Il Saggiatore
Fluo
Isabella Santacroce
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 176
Starlet ha diciassette anni, i capelli viola e vive a Riccione. È un’estate degli anni novanta «veloce e immortale», e lei e i suoi amici si aggirano per viale Ceccarini esibendo bizzarre acconciature, ciglia metallizzate e scarpe Buffalo con la para altissima, davanti allo sguardo scandalizzato delle famiglie in vacanza. Starlet, Nina, Moni e Edie abitano in una specie di futuro marzianeggiante e policromatico, un Cabaret Voltaire a cielo aperto parecchio distante dal piattume attuale: un futuro che non sarebbe mai arrivato – e che, come questo libro ormai mitologico racconta, sembra aver raggiunto in quegli anni l’apice della propria espressività. Quando arriva Laura, una modella milanese, Starlet si trasferisce nel suo appartamento, dove fa la conoscenza di tutta una congrega di personaggi estrosi, giovani famelici di divertimento e qualche «older» di troppo. Due universi paralleli si fronteggiano: quello dei vacanzieri in spiaggia, e quello di chi ogni notte balla sotto la piramide del Cocoricò e vuole farsi scorrere addosso la giovinezza prima che «ogni giorno entri per sempre nella sua pancia». Anticipando ogni protagonismo da social, l’esordio di Isabella Santacroce ci ha mostrato quel grande show che tutti gli adepti delle subculture hanno realizzato dal vivo, per strada – e di cui oggi si sente più che mai la mancanza. Scritto «su una Olivetti di mio padre di cui funzionavano solo le lettere maiuscole», Fluo ha il dono della «primavoltità», come la chiamava Bazlen. Innovativo e brutale, notturno eppure sfolgorante di luce sin dal titolo, Fluo è il libro che ha rivelato il talento e l’unicità di Isabella Santacroce. Il primo capitolo di una trilogia «dell’incoscienza» cui fanno seguito Destroy e Luminal.
Simone de Beauvoir interroga Jean-Paul Sartre sul femminismo
Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sartre
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 50
Nel 1975, mentre sono ormai all’apice della loro fama e della loro influenza sul panorama culturale europeo, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre decidono di riflettere, questa volta insieme e pubblicamente, sulla condizione della donna e sul femminismo. Il risultato è un breve dialogo tanto intimo quanto sincero, nel quale emergono nitide le posizioni di entrambi, le convinzioni comuni e soprattutto le loro divergenze. Se da un lato Sartre, incalzato da domande mirate, ripercorre la progressiva presa di coscienza del proprio «maschilismo» e gli sforzi fatti per l’acquisizione di un atteggiamento nuovo e più rispettoso dell’autonomia femminile, dall’altro de Beauvoir, oltre a raccontare il proprio percorso di emancipazione, individua con lucidità le sfide che le donne devono ancora affrontare nella lotta per l’affermazione dei propri diritti. Domanda dopo domanda, quella tra i due partner si trasforma così in una discussione serrata in cui si mescolano il piano personale e quello filosofico, i ricordi privati e le convinzioni intellettuali, senza censure o tabù. A mezzo secolo di distanza, "Simone de Beauvoir interroga Jean-Paul Sartre sul femminismo" continua a rappresentare un’opera unica tra le loro pubblicazioni: il tentativo di affrontare i temi legati alla condizione femminile e al patriarcato attraverso il confronto, anziché in una meditazione solitaria. Una testimonianza intellettuale di come certe verità siano raggiungibili solo nell’incontro, solo sedendosi uno di fronte all’altro con la mente aperta.
