Mondadori: Le scie. Nuova serie stranieri
Contro il mondo. Nazionalismo e politica di massa tra le due guerre mondiali
Tara Zahra
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 420
Fu negli anni che precedettero la Grande guerra che l'entusiasmo per un mondo senza confini raggiunse il suo apice. Viaggi internazionali, migrazioni, flussi di denaro e di merci da un angolo all'altro del pianeta, nuove idee riguardo ai diritti delle donne, alla pace, alla giustizia sociale. Ma quella «globalizzazione», come la chiameremmo oggi, non fu universalmente benefica, e sottotraccia alimentò il risentimento di quanti rimasero esclusi dai vantaggi del libero commercio e della circolazione della ricchezza: gli agricoltori rovinati dalla concorrenza straniera, i negozianti messi in ginocchio dalla grande distribuzione, i lavoratori dell'industria vittime delle delocalizzazioni, i tanti «dimenticati» di una società cosmopolita in perenne movimento. Poi, con la tragedia della guerra, l'epidemia di spagnola e il crollo di Wall Street del 1929, il malcontento e le frustrazioni di un ceto medio privato della propria identità e impoverito dalla crisi economica esplosero, fomentati da demagoghi senza scrupoli che sull'insicurezza e le paure costruirono il capitale politico da destinare in seguito alla lotta contro le democrazie liberali. Il nazionalismo, la difesa dei confini, le restrizioni all'immigrazione, il sogno dell'autarchia produttiva e alimentare, la corsa al riarmo, i dazi, il discredito riversato sulle organizzazioni internazionali, l'odio crescente nei confronti delle minoranze - gli ebrei, in particolare - come pure delle élite, il veleno della propaganda e la continua distorsione della realtà: fu questo il micidiale amalgama che negli anni Trenta fece la fortuna dei reazionari schierati su entrambe le sponde dell'Atlantico e portò dapprima alla nascita del Terzo Reich e successivamente alla catastrofe della Seconda guerra mondiale. Frutto di una impressionante ricerca d'archivio condotta in numerosi paesi, Contro il mondo è lo straordinario racconto di un'epoca segnata da profonde inquietudini, da una rabbia e un rancore che nessuno seppe interpretare per tempo e che solo nelle pulsioni autoritarie e razziste trovarono sfogo e risposta. Un monito anche per il nostro presente incerto.
Pax. Guerra e pace nell'età dell'oro di Roma
Tom Holland
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 408
La Pax romana è stata a lungo celebrata come l'età dell'oro di Roma. L'impero allora si estendeva dalla Scozia all'Arabia ed era lo stato «più ricco, formidabile e terrificante che fosse mai esistito». Prendendo in esame il periodo che va dal 69 d.C., quando quattro Cesari si avvicendarono in rapida successione al potere, fino alla morte di Adriano, settant'anni più tardi, lo storico britannico Tom Holland traccia un ritratto straordinario dell'Impero romano al culmine della sua grandezza e in tutta la sua gloria predatoria. Perché, per quanto la pace regnasse ovunque, nessuno ebbe mai dubbi su ciò su cui si fondava: «la pace era il frutto della vittoria - della vittoria eterna», ottenuta con l'esercizio di una violenza militare senza precedenti. Evocando un tempo in cui il mito andava fianco a fianco con la realtà e la predizione di un aruspice designava la sconfitta o la buona riuscita di una battaglia, Holland ci porta con sé nell'Urbe e oltre, nelle terre dei barbari, dalla Britannia alle rive del Danubio, dalla Giudea al Golfo Persico. Attraverso un sapiente intreccio di testimonianze storiche, colore e leggenda, ripercorre episodi tanto gloriosi e drammatici che la loro fama perdura ancora oggi: dall'assedio e la distruzione di Gerusalemme all'eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei, dall'inaugurazione del Colosseo alle conquiste di Traiano. E ne mette in luce i protagonisti: imperatori, nobili e intellettuali, schiavi e soldati, falsi profeti e veri ribelli. Dalle strade della capitale ai regni oltre frontiera, Holland cattura la maestosità e le contraddizioni di un impero che fece ripetutamente sfoggio «della sua invincibilità, tanto che persino i suoi nemici arrivarono a credere che non avrebbe mai potuto essere sconfitto», guidando il lettore in una ricostruzione storica da cui emergono gli ingredienti di quella che, agli occhi futuri, sarebbe diventata l'idea di «romanità». Pax è un invito a esplorare l'Impero nel suo massimo splendore e nella sua inesorabile ferocia, illuminando un'epoca che continua a ispirare e affascinare.
