Mondadori: Scrittori greci e latini
Canto d'amore
Richard Rolle
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 584
Richard Rolle di Hampole (circa 1305-1349), Walter Hilton e lo sconosciuto autore della Nube della non conoscenza sono i maggiori scrittori di mistica del Trecento inglese. Studente a Oxford, il primo è divenuto famoso come eremita: commentatore della Scrittura e del Salterio, poeta religioso, autore dei trattati mistici Incendium amoris - poi da lui stesso tradotto in volgare come Fire of Love, l'opera che lo rese popolare - e Melos amoris, il Canto d'amore che la Fondazione Valla presenta qui per la prima volta al pubblico italiano. «Melos»: sin dall'inizio il Canto possiede una musica interiore e dolcissima che rapisce e conquista: Liquide loquor, scrive Rolle, e proseguendo sui tasti dell'allitterazione: non timeo temptantes, nam tales in turbine trucidabuntur. Silere non scio: sic charitas me cogit, ut cuncti cognoscant quia capax consisto cantabilis clamoris et sonum suscipio celicum insignem. Il traduttore deve compiere salti doppiamente mortali per rendere questo latino in un italiano che tenti di mantenere le qualità tonali dell'originale, ma sia allo stesso tempo comprensibile: «Uso un linguaggio limpido. Non temo quelli che mi mettono alla prova, poiché tali persone saranno travolte dal turbine della tempesta. Non so stare in silenzio: l'amore mi spinge a tal punto che tutti sapranno di quale clamore di canto sono capace e quale straordinaria voce celeste so accogliere». Tutto il Melos insegue, con richiami infiniti alla Bibbia, la dolcezza dell'esperienza mistica: è un Cantico dei cantici in ritmo gregoriano e spesso contrappuntistico: riprende e ripete, variando, gli accordi, sinché nel canto stesso non si compie.
Odi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 1
Quinto Orazio Flacco
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 712
Orazio è il più grande dei poeti lirici che la letteratura latina abbia prodotto, l'unico che si possa paragonare a Pindaro tra i greci, come egli stesso fa più d'una volta, naturalmente sminuendosi davanti al «cigno tebano». «Un lirico greco senza musica», è stato detto di lui: ma quella musica, interiorizzata, romanizzata e portata sui colli della Sabina, la senti risuonare sin dai primi versi della prima ode, Maecenas, atauis edite regibus, / o et praesidium et dulce decus meum, «Mecenate, che fosti generato da famiglia di re / e sei per me difesa e dolce titolo di gloria», e soprattutto negli ultimi, che proclamano: «Io, per l'edera che è premio alla fronte dei sapienti, / son vicino agli dèi; un fresco bosco, danze leggere / di Ninfe e Satiri mi tengono lontano dalla folla, / se Euterpe non impedisce al flauto di suonare, / se non rifugge Polimnia di trarre accordi dalla lira di Lesbo. / E se tra i lirici vati tu vorrai annoverarmi, / mi sembrerà di toccare il cielo con il capo». Aveva ragione Emilio Pianezzola, iniziatore di questa edizione e squisito traduttore delle Odi, a concludere la sua splendida Introduzione con le parole di Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli: «Non ho mai provato [...] in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin da principio, un'ode di Orazio. [...] Questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalità, questo minimum nell'estensione e nel numero dei segni, questo maximum, in tal modo realizzato, nell'energia dei segni - tutto ciò è romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence». Orazio, che fa poesia «autobiografica», che confessa le sue aspirazioni e le sue delusioni, dichiara di non esser stato colpito da Argo, Micene, Delfi o Atene, quanto «dalla dimora di Albùnea risonante, / dalle cascate dell'Aniene, dal bosco di Tiburno, / dai frutteti umidi per l'acqua viva dei ruscelli»: inventa un nuovo paesaggio della lirica, che vivrà per due millenni con la sua voce particolare, il suo tono apparentemente dimesso ma in realtà squisitamente delicato. I due volumi che la Fondazione Valla dedica alle Odi di Orazio sono il frutto del lavoro che una squadra padovana guidata prima da Emilio Pianezzola, poi da Gianluigi Baldo, ha compiuto nel corso degli anni: si avvale di un testo critico e di una Nota metrica approntati da Lorenzo Nosarti, e di un commento approfondito e capillare dovuto a Gianluigi Baldo stesso e Antonella Duso.
