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Quodlibet: SAGGI

I chiusi inchiostri. Scritti su Franco Fortini

I chiusi inchiostri. Scritti su Franco Fortini

Pier Vincenzo Mengaldo

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 248

Per quasi mezzo secolo Pier Vincenzo Mengaldo si è dedicato alla comprensione dell'opera di Franco Fortini, in particolare di quella in versi. Dalla prima complessiva introduzione del 1974 alle Poesie scelte fino all'intervento, inedito, del 2017 sull'ultima traduzione di Fortini, il Lycidas di Milton, le lenti di Mengaldo hanno consentito di osservare, nella concretezza fenomenologica della lingua, il classicismo inquieto e il manierismo raggelante di tanta poesia fortiniana, di scorgerne la dimensione figurale e sapienziaria, l'altissima consapevolezza retorica e metrica oltreché teorico-critica, la presenza di alcuni importanti modelli e riferimenti letterari, da Dante e Tasso a Manzoni, da Goethe (del quale Fortini tradusse il Faust) a Brecht. L'esercizio critico di Mengaldo non è mai impersonale e asettico. Queste pagine nascono da una profonda amicizia e consonanza intellettuale di due uomini che si sono reciprocamente nutriti in una sorta di continuo dare-avere: Mengaldo ha offerto al poeta, critico e traduttore una mole di osservazioni minuziose e illuminanti; Fortini, a sua volta, con la sua penetrante critica saggistica, ha insegnato tanto al più giovane amico.
19,00

Tempo e identità

Tempo e identità

Kurt Lewin

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 190

L'opera di Kurt Lewin è nota soprattutto per i suoi importanti contributi alla psicologia della forma e alla psicologia sociale. Ma nella sua fase giovanile, come membro del circolo neoempiristico di Berlino, egli si era occupato del problema dell'identità delle cose e degli eventi attraverso il tempo. Come possiamo dire che ogni cosa, cambiando nel tempo, rimane sempre «la stessa»? Come possiamo distinguere la trasformazione di una "medesima" cosa da due cose del tutto diverse? Qual è il limite del cambiamento che fa perdere l'identità o che consente di mantenerla? Si tratta di un'antica questione, nota come il «paradosso della nave di Teseo», secondo cui le cose conservano la propria identità anche se, in effetti, tutte le loro parti si modificano, come un uomo che, nel corso della sua vita, rimane lo stesso individuo pur cambiando tutte le sue cellule e i suoi organi. A tale questione, oggi al centro dei principali dibattiti ontologici, Lewin risponde mediante il concetto di «genidentità»: per dire che una cosa è sempre la stessa, non bisogna considerare le sue proprietà, ma le relazioni che sorgono e si sviluppano nel corso della sua esistenza. Prima di entrare a far parte del dibattito contemporaneo, soprattutto per merito di David Hull e Bas van Fraassen, il concetto di genidentità ha trovato importanti applicazioni all'interno delle indagini scientifiche di Albert Einstein, Hans Reichenbach e Rudolf Camap. Nel presente volume si raccolgono, curati e tradotti per la prima volta in italiano, alcuni scritti di questa prima fase ontologico-epistemologica dell'opera lewiniana. Il volume è preceduto da un saggio introduttivo di Luca Guidetti.
20,00

Tempo e forma. Scritti (1935-1977)

Tempo e forma. Scritti (1935-1977)

