Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci. Vite

Michela è una donna romana fino al midollo, cresciuta tra le strade, i vicoli e le mille contraddizioni di una città che ti insegna tutto senza mai regalarti niente. Ha visto la vita sbatterle in faccia porte, opportunità e delusioni; ha combattuto guerre che non aveva scelto e altre che, invece, ha deciso di affrontare a testa alta e con il cuore in mano. Sempre col sorriso di chi non si lascia piegare. In bilico tra ironia feroce e momenti di riflessione intensa, questo romanzo racconta la vita di una donna che non si è mai arresa. Dall'infanzia in una famiglia numerosa, agli amori sbagliati eppure vissuti fino all'ultima emozione; dalla maternità affrontata come una battaglia, ai sogni realizzati e poi perduti, fino alla consapevolezza che, in fondo, Roma è la vera protagonista della sua storia. Perché Roma ti cresce, ti stronca, ti mette alla prova e poi ti guarda da lontano, come una madre severa che t'ha insegnato a sopravvivere. Un racconto senza filtri, diretto, schietto e pungente, che parla di forza, di errori, di risalite e di quel filo d'ironia che serve per non farsi fregare dalla vita. Perché alla fine, se sei nato a Roma, hai solo due scelte: galleggiare nel Tevere o imparare a nuotare.

Vittoria sulla depressione, di Corallo, è un racconto autobiografico che si addentra, con una prospettiva inedita, in uno dei nodi cruciali del nostro tempo: quello del disagio interiore. Lungi dal presentare una cronaca sterile della sofferenza, l'autrice sceglie la lente della speranza e della guarigione, offrendo un'angolazione vivificante su una tematica spesso avvolta nell'ombra. Il suo vissuto, segnato da una precoce itineranza dovuta alla professione diplomatica del padre, si rivela un'arma a doppio taglio. Se da un lato la priva della stabilità affettiva e abitudinaria tipica dell'infanzia, dall'altro la dota di un bagaglio di esperienze e conoscenze eterogeneo e indubbiamente formativo. Tuttavia, questa ricchezza esteriore contrasta con una crescente consapevolezza interiore: la sensazione di aver compiuto molte azioni, ma poche in linea con i desideri più autentici. La vivace e spensierata adolescente cede il passo a un'adulta fragile, prigioniera di insicurezze e timidezze tali da indurla a rifugiarsi nell'invisibilità di fronte alle sfide. Il cuore pulsante del racconto risiede nel doloroso ma catartico viaggio attraverso le oscurità del "Male Oscuro". Un percorso accidentato, costellato di cadute, ma che si rivela propedeutico a una rinascita potente e definitiva. L'esperienza del fondo, toccato e superato, si tramuta in forza e in una vittoria conquistata con tenacia.

Un angelo racconta la vita di un BR, di Gegè Angelo, si presenta come una narrazione intensa e diretta che scava nel percorso politico e umano di Simone, un individuo la cui traiettoria giovanile si snoda dalle effervescenze del liceo all’esperienza nell’Autonomia Operaia romana, fino all’ingresso nella Colonna romana delle Brigate Rosse. Lungi dall’essere una semplice cronaca di un passato storico controverso, il testo ambisce con forza a illuminare la possibilità di redenzione e di rinascita, anche a partire dalle situazioni più complesse. L’autore intreccia la biografia di Simone valorizzando il coraggio, la lealtà e l’audacia di non rinnegare le scelte del passato, pur orientando con determinazione le proprie aspirazioni verso un rinnovato impegno sociale. Questa prospettiva non intende cancellare gli anni trascorsi, ma piuttosto integrarli in un percorso di crescita e di contributo costruttivo al presente. La vita di Simone emerge dalle pagine come un mosaico complesso e vivido. Il suo cammino verso il riscatto è segnato in modo tangibile dalla condanna in primo grado a dodici anni e sei mesi: una tappa cruciale che il testo evidenzia per la distinzione operata dalla sentenza. Testimonianza Potente e profondamente stimolante, la narrazione di Gegè possiede la rara capacità di suscitare riflessioni mature e articolate sulla reale possibilità di cambiamento e sulla delicata, cruciale interazione tra la storia individuale e la Storia collettiva di un Paese.

Il fortunato ritrovamento di una lettera destinata ai posteri del celebre Antonio Lasciac spinge il giovane Marco Cravos a intraprendere un viaggio in Egitto, sulle orme dell'illustre conterraneo. Molte sono le somiglianze tra i due; entrambi goriziani, entrambi architetti, entrambi animati dal desiderio di appagare gli occhi e lo spirito attraverso l'armonia e l'eleganza di edifici e statue che impreziosiscono angoli di mondo; l'uno, il bey, elevato a tale dal viceré d'Egitto per i suoi eccezionali meriti, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, resta lì, incastonato nel passato, immenso e immobile come una delle sue creazioni; l'altro, il Cravos, personaggio inventato, suo indefesso ammiratore, ne ripercorre le imprese, visita i suoi luoghi, immagina i suoi sentimenti. In questo libro, frutto di accurate ricerche e studi raffinati, abbiamo la fortuna di conoscere un personaggio straordinario attraverso la passione che il Cravos, alter ego dell'autore, profonde. Si alternano nella narrazione le voci dei due architetti in una sorta di dialogo oltre lo spazio e il tempo, ricco di fascino e magia.

La storia di una famiglia e dei legami che la uniscono attraverso due diversi momenti di vita: il primo, Una volta lessi un libro, incentrato sui rapporti familiari, la loro ricchezza e complessità. Dall’infanzia all’età adulta, in uno spaccato di vita che assume carattere quasi universale. Il secondo, Voglio morire senza Pic, racconta la lotta del fratello dell’autrice contro il cancro e il modo in cui anche la peggiore esperienza possibile può essere alleviata dalla presenza e dalla vicinanza degli affetti.

