NEM
L'acqua del tempo
Gabriele Sprocati
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2018
pagine: 96
“Sono nato in una casa sull’argine di golena del Po, vicino a Ferrara e il Grande Fiume scorre in me, nelle sue diverse stagioni”, così recita l'inizio delle note che lo stesso autore, post-fa in fondo al libro e così è questo volume di poesie dal titolo emblematico L’acqua del tempo, opera prima di Gabriele Sprocati, ma non per questo, ultima parafrasi di quel paesaggio interiore evocato nella maturità della vita. E il paesaggio si snoda tra le incurie del tempo come tizzoni mai sopiti sotto la cenere di una parola poetica formata dal suo incanto, dallo stupore della scoperta. Esattamente come dichiara nella prefazione Viviana Faschi “L’ossessione con cui il paesaggio è chiamato in causa è il testimone del mutare delle stagioni così come del giorno che si fa notte e poi ancora giorno, e che non esige una risposta che non sia costituita dagli elementi stessi della natura, dai sottili fremiti della pianura, dagli arabeschi che le ombre notturne gettano sui casolari, fino alle trame intessute dalla consueta nebbia la quale abbozza un paesaggio “scevro di orizzonti”; … qui la nebbia ferrarese è vista senza particolari sentimentalismi, ma con la consapevolezza che lo spazio lo misurano e anzi lo creano “una casa distante / un pioppeto”. Le poesie presenti nel libro sono frammenti di tre raccolte che corrispondono a diverse fasi della sua vicenda umana, ma che in poesia diventa di tutti, a partire dai primi anni ’70 del secolo scorso. Una proposta di lettura per ripercorrere una vita, vista da un nuovo inedito punto d'inizio: la poesia.
La nudità del vestito
Fabio Scotto
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2018
pagine: 88
Fabio Scotto, ormai un sicuro e mai scontato punto di riferimento del pubblico della poesia, ci propone questa sua nuova opera “La nudità del vestito” con l'autorevolezza di un testo maturo, che parte, viaggia e ritorna ai fondamenti della poesia. E come ammette lo stesso autore, che incontra la catarsi dell'uomo aristotelico, quello che conta è la parola girovaga che sottrae a ogni vero o falso sembiante il puro spirito (l'aspetto o i lineamenti del volto: Tiresia, che mutò sembiante [Dante]), per donarsi alla poesia, vera protagonista di questo libro. Un finissimo linguaggio che tocca punte di lirismo altissimo senza nulla togliere alla linearità della prosa poetica. «E che la nudità del vestito non si copra di alcun vestito di per sé vano se nessun corpo gli dà vita, che diventi pagina bianca dove l'inchiostro tesse le sue misteriose trame...». Parole dell’autore che lasciano intendere che nulla di quella loro danza è affidato al caso, ma che in un tramestio di voci e di trasalimenti improvvisi, esse siano «auto da fè coram populo», un atto di fedeltà alle voci supreme della poesia, come quella di Yves Bonnefoy, tanto amato e tradotto da Fabio Scotto, che aleggia con il suo dàimon creativo e protettivo in tutta la sua spettacolare nudità sulla viva «carne del mondo».
Progetto per S.
Simone Burratti
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2017
pagine: 63
Progetto per S. di Simone Burratti, terzo volume della collana “Le civette”, si colloca in una necessaria posizione d’avanguardia, non ovviamente nel senso di riferirsi alle avanguardie storiche, ma per quello che la suddetta posizione ha sempre significato, che si tratti di poesia, di arte o, in senso stretto, di esercito. Ovvero stare davanti, in prima linea, e da lì ricevere precedentemente a tutti gli altri l’offensiva. Ma anche saperla gestire, che in senso poetico significa fare i conti con tutto quello che c’è stato e metterlo da parte, non prima di averlo digerito e assimilato completamente. Così il percorso verso l’inaudito si caratterizza da quell’ “azzeramento dello stile” che giustamente nella sua prefazione Stefano Dal Bianco tratteggia essere la 'conditio sine qua non' verso un auspicato ritorno della poesia all’inermità nei confronti del lettore. Si tratta di una posizione che per dichiararsi tale deve attraversare il ginepraio del contemporaneo, fatto di asetticità e omologazione del desiderio e che solo inabissandosi in questa risacca di archetipi post-post moderni può raggiungere una nuova riva. Il lirismo deve farsi gergo e la voce non può alzarsi, perché nessuno sentirebbe un urlo in un’epoca dove tutto tuona e lampeggia; occorre una nuova etica del sussurro, occorre parlare la lingua di Google laddove ci si aspetterebbe una pomposa quanto anacronistica apologia del sentimento. Progetto per S. tenta diverse tra le possibili strade per il guado di un nuovo e più subdolo Acheronte, ma nessuno qui ne esce rinato o redento, perché la rinascita è un compito individuale: è necessario quindi cominciare subito, abbandonare lungo il percorso le vecchie vesti e le tanto care desuete abitudini.
