Marsilio: I nodi
Questi sono i 50. La fine dell'età adulta
Guia Soncini
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2023
pagine: 192
«A cinquant’anni io ho letto almeno cinquanta milioni di articoli che mi giurano che la vita comincia a cinquant’anni, e ora devo solo decidere se è vero o no.» Varcata la soglia innominabile, Guia Soncini si misura con la sfida più ardua: mostrare cosa succede quando la trasformazione è compiuta e da creatura straordinaria dell’infanzia, convinta che gli adulti siano sempre gli altri, ti ritrovi a essere la più vecchia. In questa serrata e travolgente rassegna, rassicurante – «gli imbarazzi di cui ti vergogni a vita sono quasi sempre roba di cui il resto del mondo neppure s’è accorto» – e terrorizzante – «non dormirete mai più, non digerirete mai più la frittura» – si mettono in discussione totem e tabù: «Se ci ricordassimo di che incubo era la giovinezza, mica la inseguiremmo». L’obiettivo è capire non solo «chi ci ha convinti che la fine del desiderio sia una condanna e non una liberazione», ma anche: come mai abbiamo smesso di accorgerci che da giovani avevamo torto su tutto? La generazione che può vantarsi di aver inventato la nostalgia – anche come professione, «l’unica eredità che lasceremo ai nostri pargoli (assieme al crollo del sistema pensionistico)» – è la stessa determinata a non smettere di vestirsi da liceale, a fingere di non sapere neanche a cinquant’anni quel che ignorava a quindici, venti, trenta, a vivere per sempre come fosse in età fertile, a considerare «sei sempre uguale» il massimo complimento. Sullo sfondo un’unica, ineludibile domanda: ora che nessuno è più disposto a crescere, quando si comincia a invecchiare?
La modernità malintesa. Una controstoria dell’industria italiana
Giuseppe Lupo
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2023
pagine: 368
«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione. Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta. Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli».
La natura sottomessa. Ascesa e declino di un'idea
Philipp Blom
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2023
pagine: 352
Prona al volere dello spietato dominatore o grembo materno di cui l’essere umano non è che uno dei figli: qual è il vero volto della natura? E gli sconvolgimenti che stiamo vivendo rappresentano una seconda cacciata dal Paradiso o possono essere un’occasione per liberarci da ideologie e falsi miti che ci hanno condotti alla situazione attuale? Tra scienza e filosofia, Philipp Blom risale alle origini delle grandi narrazioni e creazioni artistiche che hanno modellato la nostra visione del mondo, mostrando come «ogni volta che distinguiamo tra cultura e natura, economia ed ecologia, ogni volta che la virtù sembra coincidere magicamente con il proprio tornaconto e i privilegi appaiono giustificabili è all’opera un pensiero di matrice teologica». Dalla convinzione che esistano gerarchie naturali sono scaturite infatti forme sempre nuove di sottomissione: dell’uomo sulla donna, di una nazione sulle altre, della cultura occidentale su immaginari e tradizioni differenti. Se gli illuministi hanno elevato il dominio a vocazione suprema del genere umano, tanto il capitalismo quanto il comunismo hanno dichiarato guerra alla natura, confondendo la sopraffazione con la ragion di Stato. Ripercorrendo gli snodi fondamentali che hanno segnato il nostro rapporto con il pianeta, Philipp Blom rimette in questione riti e rappresentazioni simboliche, dalle pitture rupestri ai dipinti di William Turner, dalle temerarie interpretazioni del volo di Icaro alle rivoluzionarie intuizioni di Alexander von Humboldt. In questa indagine universale sulle tracce di un’idea, l’invito ad andare oltre il catastrofismo e a usare l’immaginazione per «rendere il mondo nuovamente abitabile, anche in senso filosofico».
