Officina Libraria: Sguardi
Lo spettacolo dell'asta. Dalla vendita delle collezioni del Chevalier d'Éon (1792) alle aste del Duca bianco (2016)
Wanda Rotelli Tarpino
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2022
pagine: 192
Che cosa sono le aste? Com'è fatto il mondo di questa affascinante e misteriosa tradizione legata all'arte? Dalla vendita delle collezioni del Chevalier d'Eon (1791) a quelle del Duca Bianco (2016) fino alle nuove forme in epoca Covid ce lo racconta Wanda Rotelli, responsabile stampa in Finarte e Sotheby's per oltre trent'anni. La vendita all'asta viene di norma indagata per ragioni economiche relative all'arte come investimento, per gli scandali che spesso ad essa si legano o per ipotesi di riattribuzione e studi in campo prettamente specialistico. Qui invece, pur nella difficoltà di selezione tra le infinite aste, l'attenzione si è indirizzata ad alcune di esse alla ricerca degli specifici cambiamenti del modo di "far asta" e di comunicarla. L'intento è quello di individuare le relazioni che legano le premesse e le intuizioni del passato con l'aggressivo art marketing delle aste odierne e la loro risonanza sui media. Celebrities Sales, Memorabilia Sales, House Sales, Single-Owner Sales, Evening Sales, Streaming Sales, Charity Sales, di oggi e di ieri, con rimandi, intrecci e analogie, figurano in un volo di oltre due secoli e mezzo al fine di coglierne, in sintesi, la continuità e le innovazioni nel tempo. Un libro che non parla solo di aste (e di prezzi record), ma anche di personaggi, degli uomini e donne che le mettono in scena, fino a comporre un'altra storia.
Come la bestia e il cacciatore. Proust e l'arte dei conoscitori
Mauro Minardi
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2022
pagine: 160
Alla vigilia centenario della morte di Proust, uno sguardo inedito sull’autore della Recherche. Che cosa accomuna fra loro Proust, Balzac, Sherlock Holmes e i protagonisti della nuova arte dell’attribuzione tra XIX e XX secolo come Morelli e Berenson? Lo sguardo e il fiuto. Uno sguardo che, oltre la superficie opaca delle cose, penetra nel profondo attraverso le fessure di dettagli nascosti, indizi impercettibili, e che scruta con l’attenzione del curioso o della spia, dell’uomo di mondo o dell’amante, del detective o del conoscitore d’arte, con la spietata brama del cacciatore in agguato sulla preda. Rileggendo la Recherche a fianco dei testi di questi autori si scoprono spazi ove il potere d’intuizione diviene chiave di lettura e interpretazione del reale, sia che si tratti della natura umana o dell’assegnazione di un quadro. Navigando negli ambienti cosmopoliti della cultura e della società del tempo, tra scrittori e intenditori, artisti, mercanti ed esteti della Belle Époque, questo libro, aperto ad un pubblico di non soli addetti ai lavori, edito alla vigilia del centenario della morte di Proust, cala quest’ultimo e la sua opera in un tessuto inedito e di grande fascinazione. Qui la sensibilità del grande romanziere emerge con le sue mille curiosità, compresa quella della critica d’arte rappresentata in quegli anni dalla carismatica personalità di Bernard Berenson: uno Swann più impegnato e acuto di quello letterario, che dello scrittore ci ha lasciato uno dei ritratti più forti e impietosi.
