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Donzelli

Cellini. Il genio e il narciso

Cellini. Il genio e il narciso

Claudio Donzelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 288

La grande fama di Benvenuto Cellini, autore di una tra le più appassionanti e coinvolgenti autobiografie del Cinquecento, ha tuttavia contribuito a relegare nell’ombra la sua produzione artistica, tanto che ancora oggi la conoscenza delle sue opere è trascurata nei manuali di storia dell’arte: spesso si è portati a considerarlo solo un bravo orafo o, tutt’al più, uno stravagante esponente del manierismo, limitando l’attenzione alla celeberrima Saliera d’oro di Francesco I o allo straordinario Perseo, che oggi fa bella mostra di sé in piazza della Signoria a Firenze. Ma l’artista fu molto di più e, assieme a Giorgio Vasari, costituisce una delle figure di artista-letterato che meglio può condurci alla comprensione delle dinamiche complesse che caratterizzarono l’ultima stagione del Rinascimento. Dopo il suo peregrinare tra Roma, Mantova, Venezia e la corte di Francia, una volta rientrato definitivamente a Firenze nel 1545, il suo principale obiettivo fu affermarsi come scultore, sia attraverso la partecipazione al dibattito poetico-letterario promosso dall’amico Benedetto Varchi circa la primazia tra scultura e pittura, sia con la realizzazione di indiscussi capolavori bronzei – i busti di Cosimo I de’ Medici, di Bindo Altoviti e il complesso statuario del Perseo – sia con l’approccio alla grande statuaria in marmo, con cui intese ispirarsi al grande Michelangelo. Cellini considerò sempre alla stregua di veri e propri «figliuoli» tutte le sue creazioni, senza alcuna gerarchia, immedesimandosi profondamente in ognuna di esse, in un gioco reciproco di specchi, contendendo spesso il ruolo di ideatore ai più raffinati intellettuali della sua epoca e quello di committente ai grandi della terra: un vero e proprio Narciso il nostro Benvenuto, che si compiacque di realizzare se stesso in ogni manufatto in cui, anche in assenza di un’esplicita firma, poter ostentare la sua prorompente e orgogliosa personalità.
37,00

Il metodo Sindona. Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino

Il metodo Sindona. Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino

Francesco Giordano

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 144

«Il caos per Michele Sindona non è un deterrente; anzi, lo sprona. È pronto all’offensiva, su un terreno che finora nessuno ha mai calpestato. L’ordine mondiale è in bilico; la crisi, inattesa e profonda, spariglia le carte, l’impensabile diviene possibile; forse, pensa, è scoccata l’ora per gli avventurosi outsider, la campana suona per gli audaci, la spericolatezza diviene virtù. Imbaldanzito, ma forse anche istupidito dai suoi stessi successi, parte per sferrare l’attacco decisivo al cuore della borghesia industriale e finanziaria del paese». Un oscuro impiegato di banca della provincia siciliana diventa nell’arco di pochi anni uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia, a capo di un impero finanziario internazionale, in grado di condizionare le mosse dei politici più autorevoli. Fiumi di soldi, scorribande in borsa, azzardi, scalate societarie; perfino la celebrazione mondiale quale «salvatore della lira». E poi la fine ingloriosa, che nella rovina trascina tutti, i piccoli risparmiatori ma anche chi aveva cercato di smascherare l’inganno, portando alla luce gli illeciti che avevano permesso quell’ascesa. La parabola di Michele Sindona, raccontata nel libro attraverso un ampio ricorso a documenti e interviste, è la storia di un giovane intraprendente che arriva a Milano deciso a conquistare il mondo finanziario, sfoderando una logica aggressiva e creando nuove strategie, tanto da forgiare un vero e proprio «metodo Sindona». Un metodo in cui un fattore decisivo è costituito però dalle connivenze politiche, dalle alleanze con la criminalità organizzata, con la P2, con i servizi segreti deviati. Le complicità sono tante, come scrive Umberto Ambrosoli nella prefazione, e per anni consentono al banchiere un successo globale: «seguito e acclamato da commentatori, opinion leader, attori del mercato», solo in pochi riescono a opporsi, resistendo «chi a blandizie, chi a pressioni, chi a tentativi di corruzione, chi a intimidazioni o minacce». E pagando un prezzo ingiusto, altissimo. Nell’Italia che ha appena assaggiato il sapore del benessere, una finanza grossolana, priva di norme adeguate, è il ventre molle che permette il malaffare e la corruzione a tutti i livelli: «non c’era obbligo di comunicazione – osserva Marco Onado nella postfazione – e quindi gli scalatori aziendali erano avvantaggiati; non c’era una normativa insider trading e dunque le fonti riservate non erano illecite; non c’era obbligo di Opa e quindi i guadagni dello scalatore non dovevano essere condivisi con gli azionisti di minoranza». Uno scenario di cui Francesco Giordano porta alla luce i punti deboli, scioglie i nodi più oscuri, racconta le crisi valutarie, le vicende industriali, gli scontri politici e i lenti progressi di un ordinamento immaturo e anche per questo facilmente manipolabile da un uomo che nella sua ascesa e caduta, nel suo percorso violento e geniale, tragico e grottesco al tempo stesso, impiega in maniera esemplare un «metodo», una modalità criminale e canagliesca in realtà ampiamente diffusa, al punto da segnare una delle fasi più cupe della storia del nostro paese.
18,00

