2000diciassette

La Telese delle famiglie vicine, delle nostre stinte fotografie, delle solidarietà immediate, delle condivisioni non telematiche, delle asprezze produttrici di slanci in avanti, delle passioni non asservite a calcoli egoistici... quella Telese non ritornerà, nessun taumaturgo ne produrrà una miracolosa resurrezione storica.

L'epilessia è una malattia nota fin dai tempi antichi, ma spesso viene trattata come un qualcosa di magico, misterioso e sacro, laddove è una pura e semplice sindrome legata al corpo umano. Questo libro vuole in prima istanza mettere l'accento su ciò, dando particolare importanza alle conseguenze psicologiche e sociali della malattia, piuttosto che agli aspetti scientifici che competono professionisti più titolati. L'autore intende descrivere questa condizione attraverso lo spettro delle emozioni e la figura di Ippocrate di Coo sullo sfondo fa da amico immaginario a cui raccontare le proprie ansie passate e presenti. Ippocrate, il medico che ha avuto il merito di "desacralizzare" la malattia, diventa così depositario dei pensieri dell'interlocutore e, attraverso la riflessione, incita l'autore, ferito da una società persa in una contemporaneità impietosa fatta di pandemia, crisi e guerra, a riscoprire i propri valori, che capirà essere ancora vivi e forti, nonostante tutto.

Un taglio, una presa di coscienza, una vita da autenticare. Un'altalena emozionale che crea e poi disfa il senso della narrazione. Sentimenti e circostanze vengono espresse direttamente, avendo a corredo "teorie" isolate che appaiono appunti di guerra interiore; dal colore e l'odore di un'anima fasciata dal tormento alla liberazione. Non c'è una oscura percezione che l'amore per una data persona così lancinante spesso non è che un incidente di passaggio se nel percorso della vita si incontra la persona giusta: scrittore/psicologo che attraverso la foga e con disinvoltura riesce a rendere giustizia alla storia attraverso la confessione.

Tre sorelle, comuni vicine di tutti, serbano un segreto. Ognuna il suo. Ognuna un mondo a parte infilata in quella parte di mondo che è la loro casa, condannate l’una all’altra, punite dal fatto di amarsi nonostante tutto. Queste tre sorelle hanno un attaccamento alla vita, all’aria che riempie i polmoni a dispetto di tutto, che quasi spaventa. Loro lottano, ognuna a modo proprio, per esistere e resistere alla morsa del segreto che le stringe l’una all’altra stritolandone il futuro. Ma poi arriva un uomo - quell’uomo - la cartina tornasole che rivela l’infezione e cura, suo malgrado, la malattia del mal di vivere aprendo la porta con una ventata d’aria fresca e liberando il non detto. Ed è finalmente vita. Una vita raccontata in novanta minuti, quasi di corsa, senza riprendere il fiato, tra risate e lacrime che si succedono fino al colpo di scena. In un teatro fatto di carne, di corpi di donne, dei segni del tempo, senza nessun melodramma, in modo così vero e crudo che i margini tra interprete e personaggio quasi quasi si confondono. Questo racconto, dall’impianto classico, radicato nelle dinamiche della tragedia, ha un animo profondamente napoletano e il temperamento tellurico.

Una violenza. Un'adolescenza strappata con inganni e blandizie. Un matrimonio riparatore. La solitudine. Cosa riserva ancora la vita alla protagonista di questa storia? Riuscirà a riscattare se stessa con la sola forza del cuore? Uno squarcio di vita vissuta che fa riflettere e sperare. C'è sempre il sole oltre le nuvole.

La voglia di un cambio radicale di vita porta l'autore a trasferirsi per motivi lavorativi a Cambridge, in Inghilterra. Quello che ne segue è un viaggio sensazionale tra cultura underground e tradizioni inglesi, musica, musei, serate al pub, filosofia minimalista, realismo pasoliniano, improbabili modi di conoscere gente straniera in terra straniera e una traversata in treno fino in Scozia per raggiungere i luoghi più remoti delle Highlands nel pieno dell'inverno.

