Ivvi

“Un’ombra vagava nell’oscurità, per fame. La sua caccia un giorno finì e riuscì ad avere la sua preda.” Perdersi in un bosco e imbattersi, nel cuore più tenebroso della notte, in un indemoniato… Nascosti tra selve oscure sono i terrori ancestrali. 31 racconti d’ombra, di fantasmi, lupi mannari, orchi, streghe, maghi, assassini, sedute spiritiche, possessioni, esorcismi, da leggersi all’imbrunire nelle freddi notti invernali al tepore di un camino mentre fuori urla il vento e infuria la tormenta, o nelle calde notti d’estate cantate da versi di animali dalla mole indefinita, circondati da una natura ostile e indifferente e da creature altre. 31 storie basate su fatti realmente accaduti in un mondo rurale del Sud Italia, sorta di West oscuro e orrorifico dove l’essere umano è esposto alle forze della terra e dello spazio profondo. Canti che partono dalla tradizione americana figlia di Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft per giungere al gotico rurale dei nostrani Carlo H. De’ Medici e Giovanni Magherini-Graziani . 31 Notturni che volano di notte, destando meraviglia e inquietudine, 31 sussurri di tenebra che una volta terminati, andandosene, nei ricordi lasceranno su questa terra

«...Ora, è il vostro momento. È il momento di chi tra voi si è aperto in questo libro. Di chi ha raccontato la sua esperienza, di chi lo fa per la prima volta. Di chi lo fa sotto pseudonimo e saprà per sempre che in questo libro c’è un pezzetto della sua verità. Ed è il momento di voi che sinora non vi siete relazionati al problema: relazionatevici. Ascoltate, leggete, capite. «Oggi non si può più dire niente». Questa frase la diciamo e la sentiamo dire di continuo. Io ho una mia teoria. Che si può dire tutto. Che non è cambiato niente. L’arte rimane arte. La comicità rimane comicità. Il punto è che oggi viene a galla chi ha un cuore buono e chi no. Quando il razzismo era una cosa normale e non si poté più parlare dei «negri» come si faceva prima, e non si poterono più fare black-faces e così via, per dieci anni la gente andava dicendo: «Non si può più dire niente». Il punto non era questo. Il punto è che non avevano il cuore buono.» (dall'introduzione di @nicolapescehimself).

Allison è una giovane donna, giornalista del Wall Street Journal, che per elaborare il lutto del suo grande amore, da New York si trasferisce nella ridente cittadina di Breckenridge in Colorado, e proprio da qui inizia per lei un viaggio attraverso un mondo intermedio dove tutto è possibile e dove potrà di nuovo incontrare le persone che sono state importanti per lei, ma che ha perso troppo presto. Come la sua amata “nonna Betty”, morta quando era ancora troppo piccola, ed il suo grande amore “Tom”, un imprenditore newyorkese che, a causa di un incidente d’auto, l’ha lasciata a piangerlo solo un mese prima, proprio nel periodo meraviglioso del loro amore, e che senza saperlo, è proprio il motivo del viaggio che intraprende Allison per cercare di rincontrarlo. L’oggetto che rappresenta la porta di passaggio tra il nostro mondo di oggi e il mondo intermedio, è una Sfera di Cristallo, simile a quelle che si regalano ai bambini e che spesso racchiudono all’interno paesaggi particolari, immersi nella neve o abbarbicati sulle scogliere del mare e che basta scuotere per veder cambiare ciò che rappresentano nel loro profondo.

