Quodlibet: Biblioteca
Il canone del tè. Testo cinese a fronte
Yu Lu
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 248
Da quando l’Oriente cinese e giapponese ha creato un’estetica sulle foglie della pianta chiamata Camellia sinensis e ha coltivato fino alla più squisita perfezione il rito della degustazione dell’infuso, molti trattati sono stati scritti sulla difficilissima arte di preparare il tè, ma uno solo è rimasto nei secoli l’archetipo, la summa del sapere «teistico», la base di tutti i testi: il Chajing, il Canone del tè, il più antico e il più importante trattato al mondo sulla coltivazione, la preparazione, l’uso e gli echi letterari del tè. Fu composto intorno al 758, sotto la dinastia Tang, dal letterato e poeta Lu Yu, che con questo libro dette un fondamentale impulso alla cultura del tè e ne fissò lo spirito. Alieno da ogni preoccupazione per l’esteriorità, Lu Yu insegna che le circostanze e il luogo della degustazione non sono che accessori, ed è quindi possibile variare l’etichetta in accordo all’ambiente, al numero degli ospiti e al loro rango: accanto a un torrente tra i pini, si può fare a meno di molte cose, «ma se, in una città, alla presenza di un re o di un duca, manca anche uno solo dei ventiquattro strumenti prescritti, allora è meglio rinunciare del tutto a preparare il tè». La perfezione infatti va ricercata essenzialmente nella scelta accurata degli ingredienti e degli strumenti, nell’attento rispetto delle procedure di preparazione e nell’accorto equilibrio tra gli elementi che vengono chiamati in causa – l’acqua, il fuoco, il legno, il metallo, la terra – per rispecchiare in una tazza di tè l’ordine che governa l’universo. Le pagine del Canone, che l’autore consigliava di ricopiare su rotoli di seta da appendere alle pareti per tenere sott’occhio e ricordare costantemente ogni aspetto della materia del trattato, si configurano così come un affascinante e rigoroso manuale tecnico di milleduecento anni fa e costituiscono un’opera di sottile poesia e un sacro testo dell’antico Oriente, accessibile nella traduzione dal cinese, corredata di un ampio apparato di note filologiche e storiche. Testo cinese a fronte.
Carteggio 1946-1982
Franco Fortini, Vittorio Sereni
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 460
Franco Fortini e Vittorio Sereni sono stati due intellettuali assai diversi per indole e temperamento, prima ancora che per visione del mondo e concezione della letteratura. Hanno spesso trovato al riparo dello schermo epistolare la possibilità di un confronto, anche negli anni in cui entrambi vivevano stabilmente nella medesima città, Milano, e condividevano il «posto di vacanza», Bocca di Magra. Il loro carteggio, qui pubblicato per la prima volta integralmente, si compone di centoquarantadue lettere scambiate nell’arco di trentasei anni, dall’estate del 1946 a quella del 1982, a testimonianza di un «particolarissimo rapporto» sempre oscillante fra attrazione, delusione e insofferenza. Era formidabile l’ammirazione di Fortini per l’uomo e per il poeta Sereni; sconfinata la stima, screziata di invidia, provata da Sereni nei confronti del Fortini intellettuale: come se ciascuno vedesse nell’altro una possibilità non realizzata di sé, allo stesso tempo affascinante e respingente. Questa particolare increspatura emotiva costituisce il basso continuo di un dialogo che ha avuto profonde ripercussioni sulla loro attività poetica e critica. Ma nel loro scambio si legge anche un segno di più vasta portata, si avverte l’esaurirsi di un’epoca, quella in cui i poeti potevano riconoscersi membri di una comunità letteraria. Qui il confronto, a tratti, è già fra due professionisti dell’industria culturale.
