Moretti & Vitali: Altre proposte
Simboli di rinascita nella basilica di San Miniato al Monte di Firenze. Da Gioacchino da Fiore a C.G. Jung. Ediz. italiana e inglese
Riccardo Bernardini
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2022
pagine: 304
Tra i capolavori dell'architettura romanica, la millenaria Basilica di San Miniato al Monte di Firenze testimonia una rara ricezione cristiana della preesistente tradizione astrologica. Questo libro propone una lettura psicologica dell'iconografia della Basilica, con particolare attenzione a cinque temi: lo Zodiaco solstiziale nella navata centrale, una vera e propria “macchina filosofica” legata a ritmi quotidiani, annuali ed epocali; la Porta Santa rivolta a Oriente, che richiama quella rinascita interiore a cui tutta la chiesa sembra tendere; il Teriomorfo dell'ambone e gli animali allegorici, ciascuno dei quali è portatore di uno specifico messaggio ermetico; il glifo dei Pesci, icona di resurrezione cristica e vittoria sulla morte; e l'iscrizione segreta pavimentale, che da oltre mille anni accoglie fedeli e visitatori a San Miniato al Monte. Questo complesso simbolismo sembra raccontarci delle angosce millenaristiche dell'uomo medievale per la venuta dell'Anticristo, alla fine di un'epoca del mondo: astronomicamente, la “commissura” o momento di passaggio dell'Equinozio di Primavera dal primo al secondo pesce nella costellazione dei Pesci, lungo il movimento di precessione degli equinozi; ma anche delle sue speranze escatologiche per l'inizio di un nuovo tempo cosmico, colmo di grazia e serenità, profetizzato da Gioacchino da Fiore (l'Età dello Spirito Santo) e, con riferimento all'attesa Era dell'Acquario, intuito da Carl Gustav Jung (“La via di quel che ha da venire”).
Atque. Sui volti dell’autorità. Volume Vol. 26-27
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2021
pagine: 240
Si deve ammettere che l’epidemia da covid-19, con la sua tendenza a diffondersi rapidamente e a più riprese, attraverso tutti i continenti, ha indotto a introdurre drastici cambiamenti nei nostri modi di vivere con gli altri e nello stesso rapporto con noi stessi. E nel contesto di contagio pandemico in cui ci siamo venuti a trovare, abbiamo innanzitutto subìto una ferita narcisistica percependo la nostra fragilità umana insieme alla consapevolezza sia che non siamo gli unici esseri viventi sia che non possiamo continuare a considerare il nostro stile di vita come l’unico possibile. L’inedita condizione di pericolo in cui ci siamo trovati ha per l’appunto sottoposto i modi di vita a un drastico ridimensionamento e ad ascoltare e spesso a seguire, volenti o nolenti, quanto proveniva da voci autorevoli, sia da quelle che all’autorità univano il potere sia da quelle la cui autorità proveniva dal sapere (le figure degli esperti: medici, scienziati, virologi, fisici ecc. sia in veste individuale sia in veste di comitati tecnico-scientifici). È perciò intenzione di questo fascicolo di Atque, il domandarsi quale funzione abbiano nelle nostre vite i vari tipi di autorità e quale sia il gioco ottico dove compaiano quei volti che intanto incarnano questa figura. (…) D’altronde, discutere oggi dell’autorità è sommamente difficile, dal momento che questa figura, nelle sue incarnazioni politiche, religiose, istituzionali e sociali, ci si impone nel cuore di una crisi epocale e tale da mettere sottosopra il bagaglio di certezze e abitudini sul quale ci eravamo costituiti (adagiati) negli ultimi decenni. Quel concetto di autorità (di auctoritas) che fino a poco tempo fa ci sembrava in declino o in un processo di inarrestabile decadimento, adesso ci si impone anche al di là di ogni nostra adesione intenzionale. Così la sua stessa crisi, come ogni altra, può incorporare “fermenti non ancora conoscibili” una volta che sia liberata dai “fermenti cultuali”, con cui per l’appunto la tradizione la identificava. Può essere insomma un passaggio per qualche verso salutare, almeno dal punto di vista riflessivo o cognitivo. Al punto che ci si può chiedere come sia possibile alleggerire l’autorità dal peso della storia – con il relativo complesso di mediazioni, interpretazioni e rapporti di potere. E ciò perché le cose e le persone proprio solo perdendo la loro “saturazione” diventano permeabili, e nella “porosità” che finiscono col mostrare, divengono effettivamente percepibili – testimoniando nel contempo la storia degli sguardi che nel corso del tempo le hanno investite. La domanda cruciale da cui occorre partire è, in altri termini, come sia possibile pensare l’autorità non tanto in sé e per sé, quanto nei suoi volti, riconsegnandola alla dialettica sia percettiva sia cognitiva che ogni volta dispiegandola la istituiva. In tal modo, l’autorità non sarebbe immediatamente né nel padre, né nel maestro, né nel medico, né nelle cose che questi dicono. L’autorità sarebbe piuttosto nel volto del padre, nel volto del maestro, nel volto del medico e nel volto delle loro stesse cose. In quei volti che vengono all’espressione all’interno di ciò che potremmo chiamare un “gioco di sguardi”. In un gioco che da solo sarebbe capace di instaurarla, e insieme di intrecciarci ad essa – in quella adesione e in quella distanza che si danno nella concreta esperienza in cui ogni volta ciascuno di noi si trova. (…)
