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Johan & Levi: Saggi d'arte

Cacciatori d'arte. I mercanti di ieri e di oggi

Cacciatori d'arte. I mercanti di ieri e di oggi

Yann Kerlau

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 250

Visionari, uomini d'affari, spericolati avventurieri con il pallino dell'arte e un'infatuazione infantile per il rischio. Stanare i van Gogh di domani è l'ossessione che da sempre spinge i mercanti più intrepidi a battere strade ignote rastrellando studi e scommettendo tutto su pittori incompresi o troppo in anticipo sui tempi. In anni recenti, tuttavia, la truffa dei falsi che ha mandato alla rovina una delle più rispettabili gallerie newyorkesi, Knoedler, ha messo allo scoperto il marcio di una professione che può presto degenerare in becera speculazione. Yann Kerlau narra la folgorante ascesa e le alterne vicende di alcuni fra i più celebri cacciatori di artisti dall'Ottocento ai giorni nostri: dal primo fervido sostenitore degli impressionisti, Théodore Duret, fautore di quel giapponismo cui Gauguin, van Gogh e Monet saranno tanto debitori, a Paul Durand-Ruel, che poco dopo spalanca ai "rifiutati" le porte del mercato americano; da un fuoriclasse nella tattica delle vendite come l'indolente Ambroise Vollard, allo scaltro Daniel-Henry Kahnweiler, divenuto il mercante di Picasso nonostante un esordio poco promettente, fino all'eccentrica Peggy Cuggenheim, l'ereditiera americana che con l'aiuto di consiglieri d'eccellenza scova gli artisti più all'avanguardia per la sua galleria newyorkese. Giunti ormai ai giorni nostri, è il turno di un pubblicitario consumato come Charles Saatchi, approdato all'olimpo dell'arte elevando l'artista a marchio di fabbrica...
25,00

L'arte non evolve. L'universo immobile di Gino De Dominicis

L'arte non evolve. L'universo immobile di Gino De Dominicis

Gabriele Guercio

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 128

Priva di radici accertabili, sganciata dalla sequenzialità di un prima e un dopo, l'opera d'arte abbatte le barriere del tempo e ci proietta in uno spazio estraneo al progresso. Che l'arte non evolva, cioè non proceda per via di un lineare sviluppo temporale ma sia invece capace di introdurre novità di cui non c'era sentore in precedenza, è la tesi di questo saggio sulla poetica dell'immortalità in Gino De Dominicis. Un'indagine su un enigma - quello della creazione ex nihilo - e una meditazione sull'origine di tutte le cose. Guercio prende le mosse dal lavoro più emblematico e controverso dell'artista, la Seconda soluzione d'immortalità (l'universo è immobile), esposto nel 1972 alla Biennale di Venezia in una sala che è la summa delle riflessioni di De Dominicis e che viene subito chiusa al pubblico per lo scalpore che desta. Motivo dello scandalo è la presenza di un giovane veneziano affetto dalla sindrome di Down. Posto davanti a tre oggetti sul pavimento - una pietra, una palla di gomma e il perimetro di un quadrato bianco - Paolo Rosa non rappresenta una mera provocazione come pensano i più reazionari (di destra e di sinistra), ma è il fulcro attorno al quale si dispongono gli altri elementi, la chiave di tutto l'insieme. Grazie alle molteplici dinamiche che questa figura innesca, l'artista conferisce all'opera una facoltà senza precedenti: aprire una breccia nell'eternità...
15,00

