Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci. Le piume

"La poesia di Maria Pagano è un canto di dolore, rivolto anche con una certa dose di ironia a chi si ostina a distruggere non tanto le cose, quanto le coscienze, attraverso l'abitudine, l'assuefazione alla brutalità. Protagonista di questi versi è l'Umanità smarrita nella violenza e travolta dal desiderio di dominio". Francesco Idotta. "Ho visto la paura aumentare la violenza troppi stivali e piedi nudi come lo sposti un morto e una montagna di morti?" Maria Pagano.

Luciano Vincenzi trae spunto dall'opera di Dante Alighieri. Si immagina alle prese con un viaggio infernale - straordinario però - che non sa, neanche alla fine, perché gli è stato concesso di intraprendere da quell'Autorità Divina che tutto può, ma che sente fortemente importante non solo per la sua coscienza personale, ma anche per quella di uomo come attore sociale nella sua quotidianità. Ironico e gustosissimo, il testo si avvale della rima per creare un racconto che delizierà la vostra lettura e la vostra fantasia.

"Una sorta di testamento spirituale, una intimità a volte confessata tra i sussurri, altre volte affermata a gran voce. In ogni caso, un andare incontro all'altro con occhi immensamente grandi, in un abbraccio di accoglienza e compartecipazione. Questo è il senso ultimo di Occhi pieni di empatia, la seconda raccolta poetica - dopo Voci fuori dal coro - che Martina Iacopino dà alle stampe e al pubblico dei suoi lettori".

«I componimenti, proprio come un corso d'acqua impetuoso, impattano con il lettore che si ritrova rapito dalla scelta di parole chiare, asciutte, come se la necessità di un ulteriore abbellimento estetico fosse del tutto inutile. L'essenzialità e la comunicazione diretta sembrano essere i due punti di forza di una silloge caratterizzata dal verso breve (spesso di una o due parole al massimo) ma fortemente coinvolgente.» (dalla prefazione)

"Anche per l'autrice, un bel giorno, è arrivata la primavera e lei, in un primo tempo, ne è rimasta stupita e incredula. In realtà in questo non c'è niente di fenomenale. Come solitamente avviene in natura, è accaduto che, anche per Laura, il susseguirsi delle stagioni della vita hanno portato il frutto della maturità; il suo tempo ha raggiunto la pienezza. A quel punto è diventata consapevole che le emozioni del suo cuore e la bellezza, che i suoi occhi riescono a cogliere, non sono un tesoro da conservare gelosamente segreto ma vanno liberate e affidate ad altri. Solo così possono diventare universali e immortali". (dalla prefazione)

La storia. La storia di una giovane donna che muove i suoi primi passi adulti nel mondo. La storia di una ragazza che dalla Barbagia si trasferisce a Milano per inseguire un sogno. La storia di un'anima. Un'anima che corre, un'anima mai doma. Queste sono le prime sensazioni che accolgono il lettore che si affaccia a "Una storia", opera prima di Delia Carta. Ricerca, spaesamento, a volte, determinazione. Una forte determinazione. Una ricerca del proprio essere nel mondo, di un posto da chiamare casa, dove adagiare il cuore e ristorare le membra e i pensieri. È questa l'atmosfera che si respira nelle pagine di questo racconto poetico, come se il sogno, il vagheggiamento, fosse rifugio ma finanche "gabbia" dell'io lirico, costituendo il punto di partenza di questa scrittura e insieme la condizione cui affrancarsi, il peso cui sottrarsi. E al centro, l'amore.

Rita Scognamillo ha poco più di vent'anni e porta in questa raccolta tutto l'entusiasmo dei suoi anni e tutta la solarità della Sicilia che le ha dato i natali: sarà per questo che "Pensieri su fogli di carta" è davvero una iniezione di ottimismo, un testo che emana una cristallina purezza d'animo, che ristora. È questa una poesia che sa raccogliere nei suoi versi la leggerezza di un'anima che si interroga su se stessa, sulla forma e la sostanza dell'amore.

«Questo secondo volume di poesie, che segue una precedente raccolta intitolata "La vita è un divenire", ne costituisce l'evolversi e le poesie diventano quasi dei brevi racconti. Lo scorrere della vita e degli eventi sono qui rappresentati come le onde di un oceano e noi possiamo trovarci, secondo il momento, sulla cresta dell'onda o nell'onda stessa in un movimento incessante e continuo che si ripete all'infinito. Ed è in questo fluire, e nell'assecondarlo senza opporre resistenza, che noi superiamo le nostre sfide quotidiane e ci avviciniamo alla comprensione del grande mistero che è la vita, nei confronti del quale non sempre possiamo avere tutte le risposte che vorremmo. Ma da ogni esperienza è possibile trarre insegnamento per raggiungere una maggiore consapevolezza dell'Essenza Divina che alberga dentro di noi. Il respiro è vita e la vita continuerà, sotto altra forma, anche quando non ci sarà più il respiro... e noi semplicemente siamo». (L'autrice)

È una dichiarazione di poetica forte quella che qui istoria, come incisa su pietra, Maria Elena Cembali, una affermazione che dà tutto il senso del suo viaggio interiore, un viaggio in divenire, che non ha paura di affrontare mostri e demoni, un viaggio che non ha paura di essere attraverso la tempesta. Quasi riprendendo il mito di Ulisse, l'uomo che attraversa la vita alla ricerca di un modo per fuggire al dolore, per scampare all'inconsistenza dell'essere presente, l'autrice si rende conto che è impossibile pensare che questo avverrà per mezzo di una mano esterna, di un intervento in qualsiasi modo "divino", pur nella bellezza e nello stupore del creato, quanto piuttosto attraverso un duro lavoro di svuotamento interiore e di ricostruzione di principi vitali, che la Cembali si dichiara pronta ad affrontare.