La notte atlantica. Chromoestesia
Paolo Rindi
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2017
pagine: 82
Chromesthesia con il sottotitolo - La Notte Atlantica - è l'unico (purtroppo) libro di poesia di Paolo Rindi varesino, scomparso a 20 anni, in Val Grande durante una escursione di montagna. Ma se il tempo delle cose ha fatto il suo breve corso, quello delle parole è appena iniziato e comincia da un discorso poetico di spessore molto rilevante. Fa bene a dire Fabio Scotto nella sua introduzione “...che l'atto poetico è un atto contro la morte la cui durevolezza sfida ogni limite, anche l’estremo della nostra umana finitudine”. Nei vari temi e motivi che animano queste pagine, infatti si può cogliere, fin dal principio, una capacità d’ascolto di se stesso, della natura e degli altri che racchiude già implicitamente una filosofia dell’esistenza tutt’altro che adolescenziale. Si capisce chiaro il riferimento di letture intelligenti come Arthur Rimbaud, il poeta simbolista francese, il cui influsso appare presente dal sottotitolo Chromesthesia, che anche nell’articolazione delle varie sezioni (Poesia bianca, Poesia verde, Poesia rossa, ecc.) e rimanda al suo testo “programmatico” Voyelles, il quale, nel colorare il linguaggio attribuendo per analogia un colore alle vocali aveva sospinto la poesia oltre il limite della mera verbalità. Paolo come Rimbaud è un giovane viaggiatore e un “esploratore” un curioso della vita in tutte le sue variabili anche nella riflessione profonda e del dolore. E non solo di un linguaggio poetico, ma anche nella ricerca di una simbiosi tra il dialogo con la natura dei grandi spazi (il deserto e la montagna) e i lunghi cammini della meditazione da essi favorita, e a suo modo, per dirla con il titolo di un film di successo, into the wild. Infatti dopo avere a lungo camminato sulla terra, auscultandone le voci, odorandone gli aromi, assaporandone i silenzi, Paolo ha ben capito che “la poesia non può ridursi a uno sfogo (come troppo spesso molti giovani autori sterilmente credono), ma che anzi essa può e deve essere un pharmakon, una cura che diviene tale solo se è con cura che ad essa ci si rivolge, di qui l’appello gnomico che lancia nel testo “Poeta”: «cercate una cura nelle parole», che significa, oltre che cercare un rimedio e un aiuto nella scrittura, anche un cercare “con cura” le parole per dirlo, ovvero attenzione allo stile, alla cifra, alla ricerca della propria voce.
Viaggio d'inverno
David Calarco
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2016
pagine: 57
Viaggio d’inverno è il secondo volume della collana “Le Civette”. Sfuggenti rapaci notturni, la cui immagine non si fissa spesso sulla retina dell’uomo contemporaneo, più facilmente si tratta di epifanie inaspettate che sorprendono il quotidiano, riportando la natura allo stato dell’imprevedibile. David Calarco ci offre uno di questi stupori inattesi, intrecciando nella sua Opera Prima le trame di un passato doloroso - sia soggettivo che di un’umanità (abitato da guerre, conflitti, abbandoni) - ai tornelli di un procedere incessante. Natura, storia, cultura, sono pietre il cui peso non si può dimenticare, ma si posano come fermacarte sui fogli di una quotidianità che senza di esse sarebbe essenzialmente insensata. Il Winterrreise schubertiano e questo nuovo Viaggio sanno amalgamarsi come si torna all’aurora dalle paludi dell’insonnia, perché non si tratta di visioni o di oniriche suggestioni ma di quelle granitiche prese di coscienza di cui solo le più fervide ore di insonnia sanno essere gravide. La necessità di dar voce alle strenne della vita, anche quando beffarde o indesiderate, è il cuore di questa urgenza, nonché la responsabilità di questo Viaggio d’inverno e della sua pura poesia. Il percorso della collana si snoda quindi in una via lucida ed eterogenea dove i poeti sono ben consci del tentativo perennemente vacillante di operare con la pasta ruvida delle parole o con la loro assoluta metafisica. Eppure da esse possono saper trovare un cuore adamantino e rilucente: il vissuto che le stesse hanno estroflesso in chi prima di noi le ha guardate.
Che sia neve
Sergio Di Serio
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2014
pagine: 184
Le “chiacchiere di paese” raccolte da un barbiere incuriosito dal ritrovamento di alcune lettere datate 1935, vengono contrapposte a vicende storiche, componendo il tracciato di una vita, quella di Lina, che muore centenaria e zitella dopo un'esistenza apparentemente insignificante. Lina, Artemio e Cherubina vivono in un paesino toscano ai piedi del Monte Falterona sopraffatti da luoghi comuni. Sarà il lettore a scoprire grazie ai riferimenti datati tra il Trentacinque e l'Ottanta del secolo scorso che, al di là della realtà che si racconta il paese, ce n'è un'altra. Attraverso il passato, diventato presente, si scoprono trame diverse. Perché nessuna vita è senza senso, siamo ignari esecutori di un disegno divino che non comprendiamo. Così i personaggi non sono quelli che il paese vuole che siano, perché la verità non è una e noi non conosciamo abbastanza chi abbiamo di fronte. Grazie a un armadio e a tutto quello che c'è intorno, il barbiere cambierà la sua vita.