I primitivi traditi. L'arte dei «selvaggi» e la presunzione occidentale

I primitivi traditi. L'arte dei «selvaggi» e la presunzione occidentale

Sally Price

Libro: Libro in brossura

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 160

Di che cosa parliamo quando parliamo di "arte primitiva"? Quali parametri usiamo per definire e valutare manufatti che, un po' come gli africani durante la tratta degli schiavi, sono stati catturati, strappati via dal loro tessuto socio-culturale di origine, trapiantati in terre ignote e riproposti in nuovi contesti per soddisfare le esigenze economiche, ideologiche e culturali di un'elite colta? Sally Price attinge a una varietà di fonti - la pubblicità della moda e i film, l'antropologia e i fumetti - per guidarci in un'indagine attorno all'arte tribale e ai malintesi che la accompagnano in Occidente, dove l'osservatore "civilizzato" si accosta alle culture remote per mezzo di una fitta rete di preconcetti, convinto, il più delle volte, che i loro prodotti siano l'esito di pulsioni irrazionali sorrette da dinamiche sociali e riti religiosi oscuri. L'antica contrapposizione tra oggetto etnografico e opera d'arte - insieme a quella tra selvaggio e civile - viene qui gettata alle ortiche man mano che si fa luce sull'oscurità che avvolge gli artisti primitivi, fino a invalidare l'idea corrente che questi operino nell'anonimato mentre il culto dell'espressione individuale sarebbe appannaggio esclusivo dei "nostri" artisti. Equivoco, quest'ultimo, che ha contribuito a ratificare il processo di disumanizzazione dell'arte primitiva: ovvero il completo disconoscimento dell'ambiente intellettuale dal quale tali oggetti provengono.
18,00

L'arte nello spazio urbano. L'esperienza italiana dal 1968 a oggi

L'arte nello spazio urbano. L'esperienza italiana dal 1968 a oggi

Alessandra Pioselli

Libro: Libro in brossura

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 220

Arte pubblica: termine che evoca esperienze molto diverse fra loro, dalle operazioni politiche ad altre più ludiche, progetti di trasformazione effimera di luoghi e paesaggi, azioni partecipative, piccoli gesti quotidiani portati all'aperto, forme di esplorazione attiva dei territori. Ma qual è stata la via italiana a questa pratica artistica? Gli artisti hanno seguito molteplici strade, reinventando il rapporto con lo spazio e con il pubblico all'interno della dimensione urbana. Alessandra Pioselli sceglie come punto di partenza il 1968, con il suo peculiare bagaglio critico ed espressivo, e lo colloca sullo sfondo delle vicende politiche ed economiche italiane. Gli artisti escono nella città, contestano, ironizzano, si calano nel sociale e si fanno voce di un'incalzante energia collettiva. Dai temi della lotta per la casa e per il lavoro discende una mappatura fatta di luoghi forse periferici ma nevralgici, di azioni militanti e di riletture "altre" del concetto di bene culturale. Lungo gli anni settanta, poi, il ruolo di animatori quali Enrico Crispolti, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra e altri fa da contrappunto a quello di gruppi come il Collettivo Autonomo di Porta Ticinese o il Laboratorio di Comunicazione Militante a Milano, che declinano in chiave non autoriale il tema della protesta e della militanza: la scultura ambientale si diffonde con una rinnovata funzione civica. Tramontata la stagione della partecipazione popolare, con gli anni ottanta il fronte si frantuma e si differenzia...
21,00

