Letteratura: storia e critica
Il cipresso e la betulla. Vincent Van Gogh e Velimir Chlebnikov: concordanze e asimmetrie
Maria Folgarait
Libro: Libro in brossura
editore: Transeuropa
anno edizione: 2022
pagine: 346
Grandezza, abnegazione, tensione utopica – ecco le parole che possono definire al meglio le esistenze e le opere del pittore olandese Vincent Van Gogh (1853-1890) e del poeta russo Velimir Chlebnikov (1885-1922). Il testo rappresenta una sorta di dialogo a distanza fra i due, che sfiora alberi, stelle, mare, numeri e colore. Con un richiamo finale all’opera complessa e controversa dell’artista contemporaneo Anselm Kiefer, appassionato estimatore di entrambi.
Opere mondo. Saggio sulla forma epica dal «Faust» a «Cent'anni di solitudine»
Franco Moretti
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 256
Vi sono monumenti letterari, "testi sacri", che l'Occidente moderno ha a lungo scrutato senza che la storia letteraria sapesse come classificarli. La dimensione sovranazionale di queste opere è così rilevante da suggerire il titolo e il concetto di Opere mondo. Insomma, ogni cultura nazionale dell'Occidente produce un autore enciclopedico la cui opera copre l'intero spettro sociale e linguistico della sua terra, che fa uso di tutti gli stili e le convenzioni note ai suoi lettori e che diventa oggetto di una attività esegetica così ampia ed insistente da poter essere paragonata a quella condotta sulla Bibbia.
Ombre dal fondo
Maria Corti
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 176
Nel 1997, con il suo libro più intimamente autobiografico, Maria Corti racconta le vicende del «Fondo manoscritti di autori moderni e contemporanei», da lei fatto nascere tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta. Nella sua doppia veste di narratrice e di studiosa, da un lato dispensa testimonianze e aneddoti su famosi scrittori, vedove votate alla gloria letteraria dei loro mariti, banchieri illuminati e tanti personaggi maggiori e minori, dall'altro descrive le carte così miracolosamente raccolte nel Fondo, ne racconta la storia, mostra il loro fascino filologico. Ma soprattutto evoca le ombre degli autori che da quelle carte si manifestano e fanno aleggiare il fantasma della letteratura. Prefazione di Mauro Bersani.
Achille e Odisseo. La ferocia e l'inganno
Matteo Nucci
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 232
Che cosa vuol dire essere uomini? Gettarsi a capofitto contro gli ostacoli a costo della morte, o pianificare con astuzia ogni mossa? Inseguire la verità, o manipolarla? Essere Achille, oppure Odisseo? Fin dall'antichità, Odisseo e Achille sono considerati i paradigmi di due modi antitetici di affrontare la vita. Da una parte un'intelligenza duttile, capace di adeguarsi alle circostanze per aggirare gli ostacoli, dall'altra la ferocia di chi pretende di dare forma alla realtà. Odisseo sa aspettare, sopportare, pur di salvarsi. Achille no, consuma l'attimo, divora la propria esistenza. Perché è troppo schietto, istintivo, collerico, almeno quanto Odisseo è prudente, strategico e ingannevole. L'uno rivolto al futuro, l'altro concentrato sul presente, sono entrambi incapaci di fare i conti con il passato. Matteo Nucci rivela la dimensione eterna dei due grandi eroi omerici. Modelli umani contrapposti che travalicano il mito per interrogarci, ancora oggi, su chi siamo.
Pinocchio. Le avventure di un burattino doppiamente commentate e tre volte illustrate
Giorgio Agamben
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 200
«Nessun libro finisce», ha scritto di Pinocchio Giorgio Manganelli. «I libri non sono lunghi, sono larghi. La pagina non è che una porta ad altra porta, che porta ad altra. Finire un libro significa aprire l'ultima porta, affinché nessuna porta si chiuda piú». È una porta di questo genere, che comunica segretamente col suo libro precedente su Hölderlin, che Agamben apre con questo doppio commento, tre volte illustrato, del libro piú letto e tradotto di tutta la letteratura italiana. E lo fa togliendo decisamente di mezzo e, insieme, riformulando da capo le interpretazioni esoteriche delle avventure del burattino, dalla morte alla rinascita, dalla metamorfosi asinina all'inghiottimento nel ventre della balena. Collodi inventa poeticamente, non applica dottrine massoniche trasmesse da imprevedibili iniziati. È vivendo le sue avventure di burattino, la vendita dell'Abbecedario, l'ingresso nel Gran Teatro, la fuga nel Paese dei balocchi, l'incontro col Gatto e la Volpe, la trasformazione in ciuco e il viaggio nel ventre del Pesce-cane che Pinocchio, come Lucio nel romanzo di Apuleio, è iniziato, ma ciò a cui è iniziato è la sua stessa vita. E il libro che ne risulta non è una fiaba, non è un romanzo, non è ascrivibile ad alcun genere letterario, proprio come il suo protagonista, che non è né un animale né un ragazzo, non è nemmeno un «che», ma solo un «come»: è, nel senso piú stretto della parola, una via di uscita o di fuga, tanto dall'umano quanto dall'inumano – per questo non fa che correre, e quando alla fine si ferma è perduto. «Il naso è l'espressione dell'incorreggibile, picaresca insolenza di Pinocchio, e solo secondariamente della sua altrettanto picaresca furfanteria. In questione, in quel naso che non finisce mai è, piuttosto, qualcosa come una costitutiva indefinizione della natura del burattino, che, come quella degli abitanti del Regno segreto , è "pendula" e in continua rivoluzione. La menzogna è qui per cosí dire fisiologica, legata al carattere indeterminabile, alla vaghezza di un'esistenza che per questo non può che essere indefettibilmente mancata. Il naso senza fine di Pinocchio, che non passa piú dalla porta della camera e che rischia di conficcarsi negli occhi della fata, è la sua verità, che smentisce la falsa antinomia con la quale la fata vorrebbe definirlo: le bugie che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo. La verità non è un assioma fissato una volta per tutte: cresce e diminuisce "a occhiate" insieme alla vita, al punto di diventare sempre piú ingombrante e difficile per chi vi aderisce senza riserve – come il naso di Pinocchio, appunto».