Gli anni di Quarta generazione
Serena Contini
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2014
pagine: 331
I carteggi inediti tra Luciano Anceschi, Piero Chiara e Luciano Erba rappresentano una testimonianza focale di un periodo storico tra i più ferventi della cultura e della poesia del dopoguerra. Averli riportati alla luce con il sapienziale e puntuale lavoro di Serena Contini rappresenta una grande occasione per far luce a una antologia che nel 1954 fece conoscere i poeti della cosiddetta ”quarta generazione” e che influenzò gli anni delle avanguardie in Italia e non solo. Questi giovani poeti divennero il miglior “parterre” della cultura italiana del secondo Novecento:: Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto, Umberto Bellintani, Alda Merini, David Maria Turoldo, Maria Luisa Spaziani, Gian Piero Bona, Vittorio Bodini, Giorgio Orelli, Bartolo Cattafi, Nelo Risi e altri non meno importanti poeti italiani che hanno segnato un’ epoca. L?apparato testuale, arricchito con documenti inediti provenienti da archivi privati e pubblici dei singoli poeti, illustra e ricostruisce i rapporti umani e professionali dei tanti uomini di cultura citati nei carteggi, offrendo una ricostruzione vivace di quel periodo. Il volume ha la prefazione di Giorgio Luzzi e una appendice con schede biobibliografiche dei poeti di Quarta Generazione a cura di Francesca Boldrini.
Quarta generazione. La giovane poesia (1954)
Luciano Erba, Piero Chiara
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2014
pagine: 265
Piero Chiara e Luciano Erba firmano nel 1954 la prefazione di una raccolta di giovani poeti, quella di Quarta Generazione - La giovane poesia (1945-1954), che diverrà in seguito la più importante antologia dell'immediato dopoguerra e che ha condizionato gli anni delle avanguardie in Italia e non solo. Infatti, da questo libro composto di 33 autori divenuti poi il miglior “parterre” della cultura italiana di intere generazioni, si distinguono nomi come Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto, Umberto Bellintani, Alda Merini, David Maria Turoldo, Maria Luisa Spaziani e altri importanti poeti italiani che hanno segnato un'epoca. Ristamparla oggi in forma anastatica, e accompagnata dal volume dei carteggi tra Chiara, Erba e Anceschi di Serena Contini, significa arricchire lo scaffale degli amanti della poesia di un un'opera fondamentale per la loro formazione culturale e poetica.
Lo spleen di Milano
Viviana Faschi
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2014
pagine: 49
“Lo Spleen di Milano” di baudelaireiana memoria è l’Opera Prima di Viviana Faschi, che inaugura la collana “Le Civette” proprio in omaggio alla “vecchia” Editrice Magenta e agli occhi del predatore notturno sacro agli dei che secondo la tradizione greca, come scrive accuratamente il prefatore, questa è una “poetica della sguardo”; infatti la scrittura della giovane Faschi è una personale riflessione sui limiti dell’agire umano e sul grande disegno che la Poesia universale dona alla realtà quotidiana. Ed è a partire da questa interpretazione compresa tra etica e storia che la figura della poesia negli “Spleen di Milano” segna l’esistenza di una strada percorribile e sviluppa tematiche credibili parlando delle tragedie del vivere nelle quali si indicano i miti che le accompagnano, se ne scrivono i poemi, ma soprattutto se ne indicano le ansie e la malinconia dei luoghi. Infatti se da una parte ci troviamo di fronte ad un io capovolto, come la società degli ultimi anni, dall’altra la prosa poetica di Viviana Faschi si misura con il nesso plausibile tra la poesia (poiein) e la verità (alètheia), temi tanto cari a Heidegger e a Holderlin. Si tratta di un linguaggio colto ma allo stesso tempo semplice (mai semplificato), fortemente introspettivo, quasi autoctono, dove il lirismo è appena accennato a favore di una parola pura e veritativa, che si snoda tra il Duomo e il Mc Donald’s, tra le liturgie sacre di Mariae Nascenti e la home sweet home made in U.S.A. Un libro delle strade tortuose, che vaga al di qua di Milano (il baratro è molto vicino alla riva) e al di là dell’oceano Atlantico, come un epilogo nomade, cercando di dipanare le metafisiche (a volte ambigue e drammatiche) risacche dell’infanzia, ma sempre nitide e chiare, come la nebbia della diversità.