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Donzelli: Piccola Biblioteca Donzelli

Contro l'inquisizione

Contro l'inquisizione

Ludovico Antonio Muratori

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2023

pagine: 208

A metà Settecento in Portogallo si verificò una situazione che aveva pochi precedenti. Si diceva che molti sacerdoti chiedessero ai fedeli che si confessavano di rivelare i nomi dei loro complici, per poterli redarguire. Si poneva tuttavia un problema: era possibile violare la segretezza della confessione per correggere chi sbagliava? E perché i vescovi non punivano i sacerdoti che si macchiavano di quei crimini? In verità, nessuno stava infrangendo il vincolo del sacramento. Dietro quelle accuse, create ad arte, si celava la volontà dell’Inquisizione di controllare il clero e limitare la giurisdizione dei vescovi, tacciati di negligenza e di scarsa sorveglianza. Non si trattava di una questione locale: in discussione c’erano gli equilibri di potere all’interno dell’istituzione ecclesiastica. Dopo che l’inquisitore di Portogallo e il patriarca di Lisbona si scagliarono contro i vescovi portoghesi, la schermaglia si estese infatti fino a Roma, suscitando un dibattito di portata internazionale. La battaglia infuriò nonostante gli sforzi di Benedetto XIV di placare gli animi, e a essere coinvolte furono personalità di spicco del panorama europeo. Tra di esse Lodovico Antonio Muratori che, ingaggiato dai vescovi, compose un’operetta latina intitolata Lusitanae Ecclesiae religio in administrando poenitentiae sacramento. Edito nel 1747, il volume ribadiva la sacralità del sigillo della confessione e condannava con sdegno le calunnie elaborate dall’Inquisizione contro l’episcopato del Portogallo. Gli inquisitori – spiegava Muratori – dovevano essere tenuti lontano dalle rivelazioni che i credenti consegnavano ai loro confessori, ed era proprio l’Inquisizione ad aver provocato i danni più gravi alla religione cristiana. Il pamphlet è ora presentato in edizione moderna e commentata. L’introduzione di Matteo Al Kalak svela i retroscena di una spy-story in cui furono coinvolti illustri gesuiti, eminenti cardinali della Curia romana, inquisitori, intellettuali e ghost writers. La traduzione, curata da Francesco Padovani, è poi arricchita da un agile apparato critico che permette al lettore di inquadrarne i contenuti all’interno del dibattito settecentesco. Ne emerge un Muratori combattivo e tenace, impegnato, al termine della sua vita, a liberare la Chiesa dalla morsa di un’Inquisizione divenuta insopportabile e sempre più pericolosa.
22,00

Il principe. Testo a fronte in italiano moderno

Il principe. Testo a fronte in italiano moderno

Niccolò Machiavelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2022

pagine: 336

Chiosato, interpretato, adattato e spesso anche violentato, Il Principe ha troppo spesso finito per smarrire la propria fisionomia e assumere quella dei suoi ammiratori o detrattori. Questa edizione nasce precisamente dall’auspicio di favorire una nuova intimità con un grande classico più citato che letto, anzitutto giovandosi di una versione in italiano moderno appositamente realizzata da Carmine Donzelli. La traduzione accompagna, a fronte, il testo originale del Principe, mantenendo il procedere spezzato, le peculiarità e – diciamolo pure – la bellezza della prosa machiavelliana, ma al tempo stesso scioglie gli inevitabili ostacoli linguistici e permette di avvicinarsi al testo senza le consuete difficoltà della prima lettura. Alla traduzione di Donzelli si aggiungono un commento in nota e un’introduzione di Gabriele Pedullà, che, liberati del compito di spiegare la lingua e sciogliere il significato di un italiano che non ci è più familiare, seguono il filo delle teorie politiche e del retroterra storico e letterario del pensiero machiavelliano, illuminandone tutta la straordinaria forza concettuale e i legami con la cultura del tempo.
19,90

Il principe. Edizione del cinquecentennale

Il principe. Edizione del cinquecentennale

Niccolò Machiavelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2021

pagine: 472

Da cinquecento anni il Principe funziona come una sorta di specchio nel quale non cessa di riflettersi la coscienza occidentale, proiettando sulle parole di Machiavelli ansie, ossessioni, speranze, paure. Politica e morale, mezzi e fini, il partito come moderno principe, l'emergere dello Stato, la politica come tecnica, i fantasmi del totalitarismo... In quanto presunto fondatore della modernità politica, Machiavelli entra obbligatoriamente in qualsiasi discorso filosofico sulla vita associata. Eppure, questo successo ha avuto un prezzo considerevole. Chiosato, interpretato, adattato e spesso anche violentato, il Principe ha troppo spesso finito per smarrire la propria fisionomia e assumere quella dei suoi ammiratori o detrattori. Questa edizione del cinquecentennale nasce precisamente dall'auspicio di favorire una nuova intimità con un grande classico più citato che letto, anzitutto giovandosi di una versione in italiano moderno appositamente realizzata da Carmine Donzelli.
30,00

