Einaudi: Einaudi. Storia
Storia della Brigata ebraica. Gli ebrei della Palestina che combatterono in Italia nella Seconda guerra mondiale
Gianluca Fantoni
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 240
Un'indagine sull'unica unità combattente che nella Seconda guerra mondiale vide tra le sue file ebrei della Palestina. Un libro che è, al contempo, la riscoperta di una vicenda vera, ma mai raccontata sul serio, e una riflessione sull'uso pubblico e politico della storia. La Brigata ebraica fu una brigata inquadrata nell'esercito britannico, nata nel 1944 per operare in Italia, composta soprattutto (ma non solo) da ebrei, molti dei quali provenienti dalla Palestina. Questo libro è importante per almeno due ragioni. In primo luogo non vi è sostanzialmente nessun lavoro storiografico su questa vicenda straordinaria: gli ebrei d'Europa, durante la Shoah, trovano un'occasione di riscatto a guerra ancora in corso, combattendo contro i nazifascisti nel teatro bellico italiano. In secondo luogo, in Italia, negli ultimi anni, la presenza della Brigata ebraica nelle manifestazioni del 25 aprile è stata occasione di forte conflitto, tra comunità ebraiche e simpatizzanti di sinistra filopalestinesi. Spesso, nell'ambito di questa diatriba, si sostengono tesi storiograficamente errate sia sulla Brigata ebraica sia sul legame negli anni Quaranta tra palestinesi e nazismo. È il momento di riformulare questo dibattito – in modo pacato – partendo da fatti concreti e non da leggende militanti. La Brigata ebraica – Jewish Brigade Group – fu l'unica unità combattente che vide tra le sue file ebrei di Palestina. Si batté in Italia, e solo in Italia. Perché un libro sulla Brigata ebraica? Prima di tutto perché la vicenda è di estremo interesse. La nascita della Brigata ebraica, il suo impiego operativo, la sua eredità militare e morale si intrecciano con una serie di fatti storici e di questioni storiografiche di grande rilevanza. La storia della Brigata ebraica getta nuova luce su queste vicende e permette di guardare a tali questioni da un punto di vista inconsueto. Tra questi temi si devono annoverare: la storia della Palestina negli anni Trenta e Quaranta; la storia del sionismo; il rapporto tra fascismo e mondo islamico. Inoltre la Brigata ebraica ha fatto notizia negli ultimi anni a causa delle polemiche sorte per la presenza di manifestanti che hanno sfilato con le sue bandiere, bianche e blu con la Stella di Davide, dunque le bandiere di Israele, al corteo del 25 aprile, festa della Liberazione. Questo libro parla quindi della "riscoperta" della Brigata ebraica, e di come la sua storia sia stata pubblicizzata da alcuni gruppi di pressione che sono una componente importante dell'ebraismo italiano. Si discute anche degli attacchi alla Brigata che sono arrivati da altri gruppi. Entrambe queste posizioni sono analizzate con attenzione come casi esemplari di un uso pubblico e politico della storia.
La spia intoccabile. Federico Umberto D'Amato e l'Ufficio Affari Riservati
Giacomo Pacini
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 265
Chi era Federico Umberto D'Amato? E quale funzione aveva l'Ufficio Affari Riservati (Uar), che diresse per tanti anni? Solo di recente ci si è resi conto di quanto sia stato rilevante il ruolo giocato dall'Uar durante gli anni della guerra fredda in Italia, disponendo finalmente di sufficienti elementi documentali per comprendere come esso sia stato l'organismo responsabile di una delle più capillari opere di infiltrazione all'interno di partiti politici, sindacati e movimenti extraparlamentari. L'Ufficio Affari Riservati, in sostanza, operava come un vero e proprio servizio segreto, pur non essendo giuridicamente riconosciuto come tale. È di fatto esistito fin dall'immediato dopoguerra senza che il suo operato abbia mai suscitato un particolare interesse da parte della stampa, delle forze d'opposizione e della magistratura. La stessa figura di Federico Umberto D'Amato, d'altronde, è ancora oggi molto poco conosciuta, sebbene egli sia certamente stato il più importante e influente dirigente dell'Uar, per anni detentore di un potere talmente vasto da permettergli di condizionare perfino le scelte politiche dei vari ministri dell'Interno in carica.