Traduzioni trapianti imitazioni
Andrea Zanzotto
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 344
Nel vastissimo orizzonte culturale di Andrea Zanzotto, entrano grandi figure di epoche e letterature diverse, rispetto alle quali, fin dalla giovinezza, il nostro autore si impegna in un confronto attivo, in un lavoro di traduzione che preferisce definire "imitazione". Si tratta, per usare un'altra sua efficace espressione, di "fantasie di avvicinamento", di cui questo volume ci offre un nuovo e imprescindibile percorso, che parte dai primi abbozzi, condotti su testi di Hölderlin, Rimbaud e García Lorca, e include anche una ventina di versioni del tutto inedite, predisposte per un quaderno di traduzioni che non si realizzò. Come scrive Giuseppe Sandrini, Zanzotto aveva coltivato, «in anni cruciali per la sua produzione, la traduzione poetica in forma di impegno critico e divulgativo», e lo dimostra, per esempio, il suo partecipe approccio all'opera di Éluard. Seguirono poi, nella sua geniale versatilità, in sintonia con autori che ne avevano coinvolto la passione e l'attenzione, traduzioni da Michaux, anche nel segno di una netta predilezione per la letteratura francese, dimostrata dai numerosi autori prescelti, da Ronsard fino a Frénaud. Questo libro si articola peraltro in vari capitoli o rubriche, secondo le diverse lingue e letterature di appartenenza, e perciò, oltre che dal francese, presenta versioni dal tedesco, dallo spagnolo, dall'inglese, dal romeno e, in appendice, dal portoghese; ma anche dal latino o dal friulano. Un cammino che produce "imitazioni" inedite dall'amato Virgilio, da Pessoa, da Pasolini, addentrandosi nientemeno che nell'inno "Eleusis" di Hegel. Ci troviamo di fronte alla solidissima conferma dell'inesausta attitudine a un'esplorazione ininterrotta di Zanzotto nei più diversi campi in cui la parola poetica può manifestarsi. Beninteso, per essere mirabilmente ricreata dalla sensibilità e dalla magistrale abilità di artefice di un autore capace di assumerne valori e spunti essenziali nel corpo della propria opera.
Il sapere mitico. Un'antropologia del mondo antico
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 616
L'universo narrativo degli antichi non costituiva soltanto un serbatoio di storie appassionanti, ma anche uno strumento per costruire, trasmettere e comunicare modelli di pensiero e forme di comportamento sociale propri della cultura che lo aveva generato. Al centro dell'interesse di questo volume troviamo i temi di maggior rilevanza - l'essere umano, il divino, il genere, lo spazio e il tempo... - che emergono dai miti e dai racconti dei Greci e dei Romani. Tutti questi temi sono analizzati secondo una prospettiva antropologica e organizzati in modo da consentire una visione sinottica delle corrispondenze - e delle non meno significative differenze - tra le «mappe concettuali» delle due civiltà. Troppo spesso, infatti, le due culture sono ancora trattate come un unicum indistinto e confuso, nel quale la civiltà romana viene sistematicamente descritta come una copia sbiadita del supposto originale greco. Negli innumerevoli racconti di cui questo libro si compone, narrazione e conoscenza si intrecciano, per spalancare altrettante finestre sul mondo affascinante della cultura antica.
Dante e l'arte medica
Giorgio Cosmacini
Libro: Copertina rigida
editore: Pantarei
anno edizione: 2021
pagine: 162
Dante è l'ultimo poeta medievale, il grande campione di un Medioevo in declino, ed è il primo poeta della modernità, non solo dal punto di vista linguistico, ma anche per come sa usare i vari aspetti della scienza e della cultura del suo tempo radunandoli al servizio del suo insegnamento morale. In Firenze, egli è ascritto, nominalmente, alla Corporazione dei medici. È un "sapiens de medicina", pur non avendola studiata, né professata, e di medicina e medici parlano diffusamente le tre Cantiche della Divina Commedia. Il volume presenta appunto una ricognizione del testo della Commedia con riferimenti al campo medico-sanitario e individua passi salienti della "sapienza medica" di Dante. Un punto di vista sicuramente originale all'interno della copiosa produzione editoriale occasionata dalla ricorrenza settecentenaria della sua morte.