Sergio Bettini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 380

"Tempo e forma" intende offrire il ritratto di un grande studioso. Noto finora soprattutto al pubblico degli storici dell'arte, Sergio Bettini è una delle figure più vive della cultura italiana del Novecento e in verità delle meno riducibili ai limiti disciplinari. Quel che caratterizza la sua vasta ricerca è semmai il convergere dei diversi percorsi intorno al cardine di un'originale quanto inesausta elaborazione metodologica. Così il saggio giovanile sul non-finito di Michelangelo si lega a quello sui vertiginosi chiarori di Tiepolo, le letture dei contemporanei, come Matisse,]ean Arp, Picasso o Frank Lloyd Wright, fanno da contrappunto a una sorprendente lezione sulla poetica del tappeto orientale, mentre Idea di Venezia compendia, in una trama di immagini proustiane, lo studio di una vita. Dialogando con Erich Auerbach o Roland Barthes, con Merleau-Ponry, Foucault o Deleuze, Bettini ci accoglie nel suo laboratorio, dichiara le proprie ascendenze, forgia e sperimenta i suoi concetti: come quello, personalissimo, di timing, in cui arte e tempo, forma e vita si uniscono così strettamente che «basterebbe una variazione infinitesimale nel suo battere per fare del capolavoro un'opera mancata». In queste pagine di raro tenore letterario, l'erede di Riegl e di Focillon spiega che le forme ci coinvolgono pur non avendo nulla da comunicare, come puri simboli di sé: la nostra vita è la loro, il loro e il nostro mondo non sono che uno. A cura e con un saggio di Andrea Cavalletti.
22,00

Un seme di umanita. Note di letteratura

Un seme di umanita. Note di letteratura

Piergiorgio Bellocchio

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 272

«Mettendo insieme questi scritti» su autori che vanno da Casanova a Kubrick, e includono fra gli altri Stendhal, Dickens, Flaubert, i grandi narratori russi dell'Ottocento, Herzen, Hagek, Isherwood, Céline, Edmund Wilson, Orwell, Bòll, Pasolini, Fenoglio, Bianciardi, Mon-taldi, Pampaloni, «mi rendo conto che la parzialità delle mie scelte non è stata del tutto casuale: essa individua o indica molte mie reali preferenze. Anche se alcuni sono stati commissionati da editori per collane economiche, cosa che spiega la forma e il taglio delle pagine su Casanova, Stendhal, Dickens, Flaubert o il romanzo russo, la necessità di un'esposizione piuttosto didascalica la trovo tuttavia a me congeniale oltre che doverosa (e da essa mi sono distaccato solo in parte in altri testi). Benché con il passare degli anni la scrittura d'invenzione mi abbia interessato progressivamente meno a favore di scritture diaristiche, memorialistiche, storico-politiche, l'occasione editoriale mi ha sollecitato a tornare a certe mie passioni del passato: il risultato è perciò non di critica letteraria in senso rigoroso, ma comporta la tendenza a leggere di preferenza quella narrativa che illumina aspetti della storia sociale, verso i quali mi indirizzavano anche alcuni dei critici da cui mi è sembrato di imparare di più, come Edmund Wilson, Lukàcs, Adorno, senza dimenticare la saggistica di scrittori come Baudelaire, Proust, D.H. Lawrence, Orwell, Fortini... Più che dall'invenzione sono sempre stato attratto dalle testimonianze personali e dirette, dal giornalismo di reportage e dall'autobiografia». (Piergiorgio Bellocchio)
19,00

Intelletto d'amore

Intelletto d'amore

Giorgio Agamben, Jean-Baptiste Brenet

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 80

Ciascuno dei due testi che, attraverso un fitto intreccio di rimandi e implicazioni, disegnano la trama del libro, è una meditazione sul fantasma come luogo e soggetto dell'amore. E lo fanno mettendo a confronto in una prospettiva inedita due eccezionali personaggi: Guido Cavalcanti, il «primo amico» di Dante e maestro ineguagliato della fenomenologia amorosa, e Ibn Rushd, l'Averroè dei Latini, il filosofo arabo che ha più profondamente segnato il pensiero occidentale dal XIII al XV secolo. E se, per entrambi, la congiunzione con l'intelletto unico nomina la felicità suprema, è la funzione del fantasma che si rivela ogni volta decisiva. In che modo i pensieri ci appartengono, come può un'idea diventare «mia»? È il fantasma - rispondono il poeta e il filosofo che, mediante il desiderio, rende il pensiero proprio a un soggetto. Ma, per Cavalcanti, il fantasma deve perire perché la congiunzione amorosa abbia luogo e l'individuo sopravvive solo come un automa «fatto di rame o di pietra o di legno»; per il filosofo, invece, è la specie umana nel suo insieme il soggetto - anche politico - della felicità suprema. Prefazione di Alain de Libera.
12,50

