Lupetti: I rimossi
Raffles: il ladro gentiluomo
Ernest W. Hornung
Libro: Copertina morbida
editore: Lupetti
anno edizione: 2008
pagine: 182
Scrittore inglese e cognato di Conan Doyle, E. W. Hornung creò Raffles per la prima volta nel 1899, ossia sei anni prima del corrispettivo francese Arsenio Lupin. La tradizionale rivalità fra Inghilterra e Francia, in questo caso, vede vincere la letteratura anglosassone. Raffles modella Lupin ed è senza dubbio il primo ladro gentiluomo della storia a godere di una certa celebrità. Tuttora, nel mondo angloamericano, è più noto e conosciuto dello stesso Lupin di Leblanc. Negli anni '30 e '40 anche il mondo del cinema gli dedicò due film di successo, mentre in Italia le sue opere non vengono ristampate da quasi un secolo. Le imprese di Raffles appartengono a un mondo in cui l'estetica e la bella vita regnano sovrane. Amante dello sport, delle belle donne, del lusso e della mondanità, Raffles non ruba né per dare ai poveri - come il connazionale Robin Hood - né per sopravvivere: ruba per mantenere alto e rispettabile il proprio tenore di vita. Sciupafemmine con stile e amante delle buone maniere, è un personaggio dal fascino immortale, come il successo che le sue opere gli decretano costantemente da molti anni.
Noi
Evgenij Zamjátin
Libro: Copertina morbida
editore: Lupetti
anno edizione: 2007
pagine: 191
"Per annientare il diavolo è permessa, si capisce, qualsiasi alterazione della verità - e così il mio romanzo scritto nove anni prima, nel 1920, è stato presentato come la mia ultima opera. È stata organizzata una persecuzione quale non si è mai avuta nella letteratura sovietica." Tratte dalla lettera che Evgenij Zamjatin (1884-1937) spedì a Stalin nel 1931 nel tentativo di vedersi commutata in esilio quella "privazione della possibilità di scrivere" che pesava sul suo animo come una "pena di morte", queste parole sono la testimonianza della dura censura che colpì "Noi", l'avveniristico e lungimirante atto d'accusa contro la spietata e progressiva diffusione del taylorismo nella società sovietica e la morsa totalitaria in cui la Russia sarebbe rimasta strangolata sotto il regime di Stalin. Nella città di vetro e di acciaio dello Stato Unico gli individui sono ridotti a numeri e vivono nel rigoroso rispetto dell'autorità del Benefattore, garante assoluto di una felicità "matematicamente" calcolata. Non esistono né vita privata né intimità. Le pareti degli edifici sono trasparenti, e anche il tempo dell'amore è scandito da orari e modalità rigorose. Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l'Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l'universo "il benefico giogo della ragione", "Noi" incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.