Maurizio Vetri Editore

Questo lavoro è un tentativo di esprimere il “non detto” di un sentire umano ingabbiato nei ritmi convulsi del mondo moderno. Il tutto è riconducibile ad un personale sforzo di chi scrive di inserire, all’interno del proprio percorso, una pennellata aggiuntiva al “dipinto invisibile” che ogni poeta tenta di completare ma del quale, in realtà, non è sempre in grado di riconoscere i contorni. Prefazione di Alberto Figliolia.

Questa è una storia che narra di un particolare sogno inseguito dall’uomo dal primo istante in cui il suo sguardo incrocia e si lega a quello di una donna. E’ una storia di sentimenti contrastanti e sottili sensazioni, di sanguinose violenze fisiche e psicologiche, di esistenze che si intrecciano e sfiorano le più intime dimensioni dell’anima. Il Fato si diverte a far incontrare e unire le vite di persone, ignare e sconosciute, senza limiti di tempo e di spazio. E’ il sogno dell’amore assoluto, dell’eterno ricercare e tentare di capire i disegni del destino e del desiderio ossessivo di ritrovare l’Altra Parte, quella Mancante. E’ un racconto percorso da sottili carezze della mente e del cuore; un bruciante grido di libertà.

Il tempo, nonostante tutto, non ha cancellato dalla mia mente il ricordo di quegli anni trascorsi in guerra; spesso riaffiorano con prepotenza dentro di me. Ho ancora davanti agli occhi le lunghe distese di neve, di un bianco intenso, interrotte da macchie scure lungo tutto il percorso: erano i nostri caduti. Mi sono chiesto quanti conoscenti, quanti amici fossero lì distesi, congelati, senza vita, senza poter dare loro una degna sepoltura o identificarli se non tramite le piastrine, quando riuscivamo a trovarle.

L’analisi dell’autore si concentra su un momento storico cruciale per le sorti della Sicilia, uno snodo critico decisivo tra il morente Regno borbonico e l’annessione al nuovo Regno sabaudo, molto conosciuto e indagato dalla storiografia nei suoi aspetti politici e istituzionali, molto meno in una prospettiva di storia economica e sociale focalizzata sui fenomeni locali ricca di materiali documentari. A parte le famose indagini di Jacini e Franchetti-Sonnino sulle condizioni del Sud d’Italia subito dopo la conclusione del processo di unificazione, l’autore ci fornisce molti dati quantitativi e del materiale statistico prezioso e meno conosciuto, proveniente da altre inchieste interne al territorio siciliano, da cui è possibile ricavare una ricostruzione variegata e a tratti contraddittoria, fatta di luci e ombre, sulle potenzialità e criticità di una situazione che avrebbe potuto decollare in senso positivo verso uno sviluppo sociale e una crescita economica a livelli “continentali” e sulla marcata incapacità del ceto politico nazionale di sfruttare appieno queste chances per inserire l’isola nella rete di rapporti commerciali internazionali.

Quegli abbietti esseri lavoravano da secoli per cercare di manipolare il destino degli abitanti della città delle tenebre. Il libero arbitrio di questi ultimi finiva per scontrarsi con la turpe volontà di costoro, alloggiati in una sorta di interregno, senza spazio e tempo; una sorta di ologramma oscuro teso a separare le loro amate tenebre dalla Luce. Penetrando e manipolando i codici lasciati incustoditi da Luc, erano riusciti a incatenare quel popolo inerme in una spirale di vite e di morti, all’insegna della sofferenza, della malattia e della divisione.

Questi racconti si muovono sul percorso accidentato del desiderio che non ha incontrato l’amore, o che lo ha incontrato in misura insufficiente, perdendosi nei dedali della violenza, della perversione, dell’autodistruzione. Esistenze lacerate e sofferenti che nella ripetizione continua di quelle condizioni originarie che le hanno generate, senza fine ricercano una seconda opportunità, una possibilità di riscatto. La possibilità che da questo dolore, da queste prove tremende, alla fine emerga l’amore.

"Sapeva che in tutta Parigi una sola persona avrebbe potuto leggergli in quel modo l’anima e restituirgliela a parole con un mezzo così scaltro e ingenuo. Ferveva per il desiderio di poter finalmente avvicinare e conoscere quello strano personaggio tanto chiacchierato e sempre sulla bocca di tutti. Sì, la paura e la voglia lo riconducevano immancabilmente alla stessa persona. Mai nessuno al mondo avrebbe saputo essere più ardita e coraggiosa di lei: Amandine Aurore Lucile Dupin, ovvero: quell’uomo di George Sand!"

Volevo indurli al buon senso, ai miti consigli. Li vedevo, affannati, affamati, sfiduciati, arsi dal sole di un deserto nel quale si muovevano zoppicando, strisciando, esausti per le fatiche di una traversata che sembrava non dover avere mai fine. Ne sentivo i pianti, le urla e i lamenti e, mosso a compassione da tale triste spettacolo, pensai che, dall’alto della mia canizie antica, avrei potuto mostrare loro una via. Non la via. Una via. La mia.

Prefazione di Federico Cinti