Raffaello Cortina Editore: I sette vizi capitali
Superbia
Michael Eric Dyson
Libro: Libro rilegato
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: XIII-177
Dei sette vizi capitali, la superbia è quello che più degli altri può dar vita a una controversia su che cosa sia o non sia peccato. Dopotutto, senza orgoglio, versione positiva della superbia, è assai meno probabile raggiungere l'eccellenza nel campo che si è scelto. È dunque un'ottima cosa essere orgogliosi di sé, della propria comunità, del proprio paese. Ma quando le cose si spingono troppo in là, queste virtù si trasformano in peccati mortali. È interessante osservare quanto la superbia e l'orgoglio siano duttili e concettualmente adattabili a una vasta gamma di circostanze emotive, etiche e intellettuali. Si possono sperimentare differenti tipi di orgoglio: ferito, perduto, riconquistato, offeso, ingiustificato. E la superbia si manifesta come vanità, arroganza, temerarietà, hybris... Michael Eric Dyson passa in rassegna le varie dimensioni di questo "vizio virtuoso", individuandone le radici filosofiche e teologiche attraverso l'esame delle trasformazioni cui è andato incontro nella civiltà occidentale. Per Aristotele, l'uomo che si considera meno meritevole di quanto in realtà sia pecca di "umiltà indebita", di "pusillanimità". Per Martin Luther King, i neri saranno veramente liberi quando spezzeranno i ceppi dell'autoannientamento e saranno capaci di un autentico rispetto di sé. Questo libro fa luce su un sentimento davvero multiforme, virtù indispensabile da un lato, peccato mortale dall'altro.
Gola
Francine Prose
Libro: Copertina rigida
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: 111
Siamo tutti ossessionati dal cibo e dalle diete. E questa ossessione non è che una battaglia tra vizio e virtù, tra eccesso e moderazione, una lotta contro le feroci tentazioni della gola. Francine Prose ci invita a un gustoso banchetto di osservazioni argute sul più squisito dei vizi capitali. Offrendoci un buffet che spazia dalle Confessioni di Agostino all'Inferno di Dante, ci mostra come in epoca medioevale il peccato di gola fosse una questione profondamente spirituale, mentre la nostra società lo ha trasformato da vizio in malattia: sono gli orrori del colesterolo e della carne rossa che noi oggi demonizziamo. L'opinione moderna è che esageriamo col cibo a causa di un appetito compulsivo, per evitare intimità e contatti sociali. Ma, come ricorda l'autrice, il peccato di gola è anche un'affermazione di passione e piacere e il libro si chiude con la storia di uno dei grandi eroi di questo vizio, Diamond Jim Brady. Secondo quanto si racconta, cominciava il suo pasto sedendo a circa quindici centimetri dal tavolo dal quale si sarebbe alzato solo quando il suo stomaco si fosse gonfiato a tal punto da sfiorarlo. Per arrivate a questo poteva consumare, in una sola cena, dozzine di ostriche, qualche granchio, zuppa di tartaruga, due anatre, numerose aragoste, un filetto, un coniglio e, giusto per pensare alla salute, diverse verdure. Per dessert, invece, pasticcini assortiti e un'intera scatola di cioccolatini.
Invidia
Joseph Epstein
Libro: Copertina rigida
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: 130
Probabilmente ci sono state persone - santi, grandi atleti, stelle del cinema, rampolli di miliardari - che non hanno mai conosciuto l'invidia, ma consentiteci di dubitarne. Errare è umano e invidiare, incontestabilmente, anche. Quanto ai filosofi, si potrebbe dire che Soren Kierkegaard, piccolo, gobbo e sicuro di non vivete a lungo (e, visto che è morto a quarantadue anni, non si sbagliava), avrebbe dovuto avere molto da invidiare. Invece, ha scelto di studiare l'invidia, rilevando, fra le altre cose, che essa sembra essere ancora più grande in una società che ha come scopo dichiarato l'uguaglianza. Nietzsche dal canto suo pensava che "qualche volta abbiamo un amico grazie alla fortunata circostanza di non avergli mai dato ragione di invidiarci". Segreta e fredda ostilità, desiderio impotente, rancore, tutto si coagula nel cuore dell'invidia. L'invidia offusca il pensiero, scrive Epstein, annienta la generosità, avvizzisce il cuore. E giunge alla conclusione che fra i sette vizi capitali solo l'invidia non ha alcun lato piacevole. Con grande ironia, l'autore passa in rassegna gli innumerevoli oggetti dell'invidia, compresi bellezza, talento, ricchezza, potere e giovinezza, e ci fa scoprire l'intenso tocco di malignità che tormenta l'invidioso: perché lui sì e io no?