Luminal
Isabella Santacroce
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 160
Questa è la storia di Demon e Davi, diciottenni celestiali e perverse che vivono al contrario. Dormono di giorno e si svegliano di notte, come pipistrelli; lavorano in un night club di Zurigo e assumono il Luminal, potente e leggendario barbiturico con il quale, si dice, sia morta Marilyn Monroe. Sui loro corpi esili ed eterei, che pattinano flessuosamente per le strade gelate, c’è sempre la luna, «così appesa sopra un concerto di David Bowie», centro ipnotico e madre che le ha partorite lasciandole cadere dall’alto. Intorno a loro si muove uno stuolo di viziose creature, o forse un branco di «angeli maldestri». Denise e Paula, ma soprattutto Desdemona, entraîneuse dispotica che prima tenta di manipolarle e poi le costringe a scappare in autostop da una capitale all’altra dell’Europa – in un viaggio al termine reale della notte, in attesa di un’alba di morte che richiama i ventidue suicidi celebri cui il romanzo è dedicato. Quasi non c’è punteggiatura in questa fiaba oscura dell’anima, di cui il lettore subisce l’incantesimo e il clima gotico; e non c’è, come norma di scrittura, che una ritmica speciale da accogliere come una preghiera mariana, o come una canzone metal, da leggere senza chiedersi niente e dimenticandosi tutto. In questo congedo dal mondo della luce verso la rarefazione dell’immagine e della parola, Luminal supera la prova del tempo, ma soprattutto quella di uno spazio – letterario – che dal racconto iperplastico di una realtà violenta e ipermercificata sconfina nel sacro, nel tremendo. Culmine del buio-omega e manifesto di indipendenza artistica da qualunque modello, questo romanzo è il più spietato della trilogia «dell’incoscienza», di cui fanno parte Fluo e Destroy. Ma è proprio dal racconto delle esperienze più spaventose che emerge, senza freni né regole, il canto spiegato dell’anima. Se ne esce storditi, con la sensazione di aver visto «oltre».
Gli anni del Piccolo 1998-2015
Luca Ronconi
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 544
Tra il 1998 e il 2015, anno della sua scomparsa, la collaborazione tra Luca Ronconi e il Piccolo Teatro di Milano ha dato vita ad alcuni degli spettacoli più geniali e innovativi del teatro europeo contemporaneo. Questo libro raccoglie una serie di interviste in cui il regista approfondisce le oltre trenta opere dirette in quel periodo, rivelando i segreti di bottega e le riflessioni dietro al suo lavoro. Da La vita è sogno di Calderón de la Barca a Lehman Trilogy di Stefano Massini, passando per sperimentazioni su testi non nati per il palcoscenico come Lolita di Nabokov o Infinities, Ronconi in queste pagine si trova così ad approfondire i temi della sua ricerca artistica: la metamorfosi dell’identità; la relazione tra vita, sogno e messinscena; il necessario dialogo con i classici. Ne emerge il ritratto di un artista che ha saputo reinventare il rapporto tra testo e rappresentazione, facendo del teatro uno strumento per leggere e reinterpretare il mondo; ma anche di un insegnante attento, capace di spingere i suoi allievi a trovare sempre una propria voce e a dare forma alle intuizioni più nascoste. Arricchito dai contributi inediti di Sergio Escobar, Roberta Carlotto, Giovanni Agosti e Claudio Longhi, Gli anni del Piccolo è la testimonianza artistica di una ricchissima stagione creativa di Luca Ronconi: un’opera che ci conduce nel laboratorio di un grande innovatore, che ci ha lasciato un nuovo modo di guardare ai testi, agli spazi e alle infinite possibilità della scena.
Storia rapida della velocità
Jeffrey Schnapp
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 280
In "Storia rapida della velocità" Jeffrey Schnapp attraversa millenni, culture e tecnologie per raccontare la relazione profonda tra velocità e civiltà. Non si tratta di una semplice storia della tecnica o dei trasporti, ma di un viaggio affascinante nell’immaginario e nella sensibilità dell’uomo moderno, sempre in bilico tra desiderio di trascendenza e limiti del corpo. Dallo spartano Lada, che correva così veloce da sembrare sospeso nell’aria, alla ruota cosmica che avvolge Dante nel Paradiso; dalla carrozza postale di Thomas de Quincey alle macchine da corsa futuriste di Filippo Tommaso Marinetti; dal treno dipinto da William Turner, fino ai microchip della Nvidia: ogni forma di accelerazione racconta una metamorfosi. E ogni trasformazione porta con sé una promessa – superare l’umano – ma anche un rischio: quello di smarrirsi in un mondo che corre troppo in fretta. Con intelligenza e ironia, Schnapp ricostruisce un’antropologia della velocità fatta di corpi, macchine, estasi, schianti. Un libro che ci invita a interrogarci su ciò che stiamo diventando. Perché nella nostra corsa verso il futuro, la velocità non è solo un mezzo: è la misura stessa di ciò che chiamiamo progresso, potere, esistenza.
