Medusa Edizioni: Argonauti
Promemoria occidentale. 49 interviste per ricordare il futuro
Maurizio Cecchetti
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2022
pagine: 242
«Si può ricordare il futuro? Lo si dovrebbe fare nella convinzione, errata, che il ricordo è solo delle cose passate e mai delle cose future. Nel caso di questa raccolta di interviste che Maurizio Cecchetti - giornalista e critico d'arte, nonché attento osservatore della realtà culturale tutta del nostro emisfero - ha realizzato in un quarto di secolo, ciò che il suo personale sismografo ha registrato risulta singolarmente già accaduto oggi più ancora che al tempo in cui furono eseguite. Ma i temi che la maggior parte di esse affronta sono attuali, a testimonianza di una sensibilità che è sì dell'intervistato, ma che l'intervistatore ha saputo suscitare cogliendo il punto di una svolta, l'accento di una sfumatura anticipatori di un futuro pure sotto gli occhi di tutti. È grazie a questa sensibilità, quasi rabdomantica, che si devono i singolari affondi nella carne del tempo e degli eventi che molti degli intervistati hanno avuto modo di consegnare alla carta stampata. Le sorti dell'arte contemporanea (Mattiacci, Staccioli, Spagnulo, Uncini), l'architettura (Portoghesi, De Carlo, Maldonado, Koenig), l'immagine come questione fondamentale e fondante l'ethos occidentale (Debray, Pfeiffer, Assunto). Ma anche lo Stato e le sue peripezie, le comunicazioni e la democrazia sempre in discussione, le guerre e i fermenti religiosi (De Kerckhove, Volli, Bodei, Acquaviva, Burke, Givone, Perniola, Walcott, Cassano, Augé, Glissant, Oz), visti appunto non sempre e solo dai politologi. I nomi evocati sono alcuni tra quelli che compongono i punti nevralgici di una tessitura paziente in un tempo che la pazienza sembra averla persa e punta sulla cancellazione e l'erosione. È un libro che accoglie nel profondo la lezione di Hannah Arendt espressa nel titolo "il futuro alle spalle". Nessun anacronismo è oggi più possibile.» (Riccardo De Benedetti)
L'età della ferita. Intorno ai «Diari» di Kafka
Marco Ercolani
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2022
pagine: 110
Questo libro nasce da un'esperienza onirica. Uno scrittore sogna che un filosofo praghese, amico reale di Kafka, legga e commenti i suoi Diari inediti pochi anni dopo la sua morte. Si sveglia e trascrive, come in transe, il lungo sogno, immaginando e ricordando. Ne nasce questo libro, critico e narrativo insieme, da cui sentiamo affiorare, in controcanto con la scrittura dei "Diari", la voce viva e reale di Kafka, come se fosse ancora più vicino a noi di quanto non lo sia sempre, nei tempi oscuri della nostra modernità, in quella che con le sue parole potrebbe definirsi "L'età della fine" e che invita l'uomo a dialogare in modo ostinato e dolente con il suo inesplicabile mondo interiore. Lo stesso Kafka ha scritto: «Sono arrivati i sogni, sono scesi con la corrente del fiume, con una scala salgono sul muro lungo la riva. Ci si ferma, ci si intrattiene con loro, sanno molte cose, solo da dove vengono non sanno. Questa sera d'autunno è così tiepida. Loro si volgono verso il fiume, sollevano le braccia. Perché alzare le braccia, invece di abbracciarci?».