Giuditta si ritrova con un nome espressione di giudizio e razionalità, ma per tutta la sua vita ha a che fare con vicende assurde e strane. Ogni suo tentativo per raggiungere gli obiettivi prefissati si tramuta in una scena paradossale e comica. La sua passione per l’arte, l’architettura, il design e per un ragazzo complicato, la porteranno a vivere momenti di felicità imprevisti, proprio quando capita. Dopo le superiori, in un piccolo paese della Puglia, decide di non ascoltare nessuno e di trasferirsi per mirare ad una nuova direzione. Lei si sente da sempre diversa, di non appartenere a tutto ciò che le accade; sogna una vita movimentata, piena di momenti eccitanti, di persone interessanti ed è delusa da ogni sua esperienza con la sensazione che tutto vada storto per qualche misterioso motivo o solo perché si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una ragazza che, cercando di inseguire i propri sogni, dovrà affrontare studi universitari, insegnanti, viaggi, stage e colloqui di ogni tipo. Giuditta vuole semplicemente trovare un posto che riconosca i suoi impegni, la sua voglia di fare, la sua lealtà, la sua dinamicità e non soltanto accontentarsi di quello che la vita gli pone davanti. Proprio come il significato del suo nome lei vuole giustizia e con la forza della sua volontà, della sua determinazione, della sua capacità di ironizzare anche le situazioni più bizzarre, riuscirà a concretizzare le sue ambizioni. Un romanzo divertente ed esilarante, per sorridere serenamente sulle circostanze della vita e tuffarsi in essa senza pensieri.

Il libro in questione nasce dall'esigenza di riscoprire una vita ciclica, naturale, senza interferenze urbane o tecnologiche. È un libro per chi non ha fretta o per chi ce l'ha, ma non vorrebbe averla; per chi vorrebbe camminare la vita godendosi la passeggiata, invece di correre, perché non c'è mai tempo nemmeno per respirare. Ecco, si tratta di questo: di respirare. Le stagioni ci insegnano che la vita inizia e finisce in un ciclo infinito. Quello che vorrei imparare da loro e che vorrei provare a trasmettere, è come accettare il cambiamento senza troppo dolore. I versi sono per la maggior parte liberi, perché si tratta perlopiù di pensieri sparsi, di impressioni, di sensazioni, di emozioni suscitate da paesaggi naturali o da paesaggi dell'animo. Spesso questi due tipi di paesaggi si mischiano inevitabilmente nella scrittura. L'amore ovviamente è un tema centrale, assieme all'alba e al tramonto come momenti liminari e topici della giornata. La leggerezza vorrebbe pervadere le mie poesie, ma non sono sicuro che ci riesca sempre. Il titolo della raccolta significa che il punto di partenza è spesso anche il punto di arrivo e che l'affanno è nient'altro che un danno per noi e per chi ci sta intorno. L'amore è qui sciolto, nella sua accezione più classica (absolutus), da qualsiasi vincolo che lo tenga ancorato alla nostra limitatezza, e per come lo intendo io, non potrebbe essere altrimenti.

Il libro nasce da una raccolta di pensieri "dettati" a caso al cellulare durante i viaggi verso il lavoro e al ritorno verso casa. Rispecchia quello che viene pensato da tanti, ma che quasi nessuno ha la voglia di dire o non lo ritiene importante. Emozioni e sensazioni vissute in ogni piccola parte, in ogni singolo momento. Passaggi di vita di tutti i giorni, che rimangono impressi dentro di noi, fino a farci capire quanto la vita a volte sia ingiusta. Pensieri intimi, che ora verranno letti da tutti, nella speranza di far "vedere" le cose sotto un'altra luce. E magari chissà, dare la forza di reagire a qualcuno, o di cambiare inquadratura ad altri. Non vuole insegnare niente a nessuno, se non far emergere alcune situazioni viste da prospettive diverse. Facile dare per scontato, ma non impossibile far emergere l'empatia. Il mettersi nei panni dell'altro, questa "cosa" facile da dire, ma per niente conveniente da fare.

Un cammino lento e lungo hanno caratterizzato la forma di questi versi. “I miei pensieri” racchiude sentimenti intensamente vissuti, costituiti d'attese, di lacrime, sorrisi e grasse risate, di brividi che prima scalano e poi scivolano giù lungo la schiena, formati da sguardi durati pochi attimi a quelli che squarciano il cuore. Dagli sguardi che alleviano il dolore a quelli che hanno fatto innamorare. Domenico, autore dell'opera prova a farvi rivivere le stesse emozioni, gli stessi sentimenti che ha provato durante il suo cammino fino ad ora, riportandolo su carta, scoprendo in essa un'amica carissima, e con l'aiuto di una biro, ha dato forma ai propri “pensieri”, così chiamati perché Domenico crede di essere ancora un po' lontano da poterle definire vere e proprie poesie.

