Abscondita
Picasso
David Hockney
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 83
"Dalla fine degli anni Sessanta sino alla sua morte, nel 1973, Picasso dipinse a un ritmo incredibile, facendo continuamente nuove scoperte pittoriche e realizzandole. Sembrava acquistare slancio giorno dopo giorno. Quando lo slancio creativo si esauriva, ricominciava in un ambito diverso, o faceva in modo che questo avvenisse. Poteva accadere che per mesi abbandonasse la pittura per dedicarsi esclusivamente all'incisione. Ma non interruppe mai il suo lavoro creativo. Nel mese di marzo del 1965 Picasso realizzò trentadue dipinti in dieci giorni, tutti variazioni sul tema dell'artista e la modella. Spesso giunse a creare quattro o cinque opere al giorno, ognuna delle quali meravigliosamente libera. [... ] Aldo Crommelynck, il grande stampatore, mi ha detto che negli ultimi anni di vita Picasso dipingeva molto spesso di notte, nudo. Sono certo che avesse di fronte una splendida ragazza che posava per lui. L'erotismo, in questi ultimi lavori, è molto evidente e chiaramente legato alla sua creatività. All'età di ottantaquattro anni lo troviamo che lotta ancora con la figura, anche se ha disegnato nudi di donna un'infinità di volte, anche se ha dominato la pittura e il disegno. Ogni volta dipinge la figura in modo diverso, ogni volta è pronto a ricominciare. [...] A ottantaquattro anni è disposto a ricominciare a guardare, come se fosse la prima volta, e la sua più profonda lezione è questa: non fare mai affidamento su idee preconcette, perché più guardi, più riuscirai a vedere."
Paradosso sull'attore
Denis Diderot
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 101
"Con un po' di cura, forse non avrei mai scritto nulla di più sottile e di più acuto. È un bel paradosso. Sostengo che è la sensibilità a rendere gli attori mediocri, l'estrema sensibilità gli attori limitati, il sangue freddo e il cervello gli attori sublimi" : così Denis Diderot (1713-1784) scriveva nel 1769 a Grinim, direttore della "Correspondance littéraire", annunciandogli il proprio testo. Soltanto dieci anni più tardi, dopo varie revisioni, il "Paradosso sull'attore" assumerà la sua definitiva forma dialogica, e dovrà attendere il 1830 per essere pubblicato in libro. Ma già al suo apparire in rivista, il testo alimentò l'accesa polemica sviluppatasi nell'Europa settecentesca sulla funzione del teatro, che vide tra i suoi protagonisti autori come Rousseau, Voltaire e Lessing. Ma sarebbe errato relegare il Paradosso nell'ambito della specificità teatrale: nella forma serrata del dialogo, che nel suo movimento dialettico esprime al meglio la complessità del pensiero diderotiano, esso affronta anche il problema, cruciale nell'estetica, del "modello ideale" e della sua funzione nella rappresentazione della realtà. Prendendo posizione contro la "sensibilità", Diderot rifiuta ogni forma passiva, impulsiva di imitazione della natura: l'arte non può ridursi al puro e semplice effetto psicologico dell'immedesimazione, ma deve essere adeguazione critica a un modello, a un fulcro ideale, risultato - a sua volta - di un complesso lavoro di osservazione e di riflessione sui dati del reale.
Raffaello. Il trionfo di Eros
André Chastel
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 128
"Raffaello trascendeva l'umano per la sua perfezione d'uomo e d'artista, per la perfezione dell'"arte e dei costumi insieme". Nacque la leggenda che il quadro destinato a Santa Maria dello Spasmo (ora al Prado) non giunse a Palermo se non dopo un salvataggio che aveva tutti i caratteri del miracolo. Allorché Raffaello morì, il Venerdì Santo del 1520, l'ambasciatore della duchessa di Mantova non esitò a parlare di un segno del cielo simile a quello che accompagnò la morte di Cristo: il palazzo del papa si squarciò e per poco non crollò. Vasari non troverà altra espressione per presentarlo che quella di dio mortale sceso in terra, il dio della "grazia", Eros fatto pittore."
