SEM: Italian tabloid
L'oscura immensità della morte
Massimo Carlotto
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 208
"L’oscura immensità della morte" è un classico del noir europeo, riscrittura implacabile del Conte di Montecristo spogliato di ogni epica e di qualsiasi grandezza, affresco – acido e senza appello – del compiersi di una vendetta. Perché è proprio la vendetta ciò che Silvano Contin brama. Una volta era un uomo felice. Poi, all’improvviso, è sprofondato in un incubo da quando la moglie e il figlio sono stati uccisi nel corso di una rapina. Da allora ha scelto di alimentare la propria sofferenza guardando le foto dell’autopsia dei suoi cari, perché solo il dolore lo aiuta a orientarsi nell’oscura immensità della morte. Ma dopo quindici anni arriva l’occasione che ha tanto atteso. Raffaello Beggiato, il responsabile del duplice omicidio, sta scontando l’ergastolo. Sembra cambiato, anche se non ha mai voluto rivelare il nome del complice della rapina, che è riuscito a farla franca. Quando gli viene diagnosticato un male incurabile, Raffaello presenta un’istanza di grazia e – in subordine – una richiesta di sospensione della pena. Per concedere la grazia, però, è necessario l’assenso di Silvano. Parte da qui la catena di eventi che, nelle pieghe di un Veneto incanaglito e feroce, e in un vorticoso procedere di colpi di scena, trasforma colui che ha patito l’orrendo sopruso in un cacciatore senza scrupoli, mentre il carnefice di un tempo diventa preda. Nel suo romanzo più estremo, Massimo Carlotto compone un viaggio al termine della notte del sistema giudiziario, svela la rivalsa tribale nascosta dietro alla retorica che avvolge i “parenti delle vittime”, mostra il tarlo che scava nell’Italia delle emergenze infinite, dell’accanimento persecutorio e della paranoia securitaria. Soprattutto: ci ricorda che nella letteratura nera – e spesso nella realtà – per ricomporre l’ordine infranto non sono sufficienti le sentenze, non bastano le pene e nemmeno le galere. A volte, non serve neppure la verità.
I buoni non esistono
Gianfrancesco Turano
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 288
Dopo una carriera in polizia interrotta contro la sua volontà, Mariano Greco si è reinventato investigatore privato nella Milano sempre più proiettata nel futuro. Lui, del futuro, ha un’altra idea: detesta il caffè in cialde e reputa folle il caro affitti della capitale lombarda che si atteggia a metropoli globale. Riguardo al presente e al suo lavoro, invece, divide le cose del mondo in tre categorie: i fatti, i controfatti e, a metà strada tra verità e menzogna, gli insidiosissimi “fattoidi”. E proprio di fattoidi è intriso il nuovo incarico che ha appena accettato: il politico e armatore Ranieri Averardi, latitante a Dubai dopo una condanna per collusione mafiosa, è sospettato dal fratello di aver ucciso la madre per impossessarsi dell’eredità familiare. Sulle tracce di Ranieri, la cui latitanza ha tutta l’aria di un dolce esilio all’ombra delle palme emiratine, l’ex poliziotto intuisce presto che la situazione è ben più torbida di una faida tra fratelli, e a riaffiorare saranno le trame criminali che l’oscuro deputato si porta dietro. A completare il quadro c’è la giovane e conturbante Arminia. Per rendere un favore a un vecchio amico veterano dei servizi e allontanare la ragazza da loschi giri, Mariano ha dovuto prenderla sotto la sua ala eleggendola a improbabile assistente. Adesso, però, inizia a provare per lei un’inopportuna attrazione. Tra Milano, Dubai e Roma, Greco e Arminia dovranno addentrarsi in un intreccio di relazioni ambigue, giochi di potere e fiumi di denaro sporco dal quale sarà difficile uscire puliti. Ispirandosi a una vera ed eclatante vicenda di politica e malaffare in pieno stile Italian Tabloid, Gianfrancesco Turano precipita il lavoro del giornalista d’inchiesta in un romanzo dalle atmosfere hard boiled con un protagonista alla Philip Marlowe, e ci ricorda che la linea di demarcazione tra bene e male è evanescente quanto la certezza di poterli distinguere.