Saggi 2006-2017
J. M. Coetzee
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 224
Questi Saggi danno la sensazione che Coetzee abbia fissato negli occhi gli scrittori di cui parla. Non importa che molti siano uomini e donne di decenni e secoli passati: ogni volta Coetzee, immergendosi nella scrittura di autori come Defoe e Beckett, Flaubert o Roth, sembra riportare alla luce una verità tanto ustionante da apparire ancora pulsante di vita. Il gusto per il dettaglio biografico inatteso (Robert Walser soffriva di «crampi psicosomatici» che attribuiva ad un'avversione per la penna; Irène Némirovsky scriveva «finali affrettati» perché cominciava sempre un altro romanzo prima di concludere il precedente), la capacità di cogliere e interpretare ogni sfumatura dei personaggi piú emblematici, il passo narrativo e una scrittura che anche nello spazio di un breve saggio conserva la sua potente precisione, rendono questo volume un compendio di critica letteraria impareggiabile.
L'eroe virile. Saggio su Joseph Conrad
Alberto Asor Rosa
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 120
Conrad ha spesso esplorato il mistero e l'ignoto attraverso eroici protagonisti che recitano il loro dramma di estremo esaurimento e di inevitabile e tragica sconfitta. Al centro di "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" troviamo questo tipo di uomini, costretti a misurarsi, durante un'esperienza al limite, con un nemico di volta in volta diverso ma sempre superiore alle loro forze, esposti al pericolo di perdersi dietro al sogno perseguito. Sono eroi dell'Occidente che, lontani dal proprio mondo, si rapportano con la diversità, l'avventura e il rischio, e che attraverso il loro dramma descrivono fino in fondo il destino della nostra civiltà. Da soli, questi tre capolavori sono in grado di restituirci uno sguardo complessivo sul pensiero e sull'opera di Conrad: dalla riflessione sul peccato e sulla (possibile) maturità alla meditazione senile sulla giovinezza e sul disinganno, dalla stupefatta visione del mondo immobile alla contemplazione della violenza senza limiti della natura. Per Asor Rosa, in questi racconti Conrad dà corso sia alle nostre paure sia alla nostra residua, disperata volontà di fronteggiarle. E se l'Occidente celebra in essi la sua conclusiva epopea, l'eroe virile che Conrad vi rappresenta non ha mai smesso di emanare un'invincibile seduzione. «Joseph Conrad parla continuamente di amore (nonostante le apparenze), e ne parla in maniera fortissima e talvolta lancinante. I tre racconti di cui si ragiona in questo libretto, - "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" - potrebbero essere letti inequivocabilmente come racconti d'amore. Ma non si potrebbe dire con altrettanta sicurezza che l'oggetto di questo amore sia sempre la donna (anche se qualche bagliore sullo sfondo, e qualche prudente e indiretto riferimento, lo lascerebbero pensare). Oggetti d'amore più frequentemente, in questi racconti, sono una nave, il mare, il proprio destino o il mondo delle tenebre, che l'uomo stesso produce, per curiosità o per necessità, per poi restarne vittima».
Scritture critiche e d'invenzione
Alberto Asor Rosa
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 1852
Corredato da uno scritto di Massimo Cacciari e da un saggio introduttivo di Corrado Bologna, questo volume contiene una scelta molto ampia della vasta produzione accademica, d'intervento e creativa di Alberto Asor Rosa, a cura di Luca Marcozzi. Da "Scrittori e popolo" ai racconti di "Amori sospesi", passando per le pagine di "Genus Italicum" e "L'ultimo paradosso", il Meridiano offre la sfaccettata rappresentazione di un ingegno versatile, che ha segnato la cultura letteraria e intellettuale del Paese dal Dopoguerra ai nostri giorni.
Enea, lo straniero. Le origini di Roma
Giulio Guidorizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2020
pagine: 180
I Romani sapevano di discendere da un advena, uno che viene da fuori, accompagnato da fuggiaschi che avevano attraversato il mare rischiando mille volte di morire e scomparire nelle acque. «L'impero romano, - scrisse Seneca, - ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana... Farai fatica a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e di innesti». I Greci al contrario pensavano di essere nati dalla terra, come un albero. Gli Ateniesi si vantavano di essere autoctoni: il loro primo re, Cecrope, era sbucato dal suolo come un serpente e per questo aveva la parte inferiore del corpo coperta di scaglie. «Noi siamo stati sempre qui, - dicevano, - la nostra gente è nata da questa terra; possiamo accogliere i supplici e gli stranieri, anzi è la nostra legge a imporlo, ma i veri Ateniesi saremo sempre noi, i figli del serpente». I Romani non pensavano cosí. Il loro eroe fondatore veniva da una terra lontana, ma arrivando non trovò il deserto: solo uomini selvatici e primitivi. Eppure non li volle come schiavi ma come compagni.