Hybris. La fabbrica del mostro nell'arte moderna. Omuncoli, giganti e acefali

Hybris. La fabbrica del mostro nell'arte moderna. Omuncoli, giganti e acefali

Jean Clair

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 165

Un tempo eccezione e curiosità, il mostruoso è diventato un oggetto comune dell'esperienza e ha finito per invadere tutto con le sue forme inquiete e devianti che si allontanano dall'armonia del canone classico. In una sconcertante variazione di prospettiva, la dismisura, la hybris, è diventata la regola. Il precipizio si apre nell'anno 1895: le numerose scoperte e teorie rivoluzionarie che lo caratterizzano - il cinema, la psicoanalisi, le ricerche neurologiche di Penfield e i primi studi sull'isteria, i raggi x - impediscono agli artisti di continuare a rappresentare il corpo così come si è fatto finora. Jean Clair disseziona l'estetica moderna con il suo proliferare di forme mostruose, smisurate, a partire dagli albori con Goya, fino alle inquietudini della pittura simbolista di Redon e alle ibridazioni del Novecento con Mirò, Ernst, Duchamp, Grosz, Picasso, Giacometti, Balthus. Lo fa attraverso tre figure esemplari che si innestano nel tessuto dei secoli diventando tormentati paradigmi: l'omuncolo, deformato e disarticolato; il gigante, che passando per Swift e Voltaire finirà poi per incarnare la follia mortifera della rivoluzione che divora i propri figli; l'acefalo celebrato da Bataille, il cui corpo mutilato è il disturbante figlio della ghigliottina. L'autore ci conduce alla ricerca di uno sguardo sul contemporaneo, raccogliendo l'eredità di un lavoro trentennale.
24,00

Un desiderio ardente. Alle origini della fotografia

Un desiderio ardente. Alle origini della fotografia

Geoffrey Batchen

Libro: Libro in brossura

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2014

pagine: 255

Prima ancora che come tecnologia, la fotografia si manifesta agli esordi come "desiderio" di fissare le immagini prodotte nella camera obscura. Un desiderio già attestato in Dürer e ben radicato nel mito originario dell'arte, ma avvertito con forza crescente tra il tardo Settecento e l'inizio dell'Ottocento quando, nell'ambito della ridefinizione romantica di spazio, tempo e soggettività, emergono le condizioni che renderanno possibili le prime realizzazioni concrete del procedimento fotografico e la nascita "ufficiale" del medium. Un'invenzione preannunciata da secoli di complesso rapporto tra arte e realtà, ma che è di fatto il prodotto di un contesto estetico, sociale e culturale. L'incentivo della modernità industrializzata, con il suo investimento nella logica della produzione di massa, mette in moto le ricerche di scienziati, sperimentatori e artisti di paesi e culture diversi culminate poi nelle creazioni di Talbot, Niépce, Daguerre, Bayard e degli altri protofotografi mossi, in parallelo e in contemporanea, dal desiderio di trattenere con ogni mezzo i "disegni della natura". "Un desiderio ardente" è una meditazione sulla questione delle origini della fotografia oltre che sulla sua identità: ispirato dalla genealogia di Foucault e dalla decostruzione di Derrida, Batchen ne riscrive la storia da un punto di vista nuovo.
30,00

Il cinema degli architetti

Il cinema degli architetti

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2014

pagine: 270

Questa è una storia di dialoghi mancati, di approdi differiti. Un'avventurosa vicenda, che non era ancora mai stata ricostruita nella sua ricchezza. Ne sono protagonisti, tra gli altri, Le Corbusier e Walter Cropius, Charles e Ray Eames e Yona Friedman, Bruno Munari e Frank Lloyd Wright, Giancarlo De Carlo e Ludovico Quaroni, Emilio Ambasz ed Ettore Sottsass, Gaetano Pesce e Mario Bellini, Michele De Lucchi e Aldo Rossi, Superstudio e Andrea Branzi. Pur diverse, le loro esperienze sono accomunate da una profonda fascinazione per il cinema, medium moderno per eccellenza, straordinaria "arte di vedere lo spazio", strumento per aderire alle architetture e per descriverne dall'interno la sintassi e i vuoti, dispositivo per visualizzare la metropoli contemporanea. Poco disposti a misurarsi con le regole dell'industria cinematografica e a cogliere la specificità del linguaggio filmico, gli architetti-registi concepiscono la settima arte come territorio della libertà, geografia in cui muoversi senza rispettare consuetudini e rituali, luogo delle più sfrenate sperimentazioni. In questo originale volume, curato da Vincenzo Trione, incontreremo tanti architetti per i quali il cinema, per riprendere le parole di Giulio Carlo Argan, non è "puro e semplice sistema di conoscenza", ma "sistema significativo di nuova istituzione": tra le tecniche artistiche, "la più strutturante".
22,00

Che cos'è l'arte?