Le sorelle di Shakespeare. Storia delle quattro donne che scrissero il Rinascimento
Ramie Targoff
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 372
Nel saggio "Una stanza tutta per sé", Virginia Woolf rifletteva sulle ragioni per cui, nel corso dei secoli, le donne avevano scritto pochissimo rispetto agli uomini. Sua la celebre affermazione: «Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé». Woolf aggiungeva anche che se mai fosse esistita una sorella di Shakespeare, dotata dello stesso genio del fratello, sarebbe sicuramente andata incontro a un destino tragico: impazzita, uccisa o condannata a concludere «i suoi giorni in qualche capanna solitaria un po' fuori del villaggio, per metà strega, per metà maga, temuta e derisa». Eppure, almeno in parte, Woolf si sbagliava. Nel 1929, quando pubblicò il suo saggio, conosceva infatti poco o nulla delle potenti opere letterarie scritte, e in molti casi pubblicate, da un ristretto gruppo di donne, che, coeve di Shakespeare, facevano ciò che Woolf riteneva impossibile: scrivevano opere poetiche, storiche, religiose e drammatiche, in un'epoca in cui nessuna donna era incoraggiata a farlo. Tra loro, Anne Clifford, un'aristocratica cresciuta tra i privilegi che, dopo essere stata esclusa dall'eredità di uno dei più vasti patrimoni d'Inghilterra, intraprese una battaglia testamentaria arrivando a scontrarsi con gli uomini più potenti del regno e la documentò nei suoi numerosi diari. Mary Sidney, costretta a sposare un uomo molto più grande di lei, ma che non smise mai di approfondire i suoi studi umanistici e fece, in parte insieme al celebre fratello Philip, un'ottima traduzione in versi del Libro dei Salmi. Aemilia Lanyer, proveniente da una famiglia di musicisti veneziani alla corte della regina Elisabetta I, fu la prima donna inglese a pubblicare una raccolta di poesie originali, uscita nel 1611. Elizabeth Cary, la prima donna, invece, a pubblicare una tragedia originale in lingua inglese. Sono loro le quattro «sorelle di Shakespeare» che la studiosa Ramie Targoff ha deciso di raccontare in questo libro. Intrecciandone le tormentate vite con le opere, Targoff restituisce loro la voce che meritano, tessendo un affascinante racconto. Le protagoniste sono donne senza legami di sangue fra loro, ma che hanno condiviso, oltre che una passione, il coraggio di essere se stesse. Nella vita come, soprattutto, nella letteratura
Il circolo dei manoscritti. Dodici storie di libri dal Medioevo a oggi
Christopher De Hamel
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 704
I manoscritti medievali sono tra le più grandi opere della cultura europea. Frutto non della composizione di caratteri mobili (o delle tecnologie più odierne di stampa), ma del paziente lavoro di mani e menti - un lavoro fatto di pelle, inchiostro e sublime immaginazione - questi manufatti hanno viaggiato nei secoli e sono giunti fino a noi grazie agli uomini e alle donne che li hanno preservati e ne hanno riconosciuto l'inestimabile valore. Allo stesso tempo veicoli di cultura, monumenti artistici, reperti d'interesse storico-economico, geografico e letterario, i manoscritti sono però anche e soprattutto oggetti del desiderio. Le ragioni per cui gli uomini li bramano sono spesso le più diverse. Attraverso le storie di chi ha partecipato alla loro produzione, di chi li ha raccolti, studiati, perfezionati, salvati, custoditi, perfino di chi li ha falsificati, Christopher de Hamel mostra in queste pagine cosa significhi nascere con la passione del collezionista o dello studioso, o essere animati da un'autentica ossessione, che talvolta sconfina nella follia o finanche nella malvagità. Spaziando in quasi mille anni di storia, tra castelli, biblioteche e abitazioni private, tesse le storie di dodici incredibili personaggi. Un monaco dell'XI secolo, un duca francese, un umanista della Firenze rinascimentale, un miniaturista fiammingo, un antiquario britannico, un rabbino tedesco. E poi ancora un litigioso abate ostile all'Ancien Régime, un bibliotecario del British Museum, un abile falsario, un premio Nobel, un collezionista d'arte e la prima direttrice di uno degli istituti culturali contemporanei più importanti degli Stati Uniti. Un variegato campionario di eccentrici bibliofili che l'autore evoca e riunisce in un fantomatico «circolo dei manoscritti» che parla di libri, ma anche e soprattutto di chi li ha sfogliati e di chi, in futuro, continuerà a farlo. Un club immaginario che abbraccia otto secoli. Un affascinante racconto che valica i confini del tempo fino ai nostri giorni, e oltre.
