Adelphi: I peradam
Uomo diventa lupo. Un'interpretazione antropologica di sadismo, masochismo e licantropia
Robert Eisler
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2019
pagine: 408
Robert Eisler è stato il più misconosciuto fra i grandi visionari eruditi del Novecento. Studioso geniale e atipico, sempre ai margini del mondo accademico, ha lasciato un'opera multiforme e inclassificabile. E questo libro ne rappresenta l'estremo, grandioso epilogo. Influenzato da Jung e dalla sua teoria degli archetipi, si presenta come un'indagine socio-antropologica sulla crudeltà e l'aggressività umane, che ha l'audacia di suggerire una derivazione storica, o meglio preistorica, per ogni crimine e ogni violenza, «dall'attacco alla singola vita noto con il nome di assassinio o omicidio a quella forma di uccisione collettiva organizzata che chiamiamo guerra». La tesi di Eisler non potrebbe essere più concisa: se l'uomo moderno è sul piano biologico «la più spaventosa di tutte le bestie da preda» — secondo la definizione di William James —, e se al contrario il suo antenato era un primate frugivoro, a un certo stadio dell'evoluzione deve essersi verificata in lui una mutazione irrevocabile «dalle conseguenze disastrose e permanenti». È questa la «Caduta» che si cela dietro al misterioso fenomeno psichico denominato «licantropia», nonché ad altre manifestazioni patologiche. Sono poche, densissime pagine sorrette da una documentazione impressionante, una foresta di note dove proliferano miti, riti e leggende dei luoghi più disparati del pianeta — e che fanno di questo libro uno dei viaggi più inquietanti nei recessi di quella che ancora oggi ci ostiniamo a chiamare «natura umana».
I geroglifici di Sir Thomas Browne
Roberto Calasso
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 2018
pagine: 190
Prima di essere decifrati da Champollion, i geroglifici egiziani vennero interpretati - in una lunga e grandiosa linea di pensiero che va dalla tarda antichità al diciassettesimo secolo, da Plotino ad Athanasius Kircher - come una lingua non discorsiva, segreta e rivelatrice, fatta solo di immagini. Sir Thomas Browne (1605-1682) pose in atto questa concezione in tutta la sua opera di erudito e sommo prosatore - opera discreta, elusiva, difficilmente classificabile; fondata su di una cultura composita, stratificata e ormai remota; scritta in una lingua coperta dalla patina del tempo, in cadenza naturalmente religiosa e cerimoniale. Un'opera che si presenta come una complessa figura sul punto di disfarsi, come un mosaico le cui tessere stiano per essere separate e disperse. Alcuni degli elementi che sono delicatamente congiunti in quelle pagine, in un equilibrio ricco e precario, non si sono mai più ritrovati in così stretto contatto. In Browne la medicina e la teologia, l'erudizione antiquaria, la scienza naturale e il simbolismo ermetico si compongono in un solo discorso dalle molteplici e divergenti articolazioni. Il tempo, che ha rivelato sempre più lo splendore della sua prosa, ha anche confuso i tratti di quel discorso, ne ha offuscato i diversi significati. In quegli scritti alcune parole sono creste di continenti sommersi, sicché la perlustrazione delle topografie nascoste dovrebbe precedere ogni giudizio sull'opera. Una traccia può esser data dalla parola «geroglifico».
Isolario arabo medioevale
Angelo Arioli
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 2015
pagine: 341
Come approdi momentanei di un itinerario inventato - dal Mar di Cina e dall'Oceano Indiano al tenebroso "Mare Abbracciante" in Estremo Occidente sfilano isole mirabili, piccoli universi dagli ambigui confini, viste, immaginate e raccontate da autori musulmani di varia provenienza (dall'Iraq alla Persia, al Marocco, alla Spagna), mercanti e viaggiatori, ma anche sedentari compilatori di opere geografiche, in un arco di tempo che va dalla metà del IX al XV secolo. Isole che appaiono e scompaiono, isole abitate soltanto da donne, o da esseri che si fanno sentire ma non si fanno mai vedere, l'isola delle scimmie, del leggendario e vendicativo uccello Rukhkh, degli antropofagi, del rubino, dei granchi pietrificati, degli androgini. Infinite varianti di isole fantastiche, che evocano meraviglie: come "Finzioni" di Borges, o "Le città invisibili" di Calvino o il "Libro dei mostri" di Wilcock.
