Moretti & Vitali: Fabula
La dimora insonne
Daniela Pericone
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2020
pagine: 94
«"Nel tuffo conta lo stile / la cima è l'ardore": giunta al suo sesto libro, Daniela Pericone continua a serbarsi fedele all'idea di una poesia baluginante, preziosa, a volte oscura e impervia, fatta di metafore ventose e severe, di immagini misteriose, di barocche accensioni, di grumi di suoni che si caricano di un senso remoto e dimenticato, di slanci improvvisi che sembrano spezzare la trama ordinata dei giorni e immettere in un mondo di visioni pure, protette dalla scorza, forte e intensa, delle parole. Una poesia fitta di corrispondenze e di trame epifaniche, e che pure affonda nella concretezza dello sguardo e del sentire, ricca com'è di vita quotidiana, di piccoli eventi naturali e umani, che devono però essere interpretati, ricondotti a un loro segreto originario, svelare un destino. Per questo La dimora insonne è un libro in cui le apparizioni si alternano alle sconfitte, le visioni ai naufragi: quel che si impone è il movimento della parola che sollecita forme più alte di verità, proprio come la terra, nella stagione invernale, "impetuosa reclama / il crepitare della brace / ancora viva, arroventata", covando le sue radici e sovvertendo il potere del gelo. Una poesia di grazia e ardore, povertà e magnificenza, che richiede lettori pazienti, capaci di mettersi in ascolto, e che per questo non delude: il lettore di questa Dimora insonne è posto infatti all'altezza dell'autore stesso, di una parola che lo guida poesia dopo poesia, e si fa soffio, vento, pioggia, "scorta d'oro" verso le regioni della notte e della vita.» (Giancarlo Pontiggia)
Contemplazioni
Silvia Venuti
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2020
pagine: 120
«Come ben dicono già i titoli delle sue raccolte poetiche, Silvia Venuti si muove in pittura come in poesia ispirandosi al mondo della natura, sentita come via verso la trascendenza e la spiritualità. ‘Contemplazioni’ ha inizio infatti con un’epigrafe del poeta indiano Gibran: “Bellezza è eternità che si contempla in uno specchio. / Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio”. Divisa in tre parti, la raccolta si muove a spirale verso una forma di conoscenza sempre più alta: la prima rappresenta una visione della realtà filtrata attraverso la meditazione; nella seconda il dato sensibile spalanca le porte del mondo interiore; nella terza si procede “oltre lo sguardo interiore”, lungo la via di un vero cammino di spiritualità e di verità. Ogni poesia cerca il dato sublime nell’estremo della semplicità e della misura, mirando all’immediatezza espressiva e alla comunicazione diretta con il lettore. Una poesia rivolta a chi crede nella bellezza del mondo, nella verità dell’uomo, nella forza disvelatrice della parola.» (Giancarlo Pontiggia)
Una visita a Hölderlin
Daria Gigli
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2019
pagine: 148
L'autrice prende l'avvio, nel brano che introduce questa raccolta, dai resoconti con cui vari scrittori hanno descritto la visita alla torre in cui Hölderlin visse gli anni della follia, dai "Diari" di Wilhelm Weiblinger, al racconto di Hermann Hesse "Nel padiglione del giardino di Pressel. Un racconto dell'antica Tübingen", inserendo così la propria esperienza, se pur metaforicamente intesa come rivisitazione del tema della teofania, nelle pieghe di una tradizione. Dal mito e dagli dèi della Grecia si diparte poi un percorso più intimo che si snoda attraverso la musica ("Lezione d'orchestra"), i luoghi della vita quotidiana ("Ponte a Greve e Salon") e i sogni ("In notturna sinestesia") in una scrittura più pronta ad aprirsi al reale senza filtri ("Nihil obstat") e articolata in una varietà di toni in cui si distingue un atteggiamento di affettuosa ironia verso la vita, che aspira a liberarsi dagli schemi: Impara a vagare / dove non sai chi sei, /suona la glassarmonica / e coppa dopo coppa scoppiala: / bello è lo scoppio e il non restare, / come in sogno caracollare. Nella parte finale prevale un linguaggio più denso ("Improvvisi"), ritmico ed eufonico ("Funambolesco musicale") in cui l'autrice recupera a tratti un lessico e un immaginario della letteratura della sua terra d'origine, la Toscana.
