Electa
Il design degli architetti italiani 1920-2000
Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana
Libro: Libro in brossura
editore: Electa
anno edizione: 2022
pagine: 256
1928: contemporaneamente giungono nei chioschi dei giornali due riviste «La casa bella» e «Domus». I titoli non danno adito a dubbi: l'editoria ha colto l'opportunità di accompagnare lo sviluppo di un gusto che va diffondendosi: come rendere moderna e in sintonia con i tempi la casa borghese? Come razionalizzarne l'uso? Nel progettare i loro arredi, come possono gli architetti liberarsi dal culto per il lavoro artigianale, dai suoi vincoli, e sfruttare le possibilità offerte della produzione industriale? Come allargare il mercato dei complementi di arredo e degli oggetti che vanno trasformando i modi della vita domestica? Anche nel nostro Paese queste domande divengono sempre più insistenti a partire dai secondi anni venti del secolo scorso. Le risposte date sedimentano in Italia una tradizione che non ha molti uguali nel mondo. Al suo consolidarsi contribuiscono architetti e imprese. Al suo svilupparsi negli anni a noi più vicini si accompagna una ulteriore domanda che si riflette sia nei modi in cui la professione dell'architetto viene evolvendo, sia nell'organizzazione dei percorsi formativi: quella dell'architetto e del designer è una sola professione, o la specializzazione produttiva ne ha implicato la separazione? Questi sono i temi del libro di Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana, "Il design degli architetti italiani", nella nuova veste grafica della storica collana A&a - Architetti e architettura. Molte risposte alle domande sin qui ricordate si ritrovano nelle pagine di questo libro, che ricostruisce il contributo dato allo sviluppo del design contemporaneo dai più noti architetti italiani del Novecento, da Giuseppe Terragni a Ettore Sottsass, da Ignazio Gardella a Alessandro Mendini, da Carlo Mollino a Antonio Citterio, da Franco Albini a Archizoom, da Gio Ponti a Superstudio, da Tobia Scarpa a Michele De Lucchi, solo per citare alcuni dei numerosi protagonisti che si incontrano nelle pagine del libro, unitamente ai nomi delle industrie con le quali hanno collaborato: Olivetti, Phonola, Breda, Cassina, Alessi, Azucena, Columbus, Solari, Zanotta, Brionvega, Artemide e via dicendo. Un aspetto originale del libro sta nel confronto, offerto ai lettori, tra gli oggetti di design e le costruzioni che i medesimi architetti che li hanno progettati andavano contemporaneamente realizzando.
Le stampe giapponesi. Una interpretazione
Frank Lloyd Wright
Libro: Libro in brossura
editore: Electa
anno edizione: 2022
pagine: 124
«Non vi ho mai confessato in che misura le stampe giapponesi mi abbiano ispirato. Non ho mai cancellato quella mia prima esperienza e mai lo farò. È stato per me il grande Vangelo della semplificazione, quello che porta all'eliminazione del superfluo». (Frank Lloyd Wright, 1954) Nella nuova veste grafica della storica collana Aeta - Architetti e architetture, la seconda edizione in italiano di "The Japanese Print. An Interpretation" (1912) di Frank Lloyd Wright, corredata da un'importante riflessione sul rapporto tra l'architetto e la cultura giapponese. Tra il 1905 e il 1922 Frank Lloyd Wright compì sette viaggi in Giappone, dove soggiornò a lungo. Divenne uno dei massimi conoscitori delle stampe giapponesi che collezionò avidamente. Come si osserva nelle xilografie erotiche di Hokusai o nei paesaggi di Hiroshige, lo «sfiorare che rimane infinitamente lontano da ogni toccare» è il segreto che Wright coglieva nelle stampe ukiyo-e, non diversamente dall'architettura giapponese «dimore della fantasia e dell'imperfetto». Come le stampe dei «maghi tranquilli» da lui ammirati, anche l'architettura tradizionale che tanto lo ispirò, per Wright era manifestazione «dell'incedere della grande dottrina della semplificazione, dell'eliminazione di tutto ciò che è insignificante», come si legge in Le stampe giapponesi .