Discorso e verità nella Grecia antica

Discorso e verità nella Grecia antica

Michel Foucault

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2019

pagine: 161

Chi è colui che può «dire la verità»? E quali rischi corre? Quanto gli può costare il suo «parlar chiaro»? E ancora: qual è il rapporto tra la verità e il potere? Deve coincidere, il dire la verità, con l'esercizio del potere, o deve essere un'attività del tutto indipendente e separata? Verso la fine del V secolo a.C., nella Grecia classica, la verità comincia ad essere percepita come un problema. Anzi, secondo Foucault, la problematizzazione della verità è l'elemento che caratterizza la fine della filosofia presocratica e l'inizio della filosofia così come ancora oggi noi la conosciamo. L'obiettivo dichiarato di queste lezioni, tenute a Berkeley nel 1983, è appunto quello di ricostruire, attraverso la problematizzazione del concetto di verità, «una genealogia dell'atteggiamento critico nella filosofia occidentale». Il metodo seguito è quello dell'analisi filologica. Protagonista di questo seminario foucaultiano è infatti una parola, il termine 'parresia', che connota, nella lingua greca, l'attività di colui che dice la verità. Seguendone il percorso nelle tragedie di Euripide, nei testi «socratici» di Platone, e poi in quelli di Aristotele e Plutarco, Epitteto e Galeno, Foucault restituisce a pieno le tensioni etiche della società greca, e insieme propone la questione centrale del suo metodo di indagine: vi sono momenti, nella storia del pensiero, in cui certe realtà — la verità, la criminalità, la follia, il sesso — diventano «un problema»; è su questi momenti che conviene addensare l'attenzione, è lì che bisogna indagare. In questa edizione le lezioni di Berkeley sono accompagnate in appendice dal testo integrale della conferenza tenuta da Foucault all'Università di Grenoble nel maggio del 1982, in cui si possono rintracciare in forma embrionale i filoni di ricerca che svilupperà nel corso del suo lavoro sulla parresia. Introduzione di Remo Bodei. In appendice il testo della conferenza di Grenoble sulla "Parresia".
16,00

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica

Walter Benjamin

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2019

pagine: LXXV-200

Tra il 1935 e il 1940, l'anno della sua morte, Benjamin lavorò a più riprese al suo saggio più importante: "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica". Il saggio s'interroga sul destino dell'arte nel contesto delle trasformazioni radicali indotte dall'invenzione e dalla diffusione di nuovi dispositivi tecnologici quali la fotografia e il cinema. Con somma lucidità Benjamin coglie nel tratto che accomuna queste nuove forme dell'arte (la riproducibilità tecnica capace di annullare la distinzione tra originale e copia) lo sconvolgimento del tradizionale rapporto tra il pubblico e il mondo dell'arte. Soggetti della fruizione estetica, con la diffusione della macchina fotografica e soprattutto con il cinema, non sono più isolati individui che sprofondano nella contemplazione di un quadro o nella lettura di una poesia. Sono, piuttosto, le masse: una folla anonima, abituata tanto ai ritmi convulsi della produzione industriale quanto agli choc subiti nella quotidianità delle moderne metropoli. Ma la profetica analisi di Benjamin si spinge ben oltre l'ambito estetico. Negli stessi anni in cui nazismo e fascismo minacciavano di prevalere e di cancellare la buona tradizione europea, Benjamin vede profilarsi una nuova epoca del rapporto tra arte, tecnica e politica. Un'epoca che non concede spazio a sconsolati rimpianti per il cattivo tempo che fu e che riguarda il nostro stesso presente. Di qui la rinnovata attualità di questo saggio, che costituisce un momento decisivo di quella riflessione sul Moderno che Benjamin avvia nella grande opera, non terminata, sui Passages parigini. Seppur non incompiuto, il saggio sull'opera d'arte si presenta come caratterizzato da una pluralità di stesure e da un'avventurosa vicenda editoriale — ben raccontate nell'Introduzione di Fabrizio Desideri — che ne fanno un lavoro ancora alla ricerca di uno sviluppo teorico e di un'esposizione adeguati alla complessità e profondità della sua intuizione originaria. Appunto allo spirito e alla lettera di tale complessità la presente edizione intende rimanere fedele, offrendo al lettore italiano le cinque stesure del saggio scritte tra l'autunno del 1935 e l'estate del 1936.
20,00