Introduzione alla psicologia analitica. Le conferenze di Basilea (1934) di C. G. Jung
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2017
pagine: 203
Questo libro è una rivisitazione delle conferenze di Basilea di Cari Gustav Jung (1934), mai tradotte prima in italiano, nelle quali lo psichiatra svizzero espone le idee cardine della sua Psicologia Analitica, mettendo anche in risalto come e perché il suo pensiero diverga da quello di Freud. In esse illustra la sua concezione sulla struttura e le funzioni della psiche nel suo rapporto col mondo interno e col mondo esterno e affronta le grandi tematiche dei complessi a tonalità affettiva, dei sogni e dei miti, che si possono considerare come i sogni fatti dall'umanità nel corso della sua intera storia. Per Jung l'inconscio non è un sottoprodotto della coscienza, bensì la sua matrice: è nella sua oscura profondità che si accende il fuoco della coscienza. Accanto ad uno strato inconscio più superficiale che deriva dall'esperienza di vita personale, vi sarebbe uno strato inconscio più profondo, l'inconscio collettivo, che conserva le tracce filogenetiche della sua evoluzione e che contiene gli archetipi, forme a priori della rappresentazione, capaci di produrre immagini corrispondenti alle esperienze più significative del genere umano: le immagini archetipiche. Come dice Jung, "l'immagine archetipica è l'immagine che l'istinto ha di se stesso". La capacità immaginativa della psiche ha il grande pregio di allontanarci dalla cieca coattività dell'istinto e di farci approdare alla consapevolezza della nostra intenzionalità ed al sentimento della nostra libertà. Peculiarità di queste conferenze, che si svolgono in forma di dialogo con gli uditori, è la capacità di Jung di non esprimersi solo in concetti ma di far emergere la sua esperienza professionale e di vita, restando sempre aderente ai casi clinici che presenta.
Una lastra d'infinito
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2016
pagine: 90
Laboratorio di poesia della II casa di reclusione di Milano-Bollate. Scrivere poesie in carcere. Questa frase ha la stessa forza di suggestione e la stessa potenza straniante dei titoli di due libri importanti sia per la loro qualità letteraria che per il successo di pubblico ottenuto. Mi riferisco a Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, del 2003, e a Leggere Shakespeare a Kabul di Ornar Qais Akbar e Landrigan Stephen, del 2013. La suggestione e lo straniamento nascono dal contrasto così acuto da risultare straziante tra il luogo e l'atto. Ovvero tra il luogo del mondo dove sembra che la poesia venga massimamente bandita e mortificata e l'attività del poetare che pure, tenacemente, si realizza anche laddove dominano privazione della libertà e segregazione dei corpi e delle anime.
Venezia, la laguna, il porto e il gigantismo navale
Libro
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2015
pagine: 112
Il poeta e «il fluire ondeggiante delle moltitudini». Parigi per Nerval e Baudelaire
Yves Bonnefoy
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2009
pagine: 148
In questo libro sono raccolte le conferenze tenute da Yves Bonnefoy nel novembre del 2001 alla Bibliothèque Nationale de France. Il tema riguarda la folla parigina che si riversa nelle vie e nei boulevard di Parigi tra il XIX e il XX secolo: una "moltitudine" dal carattere del tutto nuovo rispetto alle epoche precedenti. Prima di allora in quella folla erano visibili i segni distintivi che consentivano di riconoscere in ciascun individuo la sua collocazione nell'ordine naturale, nell'essere. In quella "moltitudine", ora, c'è il nulla. Yves Bonnefoy mostra l'effetto che questa sorta di "epifania del nulla" ha sull'esperienza poetica di due grandi scrittori: Gérard de Nerval e Charles Baudelaire, quest'ultimo principale iniziatore della modernità già preannunciata da Edgar Allan Poe. Un'esperienza che consiste nel concepire l'essere solamente come desiderio che l'essere sia. Un'esperienza che, cominciando con Hugo e Vigny, si estenderà a Rimbaud, Mallarmé, Apollinaire fino ai surrealisti. Le conferenze, qui trascritte e rielaborate dall'autore, mantengono un modo colloquiale nell'offrirsi al piacere della lettura: continuano ad aprirsi con un "Signore e signori" e si sviluppano per cenni e idee; o ipotesi, addirittura, tanto da non proporsi come qualcosa di concluso. Il loro intento infatti è farsi dialogo, lasciando dire qualcosa di inedito al lettore che le incontra.