Ars Magna
Oscar Vladislas Milosz
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 87
«Se dovessimo segnalare al lettore di oggi una parola chiave di questo libro - scrive Riccardo De Benedetti nella postfazione -, capace di indicare il senso di un percorso possibile all'interno della sua scrittura febbricitante eppure orientata alla consapevolezza più nitida di ciò che accade all'uomo moderno, questa potrebbe essere reintegrazione. Parola attraverso la quale è possibile indicare buona parte della stessa produzione poetica di Milosz, posta sotto la luce di ciò che è stato chiamato "l'amore mistico delle cose". Di fronte alla lacerazione dell'esperienza moderna le cose conservano al fondo di sé stesse una "verità silenziosa" che solo la voce del poeta è in grado di risvegliare e ripresentare alle orecchie sorde dell'uomo. Fedele alla sensazione, che, almeno in questa dimensione, non tradisce, l'uomo attento, il poeta, è come "avvolto di tenera polvere/ Come questi vecchi libri fruscianti che sanno di vento/ E del sole dei ricordi". E questo è possibile perché "fisicamente, il cosmo scorre in noi tutto intero: ma se il mare primitivo, che fu uno dei nostri primi habitat e la cui respirazione regola tuttora quella del nostro cuore, se il mare ricorda, noi, noi abbiamo dimenticato"». Ars Magna fa parte delle opere filosofiche di Milosz, opere - come scrive nell'introduzione Laura Madella - «ermetiche ed esoteriche, ragionamenti serrati cui il lettore accede solo con una chiave - come quella dell'Apocalisse -che quasi mai si trova al suo posto, nello svuotatasche della Logica; la chiave di lettura va cercata, e ancora, tuttavia, la ricerca lucida e scrupolosa non garantisce di per sé il ritrovamento. Come nelle migliori quest epiche e letterarie, gli indizi e a volte lo stesso tesoro si intuiscono, o si rivelano come per illuminazione».
L'onda anomala. Cronaca filosofica della pandemia
Flavio Cuniberto
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 94
«Il tema è caldo, e richiede un intervento a caldo», scrive l'autore aprendo questo libro sulla pandemia, mettendo così in guardia il lettore, come per avvisarlo che, in realtà, lungo la riflessione che ci viene proposta caldo e freddo si scambieranno spesso le parti. E aggiunge: «Il lettore interessato soprattutto agli aspetti medici e medico-sanitari o anche microbiologici della pandemia non troverà qui informazioni di qualche interesse: le pubblicazioni sull'argomento non si contano, né le competenze di chi scrive potevano autorizzare uno sconfinamento in questo campo. Azzardiamo però una previsione: che la storiografia futura, occupandosi della grande crisi 2020, non vedrà nell'aspetto medico-sanitario o epidemiologico il vero clou del problema». Vedere nella pandemia un fenomeno puramente sanitario e politico-sanitario, significa ignorare lo scenario complesso in cui si colloca e ridurla a un semplice episodio nella lunga storia delle epidemie. Significa indossare, come i vecchi cavalli da tiro, due robusti paraocchi per tirare dritto secondo le indicazioni o meglio le frustate del cocchiere. «La natura di crisi sistemica, o epocale, e come si vedrà di "guerra sostitutiva", apparirà - sottolinea Cuniberto - sempre più evidente nella prospettiva storica. E nell'enunciare questa convinzione - conclude -, è già detto almeno in parte il "succo" teorico del libro».
La lettura, un vizio impunito e altri scritti sulla traduzione
Valéry Larbaud
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 127
«Come il lettore imbevuto di citazioni altrui - scrive Riccardo Campi nella Prefazione presentando alcuni illuminanti saggi di Valéry Larbaud -, il traduttore parla con la voce di un altro; e le sue parole gli appartengono e, per così dire, sono autentiche in virtù di un plagio, discreto, riconosciuto, legalizzato. Egli traduce "senza secondi fini", e ambisce alla irresponsabile condizione di lettore, il quale non ha che da cercare le parole che gli urge dire tra quelle messe a sua disposizione in quel gran bazar del già-detto che è la letteratura, con la convinzione - non infondata - di poterle trovare. In questa ricerca consiste il "piacere moroso e solitario della lettura", di cui parla Larbaud. Aspirazione di entrambi è sottrarsi alla falsa alternativa tra sincerità e malafede. Traduttore e lettore conoscono bene la natura mistificatoria della letteratura, e l'accettano come tale, con divertito scetticismo e disillusa fiducia: l'io cartaceo dell'autore diventa allora una maschera puramente letteraria, che può essere presa a prestito e indossata da chiunque, permettendogli di dire la verità, ogni verità, forse la sua propria, senza dover fornire attestati di buonafede o referti medici sulle reali condizioni delle proprie ferite... Per questo la lettura, in misura assai maggiore della traduzione che ne è la forma disciplinata e rispettosa, è un prendere le distanze da sé stessi, dall'impudicizia del proprio egotismo, senza doversi necessariamente spingere all'eccesso di spregiare l'io come qualcosa di odioso; poiché, in questa distanza, da questa distanza, la lettura, come pure la traduzione, si offre come un ritrovarsi, un riconciliarsi con i propri demoni e tormenti».