Leonardo filosofo
Karl Jaspers
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 138
"Possediamo di Leonardo solo pochi, mirabili dipinti in un cattivo stato di conservazione, soprattutto la Monna Lisa e l'Ultima cena, nonché un autoritratto di incerta attribuzione, il volto indimenticabile di uno dei Grandi ineguagliabili, e infine un poderoso retaggio di appunti e disegni in migliaia di fogli. Vi si aggiungano le testimonianze di contemporanei e l'influenza esercitata su pittori nelle cui opere è avvertibile una risonanza delle sue idee. In questi resti e frammenti, nelle annotazioni giornaliere, in questa eco Leonardo è ancora percepibile. La fama lo celebra come l'"uomo universale", sapiente in ogni cosa, l'artista che ha aperto la strada all'arte classica italiana, ma la cui fatalità è stata quella di non aver portato a compimento molti dei suoi grandiosi progetti. [... ] Che egli sia stato un filosofo lo si è detto più di rado e generalmente, in modo tanto più risoluto, lo si è negato. [...] Il problema è dunque questo: fu Leonardo essenzialmente artista o scienziato o filosofo, oppure qualcosa che non si lascia assumere sotto le specificazioni usuali della creazione? Leonardo è divenuto il mito di un mistero. Storici dell'arte, delle scienze, della filosofìa hanno fatto delle loro feconde ricerche l'oggetto delle loro comunicazioni. L'obliato dovette essere richiamato alla memoria, il perduto dovette essere recuperato. Ciò che restava nascosto dovette mostrarsi." (dall'introduzione di Karl Jaspers)
La responsabilità dell'artista. Le avanguardie tra terrore e ragione
Jean Clair
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 129
Dopo "Critica della modernità", Jean Clair ritorna con "La responsabilità dell'artista" a fustigare gli "eccessi" dell'arte contemporanea con una ricostruzione delle vicende delle avanguardie nel XX secolo al di fuori degli schemi della storiografia ufficiale. Quali inquietanti connessioni legano l'espressionismo e il nazismo? Perché l'astrattismo è diventato la lingua universale? E perché il sentimento del vuoto tipico di certa cultura americana, dalla pop art al minimalismo, è stato imposto come stile internazionale? Siamo certi che in movimenti come il neoespressionismo e la transavanguardia non si celino nostalgie nazionaliste? Jean Clair, rispondendo a questi interrogativi, sfata il mito dell'artista ribelle e dell'avanguardia come "arte all'opposizione" per rivelare inattese complicità, consce o inconsce, con i versanti più oscuri e minacciosi di un secolo tormentato.
Volare via dal mondo
Peter Greenaway
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 204
"Il thesaurus di immagini del volo di tre millenni di cultura occidentale è senza soluzioni di continuità e quasi senza limiti. Un retaggio tanto vasto non può essere affrontato che un poco alla volta. Questa esposizione di disegni è un piccolo contributo alla Storia del Volo Immaginato e a tutte le frustrazioni ridicole che lo accompagnano. Ogni immagine è stata scelta quale indizio, insegnamento, traccia, direttiva, promemoria nei confronti dei misteri e del Thybris del volo, sia sacri che profani. Ogni immagine è un esempio degli estatici diletti di un volo riuscito o delle conseguenze di un volo fallito. Chissà se, messi insieme, positivo e negativo sarebbero in grado di formare un modello di come anche noi potremmo prendere le vie dell'aria. Metaforicamente, senz'altro. E letteralmente? Può darsi". (Peter Greenaway)
Lettere
Giorgio Morandi
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 159
"Il mio sbigottimento alla notizia della morte di Giorgio Morandi non è quasi tanto per la cessazione fisica dell'uomo, quanto, e più, per la irrevocabile, disperata certezza che la sua attività resti interrotta, non continui; e proprio quando più ce ne sarebbe bisogno. Non vi saranno altri, nuovi dipinti di Morandi: questo è, per me, il pensiero più straziante. E tanto più se ricordo quel che, ancora pochi giorni fa, egli mi diceva: " Se sapesse, caro Longhi, quanta voglia ho di lavorare"; ed anche: "Ho delle idee nuove che vorrei svolgere...". Parole che denunciano l'improprietà, pur molto diffusa, di assimilare il percorso di un artista, soprattutto se anziano, a una parabola. Nella costante lucidità di Morandi, esso fu piuttosto una traiettoria ben tesa, una lunga strada; speriamo che resti aperta. Quelle poche frasi, sussurratemi nei suoi ultimi giorni (ed altre ne riporteranno certamente gli amici più vicini), stupiranno anche i molti che in Italia si sono accomodati a credere in una certa immobile comodità della posizione di Morandi dinanzi ai suoi semplici "oggetti" disposti, scalati, variati, permutati; senza intendere che in quella sua lunga, instancabile, solenne "elegia luminosa" - come ebbi a chiamarla presentandone la mostra al " Fiore " di Firenze nel '45, il giorno stesso della liberazione di Bologna". (Roberto Longhi)
Lettere su Cézanne
Rainer Maria Rilke
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 95
