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I due carceri di Gramsci. La prigione fascista e il labirinto del comunismo

I due carceri di Gramsci. La prigione fascista e il labirinto del comunismo
Titolo I due carceri di Gramsci. La prigione fascista e il labirinto del comunismo
Autore
Collana Saggine
Editore Donzelli
Formato
Formato Libro Libro
Pagine 146
Pubblicazione 10/2011
ISBN 9788860366788
 
16,00

 
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Perché i Quaderni del carcere sono 33, e non 34, come in origine e più volte annunciato dallo stesso Togliatti? Un quaderno "si è perduto"? Gramsci sapeva che Sraffa trasmetteva le sue lettere a Togliatti? Nonostante la successiva "vulgata" del partito, che avrebbe dipinto un Gramsci "morto nelle carceri fasciste", egli passò i suoi ultimi due anni e mezzo in libertà condizionale. È verosimile che in quegli anni abbia smesso quasi completamente di scrivere? E perché non riprese i contatti con i vertici del partito e dell'Internazionale comunista? Alcune di queste domande sono inedite. Tutte aspettano ancora risposte convincenti. Lo Piparo sceglie di partire da un indizio, che gli appare subito forte, decisivo. Esamina con la lente del linguista la lettera di Gramsci a Tania del 27 febbraio 1933 che la cognata definì, per la sua scrittura allusiva, "un capolavoro di lingua esopica". La lettera è il grimaldello con cui viene forzato lo scrigno che racchiude la complessa personalità, politica e umana, del prigioniero. Entrato in carcere come "segretario del Partito comunista d'Italia", Gramsci ne uscì convinto che tutta la sua vita era stata "un grande errore, un dirizzone".
 
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