I treni dell'accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell'Italia del dopoguerra 1945-1948
Bruno Maida
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2020
pagine: 361
Tra il 1945 e il 1948 l'Unione donne italiane e il Partito comunista organizzano un trasferimento di massa di decine di migliaia di bambini provenienti da famiglie povere di diverse parti d'Italia, prima da Milano e Torino, poi in gran parte dal Mezzogiorno, portandoli in zone dove le condizioni di vita sono relativamente migliori. L'Emilia-Romagna è l'area che ne accoglie il maggior numero, ma è coinvolta buona parte delle regioni italiane. L'operazione è pensata per consentire all'infanzia povera di affrontare i mesi invernali, i più difficili per le condizioni alimentari e climatiche. Spesso però i bambini si fermano per periodi più lunghi, a volte tornano negli anni successivi e alcuni decidono di restare con le famiglie che li hanno accolti. Questi treni, chiamati «treni della felicità», sono il simbolo di una complessa operazione di assistenza all'infanzia nella quale, nei primi anni del dopoguerra, è impegnato un gran numero di organizzazioni nazionali e internazionali, partiti, sindacati, enti pubblici e privati, laici e confessionali. È un crocevia nella storia di solidarismo dell'Italia novecentesca ma è al contempo il luogo in cui si intrecciano quattro significative questioni che segnano il secondo dopoguerra: la povertà come categoria economico-sociale; le politiche di assistenza per l'infanzia; il protagonismo femminile in una difficile lotta tra passato e presente; e le modalità con cui il Partito comunista traduce nella società il suo progetto di partito nuovo e nazionale.
Jena 1800. La repubblica degli spiriti liberi
Peter Neumann
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2020
pagine: 184
Jena, nel 1800, è l'epicentro intellettuale e culturale della Germania. La città non conta neppure cinquemila abitanti, circa un quinto dei quali studenti. Una città che si trova al centro del ducato di Sassonia-Weimar, in una conca tra ripidi pendii di calcare conchilifero, e vive dell'Università, di artigianato e di commercio. Jena è dunque una piccola cittadina, eppure attira tutti coloro che hanno rango e nome oppure che sperano di ottenerli un giorno. Qui, come si sente dire in quasi tutta Europa, è la vera residenza dello spirito. L'Accademia di Platone oggi si trova sulla Saale, il fiume della città. Dal 1794 dimora qui Johann Gottlieb Fichte, un ardente seguace della nuova filosofia, la filosofia critica, Da Königsberg Kant ha suscitato non meno di un terremoto filosofico. La "Critica della ragion pura", apparsa a Riga nel 1781, è l'opera del momento. La critica kantiana della ragione scuote il mondo dello spirito. Tuttavia, per il momento, il libro si impolvera sugli scaffali. Soltanto a Jena, alla fine degli anni Ottanta, riceve l'attenzione che gli spetta: qui sarà letto, discusso e commentato, qui comincia la sua marcia trionfale. Come un'onda d'urto il pensiero critico afferra il continente europeo e getta lo spirito in una crisi dalla quale può liberarsi soltanto da sé. Ciò che lì, a Parigi, viene rovesciato dalla Rivoluzione reale, quella politica, qui viene violentemente scardinato dalla Rivoluzione ideale, quella filosofica: i vecchi sistemi di persuasione non valgono più. Kant è la nuova epoca. E Fichte il suo messia.
L'Italia di piazza Fontana. Alle origini della crisi repubblicana
Davide Conti
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2020
pagine: XII-368
Nel frangente compreso tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta del Novecento si esprime in Italia la sincronia del '69 operaio con il '68 studentesco; si chiude la fase espansiva del ciclo storico capitalista del ventennio postbellico; si esaurisce la formula politica del centro-sinistra nel quadro di un sistema dei partiti bloccato e senza alternative di governo; si determinano le caratteristiche dell'anomalia italiana del decennio '68-78; si esplicita un diretto intervento paramilitare contro civili inermi, la strage di piazza Fontana, che non solo si colloca all'interno del conflitto sociale di un Paese democratico ma apre una «stagione delle stragi» non limitata al fatto episodico. Lo strumento per restituire alcuni dei principali nodi della crisi italiana, delle sue anomalie e delle complessità politico-sociali che le determinarono non poteva che essere un racconto polifonico di piú fonti e soprattutto di molteplici voci: dagli operai agli industriali, dagli studenti ai poliziotti; dai dirigenti politici ai braccianti; dagli emigrati ai militari. Punti di osservazione essenziali che esplicitano i limiti stessi del governo dei processi storici. Attraversando rotture e continuità, torsioni e trasformazioni, crisi e modernità, è questo il Paese che giunge al 12 dicembre 1969, giorno in cui il Senato approva lo Statuto dei lavoratori mentre a Milano si prepara la strage di piazza Fontana. Il Giano bifronte della storia nazionale.