Venticinque studenti di un corso serale per adulti e cinque docenti si mettono in gioco attraverso un progetto di scrittura creativa. Il risultato è questo volume di racconti dagli argomenti più vari, in cui si passa con estrema facilità dai toni leggeri a quelli tragici, dalla rievocazione di un aneddoto divertente all’introspezione che porta a riflettere sul senso della vita. Perché ogni scritto rispecchia una diversa personalità che propone un’originale prospettiva attraverso cui guardare il presente. Un’operazione a tratti terapeutica che ci riconcilia con le paranoie più o meno evidenti di un mondo che a volte ci pare incomprensibile. Una cartina di tornasole da contemplare in silenzio, quando il sole è tramontato e la notte invade l’orizzonte degli eventi. A cura di Salvatore Ferranti.

Venezia è magnifica, Venezia è un bolla che se ci entri non sei più lo stesso. Venezia è un museo a cielo aperto, Venezia è un Luna Park. Venezia è fragile, Venezia è una spugna piena di soldi da strizzare finché non andrà sott’acqua. Venite a Venezia e stateci per almeno una settimana e perdetevi. Innamoratevi. Stancatevi. Piangete. Ubriacatevi (so che l’avrete fatto, almeno questo). Ho cercato di raccontare tutto ciò attraverso dieci racconti che sono più che altro fotografie, sensazioni sporche ed essenziali di quello che forse non si vede nelle cartoline o dai vostri smartphone. Ho mischiato tutto ciò con quello che ho dentro, con le mie necessità personali e con gli interrogativi forse universali della fine dei vent’anni.

Il presente volume è l’ultimo della trilogia. Qui vengono presentate altre otto istantanee di donne attraverso altrettanti incontri on the road. Il protagonista continua il suo viaggio lungo la penisola alla ricerca di verità che gli si presentano agli occhi in maniera sempre più deformata e inconsistente. Scopre che non vi può essere più alcuna corrispondenza tra la sua idea di relazione e l’intreccio di vite che si trova a dipanare con dita sempre più compromesse. È un tentativo, quello di mettere in ordine le cose, a cui comunque non si sottrae, perché non esistono alternative valide. E così, seppur stanco e sconfitto, prova fino alla fine a rintracciare il varco in grado di donargli la rivelazione che lo salverà dal lento e monotono scorrere dei giorni. Riuscirà a non soccombere definitivamente?

Quale mistero avvolge le morti improvvise di alcuni ragazzi? Gli Dei, dopo aver vissuto sulla Terra sotto mentite spoglie e aver creato legami con gli umani, sono improvvisamente vincolati da una severa legge che vieta loro ogni rapporto con i figli avuti dalle varie relazioni. Decidono così di costruire un luogo adatto alla loro progenie, misteriosamente attaccata da qualcuno. I protagonisti saranno trasferiti in una grande scuola, dove impareranno a difendersi e a controllare i loro reali poteri. Tra combattimenti ed esami, faranno amicizie fuori dal comune ma, anche lì c’è qualcuno che trama nell’ombra ed è pronto a ucciderli. Tra amori, intrighi, misteri e maledizioni, qualcuno di veramente potente li minaccia dall’alto giurando vendetta. Riusciranno a scoprire chi si cela dietro le tante morti?

“Ludovica, una ragazza”, è la storia di un amore tormentato tra una giovane donna e un affascinante e affermato professionista, Aldo. La protagonista, Ludovica, appunto, indipendente e passionale, lotta con sè stessa per affermare la sua vera identità. Un succedersi di occasioni e di eventi marcano il tempo e la coscienza di Ludovica e, quando sceglierà la strada da intraprendere, in fondo, non avrà guardato avanti, ma dietro e, soprattutto, dentro di sé. Una storia d’amore, dunque, ma anche del transito, del passaggio, del salto di una coscienza che si riconosce altro da sé, in definitiva il trascorrere del tempo interiore. All’inizio della storia, la protagonista appare equilibrata e discreta, dedita solo allo studio. Un incontro, un’attrazione e tutto sembra saltare in aria; una fitta corrispondenza trasforma un interesse in una vorticosa relazione. Solo la perseveranza e la determinazione le serviranno per venirne a capo. Apparentemente molti simili, Ludovica e Aldo, riveleranno, nel corso del racconto, due modi diversi di intendere l’amore.