Del principio di contraddizione in Aristotele

Del principio di contraddizione in Aristotele

Jan Lukasiewicz

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 240

Il saggio di Lukasiewicz che proponiamo qui per la prima volta in italiano è stato considerato per tutto il Novecento una pietra miliare sia fra gli studi dedicati al pensiero di Aristotele, sia, e soprattutto, per gli sbocchi che apre alla logica contemporanea, di cui l’autore è universalmente riconosciuto come uno dei principali esponenti. La sostanziale indimostrabilità (ma soprattutto non necessità) logica di una legge all’apparenza inconfutabile come il “principio di contraddizione” consente a Lukasiewicz di giungere alla scoperta della cosiddetta logica polivalente, in cui, in buona sostanza, il “vero” e il “falso” non sono più le uniche due alternative possibili per il pensiero. Con esemplare chiarezza Lukasiewicz ci fa vedere come sia perfettamente possibile pensare rigorosamente senza far valere il principio di contraddizione; mentre, a suo parere, la necessità di detto principio deriva dalle sfere dell’etica e della politica, come se si trattasse del collante indispensabile affinché la civile convivenza non si sgretoli come d’incanto. Presentazione di Maurizio Matteuzzi.
22,00

Spinoza e il problema dell'espressione

Spinoza e il problema dell'espressione

Gilles Deleuze

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2020

pagine: 288

Le definizioni correnti della filosofia male si applicano a Spinoza: pensatore solitario e controverso, che concepisce la filosofia come un'impresa di liberazione e di demistificazione radicali, che ha equivalenti solo in Lucrezio o più tardi in Nietzsche. Il pensiero di Spinoza pone oggi questioni attualissime che riguardano il ruolo dell'ontologia (teoria della sostanza), dell'epistemologia (teoria dell'idea), dell'antropologia politica (teoria dei modi, delle passioni e delle azioni). L'oggetto di questo libro è di determinare il nesso fra queste tre dimensioni: l'affermazione speculativa o l'univocità dell'Essere nella teoria della sostanza; la produzione del vero o la genesi del senso nella teoria dell'idea; la gioia pratica o l'eliminazione delle passioni tristi, l'organizzazione selettiva delle passioni nella teoria dei modi. Queste tre dimensioni sono ordinate secondo un concetto sistematico, quello di espressione (la sostanza si esprime negli attributi, gli attributi si esprimono nei modi, le idee sono espressive). Senza dubbio il concetto di espressione ha una lunga storia già prima di Spinoza, esso ha caratterizzato una delle forme essenziali del neoplatonismo cristiano ed ebraico così come si svilupparono nel Medioevo e nel Rinascimento. In che modo allora Spinoza si inserisce nella tradizione espressionista? La domanda è importante soprattutto perché anche Leibniz fa dell'espressione uno dei suoi concetti fondamentali. In Spinoza come in Leibniz l'espressione anima la teoria di Dio, delle creature e della conoscenza. In maniera indipendente l'una dall'altra, le due filosofie si affidano all'idea di espressione per superare le difficoltà del cartesianesimo, per riproporre una filosofia della natura e della sua potenza e per ricreare una logica e un'ontologia: un nuovo "materialismo" e un nuovo "formalismo". Ma il modo in cui Spinoza comprende e sviluppa tale concetto, conferendogli una nuova struttura, costituisce forse il cuore del suo pensiero e del suo stile, ed è uno dei segreti dell'Etica.
22,00