L'eretico che salvò la Chiesa. Il cardinale Giovanni Morone e le origini della Controriforma
Massimo Firpo, Germano Maifreda
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2019
pagine: 1122
Quella di Giovanni Morone è una storia paradossale. Legato papale sia nella prima fallita convocazione del concilio di Trento negli anni 1542-43 sia nell'ultima del 1562-63, quando il maggior storico moderno di quel sinodo, Hubert Jedin, gli attribuí il merito di averlo salvato dal fallimento cui sembrava ormai essere destinato. Tra quelle due convocazioni, tuttavia, egli fu oggetto di gravi accuse di eresia, sfociate nel processo inquisitoriale preparato per anni in segreto da Gian Pietro Carafa e formalizzato nel giugno del '55, all'indomani della sua elezione papale. Un processo reso pubblico due anni dopo con il clamoroso arresto di «cosí gran cardinale, [] in voce certa di esser papa», come ebbe a dire Enrico II di Francia. Solo la morte del pontefice inquisitore consentí al Morone di sfuggire alla condanna. E solo l'appoggio del re di Spagna Filippo II gli permise di uscire da Castel Sant'Angelo dopo 27 mesi di prigionia e di partecipare al conclave di Pio IV, suo amico e concittadino, che poche settimane dopo, ai primi di marzo del 1560, ne pronunciò l'assoluzione. Il paradosso di quel porporato illustre, il cui profilo storico e storiografico trascolora di volta in volta nell'immagine dell'eretico o del «baluardo della fede cattolica», sarebbe durato anche negli anni seguenti, come dimostra la ripresa del processo preparata (anche se mai attuata) da un altro papa inquisitore quale Pio V. Questo libro ricostruisce finalmente un profilo chiaro e coerente di una figura storica di straordinario spessore.
Storia d'Italia. Il cammino tormentato di una nazione 1861-2016
Massimo L. Salvadori
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2018
pagine: XVIII-551
Dall'evoluzione dell'Italia unita dalle origini fino ai primi anni Novanta del XX secolo emergono tre principali caratteristiche reciprocamente correlate in un contesto che ha visto il succedersi di tipi di Stato e di regimi politici (il liberale, il fascista, entrambi monarchici, e il democratico-repubblicano) opposti per le loro caratteristiche politiche e istituzionali. La prima è che la contrapposizione delle forme di governo ha impresso alla storia dello Stato un segno di profonda discontinuità. La seconda è che in ciascuno dei tre tipi di Stato le forze di opposizione d'impronta radicale sono state costantemente considerate dalle forze di governo come pericolosi soggetti «anti-sistema», ai quali occorreva sbarrare la strada al potere; e che le forze escluse dall'area del potere hanno individuato in quelle dominanti gli strumenti di classi dirigenti oppressive. Conseguenza è stata che per oltre centotrent'anni i sistemi politici hanno protratto la propria esistenza in una condizione di «eccezionalità »: l'impossibilità per l'opposizione di accedere alla guida del Paese. La terza caratteristica è che le classi politiche di governo e i ceti più elevati hanno sistematicamente reagito arroccandosi in blocchi di potere oligopolistici (nei casi del regime liberale monarchico e di quello democratico-repubblicano) o monopolistici (nel caso del regime fascista) contro le forze ritenute non legittimate a governare. Il venir meno dei blocchi di potere agli inizi degli anni Novanta e il formarsi di schieramenti in competizione non ha prodotto né stabilità né la necessaria innovazione istituzionale.