Romanzo rosso
Pino Corrias
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 448
Piero Villa, detto Biondo, è stato un ribelle, un militante politico nel pieno degli anni settanta, gli anni del furore e del piombo. È stato un soldato del Mucchio, uno dei più spericolati gruppi di quella galassia sovversiva chiamata Autonomia Operaia, estrema eresia di un’eresia. Lui e i suoi compagni hanno combattuto lo Stato delle stragi, i partiti dei compromessi e i sindacati degli accordi al ribasso, hanno combattuto i padroni e i padroncini, la polizia e i pretoriani della sicurezza privata, i fascisti e gli spacciatori di eroina. Hanno praticato il contropotere e l’illegalità di massa, perché – se il comunismo esiste – non sta nel prendere il Palazzo d’Inverno: “Sta nel prendersi la merce / Sta nel prendersi la mano / E tirare i sampietrini nell’incendio di Milano”. A vent’anni, Piero vuole assaltare il cielo, ha il mondo in mano e la sua mano è armata. Questa è Milano, nella stagione delle aspettative crescenti. Questa è la capitale senza nessuna morale dell’insurrezione: pioggia di sassi e lacrimogeni, ululati di sirene, barricate agli incroci della Storia, automobili in fiamme a illuminare una rivolta che scheggia la cronaca tra assalti, feriti, agguati, espropri, irruzioni nelle armerie e nelle banche. Il bollettino dei morti, intanto, si allunga. Va più veloce di tutti, il Biondo. Il Mucchio è la banda. Nuvola e Lampo sono i compagni di strada. Falco è il tessitore, l’intellettuale, il capo. Lisetta l’approdo del suo cuore a singhiozzo. Francesca il grande amore, rimpianto e smarrito nell’infuriare della lotta. Ma incombe già il tempo della sconfitta, degli arresti, della latitanza, dell’esilio e di nuove battaglie sotto il cielo del Centroamerica. Poi il rendiconto di una vita arriva inatteso. È disegnato sul volto di Nelson, il figlio concepito con Francesca, mai previsto, mai conosciuto: da convocare oggi alle pendici di un vulcano cileno, nel deserto di Atacama, dove i telescopi inquadrano la Storia dentro le stelle più antiche, mentre il Biondo racconta i molti mondi del suo passato che sono anche il nostro. "Romanzo rosso" è il racconto epico dell’ultima, vera sollevazione collettiva. È il grande romanzo italiano degli anni settanta che in tanti hanno aspettato a lungo di leggere.
Una domenica senza fine
Paolo Maggioni
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 208
Milano, domenica 29 aprile 1945. Mentre i cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci e di alcuni gerarchi vengono esposti in piazzale Loreto, un gruppo di anarchici guidati dallo spagnolo Agustino Barajas detto “Carnera” attraversa la città in direzione opposta. Nelle ore in cui l’Italia festeggia la caduta del fascismo, Carnera ha qualcosa da fare. Cresciuto nella Barcellona rebelde dei primi anni Venti, vuole rovesciare il regime del generalissimo Francisco Franco che opprime il suo paese. Le armi, però, non fanno per lui. Idealista, cultore di un’eleganza impeccabile, tra i migliori falsari d’Europa, Carnera intende approfittare di una Milano in preda alla frenesia, alle rappresaglie e ai regolamenti di conti per compiere un’azione impensabile. Solo la più pura fantasia sovversiva può concepire un progetto tanto temerario, i cui effetti avranno ricadute sconvolgenti a mille chilometri di distanza: nella Madrid nera della dittatura falangista. Non esiste nessun dopoguerra e il conflitto di ieri lascia già il posto a nuove battaglie. La storia di Carnera si intreccia a quelle del giornalista Daniele Colpani, un tempo speaker della fascistissima Radio Marte, e di Marta Ripoldi, vedova, tranviera e staffetta partigiana. Nel tempo sospeso di questa domenica senza fine, tutti e tre cercano di dare un senso al dolore patito e di trovare una speranza a cui aggrapparsi per il futuro. Così, i destini dei singoli si sfiorano, si intrecciano e si confondono nel compiersi della Storia. Ispirandosi alla vita vera dell’anarchico Laureano Cerrada Santos, Paolo Maggioni racconta di un piano inaudito in stile La casa di carta, esplora le mille vie di un sogno chiamato rivoluzione, distilla l’odio insopprimibile che ha diviso l’Italia repubblicana fino a oggi.
