Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci. Vite

Dicono spesso che la musica sia in grado di salvarci la vita e nel caso di Leonardo non potrebbe esserci una verità più grande. Quando sfiora la sua prima armonica, non sa ancora che quel piccolo strumento sarà il suo più grande alleato lungo il cammino della sopravvivenza. Tra le mura bianche di un ospedale, in mezzo al dondolio delle flebo e il logorante bippare dei macchinari, Leonardo trova nelle dolci note del suo blues un appiglio per rimanere a galla nelle acque torbide della negligenza medica e di un destino spesso ingiusto. Ma il coraggio non gli è mai mancato, ed è con quello che ha vinto le sue battaglie, conquistando il suo posto nel mondo.

Un padre buono, amorevole e comprensivo. Una madre severa, talvolta violenta, ossessionata dal giudizio della gente, legata a valori tradizionali e piccolo-borghesi, incapace di capire che i tempi sono in trasformazione, anche nella provincia italiana. Come la Pordenone della fine degli anni Sessanta, dove inizia questa storia. La storia di Paola, una bambina costretta a diventare presto adulta, che si ribella senza paura alle imposizioni matriarcali, e fugge per seguire la via di un destino che le si rivela e che sente dentro. Come una voce che viene dall'universo.

Mari dentro è un viaggio nell'intimità del ricordo, una navigazione autobiografica tra soffi di memoria, tempeste familiari e rive interiori da cui riaffiorano tesori dimenticati. Con una scrittura densa di immagini evocative, Patrizia Ercolano intreccia il racconto della propria vita con quello dei suoi mari, che non smettono mai di muoversi. Dalla nascita al Lido di Venezia, attraversando l'adolescenza sugli scogli della Penisola Sorrentina - tra acque, sabbie e venti - fino alla maturità consapevole, ogni pagina è un'onda che travolge, accarezza o svela. Attraverso lo sguardo dell'infanzia, il libro restituisce piccoli gesti quotidiani carichi di simbolismo: la cura nei vestiti cuciti dalla madre, l'ordine delle stanze, i profumi della cucina, la ritualità silenziosa di un amore che si manifestava nel dettaglio, più che nella parola. Ma Mari dentro è anche un confronto sincero con le zone d'ombra dell'eredità familiare: le incomprensioni, i silenzi, il peso delle attese e dei modelli imposti, il tempo che sfibra e poi riannoda. Raccogliendo parole come perle riportate in superficie, Mari dentro restituisce una dichiarazione d'amore alla vita e al suo mare inarrestabile: un invito a chi legge a ritrovare spruzzi di felicità e a riconoscere il modo unico in cui ciascuno di noi è figlio delle proprie maree.

Cantina 32 non è un semplice locale, ma un autentico crocevia di vite e racconti. Qui, tra calici di vino, Mahnaz Kh. Motazedi ha avuto il privilegio di raccogliere un vero e proprio mosaico di storie. La sua capacità di osservare e ascoltare si trasforma in un atto creativo, dove la penna decide quali di queste esperienze meritano di prendere forma sulla carta. L'autrice interpreta queste narrazioni a suo modo, riuscendo a condensare la quotidianità italiana in un'atmosfera familiare che nasce spontanea, quasi magicamente, dopo un bicchiere di vino. Emerge la necessità di conoscere le condizioni da cui queste storie provengono, poiché vari contesti sociali si intrecciano per creare un tessuto complesso, in cui ogni individuo è unico e inimitabile. Mahnaz Kh. Motazedi è un'autrice iraniana di grande sensibilità, attenta alle piccole cose, ai gesti fugaci, ai sorrisi che spesso celano profonde difficoltà. La sua acuta percezione, la capacità di ascolto e di interpretazione le ha permesso di cogliere il senso più intimo della vita altrui, creando un ambiente dove anime a volte perse e a volte ritrovate possono incontrarsi. Cantina 32 è un luogo in cui i destini si incrociano e i piccoli momenti di felicità si condividono, reso ancora più speciale dalla raffinata autrice iraniana, Mahnaz Kh. Motazedi.

La Sardegna è il punto di partenza di questo viaggio autobiografico in cui la protagonista narra di eventi e di incontri significativi per la sua esistenza. Le sue esperienze in contesti molto diversi tra loro portano il lettore a conoscere mondi ormai lontani nel tempo ma dall'indubbio fascino. Dalla dura quotidianità del lavoro nelle campagne sarde alle feste tradizionali, dalla scoperta di Napoli nel pieno fermento politico-giovanile degli anni '70 al viaggio unico per formazione e cultura in Unione Sovietica per specializzarsi in lingua russa. Dalla condivisione di spazi con nuove amicizie provenienti da varie parti d'Italia all'approdo nella capitale, ormai in età adulta, fino alla partecipazione a eventi internazionali con personalità di spicco in qualità di traduttrice e dipendente CONI. I tanti riferimenti culturali disseminati nel testo rendono la lettura piacevole e interessante. Un racconto di vita che diviene una raccolta di frammenti del passato di un'intera generazione, approdata per la prima volta nella società dei consumi di massa.