Nido di mare
Patrizia Villani
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2019
pagine: 121
«"Nido di mare" è attraversato da un'inquieta, profonda mobilità, qual è quella del mare, una presenza che domina l'intero libro; una mobilità che agisce fra spleen stellare e, al contempo, come discesa vertiginosa nell'animo stesso dell'autrice, e i cui poli, continuamente oscillanti fra di loro, sono in sostanza costituiti dalla Memoria e dall'Immaginazione. Un viaggiare che trova proprio nella sua itinerante mobilità la sua raison d'étre. Molte, di fatto, le immagini emblematiche: a cominciare dall'acqua (ora ipnotica, ora densa di presagi), per arrivare fino all'angoscia del tempo ch'è mitico e mistico insieme. Patrizia Villani è alla ricerca di questo centro genetico che solo la parola poetica è forse in grado di fissare, ben consapevole che esso è insieme punto di arrivo e di ripartenza: senso profondo di rinascita e di catarsi (significativa, in tal senso, l'immagine metaforica della città veliero). L'acqua del mare diventa così, nel suo moto incessante, aspirazione a un'esistenza autre che, "sola e riparata", sappia fronteggiare quel désir fiammante quanto ostinatamente presente, pur tra scorie e scorze del volatile Presente. Il tutto servito da una lingua secca, fratta, ma anche flessuosissima, di forte presa visionaria, alla Coleridge, o, per riportarla a qualche nostro scrittore del secondo Novecento, alla Raffaello Brignetti (penso a libri indimenticabili come "Il gabbiano azzurro" e "La spiaggia d'oro") o anche a certe movenze imprevedibili che si ritrovano nella poesia di Cattafi, un poeta qui presente intertestualmente. Da qui la "risacca" dei ricordi (in primis quello paterno), la nostalgia di tempi più felici nel fluire di realtà personalmente esperite e realtà intrasognate, fra esperienze realmente vissute e altre rivissute per via fantastica. La disamina insomma, su quanto si è perduto e su quanto - rivivendolo con la scrittura - viene proustianamente ricreato. "Nido di mare" è libro denso, ambizioso e assiale nell'opus della Villani, abbagliante per la ricchezza di riferimenti e di "ritrovamenti", tendenti all'aspirazione estrema di una sorta di armonia universale, per la quale anche un singolo "granello" può colmare l'anima del mondo, pur nella sua eterna, inquieta caducità, quell'evanidum gaudium di senechiana memoria.» (Luigi Fontanella)
Come dire dell'amore
Nadia Scappini
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2019
pagine: 100
"Queste di Nadia Scappini appartengono al tipo di poesie che accadono a ogni lettura. È adesso che noi vediamo ciò che l'autrice vede e, soprattutto, partecipiamo al suo dialogo ininterrotto con le persone vive e morte (fratello, marito, genitori, amici, poeti) stando essenzialmente nel cuore delle relazioni - relazione la poesia stessa. Sembra infatti che Nadia abbia scoperto il segreto del mondo, ma ogni volta ricomincia dalla stessa scoperta: ogni suo testo è scritto come se fosse evocato, imponendosi inatteso alla mente. A quel punto non resta che farlo scendere sulla pagina, sull'onda della musica, in questo libro accuratamente scandita, che di continuo lo accompagna. Così, piano piano, lo sguardo si mette a posto, le parole vengono pronunciate per i giusti destinatari e la poesia collabora a un'idea di risarcimento delle ferite e del passato, a una sorta di 'redenzione', perché 'bisogna pur cominciare a riparare le parole'." (Gianfranco Lauretano). Postfazione di Giancarlo Pontiggia.
