Narrativa classica (prima del 1945)
Salmo 44
Danilo Kis
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2025
pagine: 135
«Una sorta di reportage romanzesco sull’universo concentrazionario tedesco». Così, nel 1986, Danilo Kiš definì "Salmo 44", uscito nel 1962, rimproverandosi di «certe cose dette, per mancanza di esperienza, in maniera troppo diretta». Sarebbe tuttavia ingeneroso ridurre questo testo duro e folgorante – ispirato dalla lettura di un articolo di giornale su una coppia di sopravvissuti ad Auschwitz in visita al museo del lager – ad acerba prova giovanile. Le ore spasmodiche che precedono la fuga notturna di Maria, insieme al figlio neonato Jan e alla compagna di prigionia Jeanne, dal campo di Birkenau si dilatano infatti a dismisura nel flusso caotico dei ricordi della giovane protagonista, barcollante «sul limite dell’incoscienza» negli attimi che la separano dalla salvezza o dalla fine. Attraverso quei ricordi Kiš rievoca, con una scrittura che sembra fatta di corpi tremanti, non solo l’orrore dell’Olocausto e degli esperimenti di Josef Mengele, l’improvviso apparire dei «Für Juden verboten» sulle porte dei tram, il massacro di Novi Sad, ma anche l’incontro di Maria con Jakub, l’indimenticabile attesa di lei «in piedi nel buio, immobile» con gli occhi sgranati, chiusa nell’armadio, mentre tra Jakub e il dottor Nietzsche si consuma «un duello segreto, quel gioco pericoloso in cui uno dei giocatori ha dalla sua un fante di picche con due pugnali e l’altro ha soltanto lo scudo aereo dell’azzardo e della ragione». Kiš si conferma, fra coloro che hanno osato narrare il dramma abbattutosi sul popolo ebraico e sull’Europa centrale, voce tra le più potenti e memorabili.
Una primavera tardiva. Tutti i racconti
Israel Joshua Singer
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2025
pagine: 400
Ciascuno di questi racconti si svolge in uno shtetl polacco, prima della Seconda guerra mondiale, abitato da una serie di personaggi descritti con tanta precisione che si possono subito individuare quando riappaiono in un altro racconto, magari in veste di protagonisti. Ogni racconto è un romanzo, ogni villaggio un mondo, e ogni personaggio protagonista è affiancato da una pletora di vivacissimi ritratti di contorno, così ben caratterizzati in poche righe da diventare indimenticabili. Questo è l'incredibile potere della scrittura di Israel J. Singer, che pervade non soltanto i suoi grandi romanzi, ma anche le storie brevi, dense e originali qui raccolte.
Gli indifferenti
Alberto Moravia
Libro: Libro in brossura
editore: Bompiani
anno edizione: 2025
pagine: 304
Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott'anni. Intorno a lui l'Italia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d'indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell'intero Paese era destinato a restare memorabile. Il fascismo eleva l'insidia moderna dell'indifferenza a condizione esistenziale assoluta.
Jane Eyre
Charlotte Brontë
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2025
pagine: 664
«La scrittrice ci tiene per mano, ci costringe a percorrere la sua strada, a vedere ciò che lei vede, non ci lascia per un solo istante né ci consente di scordarla» (Virginia Woolf). La storia romantica e passionale di Jane, un’orfana angariata dalla ricca zia e abbandonata in una scuola per poveri, che, dopo anni di stenti e solitudine, viene assunta come istitutrice in casa Rochester. Qui a poco a poco si innamora, ricambiata, del cinico e affascinante padrone, ma quando il matrimonio sta per essere celebrato, la sua vita verrà sconvolta da un inaccettabile segreto. Il romanzo in parte autobiografico che ha scandalizzato l’Inghilterra vittoriana e che rimane ancora oggi un capolavoro immortale. Nuova traduzione di Giulia Boringhieri. Introduzione di Carlo Pagetti.
