Nonostante
Ho ucciso-Ho sanguinato
Blaise Cendrars
Libro: Libro in brossura
editore: Nonostante
anno edizione: 2015
pagine: 104
Sembrano due racconti distanti, "Ho ucciso" e "Ho sanguinato". Il primo, scritto nel 1918 a guerra ancora "fresca", è una "rapida istantanea" che restituisce gli umori, gli odori di un campo di battaglia, la "puzza di sangue, fenolo, merda, putrefazione", come scrive Paolo Rumiz nella nota introduttiva. Il secondo, pubblicato nel 1938, è invece un percorso di rinascita, il racconto della vita caotica di un ospedale militare, un "girotondo infernale" che giustappone crudezza (o crudeltà), carità, abiezione, resurrezione, e una lingua - a tratti - dal sapore e dagli echi quasi proustiani. Eppure sono testi complementari. Una sorta di dittico ideale, una mise en scène della guerra in due atti. Istinto e pietà. L'istinto è quello di sopravvivenza, che qui assume i contorni di un destino ineluttabile, un atto di resistenza da affrontare di petto, senza sotterfugi. La pietà, quella che si offre - letteralmente - al primo venuto, è mondata invece di ogni possibile retrogusto paternalista, senza fronzoli o infingimenti. Cendrars non cede alla tentazione del belletto o del salvacondotto cinico. Gli bastano due verbi per raccontare la tragica fatalità di una vita umana. Ho ucciso. Ho sanguinato.
Lasciatelo parlare
Jean Cayrol
Libro: Libro in brossura
editore: Nonostante
anno edizione: 2015
pagine: 169
Lasciatelo parlare è il primo capitolo della trilogia Vivrò l'amore degli altri che Cayrol compose tra il 1946 e il 1950 dopo la sua esperienza di deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Si tratta, per dirla con Barthes, della storia "non di un uomo o di un avvenimento, ma di una durata". Quella che segna il ritorno alla vita, la rinascita di chi, come Lazzaro, non è sopravvissuto alla morte, ma dalla morte è dovuto risorgere. Una lenta e progressiva gestazione, prima ancora che di un personaggio, di una umanità nuova, rinnovata. Il protagonista che Cayrol consegna al lettore è un personaggio allo stato nascente, collocato in una dimensione aurorale adamitica verrebbe da dire - della propria esistenza, uno spazio che è al di qua di ogni sociologia e di ogni psicologia. Colui che parla è infatti, come scrive Valeria Pompejano nella prefazione, "un individuo estraneo a se stesso: uno straniero dell'esistenza, incerto lui stesso della propria esistenza". È un uomo ridotto a mera voce. Ed è solo attraverso la parola, l'unico strumento di cui dispone, che Lazzaro potrà ritornare alla vita. Lazzaro parla. Lasciatelo parlare.
Testi segreti
Marguerite Duras
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2015
pagine: 126
"Testi segreti" sono tre racconti, intimi e assoluti al tempo stesso. Intimi, perché, pur non essendo le pagine di un diario autobiografico, lasciano intravvedere come in filigrana le tracce di un vissuto, le cicatrici di antiche e più recenti passioni. Assoluti invece, perché quelle cicatrici "private" sono una sorta di manifestazione, l'epifania di una "falla improvvisa nella logica dell'universo" dove si consuma, come scrive Rosella Postorino, l'inaudito "scisma tra amore e desiderio", l'incontro "tra un uomo e una donna assoluti, che in assoluto mostrano lo scacco inevitabile di ogni rapporto". Una coppia, la coppia: l'uomo e la donna, personaggi, ma forse sarebbe più giusto chiamarli attori, senza nome, quasi degli archetipi che portano sui loro corpi i sintomi di quella malattia della morte, una malattia segreta che Duras ha saputo trarre dall'intimo di una vita e farla assurgere all'assoluto della letteratura. Un viaggio, come scrive sempre Postorino, "al confine del linguaggio". E dell'amore.
Il tram
Claude Simon
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2015
pagine: 137
L'ultimo romanzo di Claude Simon (ancora inedito in Italia) è forse quello più intimo, privato. Tutto è condensato in poche pagine, in un dispiegarsi di scene, quasi un montaggio cinematografico, all'apparenza conchiuse, giustapposte l'una all'altra più che articolate assieme da quello che solitamente chiamiamo l'intreccio, la trama. Di questa non resta che un tracciato, un tragitto, quello di un tram chiamato memoria. Un filo conduttore, sottile ed esile come quella "linea del tram" su cui transitano i pendolari e, appena abbozzati, i ricordi dell'autore: l'infanzia a Perpignan, le estati in riva al mare, alcune digressioni proustiane, le sponde del Gange, la guerra, la malattia della madre. Fino all'ultima fermata, prima di sprofondare, come scrive Patrick Longuet nella postfazione, nell'"oblio della sabbia in cui i binari biografici vanno scomparendo". Quasi a voler sottolineare la precarietà che soggiace a ogni accadimento dell'esistenza. La vita, ci ricorda Simon, non è che un transito attraverso "i successivi stadi della macchina umana dalla nascita all'agonia passando per tutte le deviazioni e le anomalie possibili sino al suo definitivo disfacimento".