Da una trincea di vento
Lorenzo Mullon
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2018
pagine: 151
Fra le piazze, le vie e gli incroci, sempre più gremiti, della poesia, tra i flussi e riflussi delle migliaia di uomini che si volgono oggi all'esercizio dei versi come a un'ultima spiaggia, Lorenzo Mullon si muove con la grazia di un danzatore, la forza d'un guerriero e la leggerezza di un funambolo. Da anni egli trascrive i suoi versi su dei foglietti sparsi o su degli smilzi fascicoletti e li offre ai passanti, ai frequentatori di parchi, a chiunque incontri mentre vaga tra Venezia (dove abita) e Milano. Benché privi di ogni alone da "poeta laureato", lontani mille miglia dal gusto dell'invenzione inusitata, rarefatta o preziosa, i suoi testi non sono certo opera di un naïf: la voce che in essi parla ha un timbro schietto e umano ma per nulla propenso alla retorica del genuino, al rito dei sentimenti facili, popolari. Nella sua apparente semplicità si annidano semi di una verità da scoprire lentamente, scintille di una bellezza segreta, profonda. "Da una trincea di vento" è la sua prima raccolta "ufficiale". Percorrendola in lungo e in largo i lettori saranno colpiti dalla forza sapiente di questi versi, di queste immagini in continuo movimento, degne di un maestro taoista. Il punto ideale d'approdo dell'opera di Mullon è un inno delicatissimo e forte alla leggerezza. Sentirsi leggeri significa per lui, anzitutto, comprendere che "grande" e "piccolo" come "semplice" e "complesso", e perfino "male" e "bene", sono soltanto parole con cui cerchiamo di possedere l'inafferrabile: il vento dello spirito che percorre senza tregua noi e il mondo. Se ci arrendiamo al vento, e arrendendoci ci svuotiamo del peso delle idee unilaterali e capziose, la nostra visione delle cose si dilata immensamente. Mentre possiamo finalmente riconoscere che "nulla di nostro / è nostro veramente / tranne / un filo di voce / e una radice / nel mare", riusciamo anche a sentire le voci che "abitano sotto le pietre / si nascondono / dietro le nuvole" o dimorano "nel silenzio dei boschi / nelle acque ferme / della laguna"; mentre ci è concesso capire che nessuno di noi è meglio di un mendicante (non siamo forse arrivati su questa terra nudi, privi di tutto?), in modo altrettanto chiaro ci si rivela la nostra fantastica ricchezza, il nocciolo sacro, immortale del nostro essere, quel quid irriducibile alle miserie storiche che ci colloca altrove, che fa di ognuno di noi, potenzialmente, un dio: "è il nostro respiro a muovere il vento / siamo noi a far tremolare le stelle..."
Antiqua lux
Luigi Picchi
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2018
pagine: 97
Quante vite, quanti destini si intrecciano in questo libro, spoglio e severo, di Luigi Picchi: un monaco che non è mai uscito dalla cinta del suo monastero, dove ha trascorso la vita a ricopiare i trentasette libri della Storia Naturale di Plinio il Vecchio; Lucrezio, che dopo aver composto il suo grande poema sulla natura delle cose, scopre, morendo, che l'anima è immortale; Plinio il Giovane, di cui vediamo scorrere, ma in forma poetica, schegge del suo raffinato epistolario; Ottavio, un poeta schivo e indolente, che non vuol pubblicare la sua opera, nonostante le sollecitazioni dello stesso Plinio. Sullo sfondo, una galleria di figure colte nella dimensione della vita quotidiana, mentre cenano, giocano a palla, pescano, cacciano, passeggiano, lavorano, scrivono, dettano ricette, provano nostalgia per un passato che fu eroico, sentono il peso del tedio, l'incombere della fine. Giunto alle soglie dei cinquant'anni, Luigi Picchi pubblica il suo libro più vero, forse il più segreto, certo il più difficile di tutti: un atto di coraggio e di sprezzatura, di austera moralità, in cui si rispecchia l'anima ferita ma intransigente dell'autore, un uomo che può vivere solo nel passato o nel futuro, tra filologia e fantascienza, non nel detestato presente. Facendosi antico, il suo animo sa cogliere il silenzio di un bosco, il mormorio di un'acqua, l'armonia di un cielo stellato, la maestà dei moti naturali, il fulgore di luce negli occhi di un'aquila, la dolcezza consolatoria di un volto, la sete di conoscenza, la vanità della fama, la purezza morale di un poeta che, allontanandosi dai rumori del mondo, medita sul senso della vita, il sogno di una civiltà in cui filosofia, geometria e poesia 'danzavano insieme come le tre Grazie'. La finezza della scrittura, la qualità dei ritratti, la raffinatezza architettonica dell'insieme fanno di questa singolare raccolta un unicum nel panorama poetico nazionale: Picchi sa avvincere i suoi lettori, scavando nell'animo dell'uomo e restituendone le ansie, le ambizioni, le debolezze, il desiderio eterno di felicità." (dalla postfazione di Giancarlo Pontiggia)
I giorni della merla
Maria Clelia Cardona
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2018
pagine: 137
