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Pontificio Istituto Biblico: Tesi Gregoriana Teologia

Jesús se rodea de su familia
25,00

Nueva Alianza

Nueva Alianza

Ciro Quispe López

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2012

pagine: 400

32,00

«Mio figlio sei tu» (Sal 2,7)

«Mio figlio sei tu» (Sal 2,7)

Fabrizio Ficco

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2012

pagine: 464

L'orazione cristiana per eccellenza, il Padre Nostro, dimostra che la figliolanza è una componente essenziale per comprendere la condizione dell'orante di fronte al Signore. La monografia è costituita essenzialmente da uno studio sulla paternità di Dio nell'Antico Testamento e si concentra specialmente su passi appartenenti al repertorio più specifico della preghiera di Israele, il Salterio. Il principale contributo del lavoro è quello di far emergere la notevole ricchezza espressiva con cui si può evocare il concetto di padre nella Bibbia, specialmente per indicare il rapporto tra Dio e Israele. La prima parte presenta un esame del vocabolario ebraico di base e traccia una descrizione del campo semantico; questo approccio consente di cogliere il senso della paternità non solo da un punto di vista statico (notando esclusivamente i passi in cui vi sono le parole che denotano il genitore), ma fa emergere le diverse funzioni del padre (e le reazioni del figlio) nei vari momenti della crescita della prole (riconosce, alleva, nutre, istruisce, benedice e consegna l'eredità). Nella seconda parte si sviluppa il medesimo studio tematico presentando un'esegesi antologica di tre poemi canonicamente significativi (Sal 2; 80; 103) e una serie di riferimenti ad alcuni versetti appartenenti a testi affini. Tale rassegna offre una panoramica piuttosto ampia dell'impiego del motivo della paternità di Dio in ogni sezione del Salterio e in tutte le diverse situazioni vissute dal fedele.
34,00

Worshiping the father in spirit and truth
32,00

Palabra, sacramento y carisma
27,00

La figura del seme e il suo compimento

La figura del seme e il suo compimento

Vitus Rubianto Solichin

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2012

pagine: 224

L'analisi retorica del testo di Mc 4,1-34 mostra che il discorso parabolico del secondo Vangelo è una sequenza organizzata in modo concentrico. Lo studio sui vari livelli dell'organizzazione del testo evidenzia l'uso tipico marciano del termine "parabola" che corrisponde alla sua origine nell'ebraico, "masal". Infatti, il centro enigmatico del discorso rivela il tono appellativo di ogni parabola: "ascoltate" e "guardate" (4,23-24) come invito alla conversione e a trasformare la vita. Inoltre nel contesto retorico del Vangelo di Marco, il discorso parabolico (Mc 4,1-34) trova il suo equivalente nell'altro grande discorso del capitolo 13,1-37. Se il primo parla dell'immagine del seme, ossia dell'origine, il secondo parla dei segni degli ultimi tempi ossia della fine. Quello che nascosto nell'ascolto della parabola del seme verrà svelato nella visione dei segni degli ultimi tempi. Confrontando questi due discorsi, la figura del seme gettato nella terra trova la sua corrispondenza nella figura del Figlio dell'uomo che viene (Mc 13,26) per donare la sua vita per tutti. Seguendo l'intuizione di P. Beauchamp, l'insegnamento della parabola si realizza nell'insegnamento della passione di Gesù: il compimento della figura del seme è la sua morte che produce molto frutto.
23,00