I demoni
Fëdor Dostoevskij
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2024
pagine: 752
Uscito a puntate sulla rivista «Russkij Vestnik» («Il messaggero russo») tra il gennaio 1871 e il dicembre 1872, "I demòni" nasce come immediata reazione a un fatto di cronaca, il cosiddetto «caso Necaev». Il 21 novembre 1869, a Mosca, i membri di una cellula terroristica della Narodnaja Rasprava (Giustizia sommaria del popolo), guidati da Sergej Necaev, avevano assassinato il loro compagno Ivan Ivanov, colpevole di insubordinazione e sospettato (a torto) di tradimento. Fëdor Dostoevskij, in esilio volontario a Dresda, apprende la notizia dai giornali russi e subito decide di accantonare i progetti letterari più o meno grandiosi che gli affollano la mente, per scrivere un romanzo-pamphlet ispirato proprio a quella vicenda sanguinosa. Intende mettervi in caricatura la nuova generazione dei nichilisti, fanatici e brutali, ma anche denunciare il loro legame con gli irresponsabili «padri», i «liberali idealisti», gli occidentalisti e i socialisti degli anni Quaranta per cui lui stesso aveva simpatizzato, prima dell'arresto e dei lavori forzati. «Sto scrivendo una cosa tendenziosa», scrive all'amico A. Majkov il 25 marzo 1870, «ho voglia di essere sferzante. I nichilisti e gli occidentalisti strilleranno che sono un retrogrado! E vadano al diavolo, dirò la mia, fino all'ultima parola». Ma la composizione dell'opera è tormentosa e procede tra difficoltà con l'editore e ripensamenti. Dostoevskij inventa un narratore (il «cronista») che partecipa marginalmente all'azione, la trasporta in una sonnolenta città di provincia, inserisce un complesso intrigo amoroso e una folla di nuovi personaggi, alcuni buffoneschi, altri luminosi, per ciascuno dei quali elabora un linguaggio, uno stile particolare. Cosí col tempo il libello satirico diventa potente, profetico romanzo di idee, nera tragedia. E soprattutto grandiosa riflessione sul problema che sempre tormenta l'autore, quello della ricerca di Dio e del Male. Nei demòni-nichilisti che seminano caos e violenza, il Male assume tante forme ma resta uno scandaloso mistero, poco scalfito dalle spiegazioni che Dostoevskij esplicita o suggerisce: la malattia, le ferite dell'infanzia, vizi come la superbia, la lussuria, l'accidia e la viltà, lo sradicamento dalla terra e dalla fede del popolo, «l'idea» che «divora» e toglie umanità e compassione, fino a imporre «il dovere di uccidere». È questo stesso mistero del Male che rende indimenticabili e inquietanti la figura e la sorte del demonio-principe Stavrogin, il personaggio attorno a cui tutto ruota, il più ambiguo e fascinoso, il più tragico e forse il più amato dal suo autore.
Furore
John Steinbeck
Libro: Libro in brossura
editore: Bompiani
anno edizione: 2024
pagine: 656
Pietra miliare della letteratura americana, Furore è un romanzo mitico che nell'odissea della famiglia Joad, sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un'intera nazione. L'impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria “come un marchio d'infamia”. Insieme romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell'uomo contro l'ingiustizia, Furore è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi nella traduzione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell'opera di Steinbeck, che restituisce ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962.. Furore è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi per la prima volta in tutta la sua bellezza. Titolo originale: The Grapes of Wrath (1939).
Fermo e Lucia
Alessandro Manzoni
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 1560
Scritto a partire dal 1821, "Fermo e Lucia" costituisce il primo nucleo da cui origineranno "I Promessi Sposi", ma è soprattutto un romanzo in sé compiuto, anche se non pubblicato da Manzoni. Dalle indagini di Salvatore Silvano Nigro, curatore di questo volume, appare chiaro come il romanzo manzoniano, andando oltre il Settecento degli illuministi, dialoghi serratamente con la letteratura barocca italiana e francese (oltre che con la pittura secentesca contrapposta a quella neoclassica); e come i personaggi dei Promessi Sposi polemizzino con uno scrittore chiamato Alessandro Manzoni, che ha scritto un romanzo dal titolo "Fermo e Lucia".