Il disordine delle famiglie. Potere, ordine pubblico e controllo sociale

Il disordine delle famiglie. Potere, ordine pubblico e controllo sociale

Arlette Farge, Michel Foucault

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 320

Mariti violenti, mogli infedeli, figli dissipatori, apprendisti indisciplinati: sono i bersagli delle richieste di reclusione indirizzate al sovrano in Francia fino al XVIII secolo, a cui il re faceva seguire una 'lettre de cachet', un’ordinanza per imprigionare o esiliare i soggetti incriminati. La pratica delle 'lettres de cachet' fu poi abolita durante la Rivoluzione francese perché considerata simbolo dell’arbitrio del sovrano. I documenti che Michel Foucault e Arlette Farge scoprono negli Archivi della Bastiglia, qui raccolti in sezioni tematiche, raccontano tuttavia una storia diversa: là dove credevano di trovare l’implacabile collera del sovrano, il filosofo e la storica incontrano invece le passioni del basso popolo. Le 'lettres' si rivelano non lo strumento di un potere anonimo e oppressivo che si abbatte dall’alto sui sudditi, ma una pratica nelle mani del popolo, in grado di usare le tecnologie del potere per reprimere condotte che minano la tranquillità familiare e, di conseguenza, l’ordine sociale, innescando così un meccanismo in cui repressione privata e mantenimento dell’ordine pubblico si intrecciano efficacemente: un potere dunque ramificato, che circola a ogni livello della società. Pubblicati per la prima volta in italiano, questi documenti colpiscono per l’intensità dello stile, per una certa «bellezza patetica», come scrive Arlette Farge nella postfazione alla presente edizione: «Si trattava di persone, di corpi, di pensieri, di gridi messi a nudo, inviati “alla grandezza del sovrano”, nei quali degli “esseri miserabili” rappresentavano la propria vita davanti al potere». L’analisi di queste suppliche rappresenta una tappa importante nella costruzione foucaultiana della storia dei dispositivi di controllo, mostrando quanto le relazioni familiari siano a pieno titolo parte della «microfisica del potere».
28,00

