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La «Bellezza ch’io vidi» (Paradiso XXX, 19). La Divina Commedia e i mosaici di Ravenna

La «Bellezza ch’io vidi» (Paradiso XXX, 19). La Divina Commedia e i mosaici di Ravenna
Titolo La «Bellezza ch’io vidi» (Paradiso XXX, 19). La Divina Commedia e i mosaici di Ravenna
Curatore
Argomento Arti, cinema e spettacolo Storia dell'arte: stili artistici
Collana Cataloghi
Editore Itaca (Castel Bolognese)
Formato
Formato Libro Libro
Lingua inglese
Pagine 96
Pubblicazione 09/2018
ISBN 9788852605710
 
16,00

 
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Durante la sua permanenza a Ravenna il Sommo Poeta visitò certamente le splendide basiliche bizantine traendo ispirazione dai loro mosaici. Fu Giovanni Pascoli a suggerire la rilevanza dell’arte di Ravenna come fonte ispiratrice dell’ultima cantica della Commedia. Dante è un attento osservatore di ogni forma d’arte, disegnatore lui stesso e necessariamente sensibile rispetto a quel ricco repertorio di immagini fortemente evocative, che per lui ebbero la medesima influenza di una fonte scritta. A Ravenna il poeta esule non trovò soltanto un rifugio tranquillo. Nelle basiliche del V e VI secolo, che si elevavano ancora nobili e preziose, splendevano mosaici dal forte contenuto simbolico. Erano immagini concise e luminose, smaterializzate e prive di tutti quegli elementi sensuali che potevano in qualche maniera ostacolare l’espressione della trascendenza e della spiritualità. Questa mostra aiuta a comprendere come quell’universo di simboli e trionfi, occultato dall’umile mattone dei monumenti di Ravenna, occupi un ruolo non episodico ma sostanziale nella Commedia come fonte ispiratrice di immagini sublimi dal Paradiso terrestre sino all’Empireo.
 
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