Youcanprint: Poesia

Composizioni in rima di pensieri quotidiani che riflettono l'animo dell'autore e scaturiscono da fatti di vita vissuta presente e passata. Scopo della stessa è mettere in risalto i sentimenti che spesso restano celati dietro ad episodi banali e consueti che se sdoganati da detta ovvietà ed analizzati con attenzione rivelano il bisogno primario di ogni essere umano ossia l'amore!

L'amore è l'energia più potente dell'Universo. È in grado di smuovere i sentimenti dell'uomo e far fiorire nella sua anima la gioia, la libertà, il piacere, l'abbondanza, l'armonia, l'eterna giovinezza e l'immortalità. Essere innamorati significa irradiare luce e calore tutto intorno e, attraverso chi lo prova, l'amore stesso si irradia e permea tutto l'Universo dal quale è generato. L'amore è anche qualcos'altro: è un essere vivente e al pari di questo può nascere ma può anche morire e quando muore l'amore, muore la parte migliore di noi. La poesia è quindi lo strumento dell'Amore: trasforma i nostri sentimenti in parole e aiuta a esorcizzare le nostre emozioni, generate sia da un amore che nasce che da un amore che finisce, in un frattale infinito di tatuaggi e cicatrici dell'anima.

La poesia è immagine di carta; la fotografia è parola di luce. In queste pagine tali forme d'arte si rappresentano vicendevolmente: i colori di una si mostrano nel ritmo delle sillabe dell'altra, la cadenza di una si arrende alla visibilità dell'altra. Così accade che il poeta si trasfiguri, diventando donna, uomo, animale, e di nuovo donna; così avviene che il grigio inverno gelido e il fuoco dell'estate siano anch'essi attori in scena, che il profumo dei fiori e il silenzio della notte echeggino tra le parole, che la perdita e l'amore si rincorrano senza respiro. Non esiste più sessualità, ma si definiscono i contorni dei corpi; non si riconosce più la dualità, ma si percepiscono la pelle e l'anima dell'altro che sono io stesso. La fotografia coniuga tutto ciò, in queste pagine, con l'eternità dell'immagine fermata dallo scatto. Il tempo può interrompere il falò nel suo braciere, e il lettore sostare nel confortante assenso del profumo del silenzio.

Il testo sviluppa un discorso punteggiato di intense emozioni, rese mediante poesie. Si tratta di componimenti brevi che vogliono indicare al lettore come l'unica via possibile alla verità più occulta sia quella di aprirsi totalmente alla parola, mediante essa lasciarsi illuminare e travolgere.

Abbiamo bisogno di fiori che sbocciano e di cuori che si aprono, per respirare profumi di vita. Abbiamo bisogno di frammenti di Luce per vincere il buio, per camminare e per esistere. Chissà, forse, anche per incendiare il mondo.

Un incontro-scontro col più nobile dei sentimenti raffigurato e descritto in tutte le sue forme: è questa l'essenza della poesia di Lina Pasca. Ispirazione di un animo forte e fragile, dolce e struggente, attraverso uno stile aulico che esalta, ancor di più, quel vortice di passione che dall'autrice emerge allo stato puro.

Spartacus Quirinus è lo pseudonimo del poeta dialettale romano, Claudio Francesconi. Fu scelto nel 1975, quando iniziò a scrivere sonetti nel dialetto di grandi poeti, dal massimo Giovanni Gioachino Belli, a Trilussa, a Cesare Pascarella che furono i primi poeti che gli piacquero. Ma la scelta di questo pseudonimo venne facilitata dall'aver conosciuto un altro poeta, autodidatta che, però scriveva versi per canzoni essenzialmente politiche: Raffaele Offidani che scriveva come Spartacus Picenus, essendo nato nelle Marche. La scelta del nome di un "ribelle" il trace Spartaco ma anche del movimento che esistette in Germania alla fine della prima guerra mondiale, ovvero lo "Spartachismo" di Rosa Luxemburg. I primi sonetti di Francesconi erano di aspra critica all'allora primo partito della sinistra italiano, e lui ne era iscritto, dunque non voleva finire "purgato"... l'unica parte non strettamente copiata fu la definizione Quirinus, dai Quiriti, insomma la differenza la fece l'essere nato a Roma. Ormai dopo un quarantennio tante cose sono cambiate, non il pensiero di Spartacus Quirinus. Però questo libro è "insolito" rispetto la vasta produzione, soprattutto di sonetti satirici che rimangono i preferiti dell'autore.