L'Europa. Storia di una civiltà

L'Europa. Storia di una civiltà

Lucien Febvre

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2019

pagine: 333

Che cos’è l’Europa, per Lucien Febvre? Che cosa rappresenta questo «continente» agli occhi del grande storico francese, nei mesi in cui si chiude il sipario dell’ultima e più distruttiva guerra europea? In queste pagine, nate da un corso tenuto da Febvre al Collège de France nel 1944-45, l’eco degli accadimenti nutre la rivisitazione dello storico. Il fatto è che l’idea di Europa sembra accamparsi sotto la bandiera di una inafferrabile vaghezza: «Un ideale, un sogno. Una estensione di territori estensibili a non finire». Fuori dalla storia, l’Europa, semplicemente non esiste. Ma allora, quando nasce l’Europa? Essa è figlia della disgregazione dell’unità mediterranea, ellenica e romana. Solo quando l’Impero romano crolla si danno le condizioni perché si possa cominciare ad aggregare una civiltà europea. Ma questa nuova realtà nasce da una grande mutilazione. L’Islam irrompe nel vecchio mondo greco-romano disgregandolo. Ed è contro l’Islam che nasce la costruzione carolingia, atto costitutivo dell’Europa in idea. Parte integrante di quest’idea fu, all’inizio, l’espansione di una cristianità concepita come il vero elemento unificante. Quel passaggio da un mondo mediterraneo a un mondo in cui il centro di gravità si sposta a nord ha determinato poi uno «slancio europeo» che è stato soprattutto uno slancio economico. Scorrono così sotto gli occhi dello storico le successive incarnazioni europee. Europa, equilibrio di potenze. Europa, patria delle élites intellettuali del XVIII secolo. E, dopo la Rivoluzione, Europa nemica delle nazioni. Europa, infine, rimedio disperato dopo la catastrofe della grande guerra. L’Europa, insomma, non è una cosa semplice, non si incide bell’e pronta sopra una tabula rasa. «Ciascuna parte d’Europa ha dietro di sé una terribile storia “contro”. Perciò l’idea di un dominatore che sottometta tutto l’Universo, è una idea vana. E, bisogna aggiungere, sanguinaria». Lo spettro del dittatore appena sconfitto domina le ultime pagine del libro. Febvre recalcitra all’idea di una unificazione europea. Non sono ancora maturi gli anni del rinnovato progetto europeista. A distanza di settant’anni, è possibile misurare la difficile strada che l’Europa storica ha compiuto, ma anche vedere la problematicità di questo progetto e i rischi che deve fronteggiare. Rileggere oggi queste lezioni – ripubblicate ora nella Piccola Biblioteca Donzelli con una prefazione di Guido Crainz – aiuta a comprendere la presente crisi europea: le parole di Febvre rimangono come un monito, sia per gli euroscettici che per gli europeisti. L’Europa può espandersi solo a patto di non prevaricare le altre civiltà: quelle che la compongono e quelle che ha di fronte.
25,00

Scritti sull'alienazione. Per la critica della società capitalistica

Scritti sull'alienazione. Per la critica della società capitalistica

Karl Marx

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 158

La teoria dell'alienazione occupa un posto di rilievo nell'opera di Marx ed è stata a lungo considerata uno dei suoi contributi più significativi alla critica della società borghese. Mediante i concetti di lavoro estraniato, sussunzione dellavoro al capitale e feticismo delle merci, Marx disvelò le condizioni di sfruttamento della classe lavoratrice nella società capitalistica. Nel passato, la gran parte degli autori che hanno scritto su questa tematica si è erroneamente basata sulle sue opere giovanili. In questa antologia, al contrario, Marcello Musto ha selezionato e ricostruito, con grande rigore filologico e interpretativo, soprattutto le pagine degli scritti economici di Marx, nelle quali le sue riflessioni furono ben più approfondite e particolareggiate di quelle dei suoi primi manoscritti filosofici. L'interesse dei testi contenuti nel volume è accresciuto dalla combinazione della critica dell'alienazione con la descrizione della società post-capitalistica teorizzata da Marx. La denuncia della nuova schiavitù imposta dal capitale è completata, in alcuni casi, da preziose indicazioni sul profilo della società comunista, concepita da Marx come la forma possibile di emancipazione umana. Dall'insieme di questi brani emerge un autore secondo il quale la libertà e il libero sviluppo delle individualità non hanno minore importanza dell'uguaglianza e della dimerisione collettiva. In occasione del bicentenario della nascita, Marx viene riscoperto, ancora una volta, e le sue opere ripubblicate in tutto il mondo. La riproposizione delle sue migliori pagine sulla critica dell'alienazione nella società capitalistica fornisce un prezioso strumento critico sia per la comprensione del passato che per la trasformazione del presente.
18,00