Non serve scomodare gli dèi. Il kitsch è dentro di noi
Maurizio Cecchetti
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2025
pagine: 224
Che cos’è il kitsch? Come definirlo o caratterizzarlo nell’età del tramonto del buon gusto? I testi raccolti da Maurizio Cecchetti, articoli e recensioni scritti nell’arco di 20 anni, attraversano autori, artisti e opere differenti, tornando in modo ricorrente su alcuni grandi figure con cui si confronta la sua pratica di critico d’arte (qualche nome per tutti: Warburg, Baudelaire, Focillon, Longhi) ma anche extra moenia in ambito letterario (Kafka e Proust, ma anche Sciascia, Pasolini, Kundera, Carrère) e lasciando affiorare qui e là, quasi sempre in modo implicito, il profilo del kitsch come tratto caratteristico, dominante, dell’età e del mondo che a nostra volta attraversiamo. Una sorta di categoria universale per leggere il presente. Troppo di tutto, questo è forse oggi il kitsch: la nostra è un’età piena di «segni, linguaggi, cose, stili, parole indipendenti» che affollano le città, le arti, la letteratura, le architetture; un mondo troppo pieno, in cui dalla cultura pop, dalla sensibilità postmoderna, dal desiderio affannoso e confuso di bellezza tracimano in modo inarrestabile colori, musiche, narrazioni che saturano i sensi, l’immaginario, il desiderio. Oggi non sarebbe più possibile ridurre semplicemente il kitsch, come suggeriva quasi un secolo fa Hermann Broch, al male nell’arte. Dalle pagine di Cecchetti emerge una figura mobile, dai confini e dai significati ambivalenti, spezia che insaporisce in modo forse indispensabile tanti eventi che attirano folle desiderose di immergersi nel flusso trascinante del reale – un flusso che assomiglia terribilmente al movimento inarrestabile del denaro e del mercato, o forse invece è sfondo indispensabile per chi cerchi ancora per contrasto le tracce di un’arte che miri alla seduzione della verità, e non del bello. Davvero, il kitsch oggi è inafferrabile, sfuggente: è ovunque, troppo, lievito fastidioso e indispensabile della vita quotidiana. Perché «il kitsch non è il brutto o il cattivo gusto, ma il come se ne fa uso a fini estetici»; è il testimonial perfetto e ambiguo dell’attrazione e del dominio del mercato. È indefinibile. Già, che cos’è il kitsch?
Vite (immaginarie) di Caravaggio. Un pittore tra le ombre del cinema
Tommaso Mozzati
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2025
pagine: 160
Il volume ricostruisce l’immaginario, in gran parte trascurato, prodotto dal cinema di finzione europeo, attorno alla figura di Caravaggio, nel corso del Novecento. Al centro di una fama crescente grazie a uno storico dell’arte come Roberto Longhi, il pittore s’è visto proiettato sullo schermo, lungo il secolo passato, solo da pochi titoli popolari, in contrasto con la notorietà riconosciuta al suo profilo a partire dagli anni Venti. Se si escludono le pellicole del 1941 e del 1986 – la prima di Goffredo Alessandrini con Amedeo Nazzari, la seconda di Derek Jarman – si è sin qui faticato a recensire altri episodi di questa fortuna. Si è così favorita l’idea che, con l’eccezione dello sceneggiato RAI del 1967 con Gian Maria Volonté, il cinema e la TV tornassero a frequentarne la biografia avventurosa solo con la svolta di millennio. Si intende quindi portare alla luce alcuni progetti sconosciuti, come la sceneggiatura inedita per un lungometraggio “da farsi” sul Merisi, scritta negli anni Cinquanta da una delle più accreditate firme del cinema italiano, Suso Cecchi D’Amico con Enrico Medioli. A partire da questo copione – fra gli esiti d’esordio della celebre coppia creativa, dietro a successi come Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo di Luchino Visconti – il libro indaga un arco cronologico che dall’immediato dopoguerra arriva agli anni Ottanta, costruendo utili paralleli con momenti qualificati della colta volgarizzazione operata, nello stesso periodo, dagli studi sull’arte caravaggesca: dalla mostra milanese del 1951 in Palazzo Reale, alla monografia di Longhi per l’editore Aldo Martello, fino all’interesse documentaristico per la pittura dell’artista, in primis il Caravaggio co-firmato da Longhi e Umberto Barbaro. L’introduzione metterà in contesto i singoli lavori (quello di Cecchi D’Amico e Medioli, ma anche un altro film non realizzato del regista Antonio Leonviola, oltre al biopic di Jarman nelle sue tormentate fasi di scrittura), relazionandoli al più ampio affresco dell’immagine cinematografica di Caravaggio. Verificherà, inoltre, il modo in cui la sua vita s’è vista divulgata nel secolo passato, chiarendo i valori e i topoi a essa ricondotti, in un dialogo serrato con la storia dell’arte e con le attenzioni specialistiche rivolte alla sua parabola creativa.