Storia della Resistenza nell'Europa occidentale 1940-1945
Olivier Wieviorka
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2018
pagine: 460
Per molto tempo la Resistenza nell'Europa occidentale è stata ritenuta un fenomeno nazionale capace di offrire, tanto sul piano politico quanto su quello militare, un notevole contributo alla disfatta nazista. Sulla stessa falsariga, la cooperazione tra angloamericani e forze nazionali - resistenze e poteri in esilio - è stata giudicata esemplare. Nata sotto gli auspici dell'intesa più che del conflitto, dell'amicizia più che della rivalità, del rispetto più che dell'ostilità, questa collaborazione avrebbe reso più efficace la guerra sovversiva scoppiata nel 1940 nell'Europa prigioniera. Questa visione idilliaca, tuttavia, corrisponde ben poco ai fatti, quantomeno a quelli colti dagli storici. L'immagine dorata degli Alleati che lottano concordi contro il Terzo Reich nasconde un principio inesorabile: pur mirando alla sconfitta della Germania nazista, Gran Bretagna, Stati Uniti e relativi alleati difendevano anche i propri interessi nazionali. La coalizione risenti degli aspri rancori del periodo tra le due guerre e portò con sé concezioni divergenti, quando non opposte, dell'avvenire dell'umanità.
Anita. Storia e mito di Anita Garibaldi
Silvia Cavicchioli
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 286
Ad Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821-1849), nota ai più come Anita Garibaldi, è stato dedicato un vasto numero di pubblicazioni. Si tratta in gran parte di biografie romanzate e costruite intorno allo stereotipo della guerriera ribelle, compagna dell'eroe romantico per eccellenza; e inoltre di romanzi d'appendice, versi poetici, ritratti, monumenti, opere cinematografiche e teatrali, soap opera. Ma quanto sappiamo davvero di Anita Garibaldi? Rispondere non è semplice a causa della triplice condizione sfavorevole di donna, popolana e analfabeta. Ai rarissimi documenti del periodo sudamericano si sommano infatti sporadici segni diretti del suo pensiero; mentre la condizione di compagna di uno degli uomini più famosi della storia moderna ha fatto si che la sua vita sia sempre stata narrata a partire da quella di Garibaldi e come riflesso di questa, con le distorsioni del caso. Colmare lo scarto tra l'invenzione romantica e la figura reale e vissuta di Anita è uno degli obiettivi di questo lavoro, che non si propone solo di raccontare la sua scarna biografia. Ma anche, per la prima volta, di restituire in maniera analitica la conservazione della sua memoria, la nascita del suo mito e la genesi di rappresentazioni rilevanti nella simbologia patriottica dall'unificazione italiana al fascismo: un'epopea costruita a partire dal crollo della Repubblica romana e dalla fuga epica di Garibaldi nel 1849, che ha conferito alla donna un ruolo di rilievo nella mitografia garibaldina.
L'infanzia nelle guerre del Novecento
Bruno Maida
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 344
Nei disegni di guerra fatti dai bambini le strade sono molto rare e non collegano mai due luoghi. Tutto si riduce a un punto dove c'è il corpo senza vita di qualcuno oppure un veicolo brucia. Metafora di una vita sospesa, l'assenza di strade rinvia alla responsabilità degli adulti che devono costruirle e aiutare i bambini a ritrovarle. La guerra è una frattura profonda nella vita di chi ne faccia esperienza, condiziona i comportamenti successivi, sedimenta le memorie che si radicano nell'identità. Lo è ancora di più per l'infanzia per la quale, nella stratificazione delle diverse età che la compongono, la guerra coincide con il tempo della formazione, della definizione di se stessa, della costruzione di un proprio sguardo sul mondo. Che siano stati mobilitati, resi protagonisti passivi o attivi della violenza, colpiti da traumi e perdite, rimasti soli oppure, al contrario, attraversino il tempo della guerra protetti e non invasi dagli effetti più laceranti, i bambini sono stati in ogni caso sempre più coinvolti e condizionati dai conflitti armati del Novecento e gettati sulla scena fino a trasformarsi, nella seconda metà del secolo, in veri e propri combattenti. E ciò è accaduto all'interno di un paradosso: all'affermarsi e al diffondersi di un sistema di protezioni nazionali e internazionali per i civili nei contesti di guerra, con un'attenzione specifica nei confronti dei bambini, è corrisposto un progressivo e crescente coinvolgimento diretto e indiretto dell'infanzia.
