino anonimo della fine del Duecento, scoperto da Fabio Zinelli nel manoscritto Parigino It. 917 e finora rimasto inedito. Esistono anche una traduzione catalana e una castigliana, entrambe anonime e risalenti al XV secolo, pubblicate da Jaume Riera i Sans (1981) e Francisco Bautista (2015). Il volume propone la prima edizione critica e commentata del volgarizzamento aretino del "Liber de pomo", con un ampio capitolo di analisi linguistica e uno studio filologico che ricostruisce la tradizione del testo. Ne risulta confermata la vivacità culturale di Arezzo nel tardo medioevo: sede di un'università, la città è anche patria di Guittone, il principale rimatore toscano prima di Dante, e di quel Restoro che scrive il più importante trattato scientifico vernacolare del Duecento, "La composizione del mondo colle sue cascioni", la cui lingua ha notevoli elementi in comune con quella dei testi del codice Parigino. Premessa di Luca Serianni.
30,00

Nuova rivista di letteratura italiana. Volume Vol. 2

Nuova rivista di letteratura italiana. Volume Vol. 2

Libro: Libro di altro formato

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2020

pagine: 168

La Nuova Rivista di Letteratura Italiana, fondata nel 1998 da Pietro G. Beltrami, Umberto Carpi, Luca Curti, Piero Floriani, Marco Santagata e Mirko Tavoni - già direttori della Rivista di Letteratura Italiana, attiva dal 1983 - è un punto di riferimento per l'italianistica internazionale. La rivista ospita saggi dedicati alla letteratura, filologia e storia della lingua italiana dalle origini a oggi. Il valore scientifico dei lavori pubblicati è garantito dalla selezione operata dalla Direzione, che è affiancata da un Comitato Scientifico internazionale e si avvale dell'attività di revisori anonimi. Oltre alla sezione 'Saggi', è presente una sezione 'Testi e documenti', che pubblica edizioni e commenti di testi e documenti inediti o rari, e una sezione 'Discussioni', che dà spazio al confronto metodologico e storiografico su ogni aspetto della disciplina. La rivista accetta saggi scritti in italiano, francese, inglese e spagnolo.
30,00

Il «libro del governamento dei re e dei principi» secondo il codice BNCF II.IV.129. Volume Vol. 2

Il «libro del governamento dei re e dei principi» secondo il codice BNCF II.IV.129. Volume Vol. 2

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2018

pagine: 458

Composto da Egidio Romano intorno al 1280, e dedicato al giovane erede al trono di Francia (il futuro Filippo IV il Bello), il "De regimine principum" è una delle opere più fortunate del basso medioevo. Il trattato, suddiviso in tre libri rispettivamente dedicati alla disciplina dell'individuo (l'etica), della casa (l'economica) e dello stato (la politica), fu tra i primi specula principis occidentali a essere esplicitamente basato sulle opere di Aristotele. A partire dagli anni immediatamente successivi alla sua composizione, si moltiplicarono traduzioni del "De regimine principum" in tutta Europa (sono note versioni in francese, in volgare italiano, castigliano, catalano, portoghese, tedesco, fiammingo, inglese, svedese ed ebraico). È del 1282 la traduzione francese più fortunata, opera di Henri de Gauchy (il "Livre dou gouvernement des rois et des princes"), da cui discende il "Livro del governamento dei re e dei principi" qui edito, composto verosimilmente a Siena entro il 1288 e testimoniato da nove manoscritti (cinque completi e quattro parziali): tra questi, il codice BNCF II.IV.129 si distingue all'interno della tradizione per l'altezza cronologica (è datato 1288 nell'explicit) e per la veste linguistica, prevalentemente senese, che lo caratterizza.
35,00