Libertà per la storia. Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni
Pierre Nora, Françoise Chandernagor
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 92
I testi presenti in questo libro che sono stati scritti e pubblicati nel 2008 dagli studiosi Pierre Nora e Françoise Chandernagor, costituivano all'epoca una sorta di risposta ufficiale dell'associazione "Liberté pour l'histoire" alle azioni legislative allora in corso in Francia, divenute note come "leggi memoriali", dove per legge memoriale si può definire una legge che dichiari, persino imponga, il punto di vista ufficiale dello Stato su alcuni avvenimenti storici. La storia di queste leggi particolari ha avuto inizio con la legge del 13 luglio 1990, detta Legge Gayssot, che prevedeva sanzioni per chi contestava l'esistenza di alcuni crimini contro l'umanità. Grazie all'azione dirompente esercitata da questa legge, che molti hanno considerato lesiva del "delitto d'opinione", si è giunti alla decisione quadro 2008/913/GAI per gli stati membri dell'Unione Europea che ricorre nello stesso anno in cui vedeva la luce in Francia questo libro, che pubblichiamo con un'accurata riflessione dello storico Franco Cardini dal titolo più che eloquente: "Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni. Il tema in discussione è attualissimo e costituisce una minaccia per la libertà di espressione di chi lavora sui documenti e sulle nuove informazioni che se ne possono trarre. La direttiva, che suggerisce sanzioni per l'apologia, la negazione o la minimizzazione dei crimini contro l'umanità, compare sulla "Gazzetta ufficiale dell'Unione europea" di 23 paesi per lo più dell'Unione Europea. Il 28 febbraio 2012 il Consiglio costituzionale francese ha dichiarato la decisione quadro contraria alla Costituzione della Repubblica francese.
Galere perdute
Baltasar Gago
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 124
«Appena arrivarono alla marina, le galere tutte fecero tenda, suonarono i pifferi, e gettarono in acqua lo schifo, coperto di ricchi tappeti e di cuscini di velluto chermisino. All'istante che don Chisciotte vi mise il piede, la capitana sparò il cannone di corsia, e le altre galere fecero lo stesso; e al salire egli per la scala esterna venne salutato dalla ciurma tutta come si usa quando persona di grande affare entra nelle galere, dicendo: hu, hu, hu, per tre volte». "Questo passo, tratto dal capitolo LXIII del secondo volume del Don Chisciotte presenta molti elementi comuni col piccolo gioiello narrativo di cui presentiamo ora l'edizione critica: La Verdadera relaçión con cui l'artigliere Baltasar Gago narra l'attacco corsaro subito nel 1578 da due galere spagnole. Il documento, conservato presso l'archivio di Simancas, racconta il viaggio delle due navi concesse dal viceré di Sicilia Marco Antonio Colonna - già eroe di Lepanto - per portare il duca di Terranova da Palermo a Genova. Durante la traversata, le due imbarcazioni vengono però attaccate da una flottiglia di corsari e, mentre una si perde in mare, la Capitana, su cui viaggiava Gago, arriva con difficoltà fino all'isola di Capri. Gago descrive in modo dettagliato e originale l'accaduto e offre al lettore testimonianza di un concitato episodio di vita marittima. In questo volume si presenta uno studio mirato a far luce su tutti gli aspetti significativi intercettati dal testo, dalla questione della pirateria mediterranea, al genere delle relazioni e all'immaginario militare dell'epoca. Una sezione importante è dedicata anche all'aspetto linguistico del documento - tradotto con testo a fronte -, tanto nella sua dimensione storica, come in quella specialistica legata al gergo delle galere tanto vicino anche al coevo Cervantes." (Enrico Lodi)