Che cos'è l'arte?

Arthur C. Danto

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2014

pagine: 126

Che cos'è l'arte? È questo l'eterno interrogativo sul quale il filosofo e critico Arthur C. Danto ritorna in un saggio che è insieme dissertazione filosofica e riflessione autobiografica. Prendendo le distanze da chi vorrebbe ridurre l'arte a ciò che è considerato tale in un contesto istituzionale o da chi addirittura la ritiene indefinibile, l'autore individua alcune caratteristiche che le restituiscono contorni netti: l'arte ha una sua permanenza ontologica nelle forme pur variabili in cui si manifesta. A determinare un'opera d'arte è la capacità di dare corpo a un'idea, di esprimerla per mezzo di un "fare artistico" che traduce il pensiero in materia nel modo più efficace, travalicando le contingenze. Ma ciò non basta. Essa deve incarnare qualcosa di impalpabile, che la accomuni a un sogno a occhi aperti e che conduca il fruitore a uno stato emotivo e sensoriale nuovo. Danto approda così a conclusioni lontane dal relativismo che per decenni gli è stato attribuito: per capire l'arte non ci vuole un concetto aperto, ma una mente aperta. Nel guidare il lettore tra i grandi nomi del pensiero filosofico e dell'arte di ogni epoca (in particolare Michelangelo, Poussin, Duchamp e Warhol), l'autore traccia un ambizioso percorso che dalle teorie platonica e kantiana prosegue analizzando le innovazioni - prospettiva, chiaroscuro, fisiognomica e nascita della fotografia - che hanno segnato il progresso dell'arte occidentale, fino al suo apparente esaurimento...
16,00

Arte in tv. Forme di divulgazione

Arte in tv. Forme di divulgazione

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2014

pagine: 182

Nell'ormai lunga storia della tv italiana l'arte ha avuto fin da subito uno spazio preciso, se si pensa che il 3 gennaio 1954 non solo segna il debutto delle trasmissioni RAI ma anche la messa in onda del primo approfondimento culturale, Le avventure dell'arte. E di avventura si è trattato: le estreme potenzialità comunicative del nuovo mezzo, che portava letteralmente nelle case degli italiani per la prima volta argomenti elitari, si scontravano presto con la diffidenza, per non dire l'ostracismo, di una parte consistente di critici e intellettuali. A distanza di sessant'anni lo scenario e i protagonisti di questo racconto sono decisamente cambiati, con la presenza delle emittenti private prima e della pay tv poi, e quindi con il deciso ampliarsi dell'offerta. Ma se il contesto muta, le questioni attorno a cui il rapporto arte-tv si gioca rimangono le stesse, in primis quella della legittimità di un medium a vocazione popolare a veicolare un contenuto alto, e soprattutto quella riguardante le funzioni che il piccolo schermo svolge nei confronti dell'arte, a partire dalla divulgazione che, pur nelle sue varie tipologie, è considerata storicamente la principale e più ovvia declinazione del mezzo. Proprio a quest'ultimo aspetto in particolare è dedicata la serie di saggi raccolti nel presente volume, sia che si muovano dal campo specifico della comunicazione televisiva sia che scelgano di privilegiare l'ambito artistico.
18,00