Corrado Levi. Corpi. Ediz. italiana e inglese
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2022
pagine: 224
Il libro propone un viaggio nella stratificata e plurale ricerca di Corrado Levi, artista, scrittore, architetto, docente, collezionista e attivista, senza dubbio una delle figure più singolari e interessanti del panorama artistico e culturale contemporaneo. L'ambito di osservazione prediletto è quello delle arti visive, attraverso la lettura sistematica di circa 150 opere, in gran parte inedite, nonché i preziosi contributi di Luca Massimo Barbero, Beppe Finessi, un'intervista all'artista di Maria Villa e un profilo biografico tracciato da Damiano Gullì. L'apparato iconografico è proposto come un itinerario visivo e narrativo: le opere sono infatti raccolte in sezioni tematiche, dai titoli suggestivi, capaci di restituire il ricco e multiforme alfabeto visivo e semantico di Levi. Chiave di lettura privilegiata è il tema del corpo, ricorrente con continuità e molteplici varianti nella poetica di Levi, dai primi lavori quaranta, fino alle grandi tele degli anni ottanta o alle installazioni e alle performance più recenti. Seppur raramente rappresentato in maniera esplicita, bensì più spesso intuito mediante allusioni e rimandi, il corpo è per l'artista il luogo "eletto", evocato, tramite indizi, in una sorta di potente e poetica sineddoche; in altre parole un territorio emotivo e fisico capace di raccogliere, contenere, plasmare e amplificare oltre i propri confini la poetica di Levi. L'edizione è promossa dall'artista stesso e dalla Galleria RIBOT di Milano che lo rappresenta. Il progetto grafico è dello studio Leonardo Sonnoli che, in un dialogo con l'artista, ha evocato il tema del corpo sulla copertina: il nome dell'artista è composto attraverso le impronte, traccia fisica della presenza corporea e, al contempo, trasposizione visiva dell'autorialità.
Dario Argento. Due o tre cose che sappiamo di lui-Two or three things we know about him
Libro: Copertina rigida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 160
Il volume è pubblicato in occasione della rassegna cinematografica organizzata da Luce Cinecittà, in collaborazione con il Lincoln Center, allestita a New York nell'autunnno del 2021, con la proiezione di 16 film originali integralmente restaurati. Curato dal critico cinematografico Steve Della Casa, il libro, in edizione bilingue italiano inglese, è un omaggio a uno dei registi italiani più noti nel mondo. Oltre ai suoi film piacciono le storie che ha scritto (tra queste "C'era una volta il West", in coppia con Bertolucci) e soprattutto piace la sua concezione di cinema, che lo ha reso protagonista di memorabili incontri. Da Banana Yoshimoto a George Romero e John Carpenter, dalle firme della Cinémathèque Francaise a quelle del Lincoln Center, il libro è un viaggio attraverso il successo mondiale del maestro del brivido con un'intervista inedita e un approfondimento sul suo rapporto con la musica, vera protagonista dei film di Dario Argento, le cui colonne sonore sono ricordate ancora oggi come veri e propri classici del genere. Traduzione di Adrian Bedford.
Carlo Mollino. Allusioni Iperformali-Hyperformal allusions
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 160
Il volume accompagna la mostra allestita presso Triennale Milano dal 4 settembre al 7 novembre 2021. A partire dall'analisi del progetto degli arredi di Casa Albonico a Torino, una rilettura dell'opera di Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) per evidenziarne una serie di aspetti non ancora sufficientemente approfonditi ma fondamentali per comprenderne la poetica: dalla personale ossessione per la forma al legame con il secondo Futurismo agli interessi per artigianato, progetti d'interni, ingegneria, fisica e aerodinamica. Saggi, interventi di critici, artisti e ricercatori, disegni, fotografie, lettere, documenti e testimonianze inedite restituiscono la complessità di una delle figure fondamentali nell'ambito dell'architettura e del design del Novecento.