Scritti sulla fotografia
Pierre Mac Orlan
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 128
"Mi torna in mente un pomeriggio trascorso a Londra nel quartiere cinese, a Pennyfields. La nebbia conferiva alle ragazze sbronze davanti alla porta delle loro case in mattoni, una dignità e un onore da museo Grévin. Lo spettacolo di quelle figure di cera perse nella nebbia poteva far nascere qualche idea. Mi affrettai a scattare qualche foto, rapidamente, a casaccio. Poi le feci sviluppare. Non erano venute bene ma mi procurarono delle sensazioni meravigliose. In una di queste, in primo piano si vedeva una porta con la vetrata rotta. Al suo posto era stato incollato un manifesto in caratteri cinesi. La strada era ripresa in tutta la sua lunghezza. Si vedevano tutte le porte che si aprivano sul marciapiede di destra. E nel vano di ogni porta appariva una gonna femminile, solo una gonna perché tutte le ragazze di cera si erano affrettate a ritirarsi vedendomi armeggiare con la macchina fotografica. In primo piano, una gamba molto bella e l'orlo di un abito si associavano al manifesto cinese. Il mistero iniziava da questa gamba". Gli scritti di Pierre Mac Orlan sulla fotografia sono sempre sospesi a questo sguardo che incarna la poetica del "fantastico sociale". Lo scrittore del "Porto delle nebbie" e di molti altri libri che gli diedero il successo nella prima metà del Novecento, aveva una predilezione per la nuova arte e nel 1929 scrisse che "la fotografia è un'arte di espressione letteraria". In questo libro che per la prima volta presenta al lettore italiano, Mac Orlan parla della Parigi di Atget e di Kertész, dello sguardo di Cartier-Bresson e del mondo che appare negli scatti di Willy Ronis. Mai tecnico, sempre calato nei mondi che la fotografia sa far lievitare e rendere nella loro segreta verità, questi scritti occasionali non sono affatto una parte minore dell'arte letteraria di Mac Orlan.
Autoconservazione e inerzia. Sulla costituzione della razionalità moderna
Hans Blumenberg
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2016
pagine: 103
Da Tálete, che vedeva il mondo pieno di dèi, a Gagarin, che in orbita ne sanzionava l'inequivocabile assenza, si consuma quello che probabilmente è l'evento più impressionante e meno compreso della storia dell'umanità: la morte di Dio. Non si tratta tanto di massimi sistemi, di valori assoluti: da questo punto di vista è evidente che Dio non è affatto morto, anzi il vessillo divino è innalzato su strazi globali di proporzione spaventosa; si tratta di una questione molto più semplice, più quotidiana: per questo è impressionante e incompresa. Dio muore non tanto nel senso morale, nelle svolte epocali, nelle grandi rivoluzioni, nei discorsi pubblici e nelle dichiarazioni di guerra: muore molto più semplicemente nel piano inclinato del moto accelerato. Muore nella fisica spicciola, nel tempo che consuma il movimento, che fiacca le forze: muore nella morte ordinaria di ogni piccola cosa. Nell'epoca antica Dio reggeva tutto, in quella moderna occorre trovare una scusa per giustificare l'inizio e la fine del mondo, o meglio la sua conservazione. La domanda non è più: perché il mondo è stato creato?, ma: perché continua ancora a esistere, visto che non possiamo più ammettere che vi sia un Dio che lo mantiene in essere. Hans Blumenberg, maestro ineguagliato dell'indagine al microscopio dell'età moderna, dedica un gioiello di acume filosofico al concetto di inerzia che, tra il XVII e il XIX secolo, giunge a sostituire definitivamente, pur con una trama complessa e intricata, la mano di Dio.