"Fin dal titolo questa labirintica, concentrata raccolta di Maria Clelia Cardona coglie il lettore sulla soglia, ambigua e incerta, in cui l'inverno sembra toccare il culmine del gelo e della desolazione, e insieme annunciare l'avvento di una nuova primavera, quando «conflagrano/ i semi della vita», e noi sentiamo di appartenere a una «forza ignota» che scompiglia ogni nostro pensiero, e ci immette nel grande flusso delle cose del mondo. Maria Clelia Cardona ci ha abituato fin dal libro dell'esordio, che fu prefato da Mario Luzi, a una scrittura limpida e colta in cui un lessico di fiammante e nobile proprietà si alterna con neologismi contemporanei e improvvise dissonanze espressive, slanci lirici convivono con poemetti narrativi, il verso libero si alimenta della memoria metrica della nostra grande tradizione, la libertà del pensiero di un confronto continuo, serrato con i grandi maestri della letteratura di ogni tempo, che costituiscono spesso come una soglia immaginativa, un motto, una nota su cui va a modularsi la poesia. Ma in questo libro di «pensieri stellari», di meditazioni intime, di riflessioni civili, è soprattutto il mondo della natura a costituire come un archivio privilegiato di figure e di immagini, a volte veri e propri apologhi, in cui si rispecchiano le vicende umane: ed ecco l'acacia nel vaso, o la gatta tartaruga Santippe, «monacata a forza», o il topo che «viveva di interrogativi», ma anche i «cento bulbi di iris» ordinati on line, «che altri affideranno/ alla terra, che per altri fioriranno». Perché Maria Clelia Cardona sa bene come le parole siano quasi inevitabilmente condannate a ritrarsi «di fronte alla vita», e come spesso ci appaiano «chiuse da sbarre, filo spinato», nel quale gli stessi ricordi si impigliano, inaridendo come foglie secche: nondimeno, è proprio della poesia questo improvviso fulgore di un'immagine, di un suono, «un tremolio d'oro fino, polvere di un nulla pregiato/ sulle dita» in cui qualcosa sembra poter restare, proprio quando tutto pareva ormai perduto." (G.P.)
Lo scialle rosso. Poemetti e racconti in versi
Luigi Fontanella
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2017
pagine: 83
"Dove ci portano i passi del poeta viandante Luigi Fontanella mentre perlustra i territori della sua intermittente, appassionata e tenace memoria, mentre ci offre e sottrae figure, simboli, oggetti della sua parabola umana, a partire da quello scialle rosso che intitola questa nuova raccolta? Pochi autori sanno altrettanto bene che la poesia è movimento incessante poiché tale è la vita, che le cose sono se stesse e altro da sé, che il mondo muta secondo l'angolo ottico da cui lo osserviamo. Tutto brilla nella fuga del senso: uno scialle, rapito dal vento, vola via, si perde chissà dove: la stoffa del reale non è più consistente di una danza di fantasmi (...). Eppure 'non è tardi' per continuare a credere nella poesia, nella forza della parola di testimoniare la vita come contrappunto, battito cardiaco, respiro, ritmo alterno di povertà e bellezza. Se lo scialle è fuggito, strappato dalle mani del tempo, il rosso della sua scia resiste nello sguardo di chi crede ancora nella grazia, nella luce di ciò che non ha peso, nella forma senza forma dell'anima, nell'invito del vento a volare 'fino ad un altro Sole'." (dalla prefazione di Paolo Lagazzi)
Nella pietra
Massimiliano Mandorlo
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2017
pagine: 96
“Tutto, in questa nuova raccolta di Massimiliano Mandorlo, sembra fondato sul principio dell'omologia tra organismi diversi, tra il mondo dell'animato e dell'inanimato: miriadi di grattacieli ‘bucano / il costato aperto’ di New York, che appare al poeta come ‘crocifissa / nel nero bitume’; la stazione Centrale di Milano è come il ‘ventre oscuro’ di un'immensa balena; ‘arterie grandiose’ pulsano ‘nella dura scorza minerale’. Ma il poeta non si ferma qui: le sue immagini sono figure, portano in sé la fede di un fuoco rigeneratore che brucia, di una luce prodigiosa che redime: sul ‘ventre d'acciaio’ delle viscere della metropolitana si abbatte, all'improvviso, ‘il presente / con la sua forza azzurra / di fiume imprevedibile’; uno stesso abbraccio ‘dà forza’ all'acqua, ‘muove’ la pietra; i migranti colano a picco ‘piantando le braccia / la croce / nei bianchi abissi del mare’. In questo libro tutto impregnato dei simboli della resurrezione, anche le rocce ‘sepolte in montagne di buio e gravità’ sono destinate a riemergere in ‘pareti di luce’. Con una lingua che ha in sé gli accenti visionari della tradizione mistica e scritturale, il poeta vede ‘la pietra liberata, / la terra esplodere / dalle sue crepe ferite / come un canto’. Tra stasi e divenire, buio e luce (parola-chiave, insieme a ‘pietra’, del libro, con la quale condivide il maggior numero di occorrenze), la città dell'uomo di agostiniana memoria pare sprofondare ‘nell'eterna / battaglia del presente’, riemergendone solo nella comunione con i morti-dormienti, e nel nome di Colui che da sempre conosce ‘gli altipiani ventosi’ del cuore. Perché anche il cuore è pietra, e come la pietra conosce ‘la doppia ricchezza / di gloria / di gloria / ed erosione’. Nel segno di una poesia di forme essenziali e di apocalittica tensione, Massimiliano Mandorlo sa rielaborare nella sua lingua scheggiata e sofferente la grande lezione dell'ultimo Luzi: nel ‘viaggio / terrestre’ evocato esplicitamente verso la conclusione del libro, è già compendiata una metafora di vita, e una idea di poesia come forza rigeneratrice e trasformatrice del cuore umano.” (G.P.)
