La corte di Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona ospitava a Buda – secondo la testimonianza di Galeotto Marzio riportata nel suo De dictis ac factis regis Mathiae (1485) – anche «musici e cantori che nei convivi, accompagnati dal liuto, cantavano in lingua patria le gesta dei forti». Quella tradizione narrativa non solo sopravvisse alla fine dell’Ungheria corviniana, ma si evolse e si consolidò all’interno di un “genere letterario” che, collocato fra oralità e scrittura, rappresentò una sorta di contenitore formale di testi composti secondo le tecniche della oralità secondaria. Il menestrello ungherese – che non raramente partecipava alle campagne militari del suo signore – si fece litteratus. I suoi strumenti furono il liuto e la voce, la spada e la penna.
Il liuto, la penna, la spada. Studi sulla letteratura ungherese del Rinascimento e del Barocco
Titolo | Il liuto, la penna, la spada. Studi sulla letteratura ungherese del Rinascimento e del Barocco |
Autore | Amedeo Di Francesco |
Collana | Accademia |
Editore | NEU |
Formato |
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Pagine | 188 |
Pubblicazione | 01/2020 |
ISBN | 9788832133349 |