Dentro il pensiero selvaggio. L'antropologo e i filosofi
Claude Lévi-Strauss, Marcel Hénaff
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2013
pagine: 91
Lévi-Strauss rilegge Marcel Mauss e interpreta il suo saggio sul dono come occasione per spiegare il fondamento "scambista" delle società. La proibizione dell'incesto si basa sulla necessità di scambiare doni, donne, risorse. Questo dà alle strutture di parentela una forza esplicativa sorprendente. L'umanità si "imparenta" perché il principio unificatore è una sorta di scambio economico di beni. Sarà questo uno dei punti più contrastati e contestati del pensiero di Lévi-Strauss ed in qualche modo in questa intervista il maestro lo ammette e cerca di aggiustare il tiro ma è vero che a questo punto saranno i suoi discepoli a mettere un po' in dubbio le invenzioni del maestro. E avverrà negli Stati Uniti o comunque nel mondo anglosassone più che in Francia. Se ne accorgeranno i più geniali discepoli, come Marshall Sahlins che rileggerà le strutture di parentela all'interno del legame mutuale che tiene insieme le società. Sarà un po' l'antropologia delle emozioni, l'antropologia del corpo e della sessualità, saranno le stesse conquiste dell'antropologia di "genere" di Unni Wikan, Janet Carsten, Susan Carol Rogers, George Lakoff a mettere in dubbio che il sistema delle emozioni possa essere ridotto a una struttura linguistica. Non che il maestro non volesse prendere in considerazioni queste dimensioni, ma la sua lettura "mentalistica" delle società offriva il fianco ad un riduzionismo che poi è quello da cui pericolosamente sono nate le neurolinguistiche.
Specchi comunicanti. Traduzioni, parodie, riscritture
Franco Nasi
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2010
pagine: 272
L'autore affronta in modo originale i temi dell'etica del tradurre e della moltiplicazione del testo con questo nuovo volume in cui si mette in luce quanto di sorprendente può venire dalle metamorfosi letterarie. Si va dal confronto degli stili delle versioni in italiano moderno del Decameron, alle traduzioni delle parodie di Alice, agli adattamenti di Pinocchio fra Hollywood e Nairobi, all'Ubu Re di Jarry di cui si segue l'itinerario teatrale delle Albe tra Ravenna, Dakar, Chicago e Scampia. In questo percorso eccentrico può capitare anche di incontrare Leopardi, filologo e poeta, che agli inizi della sua carriera amava nascondersi dietro insospettabili maschere letterarie. Alla fine si deve prendere atto che tradurre è anche un esercizio di felicità. Il traduttore infatti non è uno dei tanti specchi che restituiscono un testo, ma è uno dei tanti specchi che lo costituiscono: dicendo ogni volta qualcosa di più e qualcosa di meno su di esso, dice ogni volta qualcosa di nuovo. I traduttori come specchi che parlano a una cultura diversa, ma anche a volte alla cultura in cui quel testo irrequieto, che vuole ancora farsi ascoltare, è nato; specchi che comunicano anche fra di loro, come vasi comunicanti, compiendo, ancora una volta, il singolare miracolo del ritrovamento della parola poetica.
Letteratura come filosofia naturale
Mario Porro
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2009
pagine: 228
Eredi confessi della tradizione illuminista, Italo Calvino, Primo Levi e Carlo Emilio Gadda affidano alla letteratura il compito di proseguire l'istanza conoscitiva che è propria delle scienze, lo sforzo continuato di mettere in ordine il caos del mondo. L'ideale di una "letteratura come filosofia naturale", secondo la formula di Calvino, aspira a rinnovare la "vocazione cosmologica" della nostra tradizione che, da Dante a Leopardi, passando per Galilei, aspira a fare dell'opera una "mappa del mondo e dello scibile". Alla letteratura spetta la fatica "ermetica" di tessere i diversi saperi, con l'obiettivo di offrire una visione integrata della realtà che ci consegni almeno i frammenti di un'enciclopedia. Critici delle suggestioni idealistiche e spiritualistiche, Calvino, Gadda e Levi adottano uno "sguardo naturalistico" nell'osservare l'avventura umana, come attesta in modo esemplare la prospettiva "etologica" che Levi assume di fronte alla condizione bestiale del Lager. La lezione di Darwin impone di includere la storia degli uomini nei tempi lunghi della "memoria del mondo", nel contesto dell'evoluzione del vivente e della materia. È nelle pagine di questi scrittori che, in anticipo su di una filosofia attardata dall'eredità storicista, si delineano nel Novecento le forme di una "filosofia naturale" post-umanista.