La Cina dopo Mao. Nascita di una superpotenza
Frank Dikötter
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 416
«Per decenni ci hanno raccontato che la Cina ha imboccato la strada che la porterà a diventare addirittura una democrazia compiuta, che le riforme politiche seguiranno quelle economiche». Crescita in declino, esplosione del debito, crisi del mercato immobiliare, per non parlare della politica «zero Covid», raccontano invece un'altra storia. Forte di una conoscenza diretta fondata su decenni di studi e grazie all'accesso a una sterminata mole di documenti provenienti da archivi interni e ai diari segreti di un dissidente per anni a stretto contatto con i vertici del Partito, Frank Dikötter offre un resoconto dettagliato del corso irregolare e talvolta caotico delle strategie economiche e sociali nella Repubblica Popolare. Descrive le brusche svolte da una crescita frenetica al ridimensionamento, dalle riforme dei primi anni ottanta alla feroce repressione, fino alle tante contraddizioni di un paese in cui «l'economia oggi si basa tutta sulla speculazione», con i rischi che questo comporta per il precario equilibrio internazionale. Esaminando il fallimento di scelte come la politica del figlio unico e il ruolo della Cina nel crollo finanziario del 2008, l'autore passa al vaglio le tante manifestazioni di una dittatura sempre più radicata, con appelli alla popolazione a respingere le «idee occidentali» di Stato di diritto e separazione dei poteri, un apparato di sorveglianza tentacolare e il sistema di controllo sui media più sofisticato al mondo. Una sfida non da poco, scrive Dikötter, «attende il Partito comunista: affrontare i problemi strutturali di lunga data, che lui stesso ha creato, senza cedere il monopolio del potere e il controllo dei mezzi di produzione. Somiglia molto a un vicolo cieco».
La fiera dell'autenticità
Gilles Lipovetsky
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 400
«Sii te stesso» è il mantra della contemporaneità, il comandamento che domina incontrastato nella nostra epoca. L’etica dell’autenticità è dilagata nei consumi, nella politica, nella sessualità, nel rapporto con la famiglia, il lavoro e la religione, persino nel turismo, nel cibo, nella moda e nella cosmesi. Essere se stessi non è più un dovere morale, ma un diritto, un valore di culto, la maggiore aspirazione nella «modernità democratica». L’autenticità sembra essere il rimedio a tutti i nostri mali, ma può davvero plasmare il destino dell’umanità? Nel descrivere l’evoluzione di questa ideologia dall’Illuminismo ai giorni nostri, il filosofo e sociologo francese Gilles Lipovetsky indaga gli effetti antropologici scaturiti dall’imperativo di essere se stessi e ripercorre le tappe della sua secolare odissea – la fase eroica, dalla seconda metà del xviii secolo agli anni cinquanta, libertaria, negli anni sessanta e settanta, fino a quella iperbolica attuale, in cui l’autenticità è generalizzata e normalizzata, simbolo e strumento di una rivoluzione che l’ha vista trasformarsi in un feticcio. Spogliata dell’aura filosofica e intellettuale di cui pensatori come Rousseau, Kierkegaard, Nietzsche e Sartre l’avevano ammantata, addirittura rinnegata dalla cancel culture e dall’ondata woke, nella vita quotidiana, avida di identità e realizzazione personale, non incontra più ostacoli. Ma per conservare la sua legittimità deve forse smettere di presentarsi come un modello esclusivo, da applicare a priori, perché «ciò che è autentico non è necessariamente buono, e l’inautentico non è necessariamente da scartare».