Verso la piena sottoccupazione. Come cambia il lavoro in Italia

Verso la piena sottoccupazione. Come cambia il lavoro in Italia

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 304

«Dall’inizio del nuovo secolo, in Italia si è alimentata un’illusione: quella di essere diretti verso la piena occupazione. Si tratta, appunto, di un inganno. Se si analizzano i numeri, emergono una realtà diversa e una tendenza opposta: in questi anni si è assistito nel nostro paese a una rapida crescita non di un’occupazione dotata di stabilità e tutele, ma della sottoccupazione, con forme e tipi di lavoro frammentato e vulnerabile. Una sottoutilizzazione delle persone in ore, istruzione e competenze». I numeri del mercato del lavoro in Italia sembrano indicare una situazione rosea: crescita degli occupati, maggiore presenza delle donne, calo della disoccupazione. Non solo siamo in più a lavorare, ma lavoriamo sempre meno. È davvero questa la situazione? Qual è effettivamente il tipo di occupazione in crescita? E gli stipendi, i diritti? Dall’inizio del secolo nel nostro paese a crescere non è stata un’occupazione caratterizzata da stabilità e garanzie, ma la sottoccupazione, vale a dire un lavoro estremamente frammentato e vulnerabile, segnato da una sottoutilizzazione delle persone, considerando sia il tempo dedicato al lavoro sia la formazione e le competenze dei lavoratori. La sottoccupazione è la tendenza profonda e diffusa in Italia negli ultimi decenni, come emerge dal volume, che mette insieme competenze diverse e raccoglie numerose analisi sociologiche ed economiche oltre a documentazioni statistiche sui temi cruciali del lavoro, per restituire una fotografia più fedele possibile del nostro paese. In questo scenario, un peso non irrilevante ha una nuova concezione del lavoro: l’esperienza pandemica, oltre a sollecitare la diffusione dello smart working, ha stimolato una riflessione sul tempo dedicato alla cura di sé e dei propri affetti, sul tempo di vita libero dal lavoro. Eppure, nonostante il ridimensionamento, il lavoro continua a essere concepito come uno dei fattori fondamentali non solo della crescita economica, ma anche dello sviluppo sociale di un paese. Manca una discussione pubblica compiuta e a tutto tondo, latita un progetto politico di ampio respiro che si confronti con dati e studi completi e aggiornati: è a questo scopo che il presente volume tenta di dare il suo contributo. Dal lavoro precario al salario minimo, dall’occupazione femminile alla disoccupazione giovanile, dall’aumento dell’età lavorativa al rapporto tra vita e lavoro: una lettura approfondita del mondo lavorativo italiano e dei cambiamenti in atto, con un occhio puntato sul futuro.
32,00

La costruzione delle Alpi. Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017)

La costruzione delle Alpi. Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017)

Antonio De Rossi

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 650

Il grande affresco di Antonio De Rossi su La costruzione delle Alpi, iniziato con la pubblicazione del volume "Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914)", trova pieno compimento in questo secondo volume dedicato al modernismo alpino (1917-2017), qui pubblicato in una nuova edizione. L’opera rappresenta un inedito sguardo sull’universo delle Alpi, indagato nel suo emergere come autonomo soggetto di storia e inteso come l’insieme delle sue componenti materiali e simboliche, delle sue «trasformazioni» e delle sue «rappresentazioni». Lo spazio montano è analizzato a partire dai due fenomeni che ne hanno occupato la scena durante il Novecento: da un lato, l’esplosione del turismo, con i suoi processi di infrastrutturazione e urbanizzazione, con l’invenzione delle stazioni invernali e dell’architettura moderna alpina, con il consumo sciistico e automobilistico della montagna e la nuova idea di salute e di organizzazione del tempo libero; dall’altro, lo spopolamento, con la dissoluzione dei modi di vivere storici e l’abbandono delle aree vallive, e con il tentativo di determinare nuove funzioni e progettualità. Al centro della scena, nella fase ascendente, l’immagine e le pratiche di quello che l’autore definisce il modernismo alpino, con la creazione di una nuova e inedita civilizzazione d’alta quota, strettamente connessa alle città fordiste della pianura, che appare configurarsi come una declinazione specifica, a partire da un luogo estremo, dei topoi della modernità. Alla fine degli anni settanta del Novecento, il modernismo conoscerà la sua fase discendente, portatrice di una crisi profonda e di una radicale rimodulazione, con l’emergere di nuove sensibilità ambientali e di una diversa idea della montagna, che porrà al centro il tema della sua patrimonializzazione.
35,00