Dittico. «Zorro» e «Wonder Woman»: due drammaturgie per la scena
Antonio Latella, Federico Bellini
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 160
Composto dai testi «gemelli» Zorro e Wonder Woman, "Dittico" racconta le contraddizioni, le disuguaglianze e le battaglie del nostro tempo. In queste pagine Antonio Latella e Federico Bellini riflettono attraverso il teatro sulla violenza, la giustizia e il potere, mostrando ancora una volta quanto da sempre e per sempre sia «sventurata la terra che ha bisogno di eroi». In Zorro, quattro personaggi – un povero, un poliziotto, un muto e un cavallo – si incontrano in una zona di nessuno, scoprendosi sospesi senza poter fare altro che discutere dei loro e dei nostri problemi, ragionando sul concetto di povertà; un tema che inevitabilmente ci riguarda, anche quando proviamo a esorcizzarlo con l’azione scenica. Ecco allora che, confrontandosi, la comune delusione del mito del progresso unisce le vite apparentemente inconciliabili dei quattro, facendo loro scoprire di essere... più simili di quanto credessero. La storia narrata in Wonder Woman si ispira invece a un caso giudiziario, avvenuto in Italia nel 2015, lo stupro di gruppo subito da una ragazza peruviana. Quattro donne si fanno portavoce della sua storia, raccontando, in una forma narrativa distante da quella documentaristica, la sua battaglia per riconquistare la dignità in un sistema sociale che pare respingerla. In questa sorta di opera bipartita, Latella e Bellini abbattono i confini tra immaginario e realtà, mescolando finzione e cronaca per esplorare i nostri contrasti e la vacuità delle nostre autoassoluzioni. Recuperando in chiave contemporanea il mito del supereroe, "Dittico" ci interroga con forza e nel profondo, mostrandoci una possibile forma di resistenza: perché ogni maschera è solo un velo di carta di fronte a chi indossa la verità. Prefazione di Claudio Longhi.
Finché la vittima non sarà nostra
Dimitris Lyacos
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 272
Finché la vittima non sarà nostra è un’immersione nei più oscuri recessi dell’animo umano: il racconto di un mondo al confine del mondo, in cui ogni atto vitale è un atto di sopraffazione e in cui ogni confine tra vittima e carnefice si dissolve in una lotta primordiale. Protagonista di quest’opera è una città in cui la ferocia è l’unica legge. Al suo interno, utilizzando le voci di diversi personaggi, Lyacos segue le forme mutevoli della violenza nella sua progressione e trasformazione – dal cannibalismo all’omicidio religioso, dalla guerra all’esilio, dalla tortura alla macellazione, dal carcere al lavoro forzato. Da individuo a individuo la violenza si espande, cambia, si adatta alle sue vittime, passando dal dominio sul corpo a quello sulla mente; fino a quando non infligge nemmeno più il dolore ma anzi lo allevia. Trasformatasi in «medicina», è allora che diventa ancora più pericolosa, è allora che si apre alle rivelazioni ultime. Dimitris Lyacos racconta la civiltà occidentale come un luogo in cui il senso dell’esistenza è misurato solo dalla brutalità e in cui è il sangue sparso a definire lo spazio in cui ogni individuo si muove. Una riflessione narrativa e poetica sulla violenza e sugli abissi che essa spalanca. Su quella parte di vita che continua a risuonare all’interno dell’assordante crudeltà.