Un atlante di arte nuova. Emilio Villa e l'Appia Antica. Catalogo della mostra (Roma, 26 giugno-19 settembre 2021)
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 176
Il catalogo amplia i contenuti della mostra allestita presso il Complesso di Capo Bove del Parco archeologico dell'Appia Antica (26 giugno-19 settembre 2021) che mette in luce una pagina poco nota ma straordinaria dell'arte del Novecento. La mostra restituisce alla galleria Appia Antica e alla figura del suo carismatico direttore Emilio Villa, poeta e critico, figura geniale e anomala nel panorama culturale italiano, l'importanza e la visibilità che meritano. La galleria, aperta da Liana Sisti in un casale al civico 20 dell'Appia, nel triennio 1957-1959 ospitò delle mostre di straordinaria importanza: basti ricordare quella dedicata a Cesare Tacchi, Renato Mambor e Mario Schifano o quella dei tre milanesi a Roma (Bonalumi, Castellani e Manzoni), con un focus su creazioni poco studiate perché di transizione, anticipatrici delle opere degli anni Sessanta. Il catalogo e la mostra rileggono inoltre l'opera di alcuni artisti italiani (gli scultori Franchina e Mannucci ad esempio) presenti nelle pagine della rivista "Appia Antica. Atlante di Arte Nuova", la cui redazione condivideva l'indirizzo della galleria. Gli spazi della galleria e le pagine della rivista hanno costituito un terreno favorevole per guardare sotto una luce più autentica artisti ormai affermati, come Alberto Burri, Toti Scialoja e Giulio Turcato, e la loro riflessione sull'opera d'arte e la sua materia come oggetto. Sono state inoltre una vetrina autorevole per presentare le ricerche della più giovane generazione di autori (Schifano, Manzoni, Rotella, Lo Savio e Mauri) che agivano un recupero tutto italiano delle avanguardie. Il volume si compone di diversi saggi (tra i quali quello di Andrea Cortellessa su Emilio Villa e l'arte di scrivere l'arte), di nutriti apparati documentari (foto storiche, lettere, riproduzioni dei cataloghi delle mostre e della rivista), di un'antologia di testi di Emilio Villa, di profili biografici e di fortuna critica degli artisti presenti. Infine analizza in quale misura questa esperienza fu il veicolo di un peculiare approccio all'espressionismo astratto americano a Roma (negli anni in cui anche Hollywood era sbarcata sul Tevere e sull'Appia) in una chiave concentrata sui linguaggi formali.
Pietro Consagra. Il colore come materia. Catalogo della mostra (Taormina, 17 maggio-30 ottobre 2021)
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 208
Il volume accompagna la mostra allestita in occasione del centenario della nascita di Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 - Milano, 2005) presso il Teatro Antico di Taormina, dal 17 maggio al 30 ottobre 2021. Una selezione di opere dell'artista, realizzate tra il 1964 e il 2003, intreccia un inedito dialogo con le memorie del Teatro Antico di Taormina e con il paesaggio circostante, in un percorso en plein air aniconico e atemporale. Per Consagra la scultura è "fantasia, ricerca, esperienza e provocazione" e questa mostra intende proporre al visitatore una lettura, attraverso nuovi codici percettivi e linguistici, della contemporaneità. Il confronto diretto, faccia a faccia, con le opere di Consagra, strategicamente disposte negli spazi del Teatro, genera nel visitatore/spettatore un'esperienza emozionante: l'artista stesso non escludeva che si potesse alleviare la sofferenza umana con il piacere della bellezza, con la forza di un artificio intelligente, nella consapevolezza che ci può essere un'essenzialità, un rigore, un pensiero anche nell'aspetto leggiadro di una scultura.