L'imperatore di Roma. Il potere nel mondo antico
Mary Beard
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 540
Alcuni di loro, come Nerone, sono ancora oggi simbolo di eccessi e sadismo senza freni. Altri scrissero testi considerati tuttora fondamentali, basti pensare ai Pensieri dell'«imperatore-filosofo» Marco Aurelio. Altri ancora sono ormai sconosciuti, o quasi, agli stessi specialisti: chi ricorda Didio Giuliano, che nel 193 avrebbe pagato per aggiudicarsi il trono messo all'asta dalla guardia imperiale, perdendolo poche settimane dopo? Le figure degli imperatori romani giunte a noi sono sospese tra storia e leggenda: a quale delle loro immagini - reali o fantastiche - dobbiamo credere? Caligola nominò davvero senatore il suo cavallo? Eliogabalo soffocò i suoi ospiti sotto una coltre di petali? E Claudio morì sul serio per i funghi avvelenati che gli servì sua moglie Agrippina? Attingendo alla sua profonda conoscenza della storia romana, la celebre classicista di Cambridge Mary Beard traccia il ritratto di trenta imperatori, da Ottaviano Augusto ad Alessandro Severo, ricostruendone la vita quotidiana, le vicende politiche e la routine di governo di un impero vastissimo, che nella sua massima estensione andava dalla Scozia al Sahara, dal Portogallo all'Iraq. In queste pagine però non ci racconta soltanto gli uomini al vertice dello Stato, ma anche chi gli era vicino: cuochi e giullari, schiavi e poeti di corte, commensali aristocratici e amanti imberbi. E poi le madri, le sorelle, le mogli. Beard ci accompagna fin dentro le stanze del potere. Stanze imbevute di sangue che hanno visto compiersi i più terribili misfatti e consumarsi le più atroci vendette, e nelle quali gli imperatori governavano lo stato, impartivano ordini ai quattro angoli del mondo, dichiaravano guerra, scrivevano lettere e memorie; lì mangiavano, dormivano, si divertivano, venivano curati, blanditi, venerati come dèi. Lì si formava l'immagine del potere che essi incarnavano, immagine che i sudditi imparavano a conoscere attraverso le statue, le iscrizioni, i monumenti che ne glorificavano le imprese. In quest'opera erudita e appassionante, che attraversa quasi tre secoli di storia, «la figura dell'imperatore ci offre un'immagine di come governare e un monito su come non governare», uno specchio deformante attraverso il quale guardare il potere imperiale, ma anche la politica del nostro tempo.