L'opinione pubblica

L'opinione pubblica

Walter Lippmann

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 315

In un mondo dominato dal web, dalla bulimia comunicativa e dalle cosiddette «fake news», può accadere di pensare che le ambiguità e le manipolazioni che presiedono alla formazione di un'opinione collettiva nelle nostre società democratiche si siano determinate solo di recente, e solo in funzione delle ultime innovazioni tecnologiche. Non è affatto così. La questione della formazione di un'opinione pubblica - che certo si è fatta più complessa e intricata nel mondo globalizzato di internet - ha origini ben più lontane. Questo libro ne è la più significativa e più consapevole testimonianza. Pubblicato nel 1922, "L'opinione pubblica" conserva a distanza di cento anni la sua carica profetica, la sua lucida provocatorietà e la sua ricchezza descrittiva. L'autore, Walter Lippmann, avviato a una brillante carriera di giornalista e saggista, aveva ricoperto nel 1917 la carica di sottosegretario aggiunto Usa alla Guerra: un breve interludio, che gli aveva consentito di occupare un punto di osservazione strategico sulle convulsioni comunicative di una società democratica, apparentemente inconsapevole della propria complessità. L'assunto del libro - un classico «fondativo» della sociologia dei media - è limpido e preciso: come avviene quel complesso e solo apparentemente «normale» processo attraverso cui i nostri punti di vista, le nostre idee circa la sfera delle esperienze civili e politiche condivise diventano Opinione pubblica, Volontà nazionale, Mente collettiva, Fine sociale? In che modo «l'opinione pubblica» costruisce i propri miti, i propri eroi, i propri nemici, strappandoli alla storia e catapultandoli in una sorta di leggenda potentissima, e al tempo stesso effimera? Lippmann indaga e descrive i meccanismi attraverso cui le immagini «interne» elaborate nelle nostre teste ci condizionano nei rapporti con il mondo esterno, gli ostacoli che limitano le nostre capacità di accesso ai fatti, le distorsioni provocate dalla necessità di comprimerle; infine, la paura stessa dei fatti che potrebbero minacciare la vita consueta. A partire da questi limiti, l'analisi ricostruisce come i messaggi provenienti dall'esterno siano influenzati dagli scenari mentali di ciascuno, da preconcetti e pregiudizi. Il testo di Lippmann ci offre anche una lucida critica dei limiti insiti nel sistema democratico, che ambisce a governare società complesse attraverso meccanismi di formazione del consenso non sempre limpidi, trasparenti, irreprensibili, su cui è opportuno esercitare il massimo di attenzione e di vigilanza critica. Prefazione di Nicola Tranfaglia.
22,00