Presocratici. Volume Vol. 2
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 568
Dopo la Ionia di Talete, Anassimene e Anassimandro – dove il primo, fortunato volume dei Presocratici ci aveva condotto a leggere in una luce nuova anche Senofane, Eraclito e quello straordinario daimon quasi ubiquo che fu Pitagora –, i «sentieri di sapienza» di questo secondo volume ci portano verso la parte opposta del mondo greco, verso l’Italia, dove sorgevano Velia/Elea e Agrigento. Emozionante, come nel primo, il percorso, che affronta tre grandi: Parmenide, Zenone ed Empedocle. Un’emozione che deve aver già provato Platone, il quale fa dire a Socrate: «Parmenide mi sembra essere, come dice il verso omerico, “venerabile” e, nel contempo, “tremendo”. Infatti sono venuto a contatto con quest’uomo quando io ero molto giovane e lui assai vecchio e mi sembrò di una profondità del tutto eccezionale». Chi, del resto, non conosce le sue cavalle; i paradossi di Zenone; le «radici», l’Amore e la Discordia di Empedocle; la leggenda, di cui fanno poesia ancora Hölderlin e Matthew Arnold, del suo gettarsi nell’Etna per provare la propria immortalità? E di una lunghissima durata, se non dell’immortalità, ha goduto l’opera di Empedocle, letta nella sua interezza sino alla fine dell’antichità. Con la chiarezza e l’eleganza che abbiamo imparato ad apprezzare Laura Gemelli affronta i tre in altrettante splendide introduzioni, ne indaga i problemi e gli enigmi, e ne offre traduzioni a un tempo fedeli e godibilissime. Che il paradosso di Achille e la tartaruga abbia qualcosa a che fare con il passo dell’Iliade nel quale al velocissimo Pelide che fa strage dei Troiani si presenta Apollo, sotto le spoglie di Agenore, precedendolo nella corsa sempre di poco senza farsi mai raggiungere? Oppure con la stessa disperata fuga di Ettore, che appare come un sogno nel quale chi insegue non riesce ad afferrare il fuggitivo? «I paradossi» spiega la nostra curatrice «fanno balenare possibilità, sembrano sfidare l’intelligenza e, proprio per questo, risultano irresistibili», ma ingannano la mente facendola girare a vuoto per portarla alla paralisi. Di Parmenide, infine, basterà ricordare l’immagine delle due «vie», «l’una che È e che non è possibile che non sia», la via della Persuasione che accompagna Verità, e «l’altra, che Non È e che è necessario che non sia», un sentiero impercorribile. Ne discutono ancora il Faustus di Marlowe e l’Amleto di Shakespeare.
La purità del cuore e altri scritti
Camilla Battista da Varano
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 368
Camilla Battista da Varano, beata dal 1843 e santa dal 2010, è stata un personaggio unico nel panorama italiano della seconda metà del Quattrocento: figlia di aristocratici, educata agli studi umanistici, diviene poi clarissa e mistica. E altrettanto unica è l'unione di umanesimo e misticismo. Leggere il De puritate cordis in un latino che potrebbe essere quello di Marsilio Ficino è già un'esperienza del tutto fuori del comune. Quando poi si trovano in esso due Prologhi diversi - il primo tutto improntato alla Scrittura sin dalla citazione iniziale di Matteo, Chiedete e vi sarà dato; il secondo invece concentrato sulla descrizione in breve delle «tre cose che [le] sembrano utilissime e opportune all'anima che desidera arrivare ai santi baci del suo serenissimo celeste sposo. La prima è la purità di mente, la seconda è senza dubbio l'amorosa crocifissione, la terza e ultima è la volontaria offerta di noi stessi» - il lettore si lascia decisamente prendere dal dolce stile dell'autrice. Nessuna anima vivente, Battista aggiunge, potrà mai vedere il Signore senza prima avere acquisito purità di mente - una triplice purità, verso Dio, verso il prossimo, verso sé stessi. Nel solco tracciato da Bonaventura di Bagnoregio e Tommaso d'Aquino Battista inserisce l'eredità diretta di Francesco e Chiara d'Assisi. La sua voce si leva alta, semplice e fresca come se non uscisse da una mente piena di cultura. Frasi e immagini commoventi e memorabili la pervadono, come quando parla della crocifissione con l'alito del Cantico dei Cantici: «"Questo dolore è insopportabile, questa pena è inesprimibile. O crocifissione dolorosa, chi vorrebbe spiegare il tuo tormento? Perciò vi scongiuro, amanti di Dio, ditegli che languisco d'amore e che sto male." E questi le rispondono: "Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, o tu, la più bella fra le donne? O bellissima e ornata, o soavissima e splendida, non solo tra le donne e le anime devote, ma bellissima siedi tra i santi e tra i cori degli angeli"». Al "De puritate" questo volume aggiunge non solo la Lettera a Giovanni da Fano, ma anche gli scritti in volgare di Battista, fra cui l'importantissima Vita spirituale, le Istruzioni al discepolo, i bellissimi Ricordi di Gesù. È in conclusione l'opera omnia di Camilla Battista da Varano.