Il digiuno. Storia, scienza e filosofia del fare a meno
John Oakes
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 400
Nella primavera dei suoi sessant’anni, John Oakes ha deciso di fermarsi. In un mondo frenetico e dominato dall’imperativo del consumo, in un’epoca segnata da crisi globali e incertezze, ha scelto di sottrarre invece che aggiungere: per sette giorni ha smesso di mangiare. "Il digiuno" è il racconto di questi giorni di privazione volontaria di cibo, e assieme l'esplorazione di una pratica ancestrale e eterna che non ha mai smesso di affascinare le coscienze umane. Che cosa accade quando scegliamo di non mangiare? Quando decidiamo di interrompere il ritmo quotidiano fatto di alimenti, sapori e rituali per affrontare il vuoto? Per Oakes il digiuno rappresenta una rottura in primo luogo culturale: la routine quotidiana è infatti scandita dai pasti e nutrirsi è in un certo modo quasi una norma, tanto che un atto semplice come l’astensione dal cibo può trasformarsi, per esempio nei casi di Gandhi o Bobby Sands, in una potente forma non violenta di dissenso. Negli ultimi anni il digiuno ha guadagnato popolarità anche per altre ragioni: dalla perdita di peso alla disintossicazione dalle scorie lasciate da alcol, droghe e zuccheri, fino a una migliore conoscenza di sé; ma da tempo immemore è soprattutto uno strumento di purificazione e ascesi religiosa, praticato in confessioni anche molto diverse fra loro – dal cattolicesimo al buddhismo – e quasi universalmente sul pianeta. Più che una semplice rinuncia al cibo, in questo libro il digiuno diventa un mezzo di crescita personale che, se praticato in modo informato e limitato nel tempo, può allontanarci dai modelli di vita consumistici e permetterci di ripensare il nostro posto nel mondo.
Diario per John
Joan Didion
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 248
Nel novembre 1999, Joan Didion iniziò a frequentare uno psichiatra perché l’aiutasse in quelli che lei stessa definì in una lettera a un’amica «anni difficili». Questo libro restituisce il diario che compose in quel periodo per suo marito, lo scrittore John Gregory Dunne. Per diversi mesi, in modo meticoloso e dettagliato, Didion riportò su carta le conversazioni con il dottor MacKinnon, rivelando lati di sé inediti e mostrandosi mentre affrontava aspetti dolorosi della sua vita come la depressione, l’ansia, il senso di colpa e la lacerante complessità del rapporto con la figlia Quintana. Incontro dopo incontro, foglio dopo foglio, possiamo osservare Didion mentre si confronta con i problemi del suo lavoro, le difficoltà dell’infanzia e le incomprensioni con i suoi genitori, la sua tendenza precoce ad anticipare le catastrofi, e più in generale mentre tira le somme della propria vita, chiedendosi «a cosa era valso vivere, quale eredità si lasciava». Diario per John rivela, al pari delle altre opere di Joan Didion, l’incredibile intelligenza, precisione ed eleganza di cui è fatta la sua scrittura. Questo resoconto, intimo e personale come nessun’altra sua opera, ci offre l’opportunità di ascoltare ancora una volta la sua voce che si staglia coraggiosa e nitida, anche all’interno di un viaggio doloroso e straziante.
Il senso dimenticato. Breve storia del tatto
Pablo Maurette
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 214
Il senso dimenticato è una storia culturale del tatto, il senso che ha plasmato l’arte, la filosofia e la letteratura. Un viaggio curioso e sorprendente nelle nostre radici per capire come non solo di sguardi, di suoni, di odori e sapori sia fatto il nostro immaginario, ma soprattutto di ciò che è riuscito a sfiorare la nostra superficie fino a toccarci nel profondo. Definire che cosa sia il tatto è allo stesso tempo immediato e sfuggente. Già Aristotele si era chiesto se fosse un senso solo o molti, essendo diffuso in tutto il corpo. Fu Lucrezio, tuttavia, nel De rerum natura, a sostenere che il tactus governa la natura, tanto che gli altri sensi possono essere considerati come sue varianti. Da qui comincia l’esplorazione di Pablo Maurette dei molti significati che scrittori, artisti, poeti, intellettuali e persone comuni hanno dato al tatto e di ciò che hanno capito attraverso di esso: dall’Iliade, che sin dalla sua metrica sottolinea il legame tra la mano e la parola, a Moby Dick, con i tanti passaggi dedicati proprio alle sensazioni fisiche; dal lingchi della tradizione cinese – la pena capitale che annientava la persona trasformandola in un ammasso informe di carne –, a malattie come la sifilide o la peste, in cui si è rivelato cruciale il rapporto tra contatto e contagio; fino alle tante pagine scritte sul bacio, massima espressione del tatto e soglia tra il materiale e lo spirituale. Il senso dimenticato è un’opera che ci fa riconsiderare l’essenza umana come qualcosa che non sta dentro di noi, ma sull’epidermide. Il tatto, in fondo, è l’unico senso che ci permette di conoscere insieme il mondo e la nostra individualità: perché toccare è anche essere toccati, e sentire qualcosa è sempre anche sentire noi stessi.