Economia e società. Dominio

Economia e società. Dominio

Max Weber

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 609

«In fin dei conti il concetto di "dominio" non è univoco. È incredibilmente dilatabile. Ogni relazione umana, anche del tutto individuale, contiene elementi di dominio, forse reciproco (questa è addirittura la regola, ad esempio, nel matrimonio)». Così scriveva Max Weber a Robert Michels, alla fine del 1910. Questo monumentale volume, i cui scritti risalgono agli anni precedenti la Grande guerra, è la risposta alla sfida di una classificazione per tipi e per forme strutturali di quel concetto incredibilmente «dilatabile». Nelle sue illuminanti esposizioni, quest'opera contiene la più antica stesura della «sociologia del dominio» inclusa nel lascito weberiano, in una disposizione dei testi che una volta per tutte emenda le numerose scelte arbitrarie apportate dai primi curatori. La versione più ampia di questo classico della sociologia politica e giuridica viene presentata dopo un'accurata revisione filologica, con un commento storico dettagliato, che la inserisce nel dibattito in atto all'epoca della redazione del testo, segnalando fonti e interlocutori di Weber, espliciti e impliciti. Troviamo qui enunciate le tipologie fondamentali del dominio: dalle civiltà antiche agli Stati moderni, dalle culture tribali alle comunità monastiche, dal feudalesimo ai principati patrimoniali, il fenomeno del dominio, centrale in ogni aggregazione sociale e comunitaria, è indagato da Weber con la sua padronanza dei diversi ambiti della storia universale e con la sua maestria nel connettere regioni tematiche e situazioni storiche allo stesso «tipo ideale». Un'ampia analisi è dedicata al «dominio carismatico»: con un'intuizione destinata a durare, il concetto di carisma viene mutuato dalla storia della Chiesa e utilizzato per l'analisi dei rapporti tra capi e seguaci in politica. A queste decisive ricerche si aggiunge un lungo testo dal titolo «Stato e ierocrazia», che affronta i rapporti tra il potere politico e quello religioso, cui è affiancata l'edizione critica di una parte del manoscritto originale. Il volume contiene infine il breve scritto su «I tre tipi puri di dominio legittimo», ritrovato nel lascito: una fulminante sintesi della dottrina weberiana.
42,00

La luminosa virtù. Un'idea di costituzione nel Mezzogiorno del Seicento. Pagine da «La scienza della legislazione»

La luminosa virtù. Un'idea di costituzione nel Mezzogiorno del Seicento. Pagine da «La scienza della legislazione»

Gaetano Filangieri

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2017

pagine: 183

Come riformare uno Stato nell'età dell'assolutismo? E questo il quesito che affronta la "Scienza della legislazione" di Gaetano Filangieri, un'opera del pensiero civile italiano dell'Illuminismo. La tesi essenziale di Filangieri era che l'opera riformatrice dovesse cominciare dalle leggi, in modo da poter stabilire attraverso di esse un corretto rapporto tra re e sudditi. Il grande pensatore napoletano prefigurava, in tal modo, sulla scia di Montesquieu, una forma di Stato che si sarebbe solo con difficoltà affermata nell'Europa continentale: la monarchia costituzionale. Filangieri si ispirava soprattutto alla Rivoluzione americana, che alla base dell'edificio istituzionale poneva la virtù dei cittadini. Con confuciano pragmatismo, il giovane filosofo napoletano capì che nessuna norma avrebbe potuto funzionare senza la spontanea adesione e la compartecipazione di governanti e governati. Era necessaria una profonda riforma morale che doveva partire dal basso, attraverso un sistema di educazione civile diffuso, a diversi gradi, in tutto il paese, senza distinzioni di luogo e di censo. Conosceva Filangieri l'opera di Confucio? Certamente sì. Un gesuita napoletano aveva tradotto per la prima volta nel 1590 i classici del grande filosofo orientale e sempre a Napoli, nel 1732, era stato fondato da Matteo Ripa il Collegio dei Cinesi. Nella popolosa capitale delle Sicilie, lungo le vie del mare, confluivano le grandi opere del pensiero politico. Dalla sua villa di Vico Equense, Filangieri immaginò un'utopia possibile per il Mezzogiorno, nella convinzione che fosse quella l'unica via percorribile per spianare la strada a un nuovo mondo di pace e di virtù. Nella sua opera il pensatore napoletano enuncia quelli che ci appaiono ancora oggi come veri e propri principi universali, validi in tutte le democrazie: aborrire la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti interni ed esterni; promuovere la felicità dei cittadini con un sistema legislativo chiaro e uniforme su tutto il territorio nazionale; abolire il regime feudale; favorire le opere dell'intelletto e le libere associazioni; separare Stato e Chiesa e ridimensionare la proprietà ecclesiastica; istituire un sistema gratuito di pubblica istruzione e favorire i cittadini virtuosi; garantire la libertà di espressione; condividere con gli Stati europei i valori comuni di tranquillità, sicurezza e diritto delle genti; trasformare la società in modo graduale con un piano di riforme e col ripudio di ogni violenza; assicurare il benessere economico dei cittadini. Scelti e commentati dalla cura di Eugenio Lo Sardo, i brani più significativi e curiosi di questa "utopia civile" ispirata al Mezzogiorno d'Italia vengono qui proposti in un volume che riporta a evidenza il pensiero di un grande filosofo politico del nostro patrimonio intellettuale. Presentazione di Fondazione con il Sud.
25,00