L'anello di Wagner. Musica e racconto nella tetralogia dei Nibelunghi

L'anello di Wagner. Musica e racconto nella tetralogia dei Nibelunghi

Giorgio Pestelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 288

«Wagner riscrive il mito in chiave moderna: pone al centro della vicenda la potenza del denaro e la lotta per il potere come antitesi alla libera volontà dell’uomo e alle leggi del cuore. Non celebra l’antica mitologia germanica, non restaura il mito, ma ne illustra la fine; non glorifica, smantella: fin dal principio c’è luce di crepuscolo, gli dei hanno fatto il loro tempo, L’anello del Nibelungo è la storia della loro fine». È l’opera della vita per Wagner. I quattro drammi che compongono L’anello del Nibelungo impegnano il compositore tedesco per quasi trent’anni (1848-76). Una lunga gestazione, durante la quale la riscrittura del mito germanico e la messa in musica si trasformano in un diario spirituale. Wagner intraprende questa impresa in uno dei momenti più inquieti della storia europea: «Il suo temperamento – scrive Giorgio Pestelli – era di quelli che creano meglio sotto la pressione degli eventi, se non degli affanni. Ma che Wagner abbia avuto la costanza di completare il monumento dopo tanti anni, fra ostacoli di ogni sorta, malattie, dubbi, crisi, inimicizie, tracolli finanziari, è uno spettacolo di forza e determinazione che ancora lascia meravigliati». Uno degli «ostacoli» è la scrittura del Tristano e Isotta (a cui questa nuova edizione dedica un capitolo specifico): un’«urgenza» personale, che induce Wagner a sospendere per dodici anni il lavoro sull’Anello. I fermenti rivoluzionari dell’epoca ispirano l’allontanamento dalla realtà al mito: così Wagner può osservare l’uomo in assoluto, affrancato dalla storia, penetrandone le passioni, prima fra tutte quella per l’«oro», il potere, che conduce solo a morte e rovina. È proprio dalla fine, dalla caduta degli dei che Wagner aveva iniziato il racconto. Presto però si rende conto che l’argomento che ha sottomano, la morte dell’eroe, per essere compreso appieno ha bisogno dell’antefatto. Da qui prende avvio una lievitazione della materia fino alle origini della vicenda: nasce così L’oro del Reno, e via via le altre opere dell’Anello. In questo andare a ritroso nella composizione Wagner inventa una dimensione del tempo narrativo che dal passato fluisce nel presente e viceversa, esercitando un influsso incalcolabile sulla narrativa di fine secolo. Ma in questo cammino a ritroso il grande impianto che aveva ideato, nemico al divino e celebrativo della libertà dell’uomo e delle leggi del cuore, entra in crisi: le inquietudini di Wotan, il padre degli dei, la sua lacerazione interiore sono il segnale più evidente che qualcosa si è rotto nelle certezze dell’esistenza. È vero, L’anello esprime al massimo grado la concezione wagneriana di «dramma musicale», simbiosi assoluta tra testo e musica, in cui tutto si tiene, tutto è necessario; anche i dialoghi e i monologhi sono cruciali; e nel volume, in cui Pestelli segue passo passo narrazione e sviluppo musicale, anche quei dialoghi e monologhi vengono aperti e spiegati, svelando un meccanismo teatrale dalla logica serrata. Qua e là, tuttavia, nel grandioso edificio dell’Anello, si scorgono crepe, fratture, cose non rifinite, dovute soprattutto a quella creatività impaziente di perfezioni formali con cui Wagner getta un ponte fra tardo romanticismo e decadentismo.
20,00