Le Corbusier in India. Villa Sarabhai, Ahmedabad, 1951-1956
Maria Bonaiti
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 120
Oggetto del volume, che include un saggio di Alessandra Rampazzo, è villa Sarabhai, costruita da Le Corbusier ad Ahmedabad, in India, tra il 1951 e il 1956 per Manorama Sarabhai, esponente di una tra le più raffinate e potenti famiglie imprenditoriali indiane. Sullo sfondo di un'India da poco uscita dalla dominazione britannica, la casa progettata per Manorama Sarabhai - tra le più enigmatiche e meno conosciute opere lecorbuseriane - propone il tipo di villa mediterranea messa a punto da Le Corbusier nel corso degli anni Quaranta del secolo scorso. Modello, questo, che sotto la guida di un'esigente committente, si apre a molteplici contaminazioni, che trovano nei modi di vita tradizionali e nel paesaggio culturale locale le proprie specifiche ragioni. Costruita all'ombra della più eclatante impresa che vede Le Corbusier dare forma negli stessi anni a Chandigarh - la città di nuova fondazione nel Punjab - la villa è il risultato di un complesso processo progettuale e costruttivo che si dipana sotto l'attento controllo dello studio parigino, grazie all'apporto di fidati collaboratori, tra i quali un giovanissimo Balkrishna Doshi (futuro protagonista dell'architettura contemporanea indiana) e Jean Louis Véret. Di quest'ultimo sono gli scatti fotografici dei cantieri delle diverse fabbriche lecorbuseriane ad Ahmedabad - riproposti nel presente volume a confronto con immagini dello stato attuale della villa.
Rodari A-Z
Libro: Libro in brossura
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 320
A conclusione del centenario della nascita di Gianni Rodari, la casa editrice Electa dedica a uno degli scrittori più amati del Novecento italiano il secondo titolo della nuova collana Enciclopedia. Una sequenza di voci correlate e indipendenti che, insieme a una biografia illustrata con fotografie, copertine di libri e disegni, restituiscono il profilo e la storia del più noto inventore di favole e filastrocche senza tempo. Non è facile conoscere a fondo la figura di questo grande intellettuale del secolo scorso: "Rodari A-Z" è un omaggio al suo genio, alla sua infinita generosità, alla sua grande umanità nella vita e nella scrittura. Composto da 84 voci scritte da 56 autori, il volume ambisce a mostrare, come evidenziano i curatori Pino Boero e Vanessa Roghi, "quanto il mondo (della cultura, della scuola, della politica) sia diventato più ricco anche grazie alla relazione col meraviglioso Gianni Rodari". Galassia, costellazione, oceano, mondo Rodari : artefici dell'esplorazione sono maestri, professori, pedagogisti, giornalisti, intellettuali ed accademici; ognuno si è mosso lungo una rete di coordinate che, intrecciandosi, passano dai suoi personaggi fantastici, ai colleghi e maestri, dal mondo dell'editoria e dell'infanzia, a quello della militanza politica, dai luoghi della vita e del lavoro, alle passioni per i libri e le riviste. "Ecco, a noi sembra che nascano sempre nuovi motivi di interesse e di cose da dire su Gianni Rodari, e che l'oceano Rodari sia attraversabile soltanto insieme, con un lavoro collettivo, polifonico. A Rodari, ne siamo certi, sarebbe piaciuto". (Pino Boero e Vanessa Roghi)
La foresta che cammina. Le sepolture dei soldati tedeschi 1920 1970
Marco Mulazzani
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2020
pagine: 224
"Noi viviamo in un momento critico del mondo che non offre quasi spazio alle celebrazioni" (Hugo von Homannsthal, 1926). Tra il 1914 e il 1945 i caduti tedeschi durante le due guerre mondiali furono più di 7.000.000. Che ne fu dei loro resti? Come vennero ricordati? Come l'architettura contribuì all'esaltazione della loro memoria? Dal 1920 sino al 1970 il Reich ha promosso la costruzione di un migliaio di cimiteri e memoriali nelle Fiandre, nella Prussia Orientale, nei Balcani, in Francia, in Africa, in Italia e persino in Palestina. Questo libro racconta le loro storie e esamina come vennero costruiti; ne interpreta il significato quale conseguenza della guerra moderna, «la guerra dei materiali», che ha sancito «il venir meno dell'eroe come figura esemplare» e l'affermarsi del culto riservato al milite ignoto, «alle vittime senza nome, ai figli della terra il cui destino è fecondare la Madre Terra», ha scritto Ernst Jünger. Ma «le uccisioni in massa», ha osservato Elias Canetti, «non cancellano l'uccisione dei singoli individui alla vecchia maniera, non fanno altro che includerla», nei modi che questo libro spiega.