Martiri di Roma. Volume Vol. 1
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 544
I martiri di Roma sono quelli sul cui sangue è stata edificata la Chiesa: ricordati nel Canone romano della messa nonché in tante delle antiche basiliche ancora esistenti nella città. I tre volumi dedicati da Michael Lapidge a questi santi, taluni celeberrimi, contengono quaranta 'passiones' latine di donne e uomini martirizzati nei primissimi secoli, sino alla «Pace della Chiesa» del 312-313 e dopo. Questo primo volume ci presenta Felicita; Anastasia e Crisogono; Sebastiano; Cecilia; Papa Clemente; Sisto, Lorenzo e Ippolito; Papa Cornelio; Nereo e Achilleo. «Martire» vuol dire «testimone», e tutti i protagonisti dei tre volumi hanno presumibilmente dato testimonianza della loro fede sino alla morte. Poiché le 'passiones' sono state composte molto tempo dopo gli eventi che raccontano, la loro veridicità storica è tuttavia assai relativa. Nell'oscurità che l'avvolge, questa prima narrativa agiografica ci fa comunque intravedere squarci della vita e della società romane, di come il cristianesimo dei primi secoli si stesse diffondendo all'interno delle varie classi sociali, del modo in cui venivano condotti i processi e delle torture che essi comportavano, ma rivela anche la spesso commovente testimonianza di fede che l'ha originariamente dettata.
Etiopiche. Volume Vol. 2
Eliodoro
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 656
Le Etiopiche sono l'ultimo dei cinque romanzi greci d'amore e di avventura a noi pervenuti nella loro interezza. Narrano l'amore contrastato di Teagene e Calliclea, due giovani di straordinaria bellezza e ammirevoli virtù, le cui vicende avventurose si dipanano tra l'Egitto, la Grecia e l'Etiopia. Alla fine di una movimentata sequenza di rapimenti, battaglie, intrighi, assedi, oracoli e riconoscimenti, cui si intrecciano i racconti dei personaggi incontrati dai due protagonisti, il lieto fine è assicurato dalla loro consacrazione al sacerdozio di Helios e di Selene e dal tanto agognato matrimonio.
Presocratici. Volume Vol. 1
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 728
Un brivido di fascinazione e di aspettativa, e insieme di enigma e di mistero, colpisce chiunque in Occidente abbia qualche dimestichezza col pensiero e con la Grecia arcaica appena sente nominare i Presocratici. I fondatori della filosofia! Gli iniziatori della scienza! I primi che hanno dato voce a quella meraviglia che, secondo Platone e Aristotele, determina l'«amore della sapienza»! Chi ancora la pensasse così, rimarrà perplesso davanti a questo volume, il primo di tre, che la Fondazione Valla dedica ai «sentieri di sapienza» nella Ionia, nella Magna Grecia e nell'Atene antiche. In compenso, proverà sorprese formidabili nel veder rivoluzionati paradigmi storico-interpretativi resistenti da secoli, se non da millenni, e nel sentir parlare di 'polymatheis', di 'philosophoi', di 'rhapsodoi', di influenze orientali e dell'Avesta – insomma nell'assistere a una nuova sistemazione dei tanti «sentieri di sapienza» che siamo abituati a considerare «presocratica». Con una attenzione straordinaria ai contesti nei quali tale sapienza ha preso forma, Laura Gemelli si pone domande fondamentali: ad esempio se esista «un punto preciso nella storia della Grecia arcaica in cui si possa fissare un'origine della filosofia». Oppure contesta la distinzione consacrata da tempi remoti tra 'mythos' e 'logos', colloca i protagonisti all'interno delle vicende politiche dell'Asia Minore, ne rivisita i rapporti con Omero ed Esiodo. E allo stesso tempo, con puntualità filologico-critica, ci presenta i personaggi e le opere che ci aspettiamo quando prendiamo in mano un volume intitolato Presocratici. Eccoli qua, i magnifici campioni di questo primo tomo: Talete, Anassimandro, Anassimene, Pitagora (e i pitagorici antichi), Senofane, Eraclito: ciascuno preceduto da un'introduzione essenziale e profonda, ciascuno tradotto con freschezza, ciascuno commentato con cura. I Milesii e la loro particolare ottica di esplorazione della natura e del cosmo; Pitagora e il suo carisma in cui si inquadra anche l'attenzione al numero; Senofane che critica, da concorrente dei rapsodi, le divinità omeriche; Eraclito l'«oscuro», infine, che per primo proclama: «Ho ricercato/interrogato me stesso». Non è, questa, la semplice versione italiana di una precedente edizione tedesca: è un libro nuovo, molto più ampio, una vera e propria editio maior, che la Fondazione Valla presenta con orgoglio.
