Pacini Editore: Asterischi di Anazetesis
La critica letteraria negli autori latini
Piero Santini
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2019
pagine: 98
In questo volume sono affluite varie ricerche dedicate alla critica letteraria negli autori romani, in una specie di fil rouge che accomuna autori di epoche diverse, sulla base dell'impiego di un lessico ormai entrato a far parte di un bagaglio espressivo di tipo tecnico e specialistico. Gli autori più rappresentativi sono Quintiliano e Velleio Patercolo, ma non mancano anche Persio, con il suo giudizio su due tragici latini, e Catullo con l'utilizzazione di un termine critico-letterario come libellus. Che Velleio si inserisca in questo panorama e che anzi anticipi in vari casi i successivi usi quintilianei, è la testimonianza del fatto che nel I secolo d.C. si era ormai costituito a Roma un lessico critico consolidato, sorto attraverso la lettura di auctores come Cicerone e Orazio. Quintiliano è nel volume analizzato per i suoi giudizi su molti scrittori greci: Alceo, Archiloco, commedia antica, Antimaco, Callimaco ed altri scrittori, che sono come cibi sostanziosi per la formazione del futuro oratore.
Amore sacro e amore profano nei Carmi di Catullo
Teresa Cantileno
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2015
pagine: 55
Questo volume si propone di mostrare, attraverso un'analisi stilistico-retorica e contenutistica di numerosi carmi del Liber Catullianus, che alla componente sensuale (espressa dal verbo amare) è anteposto un amore più profondo (attestato da forme verbali come bene velie, diligere), in cui domina la pietas, cioè la lealtà nei confronti dell'amata. In questa ricerca emerge una profonda differenza tra il rapporto d'amore dello scriptor lyricus con Lesbia e quello con le altre "fiamme" femminili, poiché il legame con la docta puella viene rappresentato come foedus sanctae amicitiae. A Catullo spetta dunque il merito di aver proposto per primo il motivo, destinato a grande fortuna nel corso della letteratura latina, del patto d'amore.
Il «Supplementum» all'«Eneide» di Maffeo Vegio. Testo latino a frontte
M. Michela Fidanza
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2014
pagine: 71
Il "Supplementum" all'"Eneide" di Maffeo Vegio, composto nel 1428, riscosse straordinaria fortuna nel Rinascimento e costituisce una delle prove dell'ardente ammirazione per Virgilio. L'influenza della poesia del Mantovano ha in effetti operato in varie epoche e il sommo poeta è stato non a caso assunto come modello di saggezza e di eleganza letteraria. Di questa fortuna fanno fede vere e proprie imitazioni di lingua e di stile, e tra queste ha un ruolo singolare il "Liber XIII Aeneidos" (detto anche Supplementum all'Eneide) di Maffeo Vegio. Si tratta di una continuazione del poema epico di Virgilio, che serve per concludere il trionfo di Enea sui Rutuli, celebrare le desiderate nozze con Lavinia, figlia del re Latino, fare ascendere l'eroe troiano al cielo e farlo diventare "nume indigete". Attraverso una lingua aderente ai moduli virgiliani e immagini non prive di fresche movenze originali, Maffeo Vegio riesce a far rivivere in nuovi versi il poeta mantovano in un'ideale autoidentificazione dello scrittore moderno con il poeta latino.
I «Commentarii» di Cesare: fu vera propaganda? Minimizzazioni ed eccessi di una tesi assai discussa
Erica Candelori
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2013
pagine: 63
Questo volume si ripropone, con il costante ausilio di esempi tratti dai "Commentarii", di smentire quella parte di critica storico-letteraria esemplificata nel pensiero dell'illustre M. Rambaud (autore de "L'Art de la déformation historique dans les Commentaires de Cesar", 1952), che ha di fatto minato nel tempo l'attendibilità dei "Commentari" come opera storica. Lo scopo della ricerca è quello di attuare una rivalutazione dell'opera di Cesare, partendo dalle parole dell'autore stesso, e di evidenziare come in molti casi le moderne sovrastrutture applicate a posteriori al testo finiscano per "deformare" l'opera della quale si vuole dimostrare la manipolazione storica.