Lussuria
Simon Blackburn
Libro: Copertina rigida
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: 159
Per quanto ci si reputi disinvolti, la lussuria ha cattiva fama. Sorridiamo agli innamorati che si tengono per mano nel parco, ma storciamo il naso se si nascondono alla nostra vista tra i cespugli. L'amore ha il plauso del mondo. La lussuria è furtiva e imbarazzata, guarda sfuggente, architettando seduzioni e cogliendo al volo ogni opportunità. Sembra dunque paradossale cercare di difendere la lussuria, ma il compito di questo libro è rimuovere un po' del fango che la ricopre, liberarla dalle risonanti condanne che non l'hanno mai abbandonata, sottrarla all'ambito del vizio per elevarla a virtù. Blackburn si avvale delle intuizioni di alcuni dei grandi conoscitori della natura umana per arrivare con incisività al cuore del problema. Diogene pensava che il sesso si risolvesse al meglio con la masturbazione, la via più comoda, e sappiamo quanto gli stoici diffidassero delle emozioni e i cristiani dei piaceri della carne. Nel suo pessimismo, Schopenhauer non vedeva nella lussuria che un'occasione per renderci ridicoli, ma il più citato dall'autore, il suo filosofo preferito, è David Hume, per il quale cedere al desiderio è il più scusabile dei peccati "a motivo della grandezza della tentazione". Con arguzia e intelligenza, Blackburn, uno dei più eminenti filosofi contemporanei, perora la seducente causa della lussuria, celebrando questo "peccato mortale" come una raffinata forma di umana vitalità.
Accidia
Wendy Wasserstein
Libro: Libro in brossura
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: VIII-131
Questo libro è parte di una serie di conferenze e di una collana dil libri sui sette vizi capitali, entrambe patrocinate dalla New York Public Library e dalla Oxford University Press. L'obiettivo era sollecitare studiosi e scrittoi a riflettere su ciascuno dei vizi capitali, descrivendo gli atteggiamenti che abbiamo assunto nei confronti del male e i modi in cui lo abbiamo interpretato. In un'ottica sia storica sia contemporanea ogni autore individua le sfide ideali e concrete che un peccato mortale comporta per la spiritualità, l'etica e la vita quotidiana.
Avarizia
Phyllis A. Tickle
Libro: Libro rilegato
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: VIII-96
Cupidigia. Avidità. Grettezza. Insaziabile ingordigia. Ambizione smodata. Desiderio incontrollato. Conformemente al suo carattere rapace, l'avarizia opera sotto una molteplicità di pseudonimi, si manifesta in forme diverse e ovunque semina distruzione tra gli uomini. In questo libro arguto, Phyllis Tickle sostiene che l'avarizia è "la madre di tutti i vizi capitali", la fonte prima della superbia, dell'invidia, dell'accidia, della gola, della lussuria e dell'ira, e mostra come le principali religioni, dall'induismo al buddhismo, dal taoismo al cristianesimo, la considerino il più grande flagello a cui gli uomini possano abbandonarsi, capace di sbaragliare tutte le virtù. Attraverso opere come "Il canto di Natale" di Dickens, i dipinti di Pieter Bruegel e Hieronymus Bosch, ma anche il film Wall Street e i quadri del pittore italiano contemporaneo Mario Donizetti, l'autrice illustra l'evoluzione del nostro modo di vedere l'avarizia: se nel Medioevo era concepita come nemico spirituale che il credente doveva combattere imbracciando le armi della fede, della verità e della giustizia, la "secolarizzazione del male" caratteristica della modernità ne mette a fuoco la tragicità ma anche il fascino. Avvincente e profondo, "Avarizia" esplora tutta la gamma delle sottili sfumature di questo vizio capitale, il più sociale e il più politico dei peccati, come mostra sin troppo chiaramente il mondo contemporaneo.
Ira
Robert A. Thurman
Libro: Copertina rigida
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2006
pagine: 147
Parole veementi, gesti inconsulti, una violenta scarica di adrenalina: l'ira è il più devastante dei sette vizi capitali. È come il fuoco, vi brucia e brucia chi vi sta intorno. La mente non trova pace se la rabbia attizza la voglia di vendetta. Tutto ciò che normalmente porta piacere o, addirittura, felicità perde immediatamente il suo fascino nel momento in cui ci si incollerisce. Autore di best seller e autorevole studioso del buddhismo e della filosofia orientale, Robert Thurman ci offre in questo libro uno scenario illuminante sul più mortale dei peccati. In Occidente, sottolinea l'autore, l'ira è considerata una componente inevitabile della vita, un male da sopportare, non da vincere. La tradizione narra di un Dio adirato, di Gesù che caccia i mercanti dal tempio. Se Dio perde le staffe, come possono gli uomini pensare di affrancarsi da questa emozione distruttiva? La filosofia orientale guarda all'ira in modo diverso. Di certo è uno dei "tre veleni" alla radice della sofferenza umana, ma il buddhismo insegna che può essere annientata. Anzi, la sconfitta dell'ira non solo è possibile, ma è anche una delle cose per cui vale la pena di ingaggiare una lotta. Alla fine scopriamo che, quando questa furia selvaggia è dominata dalla saggezza, diventa la forza più immane a nostra disposizione per liberarci dal dolore.