Connessi a morte. Guerra, media e democrazia nella società della cybersecurity

Connessi a morte. Guerra, media e democrazia nella società della cybersecurity

Michele Mezza

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 128

Dalle esplosioni dei cercapersone degli Hezbollah all’azione dei chatbot che ha sostenuto la campagna presidenziale di Donald Trump e di Elon Musk. Tutto è cybersecurity. La connettività diventa logistica militare. Come l’11 settembre 2001, anche il 17 settembre 2024 è un giorno cruciale nella storia della guerra. Quel giorno, con le migliaia di esplosioni nelle tasche degli Hezbollah, sono state archiviate visioni geopolitiche, credenze militari e culture sociali. A New York fu un uso sorprendente di abilità e sorpresa a rendere vulnerabile il sistema del trasporto aereo, che da allora è diventato un settore a massima sorveglianza. Oggi sono i saperi tecnologici con le ormai irrinunciabili abitudini connettive a permettere all’intelligence militare di trasformare il vitale sistema della comunicazione globale in un’arma propria. L’irruzione dell’intelligenza artificiale, con la potenza di calcolo che classifica ogni singolo nemico, permette un inventario delle vittime prima di colpirle. Siamo alla guerra aumentata. Più aumenta l’intensità, più si decentra la deterrenza. L’individuazione prima e poi il cecchinaggio a distanza del network di una delle organizzazioni più inafferrabili e coperte, come quella degli Hezbollah, mediante una lunga azione di depistaggio e infiltrazione nel cuore del nemico, conclusa con una micidiale gestione della tracciabilità e raggiungibilità di ognuna di quelle migliaia di combattenti grazie a quei dispositivi che sembravano sicuri, hanno reso ogni apparato mobile, connesso alla rete, un bersaglio. Gli obiettivi prioritari sono ora moltitudini di individui, localizzati nominativamente, e colpiti nei luoghi più intimi, con precisione chirurgica. Una tecnica che i militari hanno mutuato dalle ordinarie risorse della rete, ed è dunque decentrata a chiunque. La mobile war trasforma così il web in un poligono di tiro permanente, dove ognuno può essere cecchino o vittima. Confondendo guerra e pace in un’unica uniforme cospirazione.
15,00

Viaggio nell'arte delle stelle. Dalle grotte di Lascaux alla Space Art

Viaggio nell'arte delle stelle. Dalle grotte di Lascaux alla Space Art

Giorgio Agnisola

Libro: Libro rilegato

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 256

Il cielo notturno è uno spazio fisico e un luogo metafisico, e gli artisti lo sanno bene. Anche se oggi sembra affievolita quella trepidante percezione di infinito che in una notte di stelle il cielo restituisce alla nostra sensibilità e alla nostra coscienza, lo sguardo al cielo è ciò che dagli albori ci ha caratterizzato come esseri umani, e rimane un tratto distintivo della nostra specie. In questo prezioso volume Giorgio Agnisola racconta il rapporto tra l’uomo e le stelle attraverso opere e luoghi d’arte, dalla preistoria ai nostri giorni: dai dipinti parietali delle grotte di Lascaux alle immagini della dea egizia Nut, dalle volte celesti nelle cupole delle chiese ai grandi zodiaci dipinti dell’età rinascimentale, dai quadri romantici del primo Ottocento ai cieli stellati di van Gogh, dai paesaggi cosmici di Kiefer alle installazioni «stellari» dell’arte elettronica e all’Art Space degli ultimi decenni. Le tappe di questo viaggio nell’arte delle stelle sono scandite da un ricco apparato iconografico che mostra come, nel corso dei secoli, per l’uomo sia mutata l’immagine delle stelle, riflettendo i cambiamenti nelle credenze, nelle conoscenze scientifiche e nella sensibilità artistica. Il ricorso all’arte come spazio di questo viaggio tra visibile e invisibile traccia così un cammino nella bellezza e nell’interiorità, un’affascinante avventura dell’anima tra astronomia e astrologia, filosofia e teologia. Questo libro è un invito a guardare il cielo stellato e a rileggerlo nelle testimonianze dell’arte: se, come la scienza ci ha rivelato, siamo della stessa natura di quei punti luminosi che da millenni sono un imprescindibile riferimento per la nostra vita, allora forse proprio lassù, nei mondi stellari, si trova la risposta ai nostri più profondi desideri.
33,00