Danzate su di me
Massimo Carlotto
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 208
Le donne di questo libro sono quelle per cui la guerra non è mai finita. Complicate, ferite, tenere o rabbiose, vogliono evadere a ogni costo dalla prigione che lo sguardo maschile disegna intorno a loro. Massimo Carlotto riempie di storie e parole il silenzio che ammanta il conflitto tra uomini che odiano le donne e donne che si difendono dagli uomini. L’inventore di personaggi indimenticabili come Marco Buratti detto l’Alligatore e Giorgio Pellegrini, l’Arcibastardo del noir, ribalta il punto di vista e illumina a modo suo quel femminile mai davvero compreso, su cui da sempre si esercita il dominio di genere. I racconti, in parte editi e in parte inediti, di "Danzate su di me" compongono un blues spezzato, suonano la sinfonia in quattro tempi di una femminilità non soggiogata, sconfitta ma non vinta, sempre e comunque a caccia di una via d’uscita, ribelle ai ruoli imposti di madre e moglie, e anche di dark lady o femme fatale. Quattro protagoniste deluse e avvelenate tirano le somme. Ed è nel tempo dei bilanci che vengono colte di sorpresa dalla penna del loro autore. C’è la cassiera del supermercato che per sedici anni ha custodito un amore segreto con un musicista di successo. Tutto finisce quando un incidente stradale cancella quei rari momenti di felicità rubata: il lutto degli amanti è un dolore senza conforto. E c’è una madre di famiglia che sfiorisce come la periferia di Torino dopo il tramonto dei miti della grande città industriale. Ha perso la sicurezza del reddito insieme alla promessa di un futuro tranquillo. Ora insegue un riscatto ingannevole nel rancore che riserva ai più sfortunati di lei e nei desideri di rivalsa che proietta sulla figlia. Gaia crede di avere la situazione sotto controllo e invece ha un marito che sta per lasciarla. Lei, però, non lo accetta ed è pronta a tutto pur di preservare le finzioni di un matrimonio borghese. Lise ha fatto la croupier sulle navi da crociera, per poi dilapidare una fortuna con i derivati della banca sbagliata, e adesso chiede a un ladro che la sorprende in casa, da sola, di ucciderla. È perfino disposta a pagare. "Danzate su di me" è il manifesto dell’amore tossico, delle relazioni pericolose, del romanticismo impossibile al principio del secolo XXI, nell’Italia del patriarcato e della crisi permanente, della precarietà esistenziale e delle vite a perdere, anche quando sono doppie.
Ultras. Ogni maledetta domenica vincere o perdere non conta
Lamberto Ciabatti
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 256
“Teppisti”, “delinquenti”, “facinorosi”, “nemici pubblici numero uno”: gli ultras – ovvero le frange più oltranziste del tifo calcistico – vengono raccontati sempre così. E agli occhi dei più appaiono come una tribù indecifrabile. Eppure, dietro la narrazione di media, opinionisti e operatori di pubblica sicurezza si agita un universo mosso da sentimenti radicali, regolato dalle leggi della Strada, animato dalla fede – tanto irrazionale quanto trascinante – per i colori di una maglia. Questo libro colma un vuoto, ribalta la prospettiva, smonta luoghi comuni, pregiudizi e retoriche abusate, dando per la prima volta voce a chi fino adesso ha scelto di parlare solo con i cori, gli slogan da striscione e – soprattutto – con i fatti. Da Nord a Sud, da Milano a Roma, da Torino a Bari, da Bergamo a Palermo, "Ultras" raccoglie le testimonianze esclusive di chi ha animato per decenni le “curve” più calde del paese. Prende forma una storia alternativa dell’Italia a cavallo tra gli anni settanta e gli anni zero, attraverso miti, simboli e rituali di una controcultura irriducibile. Tra imboscate fulminanti, risse furibonde, trasferte infinite, duelli all’arma bianca, conti da regolare, fiumi di alcol, miraggi dell’eroina, sogni infranti, delusioni cocenti e certezze inscalfibili, la galassia ultras compie le sue gesta e rivendica il romanticismo delle vite a perdere. Mentre un pezzo del tifo estremo torna sulle prime pagine dei giornali coinvolto in scandali e inchieste, Lamberto Ciabatti decifra il mistero di una passione per molti incomprensibile, ma al tempo stesso umana, troppo umana.
