Quodlibet: Quodlibet Storie
Stile Alberto
Michele Masneri
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 155
Alberto Arbasino (1930-2020) non è stato solo uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano ma è stata una colossale «macchina di stile». Michele Masneri ci guida con una scrittura divertita e divertente in un paese scomparso dove l'opera-mondo arbasiniana funge da Google Maps fra gran lombardi, ambasciatori, nobiltà («a Roma gli unici esseri parlabili - e format esportabili - son sempre stati le principesse»). E ancora: Gianni Agnelli, Truman Capote. Gin and tonic e fiori freschi ("Grazie per le magnifiche rose!"), e il tentativo di una genealogia letteraria e omosessuale del Novecento che arriva fino a Pier Vittorio Tondelli passando per Pier Paolo Pasolini. Una biografia rigorosamente non autorizzata, una controvita di un grande amore novecentesco. E la storia di un romanzo «perduto», che Arbasino scriveva parallelamente a "Petrolio", incredibilmente sullo stesso tema, l'industria petrolifera. "Stile Alberto" è anche un piccolo manuale di sopravvivenza nel mondo letterario di ieri e di oggi. Arricchito da foto dell'autore, sei fotografie di Paolo Di Paolo e una serie di cartoline autografe di Alberto Arbasino.
La terribile lingua tedesca
Mark Twain
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 135
Per tutta la vita Mark Twain ebbe un rapporto complicato con la lingua tedesca. Provò più volte a impararla, ma non riuscì mai a ottenere un livello di padronanza tale da soddisfare le sue raffinate esigenze espressive. Alla fine si convinse che il problema non era suo, ma del tedesco: «i miei studi filologici mi hanno dimostrato che una persona dotata è in grado di imparare l'inglese in trenta ore, il francese in trenta giorni e il tedesco in trent'anni: è dunque evidente che si tratta di una lingua che ha bisogno di essere semplificata e rimessa in sesto. Se dovesse rimanere così com'è, converrà archiviarla rispettosamente fra le lingue morte, perché solo i morti avranno il tempo di impararla». Qui si propone, per la prima volta in traduzione italiana, una raccolta dei testi scritti da Twain sul tedesco, o nei quali il tedesco ha larga parte: le radicali proposte di riforma linguistica, i discorsi pubblici in uno straordinario grammelot anglo-germanico, una commedia e un racconto con la descrizione delle disavventure alle quali vanno incontro quanti improvvidamente fanno uso, senza ben conoscerla, di questa lingua infernale, «inventata da un pazzo con il mal di denti».
Altrove: Viaggio in Gran Garabagna-Nel paese della magia-Qui Poddema
Henri Michaux
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 226
Altrove è una delle opere più felici di tutto questo secolo. Pubblicato nel 1948, in quasi sessant’anni ha preso sempre più sapore ed è diventato un libro senza tempo, come a pochi succede. Descrive paesi immaginari, come quelli evocati da antichi cronisti, da antichi viaggiatori fantastici. Molti di questi paesi però sono quelli delle nostre fissazioni, dei nostri vaneggiamenti morali. Ogni paese serve a descrivere un temperamento. Si sente l’eco d’una vocazione etnografica, che l’autore ha seguito in gioventù. Ma anche quando parla di paesi che ha visitato davvero, in altri libri molto insoliti, Michaux lascia andare le frasi dove vogliono loro: non le frena con l’avarizia dell’intellettuale che vuol sempre confermare le sue idee. Allora ogni frase diventa una acrobazia immaginativa, una specie di volteggio sul trapezio delle virgole. E tutte queste acrobazie sono comiche, naturali – «naturali come le piante, gli insetti, naturali come la fame, le abitudini, l’età, gli usi, le consuetudini...» In tutti i libri di Michaux la scrittura sembra qualcosa che viene fuori come una secrezione naturale, come la bava delle lumache, come la tela del ragno, come un porro sulla pelle, o come gli escrementi che ogni giorno evacuiamo. Si sente che non c’è mai il problema di dimostrare qualcosa, ma solo di lasciar fluire una secrezione che lascia tracce sulla pagina. Perciò a momenti è così rasserenante. Perché in lui non c’è niente dell’“artista creatore”, niente di queste pretese di serietà artificiale. Lui lascia andare avanti le frasi per vedere cosa si inventano. Ma mentre un mercato di professionisti ci scaraventa addosso mattoni con centinaia di pagine da leggere in fretta per arrivare alla fine inebetiti, Michaux spesso ci lascia lieti e sazi con poche righe. (Gianni Celati, 2005)