Una prodigiosa moltitudine. Linneo, Buffon e l'ossessione per la conoscenza
Jason Roberts
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 480
Quante sono le specie viventi che popolano la Terra? Il lettore di oggi potrebbe bollare questa domanda come un mero esercizio nozionistico o, al più, come una provocazione tesa a soddisfare una curiosità fine a sé stessa. L’appassionato di scienza potrebbe, invece, storcere il naso, ben sapendo che, a dispetto di tutti i progressi compiuti nel tempo, siamo ancora ben lontani dal poter anche solo ipotizzare una risposta vagamente sensata. Ma tre secoli fa, nell’Europa dei Lumi, l’interrogativo suonava più che legittimo: in fondo, si diceva, se Noè era riuscito a raccogliere tutti gli esseri viventi all’interno di un’arca, perché un naturalista abbastanza paziente non avrebbe potuto fare altrettanto all’interno di un’opera o di un sistema teorico? L’ambizione di comprendere la vita in ogni sua forma divenne così il motore che azionò una serie di meccanismi che da allora, passando per Lamarck, Cuvier, Darwin e Mendel, hanno plasmato la nostra attuale prospettiva sul mondo. Questo processo ha però due padri che, pur contemporanei tra loro, non avrebbero potuto essere più diversi: Carl Linneo, medico svedese con un’attitudine all’autopromozione, e Georges-Louis de Buffon, nobile e custode del giardino del re di Francia. Per gran parte del XVIII secolo, si sfidarono per completare un esaustivo censimento di tutta la vita sulla Terra. Un compito che consumò le loro esistenze alimentando una profonda rivalità reciproca. Entrambi intrapresero il proprio lavoro credendo che la Terra non contenesse più di qualche migliaio di specie, ma la sorpresa dovuta alla ricchezza della vita e alla sua inaspettata diversità li portò a sviluppare visioni «nettamente divergenti sull’ambiente, sul ruolo del genere umano nel plasmare il destino del nostro pianeta e sulla stessa umanità». E, mentre il comune obiettivo continuava a sfuggire, lasciarono dietro di sé eredità che si sono scontrate per secoli. E che si scontrano ancora oggi. Una prodigiosa moltitudine è la storia di due vite parallele «vissute all’ennesima potenza, nel tentativo di conoscere le verità fondamentali della nostra esistenza. Il desiderio di comprendere tutta la vita rappresentò un obiettivo impossibile da raggiungere, alimentato dal genio, dall’arroganza, dall’abbaglio di una fama immortale e dalla passione per la pura conoscenza del nostro mondo e di noi stessi. Non c’è mai stato un compito più umano».
Le giovani regine. Caterina de' Medici, Elisabetta di Valois, Maria Stuarda e il prezzo del potere
Leah Redmond Chang
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 588
Quando nell’estate del 1559 Enrico II, re di Francia, morì in un terribile incidente, Caterina de’ Medici, la regina consorte, volle al suo fianco la figlia maggiore Elisabetta di Valois, da poco sposata con Filippo II di Spagna, e la nuora Maria Stuarda, regina di Scozia. Tre donne che per oltre un decennio erano vissute insieme a corte, legate dall’affetto e dall’amicizia, oltreché dai vincoli del sangue e del matrimonio, si ritrovavano unite nel dolore per una perdita che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Da quel momento, infatti, tutte e tre avrebbero affrontato, in paesi diversi e con temperamenti diversi, le sfide del potere. In un’Europa dilaniata dalle guerre di religione e alla vigilia di profondi cambiamenti, seppero farsi carico del peso delle responsabilità che il destino aveva riservato loro, muovendosi sulla scena politica internazionale con passione, coraggio e determinazione. Le giovani sovrane esercitarono il potere ai massimi livelli, promulgando leggi, organizzando eserciti, occupando un posto di primo piano nella conduzione degli affari di Stato, avvalendosi di capacità e facoltà che avevano acquisito con gli anni e affinato per necessità. Caterina fece della maternità il proprio punto di forza e, accorta e intelligente, imparò in ugual misura a comandare e mediare. Elisabetta fece affidamento soprattutto sul proprio carattere dolce, sul dono della diplomazia e sulla guida di sua madre. Maria si servì di fascino e bellezza, che coniugò con un radicato senso dello ius sanguinis . Non furono certo le uniche donne potenti dell’Europa rinascimentale. Eppure, in un mondo che giudicava le donne fisicamente e intellettualmente inferiori, la loro autorità, al pari dei loro regni, fu sempre considerata precaria, vulnerabile. E soprattutto condizionata dal loro ruolo di mogli e di madri. Consapevoli di ciò e dei limiti imposti dal genere, cercarono di destreggiarsi meglio che poterono entro i confini stabiliti dalla cultura e dalla società del tempo. E tuttavia, vestendo i panni della sovrana, della regina consorte o della reine-mère, trovarono il modo di far sentire la propria voce ed estesero il loro raggio d’azione ben al di là di quanto potessero immaginare, inaugurando un’epoca di potere femminile senza precedenti, come queste pagine dimostrano magistralmente.