Cinema & esperience. Le teorie di Kracauer, Benjamin e Adorno

Cinema & esperience. Le teorie di Kracauer, Benjamin e Adorno

Miriam Bratu Hansen

Libro: Copertina morbida

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2013

pagine: 414

A partire dagli anni novanta i cosiddetti cinema studies hanno subito una tale proliferazione da diventare una vera e propria disciplina accademica. Attualmente, però, il loro oggetto d'indagine sembra dissolversi sempre di più in un flusso di mutevole, globale e globalizzate, cultura dell'immagine: audiovisiva, elettronica, digitale e web. Miriam Bratu Hansen ricomincia dal principio, ovvero dalla perspicace critica della modernità operata da tre pilastri dell'estetica del Novecento, Kracauer, Benjamin e Adorno, incentrata proprio su questo media: non su ciò che il cinema è, ma su quello che fa, ovvero la particolare esperienza sensoriale e mimetica che esso rende possibile negli spettatori. Non un'ontologia del cinema, dunque, ma un tentativo di comprensione, sebbene con prospettive e modalità differenti, del suo ruolo all'interno della modernità in evoluzione. I film, infatti, contribuiscono in maniera sostanziale alla riconfigurazione dell'esperienza intesa nel suo senso più pieno di Erfahrung, ovvero come vita quotidiana, rapporti sociali e lavorativi, economia e politica. La recente apertura della frontiera del digitale e il necessario ripensamento di dispositivi e categorie filmiche fondamentali come il movimento e l'animazione lanciano una nuova sfida, che però non è una minaccia: dopo aver fatto "saltare con la dinamite dei decimi di secondo questo mondo simile a un carcere", il cinema potrebbe riaprire capitoli dell'estetica apparentemente chiusi e riattualizzarli.
38,00

Inside the white cube. L'ideologia dello spazio espositivo

Inside the white cube. L'ideologia dello spazio espositivo

Brian O'Doherty

Libro: Libro in brossura

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2012

pagine: 142

"Inside the white cube" è una raccolta di saggi di Brian O'Doherty pubblicati per la prima volta nel 1976 sulla rivista Art forum. Il loro impatto sul mondo dell'arte fu immediato e scatenarono una discussione critica sul ruolo della galleria nel sistema dell'arte che dura ancora oggi, divenendo un riferimento fondamentale per chiunque si confronti con questo mondo. Nel volume O'Doherty affronta, primo tra tutti, un momento di particolare crisi nell'arte del secondo dopoguerra ed esamina i presupposti su cui si fonda lo sviluppo dello spazio espositivo, privato (galleria) o museale. In un'analisi che si confronta con le complesse e delicate relazioni tra economia, contesto sociale ed estetica condensate all'interno di una galleria d'arte, O'Doherty si pone il problema di come gli artisti debbano concepire il proprio lavoro in relazione allo spazio espositivo e, più in generale, al sistema dell'arte.
20,00

L'arte non evolve. L'universo immobile di Gino De Dominicis

L'arte non evolve. L'universo immobile di Gino De Dominicis

Gabriele Guercio

Libro: Libro in brossura

editore: Johan & Levi

anno edizione: 2015

pagine: 138

Priva di radici accertabili, sganciata dalla sequenzialità di un prima e un dopo, l'opera d'arte abbatte le barriere del tempo e ci proietta in uno spazio estraneo al progresso. Che l'arte non evolva, cioè non proceda per via di un lineare sviluppo temporale ma sia invece capace di introdurre novità di cui non c'era sentore in precedenza, è la tesi di questo saggio sulla poetica dell'immortalità in Gino De Dominicis. Un'indagine su un mistero - quello della creazione ex nihilo - e una meditazione sull'origine di tutte le cose. Guercio prende le mosse dal lavoro più emblematico e controverso dell'artista, "la Seconda soluzione d'immortalità" (l'universo è immobile), esposto nel 1972 alla Biennale di Venezia in una sala che è la summa delle riflessioni di De Dominicis e che viene subito chiusa al pubblico per lo scalpore che desta. Motivo dello scandalo è la presenza di un giovane veneziano affetto dalla sindrome di Down. Posto davanti a tre oggetti sul pavimento - una pietra, una palla di gomma e il perimetro di un quadrato bianco - Paolo Rosa non rappresenta una mera provocazione come pensano i più reazionari, ma è il fulcro attorno al quale si dispongono gli altri elementi, la chiave di tutto l'insieme. Grazie alle molteplici dinamiche che questa figura innesca, l'artista conferisce all'opera una facoltà senza precedenti: aprire una breccia nell'eternità.
15,00

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