Berlino, addio
Gabriele Tergit
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2024
pagine: 760
La magnifica festa del 30 gennaio 1933 sarebbe stata ricordata negli anni a venire come l’ultima occasione in cui si erano ritrovati tutti insieme. Fu un momento scintillante e al tempo stesso un commiato: la Berlino della comunità ebraica, con la sua vivacissima, brulicante polifonia, era perduta per sempre. Dopo il grande successo de “Gli Effinger”, Gabriele Tergit narra le vicende di cinque famiglie berlinesi sradicate dalla ferocia della storia del Novecento. Quella sera c’erano gli Stern e i Kollmann, i Mayer e gli Jacoby, c’era il generale von Rumke, il caporedattore del «Berliner Rundshau» Stephan Heye oltre a una variopinta schiera di personaggi minori. Alcuni erano esponenti delle famiglie più in vista, altri di ceti più modesti. Hitler era appena stato nominato cancelliere e le loro vite non sarebbero più state le stesse. Praga oppure Parigi, Londra o gli Stati Uniti, queste le destinazioni dove chi riuscì a fuggire avrebbe trovato riparo. Era la fine di un’epoca e di tutto un mondo. Dall’Impero alla Prima guerra mondiale, passando per la Repubblica di Weimar e il Terzo Reich, fino al secondo dopoguerra, “Berlino, addio” ritrae tre generazioni di tedeschi con il respiro di un’epopea e l’attenzione ai destini individuali di un classico del Novecento.
Il popolo è immortale
Vasilij Grossman
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2024
pagine: 285
«Che cosa me ne faccio, ora, della mia vecchia vita, del mio lavoro ostinato e prezioso, di gioie e delusioni, dei miei pensieri, delle pagine che ho scritto?» si chiede Sergej Bogarëv mentre percorre il fronte nell’agosto del 1941, i tedeschi avanzano e le truppe sovietiche inesorabilmente retrocedono. È «una guerra mai vista prima», quella che si è abbattuta sul suo paese; una guerra che l’ha strappato all’insegnamento del marxismo e trasformato in commissario politico di un battaglione che, nel tentativo disperato di rallentare l’offensiva nazista, si ritroverà isolato oltre le linee nemiche; una guerra che per lui – come per tutti gli altri protagonisti del romanzo – segna una cesura netta e irreparabile. «Il popolo è immortale, la sua causa è immortale. Ma non si può risarcire la perdita di un uomo!» scriverà Grossman poco dopo la fine della guerra. E così, pur desideroso di infondere in chi combatteva ottimismo e coraggio, ci racconta i primi mesi dell’invasione tedesca – antefatto di "Stalingrado" e "Vita e destino" – attraverso pagine dure, che dipingono la distruzione e le disfatte, i pensieri dei soldati, la marcia dei contadini nella notte, sotto le "scie rosse dei proiettili traccianti che strisciavano lente verso le stelle», i campi e i boschi sottratti a chi ne conosceva da sempre ogni segreto e il vano eroismo di uomini semplici mandati a fronteggiare «l’esercito più forte d’Europa». Pagine di un ‘romanzo sovietico’, ma così audaci da abdicare a ogni ligia ortodossia. E, come sempre in Grossman, attraversate da un soffio epico che le trasforma in grande letteratura.