Editoria senza editori

Editoria senza editori

André Schiffrin

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 144

"Editoria senza editori" racconta l'itinerario di un uomo e la storia di una casa editrice, la Pantheon Books, fondata nel 1941 a New York da un emigrato tedesco, Kurt Wolff, cui si associò subito dopo il padre dell'autore, Jacques Schiffrin, anch'egli costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti dopo aver ideato e diretto fino al 1940 a Parigi la celebre collana Pléiade di Gallimard. Entrato a sua volta nel 1962 alla Pantheon Books, André Schiffrin ne farà una delle più prestigiose case editrici americane, in stretto e costante rapporto con la migliore cultura europea. Era un tipo di editoria al tempo stesso esigente e popolare che aveva i suoi precedenti più o meno lontani nei Penguin Books, nel Left Book Club in Gran Bretagna e nella New American Library of Word Literature negli Stati Uniti: tutte esperienze di grande successo commerciale, oltre che d'indubbia rilevanza politico-culturale. E così fu anche per la Pantheon Books, almeno fino a quando cadde vittima di successive concentrazioni editoriali fondate sulla sovrana iniziativa del libero mercato e sulla logica del rendimento immediato. In questo contesto, il libro, ormai concepito managerialmente solo sul modello del best seller (la rincorsa a non deludere le attese del pubblico conquistato), e non come il prodotto di una ricerca in grado di arricchire insieme il pubblico e l'editore, risulta incluso come puro accessorio nella sfera dell'entertainment e dell'industria dell'informazione. È l'avvento di una vera e propria mutazione antropologica che - con le parole di un altro grande editore, Jéróme Lindon, delle parigine Editions de Minuit - Schiffrin ha individuato come il passaggio a una «editoria senza editori», liberale al punto da lasciare al solo mercato la decisione sulla pubblicabilità di quelle che un patetico arcaismo continua a designare come «opere dell'ingegno». Presentazione di Alfredo Salsano. Con uno scritto di Andrea Cortellessa.
15,00

Occhiacci di legno. Dieci riflessioni sulla distanza

Occhiacci di legno. Dieci riflessioni sulla distanza

Carlo Ginzburg

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 296

«Tutto il mondo è paese non vuol dire che tutto è uguale: vuol dire che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno». Il libro indaga, da punti di vista diversi, le potenzialità cognitive e morali, costruttive e distruttive dello spaesamento e della distanza. Perché una lunga tradizione ha attribuito allo sguardo dell'estraneo — del selvaggio, del contadino, dell'animale — la capacità di svelare le menzogne della società? Perché la riflessione sul mito serve a distanziare la realtà, mentre il mito è spesso uno strumento politico per controllare gli ignari? Perché nel Medioevo, durante i funerali dei re di Francia e d'Inghilterra, veniva portato in processione un fantoccio detto «rappresentazione»? Perché il cristianesimo fece propria la proibizione mosaica delle immagini ma favorì da un certo momento in poi la diffusione di immagini devozionali? Perché lo stile è stato usato, a seconda dei casi, per includere o escludere la diversità culturale? Perché ricorriamo così spesso a metafore visive come «prospettiva» o «punto di vista»? Uccidereste un mandarino cinese sconosciuto se vi venisse offerta una grossa somma? Gesù era cristiano? Dieci sguardi sul mondo, da vicino e da lontano. Nuova edizione accresciuta.
20,00

