Puntoacapo: AltreLingue
Arcorass. Rincuorarsi
Maria Lenti
Libro
editore: Puntoacapo
anno edizione: 2021
"Il significato profondo di Arcorass, allora, sta probabilmente in quel riprendersi, nel riacquisire definitivamente gli spazi simbolici ed emozionali di una vera e propria Koinè diàlektos, una lingua di riferimento (dalle sottolineature confessional o liriche e dalle tramature sempre civili), che è anche e inevitabilmente parlata o lingua 'sociale'; una cultura millenaria stratificata, umile o elevata che sia, che ancora indica vie (anche di fuga in avanti) e stigmi destinali. Il poeta lavora su materiali apparentemente poveri, di uso quotidiano (con riferimenti anche etnografici non irrilevanti), su equivoci solo apparenti . . . La lezione di Arcorass è in quella che potremmo indicare come una notevole "competenza in umiltà" dell'autrice: un affidarsi, laico, un coralmente rincuorarsi, a una lingua sincera, musicale, trepida e accogliente perché autentica e 'vera': "a sorpresa ben m'ardàn 'na lingua accesa" (da I mi ann). Una parola testimone, una parola viva, ricevuta in dono e oggi restituita, donata a noi lettori." (dalla postfazione di Manuel Cohen). Introduzione di Sanzio Balducci.
Voci in dialetto
Giuseppe Zoppelli
Libro
editore: Puntoacapo
anno edizione: 2020
pagine: 208
"Qualche anno fa è uscita l'antologia dei poeti italiani in dialetto L'Italia a pezzi1: ecco, quello che presento in queste pagine è solo un "pezzo" d'Italia perché la mia ricognizione concerne, abbastanza casualmente, alcune realtà regionali settentrionali, che appartengono all'area linguistica dei dialetti gallo-italici (piemontese e romagnolo) o all'area francoprovenzale (patois valdostano) o a quella ladina (friulano), e non certo per idiosincrasia nei confronti delle lingue e della poesia centro-meridionali della nostra Penisola . . . In particolare mi sono lungamente interessato nel corso degli anni soprattutto di poesia in patois valdostano4, di quella in piemontese5, di quella in friulano6 e di quella in romagnolo7. O forse la casualità è solo apparente perché, in realtà, stretto è il nesso tra biografia e critica: mi sono reso conto infatti, a posteriori, che l'interesse per quelle lingue e per quelle poesie è nato a stretto contatto con quei terroir locali dove ho vissuto e dove vivo, essendo io nato in Friuli, dove ancora ritorno ogni estate, ed essendo emigrato - prima - in Valle d'Aosta, ove ho trascorso l'infanzia e la giovinezza, e - poi - in Piemonte per ragioni di studio e di lavoro." (Dall'Introduzione dell'Autore)
Corpo dea realtà-Corpo della realtà
Fabio Franzin
Libro
editore: Puntoacapo
anno edizione: 2019
pagine: 222
«Fabio Franzin, senza ombra di dubbio, è voce europea tra le più straordinarie della poesia contemporanea, punta di diamante di una generazione nostrana incredibilmente tenuta in ombra (l'autore è nato nel 1963), tenuta in disparte o non valutata da una appropriata luce critica. La sua scrittura dell'ultimo quindicennio, da quell'autentico choc semantico rappresentato da un libro unico quale è "Fabrica" (Atelier, 2009), passando per "Co'e man monche" (Le Voci della Luna, 2011), quindi "Canti dell'offesa" (Il Vicolo, 2011), "Sesti / Gesti" (puntoacapo 2015) e "Erba e aria" (Vydia, 2017) si è fatta carico di testimoniare tutto il peso, tutta la violenza, tutta la furia devastatrice di un'epoca sacrificale marcata a sangue da una profonda crisi economica, sociale, antropologica e morale: i suoi libri, più e meglio di altri, sono il luogo di ospitalità della totale trasfigurazione della realtà linguistica (il dialetto veneto che si trasforma dialettizzando termini italiani e lemmi del mondo delle merci e della tecnologia)» (Dalla prefazione di Manuel Cohen).