Il titolo del libro riassume perfettamente ciò che viene narrato all'interno di esso: rinascere è più bello che deperire. Nemo, protagonista della storia, è un ragazzo un po' come tutti e, allo stesso tempo, un po' come nessuno. È un sole a tutti gli effetti: splendente, raggiante, vivace. Perciò, per ricordarsi della sua vera natura, ha bisogno di vedere le tenebre per capire fino a dove si può scorgere il suo bagliore. Dopo tante peripezie, alcune belle ed altre meno, capisce che è giunto il momento di tornare al punto di partenza, al suo "Big Bang". Continuando il paragone con il sole, anche Nemo si ritrova oscurato dalle nuvole, dimenticandosi della sua vera natura. Il periodo dura fino a quando intuisce che la situazione che stava vivendo non lo rappresenta: non può accettare che il suo sorriso venga spodestato da lacrime non rispettose dei suoi sogni e dell'impegno profuso nel diventare la persona che desidera essere. Ed è proprio questo amore verso se stesso, questa voglia di riscatto, di riscoprirsi e di ritrovarsi a dargli la spinta giusta per rialzarsi, questa volta, a differenza di altre, con la determinazione e la volontà necessarie per farlo definitivamente.

"Contro la lungimiranza di chi guarda troppo lontano senza considerare cosa ha dinnanzi a sé, queste poesie sono gli attimi di una vita intrappolati nei versi di un poeta in bilico tra il fiore della gioventù e il pessimismo della vecchiaia. Questa raccolta spiega le ali agli ossimori più duri: il Bene e il Male, l'Amore e l'Odio, la Vita e la Morte..." (Giorgio Nuzzolo).

La storia di una donna che corre sul filo della memoria e lungo le sponde di un fiume. Matilde è legata fin dall'infanzia al borgo natio, che anche idealmente non abbandona mai, neanche quando la vita la porta in altre città. Narra tutta la storia della sua esistenza, ricca di gioie ma soprattutto di travagli, disagi, difficoltà, tragedie; dalle quali si risolleva con la forza di volontà e il coraggio che la contraddistinguono. È una "ragazza del Sud Italia" volitiva, che riesce a raggiungere i suoi obiettivi, a dispetto di pregiudizi e mentalità retrograde che la circondano. Ne viene fuori una figura femminile, sempre alla ricerca della vera Matilde, e per questo è uno sprono e uno stimolo per i lettori a guardare sempre dentro se stessi. È comunque soprattutto un elogio della scrittura, della sua capacità catartica e della sua funzione salvifica.

“La poesia nacque la notte in cui l'uomo contemplava la luna pur consapevole che non era commestibile.” Valerio Butulescu

“Il Giardino dell’Anima” vuole essere un viaggio di sentimenti, confessioni, lembi dell’esistenza: trasparenza di ricordi, spesso amari, che cercano di rischiarirsi di luce. Un iter catartico in una dimensione filtrata attraverso scansioni che veicolano più forza al vivere. L’inconfondibile fascino di interconnessione poetica e cromatica di Annamaria Farricelli e Antonietta Rossano, delinea una vera e propria dimensione di sodalizio artistico sottolineato dalla sensibilità, dalla delicatezza dei colori e dalla carica vitale introspettiva dei versi. La poesia di Annamaria rivela una ricchezza di contenuti perfettamente organica all’ armonia del segno e del colore di Antonietta. In questo percorso il lettore può incantarsi nella ricerca di valori e significati, identificandosi nelle sottili vibrazioni emotive e nelle luci evocative di un viaggio che, attraverso le stagioni del tempo e dello spazio, ci guida alla conoscenza di noi stessi. Forse è proprio il viaggiare tra le pennellate di parole e le pennellate di colori che rende “Il Giardino dell‘anima” un’opera unica nel suo genere.

Rubina e Cristina e le loro piccole e grandi esistenze, fatte di cose semplici e genuine, sono le protagoniste di questo excursus lungo un secolo. È un percorso di ricerca delle antiche radici, del nostro humus primordiale, in contatto con gli ideali, i pregi e i difetti, le risorse e i limiti della Greatest Generation, fiorita nel primo quarto del Ventesimo secolo, e il loro rapportarsi con le generazioni dei figli e dei nipoti e pronipoti. Uno sguardo affettuoso e nostalgico, ma anche critico e obiettivo sui tempi andati e sul macrocosmo cittadino di Rubina e il piccolo mondo rurale di Cristina, tra scialli invernali e veli neri, tra campi, stradine, montagne, spiagge, panorami, feste e quanto altro ci può essere per rimembrare due donne forti e imperturbabili... ferite, ma mai sconfitte da lutti, malattie, guerre, stenti e disastri naturali. Al lettore è proposta la storia di due donne, specchio di un tempo passato, ma ancora presente e vivo nella nostra epoca.