"Una vita assetata d'amore dal primo respiro, da quando, appena nata, esposta allo sguardo severo di sua madre ha fatto i conti con l'indifferenza del mondo. Null'altro che una in più, tra miliardi di persone. Eppure era già di troppo in una casa dove l'amore era una coperta troppo corta, incapace di scaldare, confortare, proteggere. Anni di solitudine, elemosinando attenzione e affetto. Ha capito crescendo, che madre non è chi ti mette al mondo, sorella non è chi ha il tuo stesso sangue; il destino le ha fatto incontrare altre donne, generose e accoglienti, che le hanno insegnato cosa significa essere famiglia. È cresciuta, ha imparato a leggere nel cuore degli altri, a essere meno vulnerabile. Il tempo ha giocato col suo corpo e col suo umore, ma è rimasta fedele a sé stessa. Non un giorno è passato senza un segno. Questa è la sua storia, la storia di Agata."

Kishoreganj è un piccolo villaggio del Bangladesh, dove, nel 1980, nasce Uddin, il protagonista di questa storia. Non ancora maggiorenne, Uddin decide di andare all'estero con il sogno di studiare. All'inizio, arriva a Mosca dove trova molte difficoltà. Così, quando viene a sapere che c'è una possibilità di lavoro in Italia, cambia i suoi progetti e giunge, dopo un lungo e rocambolesco viaggio, a Venezia. Qui affronterà altre sfide, ma conoscerà anche l'amore della sua vita, con cui costruirà una splendida famiglia. "Il lungo viaggio di Uddin Mohi" è una storia bella e intensa. Soprattutto, è una testimonianza di come l'integrazione, culturale e religiosa, non è un'utopia, ma una realtà possibile. Specialmente quando nasce dall'amore e della buona volontà.

Lorenzo e Lidia. Lui è sposato ma la vita familiare non lo soddisfa. Lei è in cerca di una stabilità affettiva che non ha mai avuto. Sono degli amanti imperfetti, perché anziché godere del loro rapporto che via via va sempre più maturando i contorni di un amore, proseguono a punzecchiarsi, a rimproverarsi a vicenda, perfino a offendersi. Dal 31 dicembre del 2004 al 21 dicembre del 2005 va in scena una storia d'amore tormentata e struggente, costellata di messaggi ed e-mail perché gran parte del tempo lo passano lontani l'una dall'altro. Quello di Lorenzo e Lidia è un legame sottile ma resistente come acciaio che non vuole saperne di recidersi, nonostante i tanti tentativi di chiudere questa storia che sembra non avere un futuro. "Diario di un amore incompiuto" parla all'anima delle persone, ai cuori innamorati che avvertono però anche il grande vuoto che l'amore può portare assieme al dolore…

"La felicità… Alla ricerca di quella condizione di vita alla quale ogni essere umano ambisce ma che sembra essere diventata una chimera, un'utopia, un miraggio. Per il suo raggiungimento, talvolta, ci rendiamo prigionieri. A lei ho dedicato il mio viaggio tra i Paesi più intriganti e affascinanti al mondo, inseguendo la scia di una magica caccia al "tesoro". Non è l'obiettivo a essere irraggiungibile, ma è la strada che siamo indotti a percorrere a trarci in inganno. Per questo, ho cambiato strada…" Incontri, domande, intuizioni, scoperte, metamorfosi: l'autore ci dona pagine dense di spiritualità e consapevolezza in cui si sente tutta l'urgenza della ricerca e della sua presenza viva nel mondo, fortificato da armi inaspettate e poderose.

"Perché dopo, forse, saprai chi sono". Una giovane donna racconta alla figlia gli eventi che hanno influenzato la sua vita. L'infanzia segnata dall'assenza della madre, le delusioni d'amore, la malattia e la maternità. È il ritratto crudo ma senza giudizi di una lotta tra la paura e gli errori, da un lato, e l'inarrestabile voglia di amare ed essere libera, dall'altro.

Un diario delicato, fatto di parole e di emozioni, in cui viene cristallizzato un periodo particolare, non privo di sofferenze, si descrivono circostanze in bilico tra la speranza e lo sconforto. Chi scrive è consapevole che da quel momento in poi si può andare in due direzioni totalmente opposte: la gioia più grande o l'angoscia più cupa. I lunghi mesi in ospedale la allontanano dalla sua bimba, da suo marito, dalla sua casa e ciò la fa soffrire, ma deve lottare con tutte le sue forze per far nascere il suo piccolo...

Ho deciso di scrivere questo libro innanzitutto per dar voce a una sorta di rivalsa verso me stessa. Rivalsa quale desiderio di urlare alla me di oggi un "Ce l'hai fatta, sei ritornata a sorridere!". Ma il motivo principale che oggi mi porta a cucire questo abito di parole e pensieri poggia sullo sforzo sincero di lasciare una traccia di me a Cloè. Sul bisogno di lasciare una traccia di me a mia figlia. Perché un giorno lei possa guardarsi indietro con serenità e scoprire nel profondo chi è stata davvero sua madre. Desidero che Cloè possa avere una sorta di Libro delle Risposte da poter consultare quando si sentirà in difficoltà, ma soprattutto quando io non ci sarò più. Desidero, insomma, che questo libro riesca a contenere gran parte delle soluzioni che occorreranno a Cloè quando io sarò volata via. Ecco, questo è ciò che mi rasserena di più al mondo. Questo libro vuole essere infine una cura e una medicina per mia figlia. Una medicina in grado di lenire per lei - almeno in parte - il dolore che produrrà la mia assenza.