Gli etruschi e il Mann
Libro: Copertina morbida
editore: Electa
anno edizione: 2020
pagine: 336
Il catalogo della mostra mira a restituire al pubblico un'idea, da un lato, delle testimonianze lasciate dagli Etruschi in Campania (I parte) e, dall'altro, di come la riscoperta del passato etrusco della regione e del suo rapporto dialettico con la Magna Grecia abbiano appassionato sin dal tardo Rinascimento generazioni di intellettuali, incoraggiandoli a sviluppare nuovi metodi di indagine per svelare un enigma storico profondamente radicato nell'identità culturale del Mezzogiorno e che solo al principio del XX secolo l'archeologia avrebbe risolto dando, finalmente un volto e una consistenza alla potenza etrusca (II parte). L'esposizione si compone di oltre 600 reperti di inestimabile valore, in massima parte provenienti dalle raccolte e dai depositi del MANN, oggetto di un'accurata ricognizione e di restauri mirati che hanno consentito di presentare molti di essi per la prima volta al pubblico. Non mancano tuttavia prestiti eccezionali come quello della ricchissima tomba Bernardini di Palestrina messa a disposizione dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e per la prima volta accostata al fasto dei "principi" della Campania.
Carlo Scarpa. Casa Zentner a Zurigo: una villa italiana in Svizzera
Davide Fornari, Giacinta Jean, Roberta Martinis
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2020
pagine: 176
Casa Zentner a Zurigo, l'unico edificio realizzato da Carlo Scarpa fuori dall'Italia, viene ideata e costruita tra il 1963 e il 1969 per Savina e René Zentner. Savina Rizzi, intendente di architettura e collezionista d'arte, è tra le più assidue committenti di Carlo Scarpa fin dagli anni Cinquanta. Dopo aver seguito, giovanissima, il progetto di Frank Lloyd Wright per il palazzo sul Canal Grande a Venezia, richiesto dall'architetto Angelo Masieri, suo primo marito scomparso prematuramente, Savina affiderà a Scarpa diversi incarichi tra cui, nel 1953-54, la sistemazione di un appartamento e una tomba, ambedue a Udine, e nel 1968 l'intervento di ristrutturazione della Fondazione Masieri a Venezia. Intanto, dopo essersi trasferita a Zurigo nel 1954, Savina Zentner incaricherà Carlo Scarpa della costruzione della sua villa sulla collina del Dolder, distinguendosi dal contesto Heimatstil delle dimore circostanti, per linguaggio, forme e materiali. Per Savina, Carlo Scarpa sembra ricreare un atlante della memoria allestito da maestranze veneziane: un mondo lontano che danza riflesso da stucchi traslucidi e mosaici metallici, scandito da spazi ed elementi progettati fino alla scala più minuta; secondo intrecci e rimandi tra architettura, design e arte, che connotano questa villa come un'opera d'arte totale. Casa Zentner infatti rappresenta un'eccezione anche tra le opere di Scarpa, data la costanza con la quale egli seguirà tutto l'arco della sua progettazione, fino al suo termine, coadiuvato dall'architetto svizzero Theo Senn, che ne ha materialmente curato la realizzazione. Di questo processo danno conto i numerosi documenti, che hanno permesso di ricostruire una microstoria dell'edificio: più di ottocento disegni conservati per la maggior parte nell'Archivio Carlo Scarpa; la corrispondenza e la contabilità ordinate da René Zentner; le testimonianze orali di coloro che hanno vissuto nella casa o hanno frequentato lo studio di Scarpa in quegli anni. La villa, che è sempre stata abitata dai suoi committenti e mai modificata, è dunque una testimonianza culturale e materiale di valore eccezionale; ora, per la prima volta, apre le sue porte.