L'erba
Claude Simon
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2014
pagine: 242
Tre generazioni, una lenta agonia. Quella della vecchia Marie, un'anziana donna sul letto di morte; quella della giovane coppia, Louise e Georges (il nipote di Marie), prossima alla separazione; quella dei genitori di Georges, Sabine e Pierre (fratello di Marie), e del loro matrimonio fiaccato dalle menzogne. Al centro un regalo che sembra legare, come in un lascito testamentario, la vecchia Marie e la giovane Louise. Dentro una scatola di metallo arrugginito, non un diario ma sei taccuini che dicono, tra le fitte pagine di una meticolosa contabilità quotidiana, di un sacrificio austero, di una rinuncia spontanea, tacita, inflessibile. Quello che Louise si vede consegnare in mano è il suo stesso destino, sul quale sembra pesare un senso di ineluttabilità e di condanna. Le stesse che Simon intravede nell'"enigma del tempo che passa". Un enigma il cui emblema è quel rantolo della vecchia "intenta a morire": un basso continuo, perturbante, quasi osceno nella sua discreta presenza. L'impercettibile dispiegarsi del tempo, di un'esistenza. Della Storia. L'eco di una vita, della "scialba esistenza" di chi la Storia, sopportandola, l'ha fatta, e che anzi è "la materia stessa della Storia".
Il voyeur
Alain Robbe-Grillet
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2013
pagine: 278
"Il voyeur" è un romanzo in cui "le cose sono là", come dice lo stesso Robbe-Grillet. Un romanzo di superficie, in cui le pagine sembrano semplicemente registrare quanto il nervo ottico percepisce degli oggetti. Il voyeur, infatti, non è un personaggio, ma quel particolare viaggiatore, quel voyageur che è lo sguardo, davanti a cui tutto è, semplicemente, esposto. Meglio, sovraesposto. Come in una fotografia in cui c'è troppa luce, nel romanzo, scrive Donata Meneghelli in prefazione, "il chiarore dissolve ogni cosa, prima fra tutte l'intrigo". Lo stesso evento - l'omicidio, vero o presunto che sia - al centro del romanzo, "è narrativamente messo in bianco", stinge, fino a diventare un punto vuoto. Poco importa infatti che del delitto di quella tredicenne, il cui corpo è stato ritrovato, nudo e martoriato, in mare, si dia una descrizione per sottrazione, al negativo, facendoci dubitare che esso sia realmente accaduto, che sia realmente stato commesso. Tutto il romanzo, scrive ancora Meneghelli, "galleggia - come quel corpo - in uno stato di indecisione, perennemente sospeso tra realtà e immaginazione, tra fatto e possibilità, tra passato e presente".
Moderato cantabile
Marguerite Duras
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2013
pagine: 136
Piccolo elogio della non appartenenza. Una storia istriana
Michele Zacchigna
Libro: Copertina morbida
editore: Nonostante
anno edizione: 2013
pagine: 68
Questo libro è il racconto di una storia istriana. La prospettiva individuale di un cucciolo dell'esodo. Di chi si è visto consegnare dalla storia il "peso quasi ingombrante" di una memoria e di un'appartenenza che affidavano al rimpianto e al rancore il lessico della loro sopravvivenza. Le pagine di questo piccolo memoir tracciano, come scrive Paolo Cammarosano nella postfazione, "il percorso per una liberazione dell'individuo che sfugga a tentazioni identitarie e ad appartenenze che risalgano ad esperienze altrui e non alle proprie". Un percorso di emancipazione, un processo di sottrazioni successive che comporta un peso diverso - non meno gravoso - fatto di spezzature, abbandoni e divorzi. Fino a giungere ad un resto non più ulteriormente decostruibile. Un'appartenenza minima, non solo necessaria ma anche doverosa: "la sola appartenenza plausibile, fugace come la durata dei corpi". L'identità di struttura che Zacchigna ritrova nei tratti e nelle fattezze del cadavere della madre. È intorno al lutto per un corpo morto, più che per una terra perduta, che il senso di appartenenza trova la sua dimensione propria.