Lo livero de l'abbecho. Volume Vol. 1

Lo livero de l'abbecho. Volume Vol. 1

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2018

pagine: 532

Il "Livero de l’abbecho" e il "Primo amastramento de l’arte de la geometria", conservati nel manoscritto 2404 della Biblioteca Riccardiana, sono in buona parte un volgarizzamento dell’opera di Fibonacci, il "Liber abaci" (1226), redatto in volgare perugino agli inizi del secolo XIV. Il manoscritto rappresenta in maniera emblematica lo sforzo (e le difficoltà) di tradurre in un linguaggio diffuso non solo le parole ma anche le concezioni e le tecniche presentate nel gran libro di Fibonacci: insomma ritrae la concreta fondazione di una matematica pratica (e dunque volgare) finalizzata in primo luogo alle necessità di gestione e rendicontazione di un’impresa commerciale e finanziaria del Trecento. Di fatto, il testo documenta una fase precocissima della formazione di un linguaggio tecnico sia matematico sia commerciale, rappresentando bene la complessità del volgarizzamento: il confronto con i passi del "Liber abaci" – trascritti nella seconda fascia di apparato – consente di misurare lo sforzo e anche i rischi dell’operazione, che fonda di fatto un nuovo linguaggio tecnico (destinato a costituire un incalcolabile vantaggio per l’espansione commerciale italiana in aree meno attrezzate) ma al prezzo di radicali semplificazioni e di diffusi errori. La presente edizione fornisce una analitica introduzione alla complessità dei dati codicologici, paleografici, notazionali e testuali, il testo completo e annotato del Livero e dell’Amastramento e, nel secondo volume, un esame linguistico di questo importante documento.
45,00

L'«Esopo» napoletano di Francesco del Tuppo

L'«Esopo» napoletano di Francesco del Tuppo

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2017

pagine: 818

Alla nutrita serie quattrocentesca dei volgarizzamenti di materia favolistica appartiene anche L'"Esopo" di Francesco del Tuppo. L'opera, tramandata dalla "princeps" curata dallo stesso autore-editore, contiene il volgarizzamento della "Vita" in prosa di Rinuccio e delle "Favole" in versi di Walterius, con l'aggiunta di due componimenti forse di diverso autore. A farne uno dei prodotti più interessanti della tradizione incunabolistica quattrocentesca, contribuiscono: la sua complessa architettura tipografica, in cui si alternano testo e immagine, latino e volgare, prosa e poesia; la curiosa scelta delle fonti latine operata dall'autore, che da un lato giustappone alla "Vita" di Rinuccio la silloge favolistica walteriana anziché quella rinucciana e, dall'altro, nel volgarizzare la biografia di Esopo, sembra valersi di un testo-base più breve; il cospicuo apparato di moralizzazioni ed exempla che tien dietro alle "Favole", in cui la lingua dell'autore, non più vincolata dal dichiarato intento di realizzare una "traducio materno sermone fidelissima", acquista disinvoltura e si colora di più genuine tinte dialettali.
47,00

Le traduzioni da Sallustio di Ludovico Carbone

Le traduzioni da Sallustio di Ludovico Carbone

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2017

pagine: 424

Nella seconda metà del '400 la corte estense promuove l'integrazione degli ideali umanistici e classici in ambito volgare, favorendo una sperimentazione linguistica e stilistica che porterà alle grandi opere di Boiardo e di Ariosto. Ludovico Carbone (Ferrara 1430-1485) può a buon diritto essere annoverato tra gli attori di questo passaggio da una letteratura a uso quasi esclusivo dei circoli umanistici a una di più ampia diffusione. Le sue traduzioni del “De coniuratione Catilinae” e del “De bello Iugurthino” di Sallustio si inseriscono all'interno dell'intensa attività di traduzione di testi classici fiorita nella Ferrara estense, nella quale si distinsero Matteo Maria Boiardo e Niccolò Leoniceno. L'esame linguistico e stilistico delle due opere, svolto in un continuo confronto con la prosa latina, consente di dar conto delle scelte lessicali e sintattiche effettuate dal traduttore. La presenza di un manoscritto autografo per la traduzione del "Catilinario" – il ms. H6 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia – rende l'analisi linguistica ancor più interessante, permettendo di osservare, oltre alle abitudini grafiche e fonetiche dell'autore, anche le correzioni effettuate “inter scribendum”. Del “Catilinario” sono documentate e commentate anche le numerose varianti d'autore – evolutive rispetto alla redazione del Perugino – contenute nel prezioso manoscritto di dedica conservato alla British Library di Londra. Completa l'edizione un ampio glossario che registra e illustra le più significative forme dialettali, i tecnicismi e i latinismi particolarmente crudi, rari o il cui significato si discosta da quello assunto più frequentemente in volgare.
40,00