Stato e rivoluzione

Stato e rivoluzione

Lenin

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2017

pagine: 221

Il 7 luglio 1917, nel pieno della fase convulsa che segue la rivoluzione di febbraio, Lenin scrive al compagno Kamenev: "Se mi fanno fuori, vi prego di pubblicare il mio piccolo opuscolo: 'Il marxismo e lo Stato' (rimasto a Stoccolma). È un quaderno rilegato, con una copertina azzurra. Tutte le citazioni di Marx ed Engels sono state raccolte. Vi e una serie di note e di osservazioni, di formulazioni". Tra i mesi di agosto e settembre, Lenin riprende quegli appunti rielaborandoli in un testo articolato in sei capitoli, ma il sopraggiungere di esigenze pratiche più impellenti lo costringe a sospendere di nuovo il lavoro. "Mi ha 'intralciato' - scriverà Lenin - la crisi politica, la vigilia della rivoluzione d'ottobre. E più piacevole e più utile fare 'l'esperienza della rivoluzione' che scriverne". In effetti, rientrato da Stoccolma a Pietrogrado, Lenin organizzerà attivamente la sommossa che si concluderà il 7 novembre con la presa del Palazzo d'Inverno. Nonostante questo carattere discontinuo e accidentato, "Stato e rivoluzione" ha conosciuto un destino raramente riservato a un libro: è stato visto, a torto o a ragione, come il manifesto teorico di uno dei più grandi eventi rivoluzionari che abbiano segnato la storia del Novecento. Più ancora, il libro ha rappresentato, nei decenni successivi, e particolarmente nel campo comunista, il punto di partenza obbligato di ogni discussione attorno ai caratteri di ogni compagine statale instauratasi dopo la rivoluzione: dalle utopie della "transizione" verso la società socialista alle teorizzazioni della "dittatura del proletariato", fino alle enunciazioni dei "compiti del partito rivoluzionario" dopo la conquista del potere. Per aver prefigurato i grandi e tragici nodi del dopo-rivoluzione, tra gli scritti di Lenin, "Stato e rivoluzione" è stato quello più influente: il più letto, il più considerato, il più avversato, il più discusso. Negli ultimi decenni poi, per una sorta di fatale contrappasso, è entrato nel limbo di un oblio da cui si sono astenuti solo i più rigidi, e sempre più sparuti, difensori di una conclamata ortodossia. Edizione del centenario con un saggio introduttivo di Tamás Krausz su "Lenin e la rivoluzione d'Ottobre".
25,00

Economia e società. Comunità religiose

Economia e società. Comunità religiose

Max Weber

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2017

pagine: 436

La villa Savoye progettata da Le Corbusier è, quasi per antonomasia, l'icona della modernità architettonica. Non vi è forse altro manufatto che racchiuda la quintessenza di un canone estetico che ha contraddistinto il Novecento. Il fatto è, però, che una tale icona è destinata a mettersi continuamente in discussione e a contraddirsi. Ecco perché, nel corso di più di ottanta anni, la sua storia ha oscillato sistematicamente tra paradigma e rovina. Realizzata tra il 1928 e il 1931 alle porte di Parigi per i coniugi Savoye, questa vera e propria accademia invisibile della modernità negli anni successivi alla guerra cade velocemente in rovina. Utilizzando materiali d'archivio, disegni, epistolari, diari, schizzi, fotografie - in larga parte inediti e riprodotti negli apparati iconografici del volume - gli autori raccontano una vicenda appassionante in cui Le Corbusier prima, Jean Dubuisson e chi lavorerà sulla villa poi, faranno di questa architettura il terreno di un lento slittamento verso un restauro che ha nell'autenticità e nell'autorialità i suoi presupposti fondamentali. Grazie a questa esemplare «microstoria», il lettore viene così proiettato nell'autunno di una modernità che comincia a diventare valore universale. Mostre, saggi, libri, carteggi infuocati infatti ne consolideranno anche l'interpretazione, che rimarrà correlata al primo restauro della villa. Sulla scena, accanto al protagonista, che rivendica in tutti i modi i suoi diritti autoriali, una selva di architetti, critici, ministri, funzionari, che combattono la loro battaglia per la salvaguardia e il «restauro». È infatti proprio intorno alla villa che nascerà con vent'anni di anticipo la vera discussione sul restauro del moderno. Il libro offre un percorso che solo l'integrazione di due punti di vista troppo spesso distanti può garantire, quello di uno storico e di una restauratrice, come esempio di un lavoro di indagine innovativo anche nel metodo.
38,00

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