Altavìa
Sergio Peter
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 440
Altavìa esplora il misterioso legame tra l’uomo e la natura selvaggia, tra il familiare e l’ignoto. Al centro del romanzo ci sono tre amici che, spinti dall’enigmatico Guido Caviezel, si avventurano tra le Alpi alla ricerca di qualcosa che è molto di più di un rifugio fisico: un incontro con l’essenza della vita stessa. I lupi, silenziosi e sfuggenti, diventano il simbolo di questa ricerca, presenza costante e inquietante che accompagna il viaggio di Filo, visionario gigante buono, del Bosceta, giovane mistico amante del jazz, e di Sergio, superstite di un passato oscuro. Tra sentieri immersi nella nebbia e bivacchi sperduti, il romanzo segue una comunità di figure – Silva e Clara, Daniela, Alfredo e Santiago – che si confronta con la vastità e l’indifferenza della montagna. I lupi appaiono come custodi del paesaggio, portatori di un ordine primordiale e di una libertà che i protagonisti cercano di comprendere, ma che non potranno mai possedere fino in fondo. Le pagine di Sergio Peter ci conducono lungo un sentiero che scava nelle profondità del rapporto tra noi e il creato, componendo un romanzo sulla forza attrattiva del selvatico, sulla paura e il fascino che i lupi rievocano e sul bisogno universale di trovare una connessione autentica con il mondo. Attraverso il loro sguardo, siamo invitati a riflettere su che cosa vuol dire davvero vivere in armonia con ciò che ci circonda.
Il falco pellegrino
John Alec Baker
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 256
Nel cielo sopra la campagna dell’Essex, nell’Inghilterra orientale, oltre i rami di querce e olmi, in alcune stagioni dell’anno si possono osservare dei puntini scendere come frecce dalle nubi per poi risalire, disegnare eleganti cerchi, scomparire e riapparire: sono i falchi pellegrini, gli uccelli più magnifici della zona. A inizio anni sessanta, se si fosse abbassato lo sguardo, si sarebbe però potuto notare un’altra sagoma altrettanto riconoscibile: quella di un uomo sulla trentina – capelli biondi, occhiali dalle lenti spesse – che, steso a terra o in piedi, con un paio di binocoli al collo prendeva appunti furiosamente. Quell’uomo si chiamava J.A. Baker e lo studio di quei puntini nel cielo è stata l’ossessione e il capolavoro della sua vita. Pubblicato per la prima volta nel 1967, "Il falco pellegrino" è un classico contemporaneo, che unisce uno stile letterario di rara intensità alla meticolosità del naturalista. Baker ha annotato per anni tutto ciò che riusciva a vedere, a capire e a esaminare dei pellegrini in lunghe sessioni di birdwatching, immergendosi nelle loro vite come fossero la sua: mentre analizza con perizia le azioni quotidiane degli uccelli – la caccia, le prede e i momenti di riposo – la sua scrittura ci conduce in un viaggio fuori da noi stessi, dove la distanza tra soggetto e oggetto sembra annullarsi e l’osservazione del falco diventa una via per esplorare la complessità della natura, il confine sottile tra vita e morte, tra istinto e coscienza. Ma, sembra dirci "Il falco pellegrino", più stretta si fa la sovrapposizione, più si rivela in realtà la distanza tra uomo e rapace, tra chi uccide per sopravvivere e chi per crudeltà o noncuranza. È in questa consapevolezza che ci fa sprofondare l’opera unica e a suo modo inimitabile di J.A. Baker: lo sguardo di chi osserva la bellezza del volo è lo stesso di chi può arrestarlo per sempre.