Otto vite italiane
Ernesto Galli Della Loggia
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 240
In un passato ormai lontano donne e uomini straordinari si sono impegnati per far valere idee e sogni nei luoghi in cui stavano prendendo forma tempi nuovi. Rileggendone le vite Ernesto Galli della Loggia riporta alla luce figure ed episodi decisivi e trascurati della nostra storia. Come nel caso dei fratelli Bandiera e di don Tazzoli, sottratti alla «naftalina del patriottismo convenzionale» per ripercorrere quel Risorgimento nascosto «poco o nulla liberale e tanto meno democratico». Conseguenze del risveglio politico furono la volontà e la capacità di agire sulla scena del mondo, animando istituzioni quali il Metropolitan Museum di New York, il cui primo direttore divenne l’avventuriero Luigi Palma di Cesnola. Una formidabile passione ideale spinse Anna Kuliscioff, giunta dalla Russia, «a farsi italiana e fin milanese», tenendo a battesimo il socialismo nostrano. La fiamma libertaria ardeva anche in Andrea Caffi, bohémien per vocazione, tra i pochi intellettuali italiani davvero «cosmopoliti», la cui fama fu oscurata da quella di altre figure coeve. E ancora, Pietro Quaroni, ambasciatore alle prese con l’Impero britannico dopo l’armistizio, sospeso tra la vecchia diplomazia e una classe politica inesperta con in mano le sorti dell’Italia considerata ormai sotto l’egida degli anglo-americani. L’ambiguità del Novecento fa da sfondo a quell’itinerario di emancipazione che fu l’esistenza di Edda Ciano, consegnata al destino amaro degli sconfitti dopo che l’ascesa del fascismo l’aveva resa libera senza pagare alcun prezzo; un percorso opposto a quello di Filomena Nitti, la cui vicenda rispecchia uno dei drammi più dolorosi dell’antifascismo liberale. Italiani non comuni, su cui vale la pena interrogarci, perché «posare lo sguardo su queste vite e queste morti serve forse a risospingerci verso il futuro».
Imprese private e pubbliche virtù. Progetti e visioni in dialogo sul bene comune
Simone Bemporad, Renata Codello
Libro: Copertina morbida
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 224
Acceso e controverso, il dibattito sul rapporto fra pubblico e privato sembra una sorta di torre di Babele, una dialettica scandita dall'alternanza di corsi e ricorsi, da schermaglie e forme di collaborazione. Ma imprese e istituzioni pubbliche sono davvero inconciliabili o è possibile tracciare una strada comune in nome di quell'interesse collettivo considerato fin dall'antichità il fondamento della res publica? A questa domanda, e a tante altre che ne derivano, hanno provato a rispondere Simone Bemporad, con una lunga esperienza di comunicatore in grandi aziende, e Renata Codello, alfiere della gestione pubblica del patrimonio culturale, avvalendosi del contributo della rappresentante di un'organizzazione internazionale, di un economista, una dirigente d'azienda, un imprenditore. In un dialogo che si sviluppa sullo sfondo di Venezia, osservatorio d'eccezione «su quanto accade nel mondo», gli autori fanno luce sui molteplici punti di vista che i due termini della dicotomia chiamano in causa e analizzano teorie e progetti passati e presenti, interrogandosi sugli scenari futuri. Sfila così sotto i nostri occhi una serie di luoghi - dalle Procuratie vecchie al negozio Olivetti, da Punta della Dogana all'isola di San Giorgio -, tappe di un percorso «che procede a zigzag» fra i concetti di comunità, benessere individuale, scopo e profitto, competenze tecniche e pensiero umanistico. Un cammino che conduce al proposito ambizioso di dar vita a «un sistema interconnesso» fra nazioni, cittadini e imprese, in cui un approccio realistico alle sfide dell'ambiente e alla dimensione sociale del futuro si accompagni a una «visione olistica, onnicomprensiva» del mondo.