Domanda di grazia
Gabriele Romagnoli
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2025
pagine: 176
L’uomo al banco degli imputati è alto quasi due metri, ha occhi azzurri e modi gentili. Si chiama Andrea Rossi, è padre di sei figli, fa il commercialista e ha ereditato un prestigioso studio. È l’ultima persona che ci si aspetterebbe di vedere sotto processo. E invece, proprio così lo vede Gabriele Romagnoli. Non lo incontra da tempo, ma lo conosce bene, perché da ragazzi erano compagni di scuola, e amici. Monarchico nella rossa Bologna, devoto alla famiglia, patito di un formalismo che scivola spesso nel sussiego, titolare di un eloquio forbito e di mille, stravaganti manie, Rossi è la quintessenza dell’abisso che divide l’apparire dall’essere. Già, perché dietro la cortina di una rispettabilità borghese, con aspirazioni aristocratiche, si agita un inferno di bugie, investimenti sbagliati e debiti che si accumulano. E ora è sotto processo per omicidio. L’accusa: aver ucciso in un torrido pomeriggio d’estate del 2006 Vitalina Balani, settantenne, ex infermiera, moglie di un ricco imprenditore immobiliare. In poco tempo, la Balani aveva prestato ad Andrea due milioni di euro. Ci sarebbe un movente, quindi. E ci sono molti indizi. Nessuna prova inconfutabile, però. Ma tanto basta perché la Procura imbocchi una sola pista e Andrea Rossi venga condannato all’ergastolo. Romagnoli torna nella città in cui è cresciuto a prendere “il grande freddo” che accompagna l’ora dei bilanci, quando si misura la distanza che separa quello che volevamo essere da quello che siamo diventati. Con la lucidità del reporter, la profondità dello scrittore e l’umanità dell’amico ricostruisce una vicenda giudiziaria dagli incredibili risvolti, solleva il “ragionevole dubbio”, smonta il teorema celato per definizione in ogni processo indiziario e si appella alla migliore lezione del garantismo, perché peggio di un colpevole in libertà c’è solo un innocente in galera. "Domanda di grazia" è "L’Avversario" di Emmanuel Carrère quando ancora vale la presunzione di innocenza. Andrea Rossi ha avuto l’ergastolo. Per comminarlo occorre essere convinti (oltre il ragionevole dubbio) che abbia ucciso con premeditazione. Su questo, gli indizi hanno lasciato più di un’ombra. E le ombre non vanno in carcere. Ci vanno le persone.
Per Questi Motivi. Autobiografia criminale di un Paese
Giancarlo De Cataldo
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2024
pagine: 208
Gli italiani di due cose sono maestri: di calcio e di fattacci. Se al bar dello sport ciascuno è di diritto allenatore della Nazionale, ogni bar della Penisola è una camera di consiglio dove si emettono sentenze senz’appello. Altro che popolo di santi, poeti e navigatori, piuttosto di commissari tecnici e giudici mancati. Eppure, la ricerca della verità è un incerto procedere nel labirinto in cui si rincorrono verità ufficiali, “altre” verità, verità inconfessabili, verità dei tribunali. È così da sempre, da prima che la tv cominciasse a trasmettere. Ed è così ancora oggi che sul web “giudici” spietati additano colpevoli, riaprono casi passati in giudicato e confutano sentenze. Tutto vale, ormai. La storia d’Italia si scrive con il sangue e Giancarlo De Cataldo la ripercorre attraverso alcuni delitti emblematici che restituiscono il mutare delle epoche. Per Questi Motivi è il racconto di vittime eccellenti, carnefici d’occasione e misteriosi mandanti, di complotti ipotetici e depistaggi fin troppo reali. Ed è la storia dei cacciatori di verità: di giornalisti con pochi scrupoli nel cuore e tanto pelo sullo stomaco, di poliziotti che vedono lontano rimanendo inascoltati e di giudici che provano a districarsi tra indizi, prove e perizie di parte. “Per questi motivi” è anche la formula con la quale si introduce la lettura del verdetto, al termine di un processo, e che riassume il senso di un faticoso cercare. L’autore di Romanzo criminale passa dalla spiaggia di Torvajanica su cui l’11 aprile 1953 fu ritrovato il corpo di Wilma Montesi all’Idroscalo di Ostia, dove fu massacrato Pier Paolo Pasolini. La morte della modella Christa Wanninger nella via Veneto della “dolce vita”, la stagione della lotta armata, l’attentato