Metamorfosi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 2
Apuleio
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 552
Lucio, il giovane insaziabilmente curioso, è stato trasformato in asino. Durante una rapina viene portato via da una banda di briganti e usato come bestia da soma. Ora è nel loro covo, una spelonca che si apre lungo i fianchi ripidi e scoscesi di una montagna aspra e altissima. Nella grotta, i delinquenti fanno baldoria, raccontandosi le proprie imprese. Hanno rapito una bella ragazza, di una famiglia importante e facoltosa, e si aspettano di ricavarne un grosso riscatto. La fanciulla, Carite, piange a dirotto. Allora la vecchia che fa da governante ai banditi prende a consolarla, dicendole che la distrarrà «con un racconto piacevole, una storia della nonna». E attacca: «C'erano in una città un re e una regina. Avevano tre figlie bellissime; le due maggiori però, per quanto incantevoli, tutti ritenevano che si potessero onorare appropriatamente con elogi a misura d'uomo, mentre la bellezza della più giovane era così prodigiosa e sbalorditiva che non era possibile descriverla né esaltarla a sufficienza: la lingua degli uomini non possiede le parole adatte». Siamo all'inizio del capitolo 28 del libro IV delle "Metamorfosi" di Apuleio, e quella che si apre così è la più famosa e la più lunga delle digressioni narrative all'interno del romanzo, quella di Amore e Psiche: la loro storia è all'origine di tante fiabe moderne, per esempio "La Bella e la Bestia". Terminerà soltanto al capitolo 25 del libro VI dell'opera, destando nel lettore i sentimenti più contrastanti: incanto e stupore davanti a una vicenda di cui sembra protagonista indiscusso l'eros, ma anche perplessità, dubbi, persino disappunto. Perché Psiche in greco vuol dire «anima», e quindi Apuleio avrà forse voluto suggerire una qualche dimensione morale, o magari filosofica, perfino teologica. Le interpretazioni, in quasi duemila anni, si sono moltiplicate svariate dozzine di volte, e persino all'interno di questa stessa edizione vi sono alcune divergenze tra quella dell'Introduzione generale (nel volume I) e quella del volume presente. Psiche, ci dice la storia, pare più bella di Venere. E si sa, le dee dell'Olimpo sono gelose, soprattutto riguardo alla bellezza. L'«anima» pagherà cara la propria beltà, e anche la sua curiosità. Lasciamo a chi legge di farsi irretire dall'una e dall'altra, e di scoprire, alla fine, l'intrico, magari formulando una nuova, inedita interpretazione.
