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L'officiante

L'officiante
Titolo L'officiante
Autore
Argomento Arti, cinema e spettacolo Studi teatrali
Collana Grandi pensatori, 104
Editore Luni Editrice
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 128
Pubblicazione 11/2023
ISBN 9788879848602
 
16,00

 
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Esiste una analogia tra il mestiere dell’attore e la figura dell’officiante, tra il teatro e il rito e per questo motivo si è portati a ritenere che l’origine di questa disciplina si perda nel tempo e sia, in qualche modo, connaturata nell’uomo; ma la tradizione teatrale non può essere un’invenzione, né una moda o un’abitudine: essa è una necessità. In questo senso il teatro si può dire tradizionale poiché è nato con l’uomo, e ciò che si può definire esoterico in teatro è legato al compito dell’attore quando è rivolto verso una ricerca interiore, nettamente opposta e antitetica alla ricerca dell’esteriorità. Ciò che rende straordinario il lavoro dell’attore è il completamento di questo percorso interiore, che avviene nel momento in cui l’attore entra in contatto con il pubblico esprimendosi con una rappresentazione esteriore. La complementarità di questa raffinata dualità è ciò che rende popolare l’arte teatrale e nel contempo ne svela la natura tradizionale: il rito non è altro che un simbolo agito, in cui l’officiante ha lo stesso ruolo dell’oggetto simbolico; la sua azione è la rappresentazione formale di un contenuto, e tutto ciò che avviene in una rappresentazione teatrale è simbolico e, dunque, rituale. Se il teatro è in grado di parlare all’intelletto è anche vero che per prima cosa parla ai sensi. Si potrebbe dire che i sensi siano il veicolo della rappresentazione, ciò che in qualche modo gli consente di arrivare all’intelletto. Sono i sensi che consentono di percepire tutto ciò che ci serve per intelligere. L’attore costruisce la sua “mediazione” proprio sulla sollecitazione dei sensi e attraverso di essi giunge direttamente all’intelletto. È nell’immediatezza della percezione che noi immaginiamo questo contatto intellettuale tra l’attore e lo spettatore. L’esperienza teatrale si sviluppa nella magia dell’effimero e si completa in esso, si svolge nel tempo dell’azione teatrale che è un non-tempo, quasi un attimo, un’aspirazione all’eterno. O, come scrive René Guénon: «Per questo il teatro è un simbolo della manifestazione, della quale esprime nel modo più perfetto possibile il carattere illusorio».
 
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