Natale al femminile. Racconti sotto l'albero

Natale al femminile. Racconti sotto l'albero

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 192

Una melodia natalizia familiare, rassicurante, dentro la quale si insinua gradualmente un’aria dissonante, trasformando la musica in qualcosa di più complesso, dinamico, plurale. Questa immagine di Ali Smith racchiude il senso del volume che avete tra le mani, nel quale il momento più stereotipato dell’anno viene guardato con il prisma dello sguardo delle donne. Qui per la prima volta si trovano raccolte le più belle storie di Natale scritte dalle autrici inglesi e americane che, dalla fine dell’Ottocento a oggi, si sono confrontate con la tradizione delle Christmas stories. Pagine poco conosciute, in alcuni casi mai tradotte, scritte da grandi autrici: diciotto storie che non hanno nulla da invidiare a quelle di Dickens e che fanno da controcanto al canone delle feste, offrendone una visione inedita. Se nei primi testi, con l’autrice di "Piccole donne" e quella di "Anna dai capelli rossi", siamo ancora pienamente immersi nell’atmosfera natalizia più classica, con strade innevate, camini scoppiettanti e buoni sentimenti, entrando nel Novecento la melodia comincia a distorcersi. Ci pensa Dorothy Parker, già nel 1916, a prendersela con le storie di Natale, sempre uguali ogni anno che passa (eppure irresistibili per il pubblico), ma dietro l’ironia della scrittrice americana si intravede una realtà più stratificata. Troviamo così racconti che lasciano emergere le conflittualità sociali ed etniche, come in Willa Cather o Eudora Welty, o i drammi della storia, come in Elizabeth von Arnim o Daphne du Maurier. Storie di profughi, di povertà, di solitudini urbane, di famiglie che esplodono e di altre che per la prima volta si riconoscono. Il Natale diventa il catalizzatore delle tensioni e dei cambiamenti della società, ma anche il momento in cui affiorano le inquietudini, le ipocrisie, i desideri, le frustrazioni e le speranze di chi, volente o nolente, si trova ogni anno a celebrare questa festa. Tra sorprese, doni misteriosi, liti furibonde, piccole speranze e grandi fallimenti si arriva ai racconti scritti nel nuovo millennio, i più disincantati e dissacranti. Testi sempre più ironici e controversi, che sembrano far allontanare il lieto fine… Dove porterà, la nuova melodia? Sarà ancora un canto di Natale?
18,00

Le sinfonie di Brahms. Un cammino oltre la classicità

Le sinfonie di Brahms. Un cammino oltre la classicità

Giorgio Pestelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 224

Le quattro Sinfonie di Johannes Brahms, fra le opere più eseguite del repertorio sinfonico mondiale, hanno alle spalle una storia molto particolare, segnata da un rapporto non semplice con il grande modello di Beethoven, su cui Giorgio Pestelli si sofferma, prima di procedere nell’analisi delle opere. Brahms si accosta al genere con circospezione: i primi tentativi non gli riescono, quindi si ritrae, esplora la musica da camera nelle sue varie combinazioni, si confida con lo strumento prediletto, il pianoforte, afferma che mai scriverà sinfonie, che dopo Beethoven la cosa non è più possibile. Passano gli anni, e mentre Brahms prosegue per la sua strada, la sinfonia è diventata un genere talmente maturo da avvicinarsi al tramonto; e lui ci torna sopra a quarant’anni suonati, quando ha già raggiunto la celebrità: sembra quasi che si rivolga alla sinfonia per un dovere obbligante, per una responsabilità dovuta al suo nome già illustre. Eppure Brahms riesce a tagliare il nodo che lo lega a Beethoven e a creare qualcosa di unico: accogliendo i fermenti e le inquietudini di un tempo che ormai porta i segni della crisi, ma lavorando dall’interno, restando dentro la forma «storica», la rinnova; rifiuta il mondo moderno nella finta salute della sua opulenza, nelle sinfonie rigonfie e interminabili, nella circolazione dei luoghi comuni: di fronte a una società sempre più credula e vociferante, l’artefice si ritira nel cerchio della propria perfezione.Con l’ultima sinfonia è chiara la sensazione di un percorso creativo concluso; il sogno giovanile di scrivere una sinfonia drammatica come Beethoven non si era realizzato quando forse l’avrebbe voluto di più; e lui si era portato dentro l’idea della sinfonia come una bella addormentata, che si sarebbe risvegliata, dopo faticose esperienze, nelle quattro Sinfonie del decennio 1876-85. Nel frattempo quelle Sinfonie, più romanzesche che drammatiche, non avevano più molto di beethoveniano: troppe cose si erano interposte in una sensibilità corazzata di storia e di rigore, ma in realtà piena di tensioni verso le novità spirituali e aperta ai più impercettibili mutamenti dell’animo.
19,00