Il peccato di Adamo e Eva. Storia della ipotesi di Beverland
Antonello Gerbi
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2011
pagine: 273
Quale fu veramente il peccato di Adamo? Per secoli (molto prima, e dopo, che il libertino olandese Beverland la fissasse, alla fine del Seicento, in una "forma acida, sacrilega, canzonatoria"), un'ipotesi "scandalosa" ha attraversato, in modo esplicito o sotterraneo, le controversie di teologi, rabbini, alchimisti, cabalisti, filosofi, senza dimenticare poeti e pittori, nonché "la folla confusa degli umili e dei pii": che quel peccato consistesse nella conoscenza carnale di Eva. Con conseguenze vastissime su quelli che furono e sono i nostri "dolenti e ansiosi interrogativi sulla natura del Male": nel caso si accolga tale ipotesi, infatti, è lo stesso piacere fisico a diventare "la radice prima" di ogni iniquità, e tutti noi, figli di Adamo, meritiamo di essere dannali in quanto "intimamente, essenzialmente contagiati" da quel peccato. Da Filone Giudeo ai romantici tedeschi, da San Tommaso a Paracelso, dai Catari alle "torturate alchimie della carne e dello spirito" di Baudelaire, Antonello Gerbi ripercorre la storia delle "infinite diatribe" (e delle "idiozie, le sudicerie e i tormentati arzigogoli") che quei pochi versetti hanno generato, con una capacità di fare storia delle idee che in Italia è stata sua e di pochi altri: ne risulta un libro al tempo stesso brillante e documentato, caustico ed erudito, spiritoso e profondo, che appassiona e induce a riflettere.
Il gemello solare
Charles Malamoud
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2007
pagine: 244
Nel tentativo di dare struttura e senso alla massa informe dell'universo, i pensatori dell'India più antica, i ritualisti del periodo vedico, si sono instancabilmente adoperati a tessere una prodigiosa ragnatela di connessioni e corrispondenze. Il telaio usato per intrecciare il delicato arazzo di ciò che chiamiamo realtà era la grandiosa macchina del sacrificio, che aveva come punto focale la messa a morte di una vittima animale o vegetale. E filo conduttore di questa nuova raccolta di saggi di uno dei più acuti interpreti del pensiero vedico è lo stesso dio della morte, Yama (vale a dire "costrizione"): figlio del Sole, ha una sorella gemella, Yami, la quale gli corrisponde amorosamente come la Terra corrisponde al Cielo, in un rapporto che costituisce il modello indiano delle relazioni tra fratelli e sorelle. Benché immortale in quanto dio, Yama fu il primo a sperimentare la morte, e a tracciare così il cammino verso l'aldilà, quel regno dei Mani o dei Padri, moltitudine senza più volto, cui gli antenati accedono attraverso il rituale dello "sradda", che sancisce l'allontanamento dal mondo dei vivi mediante la dispersione dei resti e la consegna all'oblio dei loro nomi.
Arte sumera, arte romanica-Ritratto di Jurgis Baltrusaitis
Jurgis Baltrusaitis, Jean-François Chevrier
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2006
pagine: 259
Quando fu ravvisata la sorprendente affinità della scultura romanica con le immagini dell'antica arte mesopotamica, non pochi archeologi e storici si dedicarono con fervore all'esplorazione del nuovo, affascinante territorio di studi. Ma solo il giovane Baltrusaitis doveva individuare, con facoltà rabdomantica, il complesso e occulto reticolo di vie che aveva messo in contatto due mondi così distanti nel tempo e nello spazio. E il saggio in cui condensò i suoi studi, apparso nel 1934, non mancò di produrre un effetto dirompente nel mondo della storia dell'arte, rivelandosi subito, nella sua "prodigiosa rapidità", un'opera fondamentale. A quell'opera si accompagna qui il "Ritratto" tracciato da Jean-François Chevrier - che resta ancora oggi l'unica, preziosa fonte sulla vita di Baltrusaitis - in cui vediamo delinearsi con vividezza la "mitologia personale accuratamente nascosta, dissimulata nei libri", di uno studioso che seguì una linea audacissima di ricerca, dove si apriva la strada da solo. Una biografia intellettuale e al tempo stesso l'inaspettata apertura di un uomo elusivo, che per la prima volta ha accettato di svelarsi confidando "sceltissimi ricordi": per esempio di quando Pasternak, amico di famiglia, mimava buffe scenette davanti a lui bambino; o di quando, trovandosi a Milano con i genitori, a otto anni, "si smarrì in mezzo alla folla, ma come per miracolo riuscì a ritrovare l'albergo. "Un angelo è sceso da una guglia del Duomo e mi ha preso per mano" disse".