Il migliore dei mondi possibili. Sette giorni nella vita di Gottfried Whilelm Leibniz
Michael Kempe
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 300
Il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz è uno dei pochi pensatori ad aver incarnato a tutto tondo la figura del «genio universale». Matematico, fisico, teologo, storico, giurista, glottologo, inventore, animato dalla fede nel progresso tecnico-scientifico e nel futuro del genere umano, ha arricchito quasi ogni branca del sapere del Seicento con idee così feconde che i loro frutti sono tuttora riconoscibili nei campi di ricerca più disparati. Lo storico Michael Kempe ne traccia qui un profilo biografico e filosofico, scegliendo sette giornate emblematiche delle varie stagioni della vita e del pensiero di Leibniz. Il 29 ottobre 1675, a Parigi, quando getta le basi del calcolo infinitesimale. L'11 febbraio 1686, fra le montagne dello Harz, mentre formula per la prima volta le sue teorie sulla natura dell'universo e le cause del male. Il 13 agosto 1696, nei giardini reali di Hannover, dove discute di metafisica e giustizia divina con la principessa Sofia. Il 17 aprile 1703, alla corte di Federico I di Prussia, allorché sfiora il grande obiettivo di rendere il mondo e la conoscenza calcolabili mediante quel codice binario da lui stesso inventato e alla base poi della moderna informatica. Il 19 gennaio 1710, di ritorno a Hannover come bibliotecario ducale, durante la stesura della storia della dinastia guelfa. Il 26 agosto 1714, a Vienna, mentre si destreggia nei palazzi del potere fra progetti di natura politica, bellica, diplomatica e di tutela della salute pubblica. E infine il 2 luglio 1716, ancora a Hannover, pochi mesi prima di morire, quando s'interroga sull'origine del tempo e sul ciclo di esistenze di uno stesso individuo. Il risultato è un libro sorprendente, che ritrae un secolo ricco di idee e innovazioni scientifiche e aiuta a comprendere sia l'intimo intreccio tra la vita e la filosofia di Leibniz, sia, soprattutto, il vero significato della sua tesi più famosa, quanto spesso fraintesa, secondo cui il nostro è il «migliore dei mondi possibili». Perché la realizzazione del miglior mondo possibile non è un dato acquisito, ma un compito inesauribile, che impegna quotidianamente ogni uomo a contribuire alla trasformazione dell'ambiente circostante, al perfezionamento morale di sé e, quindi, all'accrescimento del bene comune.
Roma. Storia di una città e dei suoi papi
Jessica Wärnberg
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 468
«Mentre monarchie, dittature e imperi sbiadivano negli annali del passato, il ruolo dei papi ha saputo conservarsi nel tempo e le loro gesta si sono riverberate oltre le mura di Roma.» La storica britannica Jessica Wärnberg ripercorre per la prima volta la storia della Roma papale, da san Pietro ai giorni nostri, raccontando la nascita di un'istituzione che non solo ha saputo resistere ai tumulti della Storia, ma che ha anche trasformato la città eterna nel più importante centro spirituale al mondo. Quando i primi cristiani giunsero nella Roma pagana, a metà del I secolo d.C., la città era già il cuore pulsante di una delle maggiori civiltà dell'Occidente, aveva dato origine a una repubblica che aveva dominato e influenzato l'intero bacino del Mediterraneo ed era la capitale di quello che sarebbe diventato uno dei più vasti imperi mai esistiti. A segnarne però il destino, cambiandolo per sempre, fu l'arrivo dalle coste della Galilea di Pietro, un umile pescatore intenzionato a diffondere una fede appena nata. Dopo la sua morte, i fedeli del nuovo culto cominciarono a recarsi in pellegrinaggio alla sua tomba, sul colle Vaticano, un luogo spoglio su cui secoli più tardi l'imperatore Costantino avrebbe eretto una grandiosa basilica. Lentamente, Roma si trasformò dalla città dei Cesari in quella dei papi. E fu proprio la nuova religione a consentirle di mantenere la sua rilevanza ben oltre il crollo del grande impero romano d'Occidente. In un racconto che attraversa due millenni e ricostruisce tutte le tappe della Roma cristiana, Jessica Wärnberg mostra come gli uomini succedutisi sul trono di Pietro ne abbiano plasmato la storia e come una città abbia finito per identificarsi con una religione, diventandone un simbolo che ancora oggi risuona con forza. Passando con eleganza dal sacro al profano, Roma offre la visione inedita e spesso sorprendente di una città e del suo popolo, e di un'istituzione che è allo stesso tempo familiare e sfuggente. Perché la storia di Roma e dei suoi papi è composta da molteplici narrazioni che si intrecciano non solo l'una con l'altra, ma anche con la storia della Chiesa cristiana e del mondo nel suo complesso.