I Vangeli. Marco Matteo Luca Giovanni
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 888
La presente edizione dei Vangeli è nata col proposito di offrire un accesso quanto più possibile diretto a testi che in massimo grado hanno nutrito la cultura europea; un unicum di straordinaria forza espressiva il cui scopo è stato di rendere sensibile ai credenti la figura del Redentore, ma da cui dipende altresì la possibilità di accesso alla figura storica di Gesù, e quindi alla genesi della fede cristiana. Nel corso del tempo questi scritti sono stati sovraccaricati di spiegazioni e applicazioni varie in funzione del pensiero teologico, dell’istruzione religiosa o della riflessione morale, cosicché poca o nulla consapevolezza c’è della loro genesi e funzione originaria, nonché dei loro caratteri letterari e di ciò che fu proprio a ciascun evangelista nel tentare la via difficile di un’attualizzazione della memoria del Cristo sulla base di quanto la tradizione orale ne aveva trasmesso. Non sarebbe perciò stata sufficiente l’aggiunta di note a elucidazione di alcuni passi; occorreva elaborare un commento puntuale che, seppure in forma sintetica, conducesse ad apprezzare la specificità dei racconti, la diversità delle comprensioni dell’evento cristologico, i modi diversi di contestualizzare e intendere uno stesso episodio della vicenda di Gesù. Si è perciò attinto all’enorme bagaglio di conoscenze filologiche, letterarie ed esegetiche degli studi critici, indispensabile per misurarsi con scritti il cui potere evocativo ha radici profonde in precise realtà storiche. Quanto ai testi, il lettore ne troverà mutata la sequenza tradizionale, essendo oramai ampiamente riconosciuta la priorità del Vangelo di Marco. Nuova è anche la loro articolazione. Si è dato maggiore risalto alle singole unità letterarie, presentate separatamente come tessere adattate dagli evangelisti a comporre di volta in volta un diverso mosaico. Infine, l’ampia introduzione generale consente di affrontare in maniera lineare le complicate questioni relative alla tradizione e redazione dei quattro Vangeli; questioni che portano a rilevare l’arte particolarissima degli evangelisti nel rappresentare, ciascuno a suo modo, i tratti salienti del protagonista di una vicenda che fu tale da modificare il corso della storia.
Giù la piazza non c'è nessuno
Dolores Prato
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 888
"Giù la piazza non c’è nessuno" è il libro che Dolores Prato dedica alla sua infanzia di «bastarda integrale» – figlia di padre ignoto e di una madre che la affida a due vecchi zii all’età di tre anni – e a Treja, la piccola città delle Marche che fu «bambina con lei» tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. L’autrice compose questo lavoro quasi novantenne, «con la libertà estrema di chi gioca l’ultima carta», ricucendo e dettando appunti e brogliacci in parte già predisposti sin dagli anni Quaranta. Con piglio spericolato e perentorio, dalle pagine del testo sorgono davanti agli occhi del lettore, come se accadessero per la prima volta, il tappeto dai colori cangianti su cui la bambina s’incanta dopo aver temuto un nuovo abbandono; la sua inappetenza corretta forse dal consiglio di un medico, forse da una grazia estorta alla Madonna di Loreto; lo zio prete che verosimilmente ha strani commerci col diavolo e aggiusta senza chiedere compenso le pignatte rotte dei poveri; il chiacchiericcio del paese per gli sguardi d’amore alla finestra tra la figlia del macellaio e la sarta; Treja che è «una canestra enorme di persone, di paure, di meraviglie, di parole in movimento», dentro la quale la bambina non sa «d’essere infelice» e tuttavia impara, e crea i suoi saperi. Sovranamente musicale nell’attingere alle risorse dell’oralità, gioiosa nel labor limae, conscia dei toni e dei modi della satira antica, Dolores Prato regala alla letteratura del Novecento una miriade di immagini di un mondo scomparso, con descrizioni e accenni che compendiano e superano molti libri d’antropologia. Nello stesso tempo, crea un leggerissimo e ipnotico nastro narrativo, un caleidoscopio di visioni denso di humour e candore, di meraviglie e misteri, che catturano e avvincono, fanno sorridere e rabbrividire, perché accadono contemporaneamente negli occhi della bambina, dentro la città (e le case, le botteghe, la campagna) e nel presente magico e incandescente della sua scrittura.