Donzelli: Saggine
Il ritorno di Europa. La nuova Germania e il vecchio continente
Hagen Schulze
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1995
pagine: 46
Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno
Stefano Levi Della Torre
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1995
pagine: XII-124
Passaggi di frontiera. I luoghi e le idee di un percorso di vita
Albert O. Hirschman
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1994
pagine: 96
La favola del cavallo morto ovvero la rivoluzione industriale rivisitata
David S. Landes
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1994
pagine: 80
Come la borghesia ha inventato il moderno
Thomas Nipperdey
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1994
pagine: 70
Atene e Gerusalemme. Contrapposizione e incontro di due principi creativi
Sergej S. Averincev
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1994
pagine: 64
Gli studi, le scoperte e le decifrazioni più recenti non hanno solamente arricchito le nostre conoscenze sulle letterature greca e del Vicino Oriente antico: più radicalmente, essi hanno fatto giustizia d'ogni presuntuoso etnocentrismo, che a cuor leggero amava dividere i popoli in "creativi" e "non creativi". Non basta: essi hanno anche manomesso ogni visione "stadiale" che leggeva il percorso culturale ellenico come un "andare oltre" nel cammino, a suo modo universale e progressivo, di un unico concetto di letteratura. Averincev dimostra invece che Atene e Gerusalemme furono il risultato di due processi culturali differenti, che da un unico punto iniziale si sono separati prendendo due diverse direzioni. Lontano da qualunque valutazione qualitativa dell'elaborazione teorica, attraverso una rigorosa ricostruzione delle tipologie espressive e umane - il saggio e il profeta, il filosofo e il letterato consapevoli della propria autonomia - Averincev svolge un percorso lucido tra Atene e Gerusalemme, tra l'invenzione della letteratura e la costruzione della tradizione, tra le personalità straordinarie del mondo ebraico e le individualità altrettanto eccezionali del mondo ellenico.
L'oro di Europa. Monete, economia e politica nei nuovi scenari mondiali
Marcello De Cecco
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 1993
pagine: 207
Lo spirito del garantismo. Montesquieu e il potere di punire
Dario Ippolito
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2021
pagine: 123
È un potere tragico, il potere di punire. Protegge, minacciando. Contiene la violenza attraverso l'uso della forza. È uno scudo potente; ma può ferire quanto le armi da cui difende. La sua fonte di legittimazione risiede nella tutela della vita, dell'integrità e della libertà delle persone; che, in assenza di proibizioni legali munite di sanzioni, resterebbero in balìa della legge del più forte. Eppure, esso invade la sfera di immunità che presidia: inquisendo, imputando, costringendo e condannando. È un potere necessario e terribile, il cui esercizio può sempre degenerare in forme oppressive. Per questo, occorre limitarlo e modellarlo attraverso il diritto, al fine di renderlo aderente agli scopi garantistici che ne costituiscono la ragion d'essere. "È dalla bontà delle leggi penali - scrisse Montesquieu, oltre due secoli e mezzo fa - che dipende principalmente la libertà del cittadino": dalla configurazione della sfera dei reati, dalla composizione dell'arsenale delle pene, dall'organizzazione giurisdizionale e dalle regole del processo. Questa lezione politica ha lasciato una traccia profonda nella civiltà del diritto. Ha ispirato Beccaria, ha fecondato il dibattito illuministico, ha inciso sul processo di laicizzazione, umanizzazione e razionalizzazione del sistema penale.
Il capitalismo in un contesto ostile. Faide, lotta di classe, migrazioni nella Calabria tra Otto e Novecento
Giovanni Arrighi, Fortunata Piselli
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 2017
pagine: 180
Come nasce il capitalismo in un contesto nel quale le relazioni economiche prevalenti sono orientate in tutt'altra direzione? E come è accaduto che aree periferiche dello sviluppo siano entrate nella sfera di influenza del capitalismo mantenendo tuttavia, almeno per una lunga fase, caratteristiche profondamente diverse da quelle che il «modello originario» avrebbe prescritto? Gli interrogativi sottesi a questo saggio - scritto negli anni ottanta a quattro mani e direttamente in lingua inglese da due tra i più significativi studiosi della sociologia storica contemporanea, e pubblicato ora in traduzione italiana - sono davvero di grande respiro storico, al punto da avere rappresentato, nella letteratura sul capitalismo, uno degli apporti più originali. Per affrontare storicamente la questione, Arrighi e Piselli sceglievano come terreno della loro ricerca sul campo la crisi del modello economico produttivo del latifondo calabrese dell'Ottocento. Quella dissoluzione diede in effetti origine - è l'argomento sviluppato con grande forza e suggestione dagli autori - non a un univoco modello, ma a ben tre diversi esiti distinti, che hanno poi caratterizzato la società calabrese nei decenni successivi: quello del Crotonese, più vicino all'esito dell'impresa capitalistica e del lavoro salariato; quello del Cosentino, sviluppatosi nella direzione della piccola proprietà contadina, a metà tra autoconsumo e mercato; e quello della Piana di Gioia Tauro, caratterizzato dalla crescita di aziende capitalistiche medio-piccole, in grado di difendersi dalla concorrenza esterna anche attraverso l'esercizio di poteri criminali. Lo studio del caso calabrese diviene, in questo magistrale saggio di sociologia storica, un esempio di analisi dei contesti che consente di leggere le differenze dello sviluppo, senza presentarle come inspiegabili «anomalie».