Oltre misura. Storia di come gli uomini hanno interpretato la natura
James Vincent
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 396
Righelli, bilance e orologi sono oggetti tanto integrati nella nostra vita quotidiana che li diamo quasi per scontati. Ma la misurazione non è una caratteristica intrinseca del mondo, quanto piuttosto una pratica inventata e diffusa da noi esseri umani, al pari della scrittura e del linguaggio, che ci ha permesso di dare un senso ai fenomeni naturali, di ridurre la complessità dell'universo a grandezze per noi quantificabili e intellegibili. È attorno a questa intuizione che James Vincent costruisce un racconto affascinante e umano, mostrando come le unità di misura abbiano plasmato invisibilmente il mondo in cui viviamo, e anche la nostra storia. Misurare qualcosa, dopotutto, significa inserire la realtà in categorie, compiere una scelta che «rafforza ciò che nella vita consideriamo importante, quello a cui, secondo noi, vale la pena di porre attenzione». L'ambizioso lavoro di Vincent inizia sulle sponde del Nilo, dove le antiche civiltà dei fiumi, i Sumeri, gli Egizi e i Babilonesi, furono le prime a utilizzare unità di misura uniformi nell'architettura, nel commercio e in astronomia, e a misurare il fluire delle stagioni e la profondità delle acque per far fruttare i raccolti e prevedere le carestie. Prosegue esplorando la misurazione come argomento di confronto filosofico sul ruolo dell'osservazione empirica nella costruzione del sapere, fondamento teorico della rivoluzione industriale e del progresso tecnologico, ma anche simbolo degli ideali di un'epoca, come dimostra l'invenzione del sistema metrico avvenuta negli stessi anni della Rivoluzione francese. E arriva a tratteggiarne i limiti, facendo luce sugli orrori dell'eugenetica e del razzismo scientifico, dove la misurazione diventa un dispositivo di controllo e di repressione. "Oltre misura" ci offre una lente inedita attraverso la quale guardare il mondo. Pagina dopo pagina comprendiamo che tutto ciò che ci riguarda può essere ridotto a numero: tempo, spazio, corpo, la vita e anche la morte. Eppure, sebbene il mondo sia a «misura d'uomo», Vincent lascia socchiusa la prospettiva di un territorio inesplorato e vitale, al di là del mero dato statistico, dove potersi avventurare senza bussole e coltivare una felicità autentica ancora in grado di sorprenderci.