Consolazione della filosofia
Severino Boezio
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 464
La "Consolazione della Filosofia "è l'ultima grande opera che, ormai alla fine, l'antichità affida alle civiltà che la seguono. Il suo successo è clamoroso, con traduzioni e commenti in tutta Europa. Esso è dovuto a una serie di fattori: la situazione drammatica del dialogo tra Filosofia e Boezio, che si trova in prigione in attesa di essere giustiziato; l'affascinante alternarsi di prosa e versi, di ragionamento serrato e di canto; il platonismo spiccato venato di aristotelismo; il sottofondo cristiano. Filosofia appare a Boezio in una vera e propria epifania, ma subito mostra una forte personalità drammatica: irritabile, pronta al rimprovero, ma anche protettiva e consolante, ella si fa portavoce di una sapienza tutta umana, erede forse di Parmenide, certo di Platone, Plotino, Proclo e dei libri sapienziali della Bibbia. Il fascino di Boezio è dovuto anche ai temi che la "Consolazione" discute, in particolare quelli più urgenti per un uomo in attesa della morte: la fortuna, che viene addirittura personificata; il destino; la provvidenza divina; la felicità dell'uomo; l'importanza della virtù; l'abbandono delle aspirazioni puramente umane alla ricchezza e alla gloria. Tutto è discusso con esemplare profondità di pensiero, ma in termini comprensibili a ognuno; tutto viene immerso in una prospettiva cosmica, nella quale le cose sono viste alla luce dell'eterno e del perpetuo, dell'universale che tocca ciascun individuo – come nel famoso carme IX del libro III, l'inno di intonazione platonica, «quasi un'epitome del Timeo », che invoca il fondatore del mondo e la sua opera di perfezione, armonia, e bellezza: «Tu che il mondo governi con perpetua ragione, / che hai piantato il cielo e la terra, che al tempo / comandi dal perenne di muovere, che fisso / restando a tutto dai moto … tu, bellissimo, il mondo bello / nella mente portando a tua immagine formi / e ordini alle parti sue perfette di farlo perfetto». L'edizione Valla si avvale di un testo appositamente creato, di traduzioni di grande spessore, e di un commento della qualità alla quale Peter Dronke ha abituato i suoi lettori.
Etiopiche. Volume Vol. 1
Eliodoro
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 600
«Il giorno cominciava appena a sorridere e il sole illuminava le creste dei monti, quando degli uomini armati da briganti sbucarono da una delle colline che dominano le foci del Nilo.» È la frase con la quale le Etiopiche iniziano, per colpire subito i lettori con lo stupore del romanzesco. I briganti, prosegue il racconto, guardano verso la costa più vicina: c'è un'imbarcazione vuota di equipaggio ma intatta, perfettamente piena di tutto il suo carico. Sulla riva, un ammasso di corpi trucidati da poco, segno evidente di una battaglia. Ci sono i vinti, a terra, uno «spettacolo» che «la divinità» ha allestito «con mille volti», un «dramma» rappresentato proprio per i briganti. Ma non ci sono i vincitori. Invece, quando la banda si avvicina, ecco una fanciulla di bellezza indescrivibile seduta su una roccia, ai suoi piedi un giovane sfigurato dalle ferite. Sono, ancora senza nome, Cariclea e Teagene, i due protagonisti delle Etiopiche. Cominciano qui le infinite avventure della loro vicenda. Li ritroveremo, poco prima della fine, sul punto di essere sacrificati a celebrazione della vittoria di Idaspe, re d'Etiopia, sui Persiani, quando Cariclea, rivolta all'amato, parlerà di una «trama», la loro, «i cui inizi sono stati complicati dalla divinità» e che non può avere scioglimento se non dopo numerose «peripezie». Poco dopo, quando tutto sembra precipitare, hanno luogo i riconoscimenti che risolvono i nodi della storia. Un romanzo, dunque: l'ultimo che ci venga dall'antichità. Sin dall'inizio esso è anche spettacolo e dramma; retto dalla suspense, si presenterà di volta in volta come tragedia o come commedia. Soprattutto, una narrazione improntata all' Odissea (e a un certo punto Odisseo vi compare di persona, benché in veste di spettro), la quale dà forma alla sua stessa struttura narrativa. Un romanzo dalla scrittura «inventiva, immaginifica, "barocca"»: d'amore, sì, ma dominato dall'ideale della castità, e certo dal forte valore religioso. Fortunatissimo, anche, dal Rinascimento al Settecento, quando a esso si rifanno per esempio Cervantes, Sidney, Shakespeare, Calderón e Racine. L'edizione Valla, corredata di una bellissima introduzione, di una traduzione vivace e di un commento di grande puntualità, è la prima apparsa nel mondo negli ultimi ottant'anni.