Escatologia occidentale

Escatologia occidentale

Jacob Taubes

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 325

Quale senso può avere la storia dopo l’Apocallisse delle guerre mondiali, la Shoà e Hiroshima? Per rispondere a questa domanda Jacob Taubes ha scelto la prospettiva messianica giudaico-cristiana della fine della storia. Taubes passa in rassegna la storia della coscienza dell’uomo occidentale, a partire da Gesù Cristo attraverso san Paolo, sant’Agostino, Gioacchino da Fiore, Hegel, Marx e Kierkegaard fino a Nietzsche, che chiude senza alcuna possibilità di riapertura questo ciclo «apocalittico». Per questo «apocalittico della rivoluzione» (così si definiva Taubes) che sfida il pensiero del Novecento sia sul versante teologico sia su quello più propriamente filosofico, si tratta di interrogare il percorso della storia in quanto disvelamento della verità, ma usando strumenti al di fuori di essa: il tempo, l’origine, la fine, l’essere. Il destino ultimo si rivela come creazione e redenzione, in mezzo a cui sta la storia che nel suo scorrere è destinata a svelare la verità della coscienza occidentale. Questo libro del 1947 è l’unico testo scritto interamente da Taubes. In esso appaiono quei temi che accompagneranno la sua storia intellettuale e umana.
24,00

Laboratorio Faust. Saggi e commenti

Laboratorio Faust. Saggi e commenti

CESARE CASES

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 573

L'espressione magnum opus - con cui Cesare Cases era solito definire l'opera più grande e rilevante di un autore - ci pare del tutto appropriata per questo libro. Esso riunisce infatti - insieme con i saggi, gli articoli, gli interventi occasionali, le «noterelle», le lettere che Cases scrisse nell'arco di mezzo secolo sul Faust di Goethe - due corposi inediti di straordinario interesse: le osservazioni dattiloscritte che, su richiesta di Fortini e incarico della Mondadori, Cases mandava a Fortini traduttore del Faust; e le note manoscritte, poi interrotte e non pubblicate, che egli scrisse per una nuova edizione del capolavoro di Goethe. Negli scritti della prima parte Cases affronta il Faust con una varietà di prospettive e misure critiche, registri e scavi interpretativi che svariano da una breve voce di enciclopedia del 1957 a un lungo saggio introduttivo del 1965, da preziose messe a punto da grande traduttore e interprete (Due noterelle faustiane e Trono e scettro di Mefistofele) a esercizi più specialistici da germanista di rango.
32,00

Alcune note in margine all'organon aristotelico

Alcune note in margine all'organon aristotelico

Enzo Melandri

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 178

Nel I secolo a.C. Andronico di Rodi riunì, secondo un ordinamento tematico, le opere di Aristotele che vertevano intorno alle questioni "logiche" - probabilmente in origine appunti per le lezioni -, dando ad esse il nome di organon (strumento). Accanto a temi più strettamente analitici, riguardanti il sillogismo scientifico e i metodi della dimostrazione deduttiva, Aristotele si era occupato anche dei fondamenti linguistici e categoriali, delle proposizioni e dei principi meta-logici, della struttura del ragionamento induttivo e analogico, dell'argomentazione dialettica. In queste Note, Melandri ricostruisce lo svolgimento della logica aristotelica cercando di far emergere quella che egli chiamava la «grammatica speculativa implicita» di tutto il pensiero occidentale e che, insieme alla logica stoica, definisce i confini entro cui si muovono anche le più recenti indagini ontologiche e fenomenologiche. Tale grammatica filosofica, infatti, nel tentativo di render conto dei «molteplici significati dell'essere», si muove attraverso il duplice registro della complementarità: intensione ed estensione, connotazione e denotazione, termine e proposizione, induzione e deduzione, trascendentale e categoriale, a cui corrispondono le relazioni metafisiche tra individuo e genere, materia e forma, potenza e atto. Pur utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla logistica moderna, Melandri respinge ogni tentativo di ricondurre la logica aristotelica a un sistema formale concluso, nella consapevolezza che è «inutile fare sfoggio di formule, se queste non possono spiegare tutto. E se non spiegano tutto, non c'è ragione di usarle: per le spiegazioni parziali, è sufficiente il linguaggio ordinario. Del resto, se non si riesce a spiegare tutto, niente di male. E già capitato ad altri, molto più bravi di noi. Per capire un autore, e quindi trarre giovamento dalla sua lettura, è sufficiente rendersi ragione della struttura di fondo del suo discorso». Con un saggio e Luca Guidetti.
20,00

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