La costruzione dello Stato nuovo. Scritti e discorsi di Benito Mussolini 1921-1932
Libro: Copertina morbida
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 352
Il 21 giugno 1921 Mussolini pronuncia alla Camera dei deputati il suo primo discorso parlamentare, un esordio che segna un «punto di svolta nella sua carriera politica». Da «agitatore, giornalista e tribuno» si accinge a trasformarsi in uomo di governo che «traduce quotidianamente i termini della disputa in indicazioni di carattere generale», che a loro volta diventano i capisaldi della costruzione di uno Stato nuovo. Con un approccio storico-critico rigoroso, Fabio Frosini raccoglie gli interventi che racchiudono i temi essenziali alla comprensione di questo progetto nel suo primo decennio, fino a quel 1932, anniversario della marcia su Roma, che ne sancirà la piena stabilizzazione ma anche l'inizio della crisi. Se la storiografia dell'ultimo cinquantennio si è occupata ampiamente della personalità e delle prese di posizione di Mussolini e ha dedicato invece poca attenzione ai suoi testi, questo volume sottrae articoli, saggi, interviste e discorsi al «raggio dell'eredità storica del fascismo» in cui sono stati quasi per intero confinati. Dall'analisi delle dinamiche sottese alla genesi di un «regime che provvede e prevede» - il rapporto fra politica e cultura, fra tecniche di gestione e governo, e fra Stato ed economia, il mito della rivoluzione, il capitalismo nascente, l'ideologia post liberale - emerge il ruolo chiave svolto dal corporativismo nel fare del popolo, adeguatamente disciplinato, lo strumento della potenza della nazione. Considerato in quel momento da buona parte dell'opinione pubblica «tutt'altro che una disgrazia», il fascismo degli anni venti è apparso, persino a Benedetto Croce e Antonio Gramsci, come la forza che ha traghettato l'Italia fuori dalla crisi d'autorità in cui era precipitata dopo la guerra e come il mezzo che, di fatto, ne ha unificato il «tessuto» morale e sociale.
Molte riforme per nulla. Una controstoria economica della seconda repubblica
Alberto Saravalle, Carlo Stagnaro
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 256
Negli ultimi trent'anni, a prescindere dal colore politico della maggioranza e dall'orientamento dei partiti al potere, tutti i governi hanno sostenuto a gran voce la necessità di «fare le riforme». Roboanti promesse di «semplificazioni, liberalizzazioni, privatizzazioni», stravolgimenti in materia di lavoro, pubblica amministrazione, fisco, industria, pensioni e giustizia civile sono riecheggiati nei programmi dei ministri di turno, eppure, alla resa dei conti, l'Italia ha «pedalato a vuoto o, meglio, camminato in tondo». Sfatando i luoghi comuni di un dibattito che suona ormai come uno stanco ritornello, Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro ricostruiscono la storia delle riforme in ambito economico, dall'avvento della seconda repubblica a oggi. False partenze, cadute rovinose, ritardi ingiustificati hanno rallentato la macchina dello Stato, rendendoci la nazione meno attrattiva per gli investimenti. Per contrastare la sterile «bulimia legislativa» che ci affligge – un frastornante susseguirsi di riforme «tentate, fatte, disfatte, mancate, abrogate» – serve un cambio di passo. Occorre una leadership forte e inclusiva, capace di presentare le riforme come «lo strumento per trasformare l'Italia», e non come misure imposte dall'Europa, da adottare controvoglia. Se la politica, l'informazione e l'opinione pubblica hanno una colpa, è quella di averle ridotte a mero fatto tecnico. Sono, invece, scelte valoriali. Ora abbiamo un'occasione preziosa per recuperare il tempo perduto. I fondi del Next Generation Eu e il Pnrr non sono l'ultima chance, ma costituiscono l'opportunità più seria da anni. È in gioco il nostro futuro.