Rimedi contro l'amore
P. Nasone Ovidio
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 520
Amore legge il titolo del nuovo libro di Ovidio, "Rimedi contro l'amore", e subito protesta: «Vedo che mi si muove guerra», dice. Ma l'autore replica con fermezza: no, non puoi accusare me, che sono il tuo poeta, che «tante volte ho portato le insegne sotto il tuo comando». Io, sostiene con lampeggiante allusione all'Iliade , non sono Diomede, «da cui fu ferita tua madre», Venere: «io ho amato sempre, / e se mi chiedi cosa faccio, anche ora amo». Si aprono così i Rimedi contro l'amore di uno che è il poeta dell'Arte di amare e degli Amori, e che l'amore ha cantato in tutti i modi, dall'epico all'elegiaco, dal tragico all'estatico. Anche quando dà consigli contro l'amore, Ovidio dice di Amore: come un Cherubino mozartiano avanti lettera, parla d'amor vegliando, parla d'amor sognando, parla all'acqua, all'ombra, ai monti, e se non ha chi l'oda, parla d'amor con sé. Ovidio aveva insegnato «con quale arte ci si può procurare / l'amore»: «la nuova Musa», proclama, «non disfa l'opera antica». «Imparate a guarire da chi vi ha insegnato ad amare», scrive: «una sola mano vi darà la ferita e il rimedio.» I Rimedi ribaltano infatti in più occasioni i consigli offerti dall'Arte di amare , mentre Ovidio si presenta come l'erede romano di scrittori ellenistici di poemi curativi quali Nicandro; ma è anche nella scia di Lucrezio, che nel libro IV del de rerum natura spiega come evitare i lacci d'amore, e di Cicerone, «che nel quarto libro delle Tusculanae tratta il desiderio come una malattia dell'anima». In realtà, non c'è verso, tra gli ottocento in cui si dipana il poemetto, che non possegga, oltre alla dimensione erotica, un accenno retorico o letterario – all'interno di una rete puramente ovidiana costituita dai Medicamina, dalle Metamorfosi e dalle Eroidi, ma anche verso l'esterno, per esempio con allusioni alle Elegie di Properzio. Il libello, spesso trascurato o sminuito dalla critica, si rivela invece capitale, e l'introduzione e il commento di Victoria Rimell, nonché la bella traduzione di Guido Paduano, gli rendono finalmente giustizia. Perché i Rimedi «costituiscono uno snodo fondamentale nello sviluppo dell'idea ovidiana che la poesia ha la capacità di influenzare e cambiare il mondo, simbolicamente e letteralmente».
Timeo
Platone
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 728
«Uno, due, tre»: il Timeo si apre semplicemente con l'enumerazione dei tre invitati – Crizia, Ermocrate e Timeo – che hanno accettato la proposta di Socrate di ritrovarsi per la discussione. Il Timeo: non un'opera qualunque, ma «il dialogo di Platone che ha influito in misura più ampia e profonda sulla formazione del pensiero filosofico e scientifico occidentale», l'unico conosciuto, anche se non nella sua totalità, nel Medioevo, grazie alla traduzione latina di Calcidio. Un testo, perciò, decisivo per il modo stesso in cui abbiamo immaginato il cosmo, la sua genesi, la sua struttura. Il Timeo è sapientemente orchestrato: nel prologo domina su tutte l'immagine di Atlantide, la superpotenza al di là delle Colonne d'Ercole fiorita secondo Platone diecimila anni fa e poi sprofondata nell'oceano in un solo giorno e in una sola notte. Dall'immane catastrofe sembra emergere la grandiosa partitura del dialogo quale l'annuncia Crizia: a Timeo il compito di esporre la generazione dell'universo e giungere sino alla natura dell'uomo; a lui, Crizia, quello di rendere gli uomini, «secondo il discorso e la legge di Solone, cittadini di questa città». È in queste sezioni che le idee più celebri del Timeo sono dispiegate: il demiurgo, l'anima del mondo, il vivente intelligibile, i triangoli. Nasce qui la perenne fascinazione dei discorsi «verosimili» di Platone: «egli», dice Timeo dell'artefice, «costruiva l'universo nel suo insieme, al fine di realizzare un'opera che fosse, secondo natura, quanto più bella e buona». Tutti i principî fondamentali del pensiero di Platone sono toccati in quest'opera, che dopo il prologo abbandona la forma conversazionale del dialogo per muovere verso la trattazione monologica. Il Timeo è una vera e propria summa nella quale convergono «l'ontologia, la teologia, la cosmogonia, la fisica, la cosmologia, l'etica, l'antropologia e la psicologia, arricchite dall'innesto di un articolato insieme di saperi specialistici, che vanno dall'astronomia alla medicina, dalla biologia all'ottica e alla teoria musicale». La Fondazione Valla è lieta e orgogliosa di presentare finalmente il Timeo in edizione critica, e con un'introduzione e un commento ricchi e del tutto originali, quali questo testo supremo merita.