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Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte, il linguaggio

Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte, il linguaggio
Titolo Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte, il linguaggio
Autore
Traduttore
Collana Saggi. Arti e lettere
Editore Donzelli
Formato
Formato Libro Libro: Libro rilegato
Pagine 350
Pubblicazione 12/2022
ISBN 9788855223942
 
38,00

 
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La coscienza europea è posseduta dalla presenza di Fëdor Dostoevskij, genio tormentato e profetico: le sue parole hanno avuto un rilievo cruciale per filosofi e scrittori come Nietzsche, Proust e Kafka, ma anche per registi come Visconti, Bresson e Kurosawa, per citarne solo alcuni. Il «contorto scrittore russo», come lo definiva Freud in una lettera, è intrinsecamente legato al mondo da cui proviene, ma è anche il più europeo degli scrittori, se è vero, come diceva Joyce, che a Dostoevskij dobbiamo la creazione della prosa contemporanea, da lui portata a un’intensità impareggiabile. «Ovunque e in ogni cosa ho vissuto fino al limite estremo, e ho passato la mia vita a superarlo», scriveva Dostoevskij all’amico poeta Anton Majkov nel 1867. E il limite l’ha davvero oltrepassato, rinnovando ogni volta la scommessa sulla potenza della parola e sfidando il nichilismo e il suo doppio, l’integralismo, attraverso la gioiosa esplosione polifonica del linguaggio. «Se priviamo gli uomini dell’infinitamente grande», scriveva Dostoevskij, «non vorranno più vivere, moriranno di disperazione. L’illimitato e l’infinito sono così indispensabili all’uomo come il piccolo pianeta su cui abita». Lettrice d’eccezione di Dostoevskij, Julia Kristeva ne svela in questo densissimo libro la sorprendente attualità. I personaggi parossistici e autodistruttori che popolano le sue opere, fra mostri patetici e insetti insignificanti, presentano già la matrice carceraria dell’universo totalitario, che si rivelerà nella Shoah, o nel Gulag, e che oggi viviamo nel controllo operato dall’onnipresenza della tecnica. Dostoevskij, dunque, «profeta della nostra modernità»: attraverso la lettura di Kristeva l’uomo entra con la sua opera nel terzo millennio dove, infine, «tutto è permesso». E le angosce degli internauti si fondono, nel sottosuolo, ai demoni di Dostoevskij.
 
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