L'alba dell'antimafia. Palermo, «L'Ora» e le prime inchieste sull'«onorata società»

L'alba dell'antimafia. Palermo, «L'Ora» e le prime inchieste sull'«onorata società»

Ciro Dovizio

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 288

«L’Ora», lo storico quotidiano della sera di Palermo, fondato a inizio Novecento dai Florio, visse per una ventina d’anni un periodo di straordinaria vitalità, sotto la direzione di Vittorio Nisticò (1954-75). Acquisito dal Pci per farne un quotidiano regionalista, di sinistra ma non di partito, in cui il dialogo fosse aperto e sgombro da dogmatismi, divenne con Nisticò un luogo di discussione autonomo e vivace, con una redazione culturalmente e politicamente composita. È sul racconto di questa fase – finora mai indagata in sede storiografica, e qui analizzata grazie a una ricca documentazione inedita – che si concentra il volume, e su un aspetto cruciale: quello delle battaglie intraprese dal giornale contro la mafia, che resero la testata nota in Italia e nel mondo. Non si può parlare ancora di «antimafia», ma del preludio di una nuova era, di un’«alba» dell’antimafia. Allora infatti cominciò ad affacciarsi l’idea di una possibile alleanza tra pezzi di istituzioni e di opinione pubblica, e proprio grazie alle iniziative del giornale: il suo sostegno alle indagini della Commissione antimafia e degli investigatori contribuì a preparare l’avvento di una cultura dell’antimafia, segnando un punto di svolta fondamentale. La storia dell’«Ora» non può tuttavia essere ridotta al suo discorso su e contro la mafia. Il giornale, specie durante l’«era Nisticò», va ricordato per la qualità dei contributi (inchieste, commenti, tavole rotonde, interviste, documenti); per il livello dei cronisti e degli intellettuali ingaggiati; per il grande impegno investigativo (condotto sul campo consultando testimoni, forze dell’ordine e magistrati, politici, informatori e documenti di ogni genere); per il tesoro umano e professionale consegnato alla stampa (si formarono in questa fase futuri esponenti di punta di grandi giornali). Quella dell’«Ora» fu insomma una vera e propria epopea nella storia del giornalismo italiano, e non solo. Prefazione di Salvatore Lupo.
28,00

Da capogiro. Le 20 torri più bizzarre della storia

Da capogiro. Le 20 torri più bizzarre della storia

Aude Le Pichon, Arnaud Nebache

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2024

pagine: 56

Cosa sono questi giganti che svettano nelle nostre città? Fari? Orologi? Antenne? Grattacieli? Fin dall’antichità l’essere umano si è servito del proprio ingegno e delle conquiste della tecnica per costruire edifici ogni volta più spettacolari, spingendosi sempre più in alto, oltre le nuvole: dal Faro di Alessandria alla Torre di Pisa, dal Big Ben alla Tour Eiffel, dall’Empire State Building alla Torre Hadid. Preparatevi a partire alla scoperta di aneddoti e curiosità sulle torri più bizzarre della storia. Allacciate le cinture, sarà un viaggio da capogiro! Età di lettura: da 6 anni.
24,00

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