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Una Sacra Conversazione di Giovanni Battista Caporali. Le vicende storiche e conservative, il restauro e una proposta attributiva per l'«editoriale peruginesca»

Una Sacra Conversazione di Giovanni Battista Caporali. Le vicende storiche e conservative, il restauro e una proposta attributiva per l'«editoriale peruginesca»
Titolo Una Sacra Conversazione di Giovanni Battista Caporali. Le vicende storiche e conservative, il restauro e una proposta attributiva per l'«editoriale peruginesca»
Autore
Argomento Arti, cinema e spettacolo Storia dell'arte: stili artistici
Editore Aguaplano
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 112
Pubblicazione 03/2025
ISBN 9788885803770
 
16,00

 
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In un dipinto poco noto di proprietà della Fondazione Marini Clarelli Santi è raffigurata la Madonna col Bambino in trono tra san Giovanni Battista e un santo vescovo, qui riconosciuto, dall'analisi di un'iscrizione a caratteri d'oro sul piatto posteriore del volume che il prelato regge in mano, in san Savino, predicatore in Assisi, eremita e infine vescovo di Spoleto. Questa osservazione ha permesso di risalire alla collocazione dell'opera nella parrocchiale di San Savino di Summonte o Murlo nel contado di Porta Sant'Angelo in Perugia, e di ricostruirne parte della storia più antica fino alla successiva – e solo presunta – sistemazione nella chiesa di Sant'Agata del Castello di Antognolla, passato ai marchesi Guglielmi nel 1835. Il volume chiarisce, sulla scorta di documenti inediti, i vari passaggi di mano della Sacra Conversazione e le travagliate vicende conservative della tavola e rende conto delle scelte e del laborioso percorso di restauro che le ha restituito leggibilità, consentendo di confermarne l'attribuzione a Giovan Battista Caporali (Perugia, 1475/1476 ca. - 1554), un'attribuzione qui sostenuta attraverso serrati confronti stilistici con altre opere documentate e non di “Bitti”. La pala, incardinata nella produzione degli ultimi anni del primo quarto del Cinquecento (1519-1525), rientra così a pieno titolo fra i prodotti più maturi di quella che Roberto Longhi, in modo immaginifico quanto efficace, definì editoriale peruginesca.
 
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