alla sinagoga di Roma, l’omicidio di Simonetta Cesaroni e certi recenti, inimmaginabili fatti di sangue compongono alcuni dei capitoli di un libro dalle inedite tinte rivelatrici, che incrocia ricordi personali e memoria civile, ossessioni private e fantasmi collettivi. Magistrato fino al 2022 e padre nobile della crime fiction italiana, De Cataldo scrive le sue pagine più attese, ribaltando la simenoniana Lettera al mio giudice nella dolorosa confessione di chi esercita quello che è considerato il più controverso, discusso e odiato dei poteri costituzionali. Il problema non è più quello di trovare le prove, come pensava Pasolini, e nemmeno i nomi. Le une e gli altri, noi italiani, li conosciamo, almeno dai tempi di Montesi. Il problema è semmai: che uso abbiamo fatto, in tutti questi anni, di quelle prove e di quei nomi?
La cattiva terra
Umberto Matino
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2024
pagine: 288
Veneto, marzo 1987. In una fredda mattina di fine inverno viene ritrovato il cadavere di un camionista alla guida di un autocarro che trasporta rifiuti tossici. L’indagine sul delitto è affidata al maresciallo dei carabinieri Giovanni Piconese e al suo più stretto collaboratore, il brigadiere Giacomo Zanella. Vicino alla sessantina, di temperamento riflessivo e pacato, Piconese è un Maigret di provincia, che al pari del suo omologo transalpino è dotato di un intuito infallibile e di una naturale capacità di comprendere l’altrui psicologia. Indagando sull’omicidio del camionista, Piconese e Zanella s’imbattono in una storia piena di ambiguità, di inganni e rispecchiamenti: nulla di ciò che appare è vero, tutto rimanda ad altri luoghi, ad altre persone e perfino ad altre epoche: fino a misteri e vecchie leggende che ammantano l’antica storia alemanna legata a doppio filo con quel territorio. Comincia così un viaggio nel Veneto profondo degli ‘80, al tempo in cui quella regione operosa comincia a vendersi l’anima e a trasformarsi nel Nordest del miracolo economico, della piccola impresa affamata e arrembante, locomotiva d’Italia che cresce a ritmi forsennati, evade le tasse e non si fa problemi a violare le regole.
I Marsigliesi
Gabriele Cruciata
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2024
pagine: 320
22 febbraio 1975, Roma. Alcuni uomini irrompono in un ufficio postale a pochi passi dal Pantheon. Un poliziotto in servizio spara, ma i rapinatori sono più veloci di lui e lo uccidono. Le cose precipitano: c’è un morto e il bottino è più magro del previsto. Nei giorni successivi la futura moglie dell’agente ucciso si toglie la vita. Tutti i giornali parlano del colpo. La rapina è un disastro. Per rimediare bisogna occultare le prove ed eliminare i testimoni. Dietro alla vicenda c’è un gruppo di criminali ancora poco noti, ma molto esperti. Li chiamano “i Marsigliesi”, sono gangster di origine francese ricercati in mezza Europa e, pochi anni prima, uno di loro ha firmato il “colpo del secolo”: una rapina da film in una gioielleria di via Montenapoleone, proprio sotto il naso della Questura di Milano. A Roma, in pochissimo tempo, riusciranno a trasformare per sempre la criminalità capitolina, diventando monopolisti dei sequestri, del traffico di eroina, dello sfruttamento della prostituzione. Intesseranno anche una fitta rete di contatti con la mafia, i servizi segreti, l’estrema destra, la Cia e la Chiesa. Non è un caso se alla scuola del clan dei Marsigliesi crescerà un giovanissimo Danilo Abbruciati, considerato uno dei padri fondatori della banda della Magliana. Intrecciando uno straordinario lavoro documentario al ritmo frenetico dell’action, Gabriele Cruciata racconta la Roma criminale prima di Romanzo criminale, compone il prequel della stagione dominata dalla banda della Magliana, narra l’epica nera, la fulminante ascesa e la brusca caduta di chi provò a prendersi Roma giocando troppo in anticipo sui tempi. Metro dopo metro, giorno dopo giorno, gli autobus che non passano mai, i negozi dormienti e il traffico intasato danno vita allo stesso lavorio dei vermi, dei topi e dei batteri: masticano, digeriscono e poi inesorabilmente espellono via la memoria di chi – da straniero – ha provato a conquistare la città.