"Eco interiore" è poesia, sogno, illusione, viaggio, digressione, pensiero e tutto ciò che si può trovare nelle amene profondità di se stessi. È contenuto personale, originale ed inedito: troppo spesso ripetiamo o riportiamo scritti o parole di altri senza aver tentato di scovare nei nostri meandri l'eco delle emozioni inascoltate, le spettacolari melodie senza tempo della nostra anima, le vibrazioni del nostro essere. È in noi stessi che si celano forze sconosciute, favolose, meravigliose, straordinarie. Occorre solo trovare attimi in cui dedicarci, assorti, al nostro ascolto ed amarci intensamente: solo così daremo un senso vero all'umanità, che mai come adesso, ha necessità davvero di ricevere tanto amore.

La raccolta contiene cinquantuno componimenti, prevalentemente sonetti di tipo elisabettiano, formati cioè da tre quartine più un distico finale. L'autrice scrive in inglese, per non farsi travolgere troppo dalle emozioni, ma poi fornisce la traduzione in italiano a fronte. È stato scelto questo tipo di sonetto per il potere catartico dei due versi conclusivi. Il tutto è diviso in tre sezioni: Passato, Presente, Futuro. Molte delle poesie parlano di brevi episodi di vita vissuta; quasi tutte si concludono con considerazioni sulla vita e sui rapporti interpersonali. Nel suo insieme, la raccolta può essere considerata come una sorta di racconto in versi. Alcuni testi sono drammatici, altri allegri e poco impegnativi.

Primo volume di aforismi e riflessioni dell'autore, che attraverso un'espressione breve e concentrata intende arrivare immediatamente al punto delle questioni. Chi scrive riflessioni così brevi ha la capacità di sintetizzare al massimo la scrittura e spogliarla dei fronzoli che di solito la accompagnano. Gli aforismi, così come le riflessioni, hanno carattere serio, ma a volte anche faceto, sono di carattere molto intuitivo e immediato, pur riflettendo un livello culturale abbastanza buono. È un esercizio per la vita, un'iniezione per riflettere sulle cose che abitualmente capitano nella vita di tutti i giorni.

Raccolta di poesie a struttura bipartita. Nella prima metà dei testi il poeta osserva con disinganno gli uomini e il loro modo di affrontare la vita. In questi testi le tematiche più ricorrenti sono il sesso e il vino. La seconda metà dei testi offre uno sguardo introspettivo. La solitudine dell'uomo che si sente alienato anche se è circondato dagli altri, la sua necessità di fare sempre nuove esperienze anche se queste andranno male, amori mai nati e sublimati nella poesia sostanziano i testi di questa raccolta. Non c'è artificio letterario particolare in questi versi, bensì la semplice ricerca di se stessi, del proprio essere che cerca una ragione vera d'esistere e durare. E c'è anche un'amarezza antica d'essere ciò che non si vorrebbe, c'è l'esserci poco, non pieni. C'è l'uomo com'è. La schiettezza rara d'essere e di descriversi.

"Indegna di volare ma non d'apparire alle porte del cielo". Ayesha, nei suoi versi, racconta le sue vicissitudini e le sue forti esperienze interiori, attraverso simboli e archetipi sorti spontaneamente dalle profondità della sua anima, che si denuda ancora una volta agli occhi degli amanti e dei lettori più sensibili, ai quali non mancano "le orecchie per intendere", il cuore per cogliere, anche solo inconsciamente, i suoi ermetici messaggi. "Perché, in fondo, siamo radici dello stesso albero".