La cappa. Per una critica del presente
Marcello Veneziani
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 208
«Ma in che mondo viviamo? Abbiamo perso il senso del presente e non riusciamo più ad avere una visione generale della realtà. È come se fossimo sotto una cappa. Ne avverti il peso, anche se non ha fattezze e non ha confini, è ineffabile e avvolgente. La Cappa occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, il mondo reale». Proseguendo nella sua indagine sulle radici del nostro vivere, Marcello Veneziani si interroga sulla scomparsa della realtà, della tradizione, della natura. Ci invita a prendere coscienza di un’adesione automatica al canone dominante, tra divieti, obblighi e cancellazioni veicolati da media e poteri. «Tutto perde contorno, consistenza, memoria e visione», scrive l’autore. «I sessi sconfinano e mutano, le differenze scolorano e si uniformano, la natura è abolita, la realtà è revocata; la nuova inquisizione censura e corregge, il regime di sorveglianza globale traccia e controlla la vita tramite l’emergenza e la priorità assoluta della salute, domina il vivere a ogni costo. Ma anche il passato sparisce, tramonta ogni civiltà; svaniscono i luoghi, compresi quelli di lavoro, in una società delocalizzata, senza territorio. La schiavitù prosegue a domicilio, con l’home working. Perdendo il mondo ripieghi su te stesso, in un selfie permanente; la Cappa favorisce il narcisismo solitario e patologico di massa». Un excursus ragionato tra le follie odierne e i tabù vigenti, un serrato esercizio di critica per vivere il presente e non subirlo. Con il proposito finale di tentare un nuovo assalto al cielo per liberarlo dalla Cappa.
Un'idea di libertà. Il Partito radicale nella storia d'Italia (1962-1988)
Lucia Bonfreschi
Libro: Copertina morbida
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 464
Fondato nel 1955 da un gruppo di giovani liberali che comprendeva, tra gli altri, Marco Pannella, Eugenio Scalfari e Mario Pannunzio, il Partito radicale è un caso unico nella storia politica italiana: liberista e libertario, convintamente non violento, contrario a ogni limite posto all'autoaffermazione dell'individuo, elitario ma democratico, estraneo alla partitocrazia della Prima repubblica ma convinto del ruolo fondamentale delle istituzioni. Lucia Bonfreschi, studiosa della storia politica europea del Novecento, ne ripercorre battaglie, errori e successi che lo hanno portato a essere identificato come il «partito dei diritti». Nella stagione tragica e rivoluzionaria che l'Italia attraversa tra gli anni sessanta e ottanta, i radicali si affermano infatti come una delle forze allo stesso tempo più coerenti e aliene alle dinamiche politiche italiane. Con l'obiettivo di scardinare l'immobilismo di un Paese ancora legato alle sue radici cattoliche e popolari, il partito guidato da Marco Pannella riesce a canalizzare le spinte sociali del femminismo, dell'antimilitarismo e della disobbedienza civile in risultati concreti, culminati con le storiche vittorie del No nei referendum abrogativi sul diritto all'aborto e al divorzio. Finita la stagione dei movimenti, spiega Bonfreschi, questa spinta riformatrice continuerà, tra provocazioni (la candidatura di Ilona Staller e Moana Pozzi) e nuove lotte contro la guerra e il proibizionismo.
Capi senza Stato. I presidenti della grande crisi italiana
Marzio Breda
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2022
pagine: 224
Fino agli anni ottanta del secolo scorso, il ruolo del presidente della Repubblica era perlopiù simbolico. Quando il modello della democrazia rappresentativa entra in crisi, con la fine della Prima Repubblica e il tramonto dei partiti che ne hanno animato la scena, per rispondere al vuoto istituzionale, l'azione della più alta carica dello Stato cambia decisamente passo. Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella si sono sentiti costretti ad allargare le prerogative loro assegnate dalla Carta costituzionale, imponendosi di restare il più possibile arbitri neutrali, ma ritrovandosi spesso a vestire i panni di «soggetti governanti» e usando, magari con iniziale riluttanza, poteri di direzione politica molto intensi. Spesso soli e sotto assedio diventano di fatto dei «capi senza Stato». Tutti e cinque hanno provato – ciascuno secondo il proprio stile, formazione, identità culturale e temperamento – almeno a ridurre il danno che cresceva in un parallelo conflitto, alimentato dagli intrighi, dalle ipocrisie e dalle resistenze di un vecchio mondo che arretrava e dai fermenti populisti di nuovi soggetti politici che si facevano largo, anticipando una svolta profonda nella società. Da una patologia all'altra, è nata così una Seconda Repubblica sfociata poi in un ibrido che – nell'ipotesi di una futuribile vasta riforma costituzionale – potrà forse domani diventare una Terza Repubblica.