Mala. Roma criminale
Francesca Fagnani
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2024
pagine: 240
La pace è finita e ora le gang sono in guerra. Sotto il manto della grande bellezza, nel sottosuolo perso e dannato di Roma scorre un fiume di violenza. Sequestri, pestaggi, torture e omicidi si susseguono. Lo scontro infuria, invisibile agli occhi dei più. È così da quando, il 7 agosto 2019, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo degli Irriducibili della Lazio e ai vertici della “batteria di Ponte Milvio”, viene freddato da un sicario che gli spara alla testa, mentre se ne sta seduto su una panchina al parco degli Acquedotti. Ma Diabolik è solo la punta dell’iceberg di quella rete di organizzazioni criminali che governano sul territorio: connection tentacolare che comprende il cartello di Michele ’o Pazzo, la malavita storica e quella emergente, e poi il sodalizio, spietato e potente, degli albanesi, che sono cresciuti all’ombra di Piscitelli e sono diventati i Signori del narcotraffico. Così, la vendetta è l’innesco di un conflitto senza quartiere per il controllo delle piazze di spaccio, dal litorale ostiense a Tor Bella Monaca: un business gigantesco in cui tonnellate di coca muovono milioni. In queste pagine, voci urlano prima di spegnersi nel buio, armi sparano in pieno giorno, la droga invade le strade, i soldi si prestano a strozzo e i debiti si saldano sempre: a qualunque costo e spesso nel peggiore dei modi. Con il rigore della cronista di razza, Francesca Fagnani esamina le fonti giudiziarie, collega i fatti, ricostruisce antiche alleanze e recenti rivalità che definiscono la geografia criminale della Capitale. "Mala" è un’inchiesta documentata, implacabile e travolgente come una serie tv sui narcos sudamericani, che svela chi sono i nuovi padroni di Roma, la città che si diceva non volesse padroni.
La regola di Nora
Chiara Ingrosso
Libro: Libro in brossura
editore: SEM
anno edizione: 2024
pagine: 512
Nora Lopez ha trentatré anni, un lavoro di quelli che tolgono il fiato, troppi fantasmi nella testa e un’unica regola. Fa l’inviata per una popolare trasmissione di cronaca nera, coltiva un’ossessione per il crimine violento e possiede un fiuto eccezionale con cui riesce a comprendere la psicologia di vittime e carnefici. Soprattutto quella dei carnefici. Nora, infatti, è un’assassina… almeno in teoria. E nella sua immaginazione ha ucciso migliaia di volte, perdendosi in fantasie tanto vivide da sembrare vere. Per non oltrepassare la linea d’ombra, si è data una regola: conoscere se stessa e non saltare mai gli appuntamenti con la dottoressa Q, la terapista presso cui è in cura. La vita di Nora scorre così, tra la malinconia per una relazione di coppia che si sta esaurendo e l’inquietudine che la tormenta. Poi, succede qualcosa. A Lecce, nel profondo Sudest, qualcuno ammazza due giovani fidanzati. Per la giornalista, quell’omicidio consumato nella città in cui è cresciuta, è una chiamata. Questa volta, Nora dovrà vedersela con le ombre del passato e chiudere conti lasciati troppo a lungo in sospeso. Sperimentando l’inedito intreccio di dark comedy e true crime, “La regola di Nora” ricostruisce uno dei casi di cronaca più inspiegabili degli ultimi anni: il duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, “colpevoli” – secondo il loro assassino – di essere troppo felici. Chiara Ingrosso lascia che l’affabulazione investa la cruda realtà dei fatti, trasfigurandoli nell’esplorazione di un dolore assoluto, di una solitudine senza confini, di una mente che ruota intorno a un unico imperativo: uccidere.