Fuga, silenzio e paura. La conclusione del Vangelo di Mc. Studio di Mc 16, 1-20

Fuga, silenzio e paura. La conclusione del Vangelo di Mc. Studio di Mc 16, 1-20

Maurizio Compiani

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2011

pagine: 296

In Mc 16,8 fuga, silenzio e paura delle donne costituiscono l'inaspettata chiusa della narrazione marciana letterariamente autentica: si tratta forse della più celebre crux interpretum del Vangelo di Mc. La reazione finale delle donne sancisce il fallimento loro e di tutta la storia, o rappresenta una reazione appropriata alla manifesta potenza di Dio contenuta nel messaggio pasquale. Il presente lavoro costituisce un'indagine che tramite lo studio di Mc 16,8 giunge a comprendere la conclusione del Vangelo di Mc individuando e mettendo in luce diversi livelli di lettura. Mc 16,8 viene prima studiato in sé, verificandone lessicalmente i lemmi nella loro caratterizzazione marciana, poi il versetto viene esaminato come conclusione del racconto delle donne alla tomba vuota (Mc 16,1-8). A un terzo livello, lo studio assume Mc 16,8 come conclusione del Vangelo sicuramente autentico (Mc 1,1'16,8) evidenziandone la portata all'interno della teologia marciana. L'indagine si estende infine nel contesto di tutta la narrazione canonica (1,1'16,20): l'aggiunta a Mc autentico dei vv. 9-20 ha infatti determinato un nuovo epilogo, provocando uno sconvolgimento che interessa anche 16,8 ridefinendone significato e funzioni.
25,00

Una periautologia paradossale. Analisi retorico-letteraria di Gal 1,13-2,21

Una periautologia paradossale. Analisi retorico-letteraria di Gal 1,13-2,21

Bartolomeo Puca

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2011

pagine: 316

Passeggiando nell'epistolario paolino stupisce il constatare come nei passaggi cruciali di alcune lettere l'apostolo Paolo fa leva sulla sua personale esperienza per aiutare le comunità a progredire nella fede senza cedere a facili scorciatoie. Lo studio offerto in questo testo è nato dal desiderio di comprendere se, nell'autobiografia della Lettera ai Galati, l'enfasi posta sull'"io" di Paolo avesse un intento elogiativo, e la finalità per cui l'apostolo argomenta in questi termini in Gal 1-2. La presente monografia su Gal 1,13-2,21 introduce alla Lettera ai Galati attraverso due capitoli di carattere generale. Mette, poi, a disposizione un'attenta analisi esegetica del testo con il suo relativo sbocco teologico, offrendo così una sintesi di quanto l'apostolo intende comunicare ai galati. Il risultato della nostra indagine aiuta il lettore a comprendere che ci troviamo di fronte ad un auto-elogio paradossale di Paolo. L'apostolo, infatti, in questa argomentazione fa scivolare l'attenzione dalla sua personale esperienza a colui che ne è all'origine. In tal modo egli manifesta ai galati l'origine divina del Vangelo da lui annunciato, ed offre un esempio di fedeltà ad esso contro qualsiasi tentativo di allontanamento o travisamento.
20,00

La fede in Teresa D'Avila

La fede in Teresa D'Avila

Edvard Punda

Libro

editore: Pontificio Istituto Biblico

anno edizione: 2011

pagine: 336

La fede in Teresa d'Avila è l'argomento nonché il punto di partenza di questo lavoro. A partire dagli scritti in cui la Santa d'Avila testimonia 'las mercedes que el Señor me ha hecho', il suo vissuto della fede, si è reso evidente come Teresa vive e riflette la sua storia come un locus dell'agire di Dio, intende cioè la vita umana come storia della salvezza (I,1). La fede di/in Teresa è vissuta e pensata per una mistica che, nell'unità tra l'affectus, l'intellectus e la confessio fidei diventa fonte e forma della sua conoscenza (I,2). La (dottrina della) fede in Teresa nasce e si attua nell'orazione come rivelazione dell'amore di Dio-Amico che invita l'uomo a un tratar de amistad con quien sabemos nos ama (I,3). L'orazione intesa così è un locus theologicus e il circolo ermeneutico dal quale si coglie e che rende comprensibile tutto il contenuto della fede in Teresa. La sua dottrina a partire dall'esperienza è presentata in quattro prospettive (teologico-trinitaria, cristologica, antropologica ed ecclesiologica) il cui dinamismo contiene tutta la complessità della fede in Teresa d'Avila che per questo può essere definita come evento in cui Dio Uno e Trino (II,1) si dona in Gesù Cristo (II,2) all'uomo, operando la salvezza e rendendolo così una creatura nuova (II,3), capace di vivere/confessare la 'vida nueva' nella Chiesa (II,4). Questo modello non è solo una struttura in cui la Santa ha vissuto la sua fede, ma può essere un paradigma per ogni teologia della fede.
25,00

Method to mission: the ecclesial vocation on the theologian
30,00

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