Salvarsi. Gli ebrei d'Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945
Liliana Picciotto
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 565
Questo volume presenta i risultati di nove anni di ricerca del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), generosamente sostenuta dalla Viterbi Family Foundation, sul modo in cui un'alta percentuale di cittadini ebrei, sia italiani che stranieri, abbia potuto salvarsi in Italia negli anni 1943-1945. La spiegazione sta in una molteplicità di fattori: la buona integrazione degli ebrei nella società, la generosità di molti, le infinite modalità che quegli ebrei hanno saputo mettere in campo per evitare a se stessi e alle proprie famiglie l'arresto e la deportazione. Quest'opera è anche un omaggio a quei capifamiglia di allora che seppero usare preveggenza, coraggio e capacità di affrontare uno stato di emergenza permanente. Le domande cui il progetto del CDEC ha voluto dare risposta riguardano le circostanze esterne obiettive che hanno giocato in favore della salvezza: il caso, il periodo temporale, la geografia, il contesto sociale, la cerchia amicale, trovarsi in città o in campagna, avere certi legami professionali, avere conoscenze nel mondo ecclesiastico, disporre di denaro e altro. Oltre a una approfondita ricostruzione storiografica, l'ultima parte del volume è dedicata a testimoni diretti che raccontano in prima persona le loro vicende. Sono stati scelti episodi paradigmatici di soccorso ricevuto da cittadini laici o da religiosi e episodi dove, autonomamente, cittadini ebrei trovarono il modo per salvarsi.
Imprevisti e altre catastrofi. Perché la storia è andata come è andata
Glauco Maria Cantarella
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 204
Alarico muore all'improvviso, i Visigoti finiscono per andare in Spagna e la storia della Spagna sarà quella che conosciamo. Ottone III muore d'un tratto, il suo progetto di ridisegnare e circoscrivere il Patrimonium Beati Petri finisce con lui e la storia sarà, sul lungo periodo, quella dello Stato della Chiesa. Guglielmo II d'Altavilla muore di colpo e il Regno di Sicilia finisce a Enrico VI di Svevia; ma anche Enrico VI muore all'improvviso e il Regno passa sotto la tutela del papa prima di arrivare nelle mani di Federico II; che a sua volta morirà bruscamente proprio alla vigilia della sua vittoria sul papa. Quante aspettative sono finite nell'abisso perché qualche evento inaspettato ha impedito che prendessero la piega desiderata? "Imprevisti e altre catastrofi" tratta principalmente di storia medievale, ma con qualche scorribanda nella storia precedente e successiva, raccontando alcune circostanze che hanno impedito alla storia di essere diversa da come è stata. Che ci piaccia o non ci piaccia, la storia è andata e sta andando così come è andata e sta andando. Piaccia o non piaccia alla cosiddetta storia controfattuale. La storia non si può scrivere per schemi: gli schemi possono essere utili per inquadrare, cogliere analogie, proporre paradigmi di interpretazione. Ma la storia è costituita di eventi, che sono concreti anche se non possono essere colti nella loro fattualità. Un paradosso solo apparente: questi fatti spesso sono «irrazionali », ma al tempo stesso sono razionali benché abbiano avuto un'origine irrazionale: cosa c'è di più razionale e prevedibile infatti della morte? E che cosa di più «irrazionale» che le morti improvvise, impreviste, che troncano qualunque possibilità di sviluppi - concreti - già programmati? È negli eventi e nel loro corso che occorre cercare per trovare la cifra della loro comprensione. Negli eventi come sono andati, non come sarebbero potuti andare. Morti eccellenti, battaglie, situazioni che si sono capovolte in pochissimo tempo, a volte in poche ore, e che hanno determinato il futuro; protagonisti che ricompaiono perché morti, battaglie ed eventi sono anelli della medesima catena, quella della vita prima ancora che della storia. Per questo si ritroveranno a più riprese, in questo libro, ad esempio, gli imperatori Enrico IV, Enrico VI, Federico II, il famoso Riccardo Cuor di Leone, il normanno Roberto il Guiscardo, Bonifacio di Canossa, il lorenese Goffredo il Barbuto, i papi Leone IX e Gregorio VII. Sia chiaro: non sempre gli imprevisti debbono essere catastrofici, a volte possono essere persino apocalittici nel senso più stretto del termine, cioè rivelatori.