Cinquanta foglie. Tanka giapponesi e italiani in dialogo. Testo giapponese a fronte
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2016
pagine: 93
Il "tanka" è una forma lirica giapponese molto antica, addirittura precedente il celebre haiku di tre versi; il suo ruolo-chiave nella storia della poesia nipponica comincia nell'ottavo secolo d.C. (allora si chiamava waka) e si protrae fino ai nostri giorni. La struttura metrica del tanka è di cinque versi privi di rime e così divisi: quinario / settenario / quinario / settenario / settenario. Nel periodo classico della storia giapponese, l'epoca Heian, il tanka era spesso usato come veicolo di messaggi amorosi o di scambi di pensieri tra amici: a un tanka inviato, spesso scritto su un biglietto speciale, appoggiato a un ventaglio o legato a un ramo fiorito, rispondeva un tanka di ritorno. Ispirandosi a quell'antico cerimoniale Paolo Lagazzi, noto saggista e scrittore, da anni impegnato nella diffusione della poesia giapponese in Italia, ha scelto venticinque tanka giapponesi recenti e li ha proposti in traduzione italiana, uno per ciascuno, a venticinque poeti italiani invitandoli a rispondere con un loro tanka. A loro volta i tanka italiani sono stati tradotti in giapponese, in modo che tutti i testi possano essere letti sia in Giappone che in Italia. Arricchita da tavole di Satoshi Hirose e Daniela Tomerini, un'antologia come questa è una testimonianza di grande valore simbolico: nell'età della nuova intolleranza, essa ci ricorda che anche tra culture profondamente diverse è sempre possibile il confronto pacifico.
Sulle tracce dell'America
Patrizia Villani
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2016
pagine: 125
"Sulle tracce dell'America" è un viaggio epico e drammatico nel mito americano nel desiderio della terra promessa e di una frontiera simbolica da raggiungere e oltrepassare (...poi girando pagina salti a bordo/del lungo treno merci pieno di bestiame/che percorre fischiando le vene dell'America/e insieme andiamo, perché veda coi miei occhi...) e incarna le molte e controverse componenti della cultura di questo paese nelle figure leggendarie, crudeli o meravigliose, che ne hanno popolato storia e letteratura - l'est delle grandi città e i famosi personaggi dei romanzi noir, il "selvaggio West", avventurieri, poveri vagabondi e infine gli indiani d'America, eredi naturali di un territorio e di un modo di vita che hanno perduto per sempre. Il libro (che inizia con il passato e la scoperta e ci porta verso un'America ideale) è suddiviso in quattro sezioni dal titolo in inglese - a significare l'intenso e inscindibile legame con questa lingua che rimane, viva e vitale, a sostrato dei versi - e rappresenta un universo poetico aperto al Nuovo Mondo (partire verso un mondo nuovo/legare est e ovest, toccare il cuore/di un continente d'immaginazione:/ ci accompagneranno in questo viaggio/le voci che amiamo ricordare) i cui testi, di volta in volta epici e narrativi o lirici, costruiscono un intreccio di figure che riportano in vita il sogno struggente di intere generazioni, senza dimenticare la realtà spesso ingiusta e sanguinosa di un melting pot mai davvero realizzato.