Lo spirito del garantismo. Montesquieu e il potere di punire
Dario Ippolito
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2016
pagine: 111
È un potere tragico, il potere di punire. Protegge, minacciando. Contiene la violenza attraverso l'uso della forza. È uno scudo potente; ma può ferire quanto le armi da cui difende. La sua fonte di legittimazione risiede nella tutela della vita, dell'integrità e della libertà delle persone; che, in assenza di proibizioni legali munite di sanzioni, resterebbero in balìa della legge del più forte. Eppure, esso invade la sfera di immunità che presidia: inquisendo, imputando, costringendo e condannando. È un potere necessario e terribile, il cui esercizio può sempre degenerare in forme oppressive. Per questo, occorre limitarlo e modellarlo attraverso il diritto, al fine di renderlo aderente agli scopi garantistici che ne costituiscono la ragion d'essere. "È dalla bontà delle leggi penali - scrisse Montesquieu, oltre due secoli e mezzo fa - che dipende principalmente la libertà del cittadino": dalla configurazione della sfera dei reati, dalla composizione dell'arsenale delle pene, dall'organizzazione giurisdizionale e dalle regole del processo. Questa lezione politica ha lasciato una traccia profonda nella civiltà del diritto. Ha ispirato Beccaria, ha fecondato il dibattito illuministico, ha inciso sul processo di laicizzazione, umanizzazione e razionalizzazione del sistema penale.
La mia dislessia. Ricordi di un premio Pulitzer che non sapeva né leggere né scrivere
Philip Schultz
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2015
pagine: 108
Philip Schultz, poeta, vincitore del premio Pulitzer nel 2008, da bambino non sapeva leggere. Era un pessimo studente, non sempre capiva cosa gli dicessero i suoi insegnanti e, quando parlava, aveva difficoltà a scegliere le parole giuste e a pronunciarle correttamente; non sapeva neanche leggere l'ora o distinguere la destra dalla sinistra. Molti anni dopo Schultz scoprì che tutto questo aveva un nome: infatti fu solo quando a suo figlio fu diagnosticata la dislessia che apprese di soffrire dello stesso disturbo. A quel tempo era già uno scrittore di successo ed erano lontani i giorni in cui, espulso dalla scuola per aver picchiato chi lo chiamava stupido, era stato relegato nella "classe dei cretini" dove i professori gli dicevano di "starsene buono a guardare le figure, facendo finta di leggere". A undici anni, quando un insegnante gli chiese cosa volesse fare nella vita, rispose d'istinto che sarebbe voluto diventare uno scrittore. Non ci aveva mai pensato prima, ma quel pensiero divenne per lui un'ossessione. Da quel momento Schultz utilizzò tutte le sue forze per imparare a leggere e scrivere, capendo che se voleva riuscire avrebbe dovuto farcela da solo. E così fece: quando iniziò le superiori, era in grado di leggere e scrivere abbastanza da poter seguire i corsi.
L'origine della politica. Hannah Arendt o Simone Weil?
Roberto Esposito
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2014
pagine: 124
Da dove nasce la politica? Cosa la lega alla terribile guerra - quella intorno a Troia - che la precede e in qualche modo la determina? Qual è il suo rapporto con la libertà e con il male, con la giustizia e con il potere? Sono le domande essenziali che attraversano questo libro di Roberto Esposito, che ora viene riproposto con una nuova introduzione. Qui la ricerca sull'origine della politica fa tutt'uno con quella sul suo destino. Ma l'elemento di particolare interesse è che tali domande sono poste alle due maggiori pensatrici del XX secolo, Hannah Arendt e Simone Weil, da uno dei loro più sensibili interpreti. Da questo punto di vista il libro costituisce il primo "corpo a corpo" tra due pensieri che della politica hanno fatto il loro oggetto privilegiato. E tuttavia, nonostante la loro singolare prossimità spirituale e anche biografica - entrambe donne, entrambe ebree, entrambe segnate dall'esperienza della persecuzione e dell'esilio -, Hannah Arendt e Simone Weil danno risposte profondamente diverse ai grandi interrogativi che ancora ci inquietano. La Grecia, Roma, la tradizione cristiana, la modernità, il totalitarismo novecentesco sono i "luoghi del tempo" in cui si snoda questo appassionante confronto a distanza.