La danza delle pietre. Studi sulla scena sacrificale nell'India antica
Charles Malamoud
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2005
pagine: 301
Per l'India dei Veda, tutto è racchiuso nel rito e nel sacrificio: un corpo vivo di azioni minutamente codificate, di cui i Brahmana, antichissime opere di ermeneutica del rituale, studiano incessantemente l'anatomia e la fisiologia. In questa raccolta di saggi Malamoud, fra i massimi rappresentanti della tradizione indologica francese, attinge dall'immenso corpus delle speculazioni brahmaniche sul sacrificio per gettare luce su alcuni suoi tratti essenziali: dalla rivalità fra mito e rito alla polarità sessuale che pervade ogni atto cerimoniale, dagli aspetti teatrali di quanto viene inscenato alla negazione della violenza proprio là dove la violenza si esprime nella forma più cruda e scoperta.
Il silenzio della tirannide
Alexandre Kojève
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 2004
pagine: 267
Nel 1939 Alexandre Kojève portò a termine quelle lezioni sulla "Fenomenologia dello spirito", che iniziate nel 1938, lo imposero come uno dei più importanti interpreti di Hegel di tutto il Novecento. Da allora sparì dalla scena filosofica, quasi mettendo in atto l'estrema conseguenza dell'idea che la storia fosse finita. In realtà Kojève continuò la sua attività in forma semiclandestina, un'attività di cui questo libro vorrebbe mostrare anche gli aspetti più eccentrici accostando al dibattito con Leo Strauss le lettere allo zio Kandinskij, alla ricostruzione dei rapporti fra cristianesimo e scienza uno scritto su Raymond Queneau. Gli scritti raccolti restituiscono un'idea meno approssimativa dei molteplici e sfaccettati interessi del filosofo.
Il rituale del serpente. Una relazione di viaggio
Aby Warburg
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1998
pagine: 112
La teologia politica di san Paolo. Lezioni tenute dal 23 al 27 febbraio 1987 alla Forschungsstätte della Evangelische Studiengemeinschaft di Heidelberg
Jacob Taubes
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1997
pagine: 240
Discendente di una famiglia di rabbini, Taubes esordisce govanissimo con un importante libro sulle concezioni apocalittiche ed escatologiche della storia, da Giovanni a Gioacchino da Fiore fino a Marx e Kierkegaard, cui seguono lunghi anni di silenzio durante i quali egli si impone come un autorevole "maestro orale": è intorno al suo istituto a Berlino che, sul finire degli anni Sessanta, si raccolgono i leader della rivolta studentesca. E a lui fanno capo numerose iniziative di grande rilievo.
La struttura dell'iki
Shuzo Kuki
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 1992
pagine: 182
«"Lei conosce il conte Kuki Shuzo. Ha studiato molti anni con Lei". "Rivolta al conte Kuki rimane la mia memoria riconoscente"». Con queste parole, che si leggono in un celebre libro di Heidegger, si può dire che affiori l'esistenza di Kuki Shuzo in Occidente e lì rimanga sospesa, come il miraggio di un orientale «dal cuore limpido e fine» che capiva il pensiero occidentale meglio degli Occidentali. Eppure Kuki Shuzo è esistito - e la sua storia travagliata e romanzesca va ben oltre quell'immagine, come mostra questo libro, che è il libro della sua vita. «"Tutto il suo pensare era rivolto a ciò che i Giapponesi chiamano iki". "Ciò che questa parola dice ho potuto solo presagirlo da lontano nelle mie conversazioni con Kuki"» aggiunge Heidegger. Forse perché Heidegger non poté leggere il trattato di Kuki sull'iki, qui per la prima volta tradotto. E forse all'origine di questo libro vi è proprio la difficoltà provata da Heidegger. Una difficoltà, pensò Kuki, analoga a quella che deve affrontare chiunque tenti di tradurre il termine essere, fondamento del pensiero occidentale, in giapponese. Ma la parola essere si incontra in Parmenide, mentre la parola iki appartiene al gergo delle geishe. Già qui si accenna sottilmente il divario Oriente-Occidente. Che cos'è dunque l'iki? Nel Giappone del periodo Bunka-Bunsei (1804-1830), questa parola veniva usata per definire l'ineffabile fascino della geisha, il suo stile sprezzante ma accattivante, ammiccante ma riluttante, improntato a sensualità e rigore, inflessibilità ed eleganza. Kuki circumnaviga ogni accezione dell'iki, filtrando la parola con uno sguardo che ne individua i tratti distintivi nella seduzione, nell'energia spirituale e nella rinuncia; la colloca in un sistema estetico rigoroso; ne scopre le tracce nell'acconciatura, nell'incedere, nei gesti e nelle posture della geisha; nei motivi decorativi a righe verticali, nel colore marrone, nell'architettura della casa da tè, nella musica per shamisen. Capire l'iki è come percepire la fragranza di un'intera civiltà. E forse ci aiuta anche a capire l'essere per un'altra via.