Nel 2023, Stefano Scaloni intraprende un viaggio di riscoperta attraverso la scrittura, dando vita a un libro che si presenta come una testimonianza intima e toccante per i suoi cari. Con una sincerità a volte spietata, l'autore si immerge nella sua esistenza settantennale, radicata nella provincia marchigiana. Le pagine scorrono ricche di emozioni, rivelando dolori profondi e la perdita di figure amate. Attraverso aneddoti comici e ritratti di personaggi tipici, Scaloni evoca ambizioni e delusioni, catturando l'essenza della gioia perduta conservando la speranza e offrendo al lettore un'opportunità unica di condividere un viaggio interiore significativo e universale.

Un'infanzia e un'adolescenza negate, il dolore per una madre assente, dalla società giudicata diversa, per la figlia una donna estremamente fragile. Il gioco del silenzio è il racconto di una vita vista dagli occhi di una figlia incolpevole che ha dovuto convivere con il disturbo mentale di chi l'ha messa al mondo, divenendo invisibile e abbracciando la solitudine come unica compagna di vita. Con estrema onestà, l'autrice squarcia il velo dell'ipocrisia, conducendoci senza risparmiarne la crudezza dei dettagli dentro la disperazione che vivono le famiglie delle persone afflitte da disagio psichico, dentro l'aberrazione degli ospedali psichiatrici, nelle strutture destinate alle persone anziane non più autosufficienti. Per non rischiare di perdersi, la protagonista dovrà fare i conti con la narrazione di chi ha negato il dolore, trasformando i bisogni in doveri, per ignoranza e viltà. Attraverso un percorso di riflessione profondo, su di sé e sulla società che ci vuole sempre felici e performanti, il lettore è messo di fronte a verità scomode, spesso edulcorate, e a interrogarsi sul supremo valore di relazionarsi all'altro in modo autentico, non perdendo mai di vista l'importanza di sapere vedere al di là delle apparenze. Una storia che induce a interrogarsi su quanto siamo disposti ad accogliere le fragilità di chi ci sta intorno ma, soprattutto, un inno alla vita, al coraggio e alla forza di sapere fare vincere l'istinto di amore insopprimibile per la vita.

Con ottobre alle porte, il campeggio avrebbe chiuso e noi non vedevamo l'ora. Niente valigie da preparare, tutto quello che serviva era già nel van. Fornelli, frigo, mobiletti, e perfino un planisfero di sughero attaccato a una parete interna, perché anche se non avevamo piani precisi, almeno una mappa ci faceva sentire pronti. E con una voglia matta di partire, eravamo più che pronti a seguire la strada e vedere dove ci avrebbe portato. E così, quando chiuse il campeggio, noi partimmo. Io e lui, dentro una casa su ruote costruita con le nostre mani, con pochi vestiti e una voglia enorme di strada. Avevamo messo dentro quel furgone una fetta intera della nostra estate: le zanzare, la nudità, i silenzi, le lacrime di paura, i baci rubati al tramonto, le mani sporche di vernice, la fatica, la libertà.

Diventare una famiglia tramite percorsi alternativi è ancora oggi sotto il bersaglio di critiche e pregiudizi. Trovarsi in un tunnel che sembra non avere mai fine è invece una condizione che molti di loro che li avanzano non hanno provato sulla propria pelle. La famiglia è amore, e chi la cerca ha quel fuoco dentro che lo porterà prima o poi a fare cose grandi e inizialmente impensabili.

Gaia è fragile ma è anche forte, forse non lo sa nemmeno lei, ma chi si mette in gioco ha sempre una vitalità dentro che spinge per uscire. Questa sorta di diario con pensieri, paure, immagini, racconti, prese di coraggio, intermezzi con canzoni e riflessioni è un passo importante, è la dimostrazione che dire di essere fragili, instabili è un momento cruciale che segna la rinascita. Forse Gaia non potrà più essere quella bambina che rideva con facilità, ma potrà essere una giovane donna che sorride con consapevolezza, riconoscendo il valore di ogni problema affrontato, per poter dire a se stessa che non si è mai tirata indietro. Le paure sono umane e ci caratterizzano, dobbiamo solo fare in modo che non ci tiranneggino. E Gaia, ne siamo sicuri, prenderà in mano il timone della sua vita per farne qualcosa di unico.

"Piacere, sono Elisa Brau ma tutti mi chiamano Nina, dentro al mio sorriso si nasconde tanta sofferenza. Sono una ragazza solare, amo la libertà, la natura e gli animali. Mi piace collezionare ogni tipo di cosa e raccogliere i miei ricordi in pagine di diario."

Si può dire di aver sprecato un'esistenza? Secondo l'autrice di questo volume la risposta è no, poiché per ogni destinazione c'è un percorso da seguire. Ci possono volere mesi, anni, decenni, ma questo non è importante; conta come ci sentiamo al traguardo e quello che abbiamo provato poco prima di arrivarci, se siamo cambiati davvero o meno. La protagonista ci racconta, attraverso la sua esperienza di vita, tutto ciò che l'ha resa la persona che è oggi: tra difficoltà, paure e condizionamenti, viene descritto un percorso di libertà e redenzione. Ma non è ancora finita, la strada è lunga, anche quando crediamo di essere giunti a destinazione. Mettetevi comodi, l'avventura comincia.