Youcanprint: Poesia

"'The Fool On The Hill', per quei pochi che non lo sapessero, è una canzone dei Beatles che io amo molto e che sento come la 'mia canzone' e che, in qualche modo, mi rappresenta . Riascoltatela, se volete, potrete coglierne l'armonia che vorrei emergesse anche dalle mie poesie. Leggete e interpretate questo insieme con semplicità, l'ho composto con ardore e con candore, con sincerità, anche aspra, con passione, con disperazione, con amore ma anche con indifferenza, con lo scopo di dare vita ai tanti pensieri che mi passano per la testa ma che... spesso non hanno voce. Ho cercato anche di ritrovare la parte vergine del mio entusiasmo, senza dimenticare che solo un cuore pieno può dare significato anche alla testa..."

E il miracolo avviene. Rosi ne è conquistata. Uno sguardo nuovo. Perché la poesia è tutta qui, in questo cambiamento dello sguardo. È per questo che si dice che la Bellezza sta negli occhi di chi guarda. Sulle montagne, qui, nel territorio di Frassinetto, c'è una chiesetta sistemata su una sorta di balcone naturale che dà sulla pianura. L'hanno chiamata Chiesa del Bello Sguardo. È lo stesso segreto. È il dono (forse una fede) che riscatta l'esistenza dal grigiore, dal dolore, dall'amarezza. Ed è un entrare in contatto con "l'immenso respiro del mondo", come dice Rosi, che si sente col cuore. Un contatto che produce un'alchimia straordinaria grazie alla quale si evapora e si vola. La raccolta che Rosi ci offre racconta di questo intimo percorso che la conduce al Bello Sguardo e ne registra il nuovo impatto con le cose. Perché la poesia coglie quell'elemento altro che c'è nelle cose, quella metafora o quel sogno che nelle cose parla a noi di un'altrove dove l'anima ama sostare. Che a volte si presenta come il luogo a cui tutto tende. Casa! Attenta a cogliere l'attimo in cui il senso altro si disvela, pronta a vestirlo di parole, Rosi lo consegna al ricordo, sulla pagina bianca. Diventando consapevole che ciò che ha visto lei stessa è diventata, dimentica per un attimo dei confini tra il dentro e il fuori, tra sé e il tutto. Un luogo, questo, dove paura, la grande inibitrice di vitalità, è scomparsa.

"Che son questi nuovi discorsi i quattro poeti mai stanchi? Che son questi aperti percorsi? Che son questi versi levanti?"

La stella che illumina oltre ogni sconfitta, così come Mauro Saggioro la definisce, è il frutto dell'amore riflesso e donato. Nei suoi versi ogni goccia d'amore ricevuto rende immaginifico il silenzio circostante, in nome del raggio che infuoca i tramonti e che rende l'inverno come una reggia colma di stanze da vivere e da abitare. Se di sconfitta si parla, questa non scalfisce il cuore del poeta, fuggitivo durante il giorno, mistico rielaboratore riguardo al passato, specchio di un'anima redenta dal migliore sguardo che ha vissuto. È lo stesso sguardo persecutorio che a tratti tralascia la realtà, riappropriandosi del silenzio dei ricordi.

Pietro Pinna nasce ad Olbia e all'età di 17 anni gli viene diagnosticato il morbo di Wilson una malattia genetica invalidante che crea problemi motori, ma soprattutto difficoltà nel linguaggio. Tutto questo però non lo ferma: la sua voglia di vivere e il suo spirito combattivo gli danno la forza per affrontare il suo destino con coraggio. Così Pietro scrive per dar sfogo alle sue mille emozioni in versi e per condividere con tutti i suoi stati d'animo e la sua voglia immensa di donare al prossimo insegnando ancora una volta che la vita è bella e va vissuta anche con difficoltà e sacrificio.

Raccolta di poesie.

"L'anno della rete è l'anno nel quale ho cominciato a scrivere poesie da mettere su Facebook. Non scrivevo poesie da almeno quarant'anni anche se nel mio primo lustro ne avevo scritte tante a cominciare da una poesia sull'autunno in seconda elementare" (Dall'introduzione dell'autore).

L'opera è un assorto ed intimo colloquio della poetessa con la profondità della sua anima in un continuo susseguirsi di emozioni trafitte dalla continua ricerca di un angolo di cielo chiamato amore.

"Elisa dei cent'anni perché ho sempre avuto un rapporto strano con il tempo. Mi sentivo vecchia da adolescente e mi sento giovane ora che le rughe avanzano. Quand'ero bambina avevo retrocesso il mio orologio ad argentologio, perché il tempo sembrava non passare mai, mentre ora lo sento scorrere contemporaneamente fluido e denso. Oppure il tempo è fermo e siamo noi che avanziamo, con quel sano spirito che ci porta a spingerci in avanti nell'esistenza. A volte con impazienza, a volte in solitudine, oppure dolorosamente o con allegria. Rime, versi liberi, punteggiatura precisa o inesistente, grafica classica o più moderna... stili diversi per momenti della vita, durante i quali mi sono confrontata con me stessa. Il nesso di questi versi è il tempo e le emozioni che scatena durante il suo scorrere. Ci fa cambiare oppure restiamo sempre noi stessi, visti da prospettive diverse?"