I costruttori di ponti
Rudyard Kipling
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2024
pagine: 64
L’occasione per scoprire o riscoprire uno dei racconti più profondi, cangianti e «indecidibili» di Kipling. «Un ponte è ciò che Kipling voleva essere tra l’Oriente della sua giovinezza e l’Occidente dell’età adulta. Aveva ventitré anni quando lasciò l’India dov’era nato, portandosi via una vasta memoria di storie, nomi, immagini, paesaggi, fantasie, e passò il resto della sua vita a scriverne, tra l’Europa e gli Stati Uniti. Qui il racconto comincia come nella Bibbia: c’è un cantiere, all’inizio. I costruttori di ponti, l’intelligenza dell’uomo, contro un fiume sacro agli dèi. Poi, il Diluvio. Il Gange sale per via della pioggia, minaccia di distruggere l’opera, ed ecco che Kipling butta all’aria il mito biblico con splendido senso dell’umorismo indiano: l’ingegnere inglese drogato d’oppio sogna un convegno di Celesti animali, e assiste al processo che salverà o condannerà il suo destino. Il coccodrillo furibondo, la scimmia vanitosa, la perfida tigre: “Il libro della giungla” fa irruzione. L’unico testimone è il lascar Perù, vero protagonista della storia. Abilissimo tuttofare, una vita sui piroscafi della Compagnia delle Indie, poco devoto al suo guru e irrimediabilmente diviso a metà. Mezzo moderno, mezzo antico. Mezzo costruttore di ponti e mezzo adoratore degli dèi. Non sa più a cosa credere, Perù, se non forse al lavoro e all’oppio. È lui il ponte tra i due mondi, Oriente e Occidente, che, scrive Kipling in una poesia, «non si incontreranno mai»: ma possono guardarsi dalle rive del grande fiume. E il fiume – la terra – è infine ciò che resta, e che continuerà a scorrere, dopo l’uomo e anche dopo gli dèi, quando i ponti saranno un lontano ricordo e Brahma avrà smesso di sognare» (Paolo Cognetti).
La Certosa di Parma
Stendhal
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2024
pagine: 626
Stendhal fu un profondo conoscitore e ammiratore dell’Italia. Vi frequentò principi, militari, dame famose, poeti e artisti. Questo romanzo, il più tipico dei suoi, racconta il nostro paese attraverso le vicende del giovane Fabrizio del Dongo, incerto tra sogni d’amore e di gloria. Sono gli anni di Napoleone, di fermenti ideali e di passioni trascinanti: Fabrizio va alla guerra ma torna presto in Italia dove comincia per lui una lunga stagione di incredibili avventure. Famosi gli episodi della battaglia di Waterloo, le descrizioni degli intrighi di Corte e della prigionia: Stendhal riesce a raccontare l’amore, l’eroismo e l’astuzia coinvolgendo i lettori e nello stesso tempo assistendo con animo distaccato allo svolgersi degli eventi, proprio lui che in questo romanzo ha trasfuso ogni sua autentica esperienza di vita. Completano il volume un’introduzione di Emilio Faccioli, un saggio di György Lukács e la cronologia della vita e delle opere.
Memorie di un pazzo
Nikolaj Gogol'
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2024
pagine: 103
«Confesso che da qualche tempo ho cominciato a vedere e sentire cose che nessuno ha mai visto o sentito». Così scrive nel suo diario il consigliere titolare Popriščin – funzionario di rango non elevato ma di grandi ambizioni, roso dal senso di inferiorità, dall’invidia verso più altolocati colleghi al servizio dello Stato –, che ritiene un privilegio l’incarico di temperare, una volta alla settimana, le penne d’oca di un superiore della cui figlia è segretamente innamorato. Nelle pagine che accolgono le sue frustrazioni e i suoi sogni di gloria si insinuano le sempre più assurde fantasie che lo abitano: mucche che comprano il tè, il carteggio tra due cagnoline dal quale apprende che la giovane amata andrà in sposa a un altro. Lo sdegno e un’impotente rabbia lo precipitano definitivamente nella follia («burocratica» questa, priva del demoniaco romanticismo che caratterizza l’insania del pittore nel Ritratto, un altro dei «racconti pietroburghesi» di Gogol’). Persa del tutto la ragione – ora si crede Ferdinando VIII, re di Spagna –, Popriščin viene rinchiuso in un manicomio, dove si occupa degli «affari di Stato» e si angoscia per la sorte della Luna. Dinanzi al suo delirio, alle grida strazianti per le «cure» brutali che gli vengono inflitte, anche a noi non resta che ripetere, come Popriščin: «Vabbè, vabbè, silenzio!». Un silenzio che verrà riempito dalla voce stridula e penetrante dell’Uomo del sottosuolo di Dostoevskij.