Corpi estranei. Come pandemie e vaccini hanno plasmato la storia
Simon Schama
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 456
Da millenni gli esseri umani e i virus coesistono e, suo malgrado, l'umanità più di una volta si è scoperta vulnerabile, stretta tra il terrore del contagio e l'ingegnosità della scienza. Soffermandosi in particolare su avvenimenti del XVIII e XIX secolo, Schama focalizza la propria ricerca su un tema ancora oggi attuale, ossia il sospetto e i pregiudizi che da sempre hanno accompagnato tanto l'insorgere di inattese epidemie quanto le nuove scoperte scientifiche volte a scongiurarne gli effetti peggiori. Infatti, diverse malattie infettive dilagarono nelle affollate città moderne: il vaiolo colpì Londra, il colera infestò Parigi, la peste flagellò l'India. Il compito della nascente scienza medica? Fermare la mortalità. Per raccontare quella frenetica battaglia per salvare quante più vite umane possibili, Schama presenta un'incredibile sequenza di personaggi e di storie. Tra queste, la triste parabola di un eroe quasi sconosciuto, Waldemar Haffkine. Scienziato ebreo di Odessa e microbiologo presso l'Istituto Pasteur, Haffkine sviluppò il primo vaccino contro il colera e, trasferitosi in India, fu pioniere di una serie di studi scientifici che contribuirono a immunizzare milioni di persone. Acclamato in Inghilterra come «salvatore dell'umanità», fu però vittima di un atto di scioccante ingiustizia che mise fine alla sua brillante carriera. Nel ripercorrere la lunga storia della lotta tra l'uomo e i virus, Schama trova lo spunto per difendere la propria incrollabile certezza che esista un legame profondo e inscindibile che ci unisce alla natura e alla nostra specie. Alla fine, sostiene Schama, affrontiamo alcune sfide del nostro tempo insieme, come la lotta contro le infezioni pericolose. In quei momenti, «non ci sono estranei, ma solo amici intimi: un'unica preziosa catena di connessioni». Attraversando i confini tra Oriente e Occidente, Schama conduce il lettore in un viaggio nel tempo che racconta molto del nostro presente, dimostrando come la lotta alle epidemie sia un compito non solo scientifico, ma anche politico, culturale e personale.
Atomi e cenere. Dall'atollo di Bikini a Fukushima, storia di sei disastri nucleari
Serhii Plokhy
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 396
L'11 marzo 2011, l'onda di uno tsunami alta oltre tredici metri si abbatté sulla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Nei giorni successivi, una serie di esplosioni portò alla parziale fusione di tre reattori e a un riversamento incontrollato di acqua radioattiva nell'area circostante. Si trattò di uno dei più gravi disastri nucleari di sempre. Ma non fu il più tragico. Nell'aprile del 1986, a Cernobyl', nell'ex Unione Sovietica, l'esplosione e l'incendio del reattore liberarono nell'atmosfera una quantità tale di radiazioni da provocare un numero impressionante, ancorché imprecisato, di vittime. Prima ancora era stata la volta di Three Mile Island in Pennsylvania, di Windscale in Inghilterra, di Kyštym negli Urali e dell'atollo di Bikini nelle isole Marshall. Per coloro che si oppongono all'uso dell'energia nucleare per scopi civili, questi incidenti sono la prova tangibile del pericolo che essa rappresenta. Alla paura, si aggiungono poi i costi elevati in termini di risorse e investimenti per ottenere un rendimento economicamente vantaggioso e la preoccupazione per i rischi rappresentati dai tanti regimi autoritari, che praticano il «terrorismo nucleare» al fine di realizzare le proprie ambizioni geopolitiche. Tuttavia gli incentivi politici a passare al nucleare restano forti, per motivi economici, militari o di semplice prestigio. E la necessità di sostituire i combustibili fossili per affrontare i problemi sollevati dal cambiamento climatico impone una nuova riflessione sul futuro del nucleare. Una riflessione, però, che non può prescindere da quanto avvenuto in passato. Dagli incidenti dovuti a un malfunzionamento o al fattore umano, dalla cultura manageriale o dall'ideologia che li hanno resi possibili, dai silenzi dei governi che ne hanno occultato gli effetti sulla popolazione e sull'ambiente. Ripercorrere la storia dei più importanti disastri nucleari diventa un passaggio necessario per capire quale insegnamento possiamo trarne e come possiamo evitare che si verifichino di nuovo. Perché molti di quei fattori ci accompagnano ancora oggi, e rendono l'industria nucleare vulnerabile e incline a ripetere vecchi errori in modi inediti e inaspettati. Con "Atomi e cenere" Serhii Plokhy ci offre uno strumento prezioso per esprimere un giudizio informato sull'uso di una tecnologia che ha segnato in modo indelebile la nostra storia recente.