Pontificio Istituto Biblico: Analecta Biblica
Struttura e teologia della prima Lettera di Giovanni
Giorgio Giurisato
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1998
pagine: 722
La prima Lettera di Giovanni è considerata uno dei testi del NT più densi di dottrina - basti pensare alle affermazioni su Dio luce e amore, alle confessioni di fede cristologiche e alle esigenti condizioni della nostra comunione con Dio - ma anche uno dei più difficili per l'insieme dei problemi che presenta. Il volume affronta principalmente quello della struttura letteraria del testo giovanneo: nella prima parte l'autore espone il vasto panorama storico dei vari tentativi di soluzione, nella seconda propone una nuova soluzione che tocca il livello letterario, retorico e teologico.
Le passage de la mer. Étude de la construction, du style et de la symbolique d'Ex. 14, 1-31
Jean-Louis Ska
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1997
pagine: 204
Melchisedek e l'angelologia nell'Epistola agli ebrei e a Qumran
Franco Manzi
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1997
pagine: 452
La scoperta, nella grotta XI di Qumran, di un lungo frammento che mette in scena un personaggio chiamato "Malkì sedeq" ha provocato un confronto con l'Epistola agli Ebrei, la quale attribuisce a Cristo il sacerdozio "secondo l'ordine sacerdotale di Melchisedek". Ne sono derivate affermazioni di dipendenza diretta. In se stessa, l'idea di una dipendenza diretta non è assurda. Se fosse dimostrata vera, sarebbe d'aiuto per un'interpretazione più comprensiva dell'Epistola agli Ebrei. Nella presente opera un gran numero di schemi e specchietti mette in rilievo le constatazioni fatte e le conclusioni raggiunte. Viene dimostrato che non è giustificata la tendenza a confondere le prospettive malkìsedeqiane dei diversi scritti di Qumran. Non è corretto parlare in modo generico della figura di Malkì sedeq a Qumran, perché vi si trovano diverse figure con tratti nettamente differenti. Un'altra osservazione importante è che, messo da parte l'Apocrifo della Genesi, che segue da vicino il testo della Bibbia, i testi qumranici non fanno riferimento esplicito ne al racconto della Genesi ne all'oracolo del Salmo 110. Il suggerimento più interessante della presente ricerca consiste nell'interpretare le due parole "Malkì sedeq" nel testo della grotta XI come un titolo applicato a Dio stesso. Quanto ai rapporti tra l'Epistola agli Ebrei e i testi malkìsedeqiani di Qumran, un'indagine dimostra differenze considerevoli.
E fu annoverato fra iniqui. Prospettive di lettura della passione secondo Luca alla luce di Lc. 22, 37 (Is. 53, 12 d)
Pierantonio Tremolada
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1997
pagine: 288
Una linea non minoritaria dell'esegesi lucana continua a ritenere che il terzo evangelista abbia notevolmente affievolito il ruolo della croce di Gesù e le abbia negato uno specifico valore salvifico. A differenza di Paolo e di Marco, Luca non conosce una Theologia crucis ma solo una Theologia gloriae. Il presente studio intende sottoporre una simile convinzione al vaglio critico di un'indagine esegetica del racconto lucano della passione. Essa prende le mosse dal testo di Le 22,37 ed è impostata secondo una metodologia che tende a coniugare l'istanza storico-critica con quella sincronico-narrativa. Il passo di Le 22,37, contiene la citazione di ls53,12d e quindi rinvia al quarto carme del servo di jhwh. La ricerca, che mira ad identificare il peso e la funzione ermeneutica di ls53,12d prima all'interno del quarto carme isaiano e poi nella sezione narrativa di Le 22-23, approda a conclusioni diametralmente opposte rispetto alla tesi sopra ricordata. Proprio il riferimento alla figura profetica del servo di jhwh, sottostante all'interno lucano della passione, permette di affermare non solo che Luca attribuisce alla morte in croce di Gesù un preciso valore salvifico ma che egli ne fornisce una propria singolare interpretazione, in rapporto coerente ed anzi fondativo con le prospettive che la critica gli riconosce peculiari, vale a dire la rivelazione della misericordia di Dio e la teologia della storia.
La versione greca del Siracide. Confronto con il testo ebraico alla luce dell'attività midrascica e del metodo targumico
Antonino Minissale
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1995
pagine: X-334
Notte di paura e di luce. Esegesi di Sap. 17, 1-18, 4
Luca Mazzinghi
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1995
pagine: XXXII-360
La notte e il suo sole. Luce e tenebre nel libro di Giobbe. Analisi simbolica
Gianantonio Borgonovo
Libro
editore: Pontificio Istituto Biblico
anno edizione: 1995
pagine: XIV-498
Lo studio vuole saggiare la fecondità di un'analisi simbolica applicata al Libro di Giobbe. L'ouverture di Gb 3 e i discorsi di jhwh, preceduti dalia prolessi lirica di Gb 28, sono gli estremi di un fecondo tragitto simbolico. Negli interventi di Giobbe, come nelle parole degli amici, si ha infatti predominanza del Regime diurno: il giorno fagocitato dalla notte (Giobbe) come la notte illuminata dal principio solare della retribuzione (gli amici) producono strutture simboliche analoghe, sebbene conducano poi a interpretazioni opposte del "caso Giobbe". La dinamica simbolica sfocia nella hokmà, un simbolo emblematico del Regime notturno. L'uomo non trova la hokmà come un oggetto tra gli altri; egli la scopre solo se percepisce di essere simbolo in dialogo con il Creatore. Questa scoperta conduce il protagonista del dramma a "dire Dio" in modo nuovo: Dio rimane Dio malgrado "polvere e cenere" (cf 42,6), e la vita di Giobbe è una notte, nel cui grembo il sole percorre un viaggio misterioso, prima di approdare a una nuova aurora.