Il «libro del governamento dei re e dei principi» secondo il codice BNCF II.IV.129. Volume Vol. 1

Il «libro del governamento dei re e dei principi» secondo il codice BNCF II.IV.129. Volume Vol. 1

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2016

pagine: 659

Composto da Egidio Romano intorno al 1280, e dedicato al giovane erede al trono di Francia (il futuro Filippo IV il Bello), il De regimine principum è una delle opere più fortunate del basso Medioevo. Il trattato, suddiviso in tre libri rispettivamente dedicati alla disciplina dell'individuo (l'etica), della casa (l’economica) e dello stato (la politica), fu tra i primi specula principis occidentali a essere esplicitamente basato sulle opere di Aristotele. A partire dagli anni immediatamente successivi alla sua composizione, si moltiplicarono traduzioni del De regimine principum in tutta Europa (sono note versioni in francese, in volgare italiano, castigliano, catalano, portoghese, tedesco, fiammingo, inglese, svedese ed ebraico). È del 1282 la traduzione francese più fortunata, opera di Henri de Gauchy (il Livre dou gouvernement des rois et des princes), da cui discende il Livro del governamento dei re e dei principi qui edito, composto verosimilmente a Siena entro il 1288 e testimoniato da nove manoscritti (cinque completi e quattro parziali): tra questi, il codice BNCF II.IV. 129 si distingue all'interno della tradizione per l'altezza cronologica (è datato 1288 nell’explicit) e per la veste linguistica, prevalentemente senese, che lo caratterizza.
45,00

«Aristotele fatto volgare». Tradizione aristotelica e cultura volgare nel Rinascimento

«Aristotele fatto volgare». Tradizione aristotelica e cultura volgare nel Rinascimento

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2016

pagine: 358

Quando nei primi anni Quaranta del Cinquecento Sperone Speroni rivendica l'urgenza di rendere accessibili nelle lingue volgari le opere della tradizione filosofica antica, l'idea stessa di un "Aristotele fatto volgare" continua a generare reazioni controverse, animate da posizioni contrastanti sui rapporti tra lingua e cultura, forma e contenuto. La traduzione del corpus aristotelico come strumento di divulgazione del sapere, fenomeno non estraneo ai secoli precedenti, si conferma nodo cruciale negli sviluppi delle culture linguistiche volgari. I saggi raccolti in questo volume, nati nell'ambito del progetto di ricerca "Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy" (University of Warwick e Warburg Institute di Londra), affrontano aspetti diversi dell'Aristotelismo in volgare tra Medioevo e prima età moderna: dai complessi intrecci che caratterizzano la tradizione testuale dei volgarizzamenti due e trecenteschi di Aristotele alla riflessione del Rinascimento maturo sulla possibilità di una traduzione "umanistica" in volgare del corpus aristotelico; dalle implicazioni storico-linguistiche del fenomeno alla dimensione ideologico-politica del fare filosofia in volgare. Nell'ottica di una più completa messa a fuoco dei problemi affrontati, il volume include contributi sulle vicende dell'Aristotelismo volgare in Francia e Spagna tra Quattro e Cinquecento.
35,00

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