"Le lettere scritte da Rilke alla moglie Clara Westhoff nell'ottobre del 1907, al ritorno da visite compiute alla esposizione di Cézanne allestita nel Salon d'Antonine, sono di solito più citate che lette. Un poeta e narratore non ancora del tutto libero da scorie provinciali, anche se conosce l'Europa, con una cultura singolare, vasta, anzi vastissima, ma non di eguale qualità, trova nella mostra di Cézanne l'occasione per leggere in se stesso come mai gli era prima accaduto, e per formulare princìpi cui si mantiene fedele per il resto della vita. L'incontro sembra predestinato: Rilke cercava da anni quello che le due sale gli offrono di colpo, con tale intensità da renderlo, sulle prime, sconcertato. L'assimilazione, in ogni modo, è rapida: l'uomo che esce dall'ultima visita compiuta alla mostra non è lo stesso che vi era entrato due settimane avanti. Il Rilke che appartiene al nostro secolo sembra avere una seconda nascita nelle aule del Grand Palais, che Matisse e i suoi amici, quattro anni prima, avevano inaugurato in modo memorabile." (Dalla postfazione di Giorgio Zampa)
Storia dell'arte nell'antichità
Johann Joachim Winckelmann
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 328
"Per Winckelmann la classicità comporta un'assenza di psicologia. Tutta la sua teoria, che sarà troppo a lungo accusata di freddezza, tende a vedere nell'arte non l'espressione dell'individuo, ma la ricerca dell'assoluto. L'arte aspira all'ideale, e l'ideale è l'oggettività dal punto di vista dell'eterno. Quella di Winckelmann non è un'arte senza vita, come sosterranno i romantici, ma un'arte senza artisti. [...] Ad una storia dell'arte come catena di biografie, quale era stata condotta da Plinio a Vasari, Winckelmann sostituisce per la prima volta una storia dell'arte come sequenza di opere. E le opere sono indizi non tanto della personalità del loro autore, quanto del mistero senza nome della bellezza, e come indizi vanno considerate. Nasce di qui l'attenzione implacabile ai particolari, la necessità di una visione diretta. L'occhio di Winckelmann è quello del cartografo, che non si chiede chi ha creato le montagne o le acque, ma ne indaga le apparenze, le manifestazioni. All'arte come intimismo, come diario privato dell'artista oppone l'arte come suprema impersonalità. Perché è solo oltrepassando la propria soggettività che ci si avvicina al divino. Allo stesso modo, anche osservare l'opera significa eludere se stessi. Dunque non si tratta di sentirsi rappresentati, ma al contrario di liberarsi di sé: vivere qualche attimo tra Delo e i boschi sacri della Licia, nel sollievo di un pensiero universale". (Dalla postfazione di Elena Pontiggia)
Frammenti sull'arte
Edvard Munch
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 130
Edvard Munch (1863-1944) è stato troppo spesso consegnato al mito di "artista dell'angoscia", di "artista dell'urlo", sempre sul ciglio dell'abisso, tra continui lutti familiari, tumultuose relazioni sentimentali, alcolismo e ossessioni demoniache. Tutto questo ha rischiato di mettere in ombra le infinite pieghe del suo stile pittorico, che ha aperto la strada non solo all'espressionismo, di cui Munch è cruciale iniziatore, ma a tutta l'arte contemporanea. La sua creatività complessa quanto lineare, istintiva quanto raffinata non è ovviamente soltanto lo specchio autobiografico di un esistenza divenuta emblema: è il frutto di un incessante, tormentoso tentativo di trasformare le proprie esperienze personali in intuizioni figurative di valore universale. Di questa straordinaria tensione è testimone, e fonte primaria, un vasto e tumultuoso corpus di scritti. Lettere, minute, appunti diaristici, opere narrative sono infatti la fucina in cui riversava le sue molteplici e feconde intuizioni, per decantarle e da lì far nascere le sue opere pittoriche.
Demoni e visioni notturne
Alfred Kubin
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 84
Il motto di questa autobiografia fedele e visionaria potrebbe essere una frase dello stesso Kubin: la fantasia è il destino. Ma, a guardare sotto l'immediata superficie di questa vita d'uomo e di artista, si direbbe viceversa che il destino, nelle sue operazioni e imprevisti, metta meno fantasia di quanta ne mostri in apparenza. Kubin, attraverso tutti i suoi disegni, le sue tempere, le sue illustrazioni, finisce in realtà per illustrare un solo inquietantissimo testo: la storia di una generazione destinata a scontrarsi, in un misto di atavico terrore e di inaudita lucidità, col caos, i mostri, le rivelazioni informi o sublimi della psiche.
Dal cubismo al classicismo
Gino Severini
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2011
pagine: 130
"Scritto in francese nel 1920, pubblicato a Parigi nel 1921 da un piccolo libraio russo, Povolozky, Dal cubismo al classicismo, uno dei testi fondamentali del 'ritorno all'ordine' europeo, è il frutto e l'espressione degli studi appassionati e febbrili che Severini aveva compiuto negli anni immediatamente precedenti. Muovendo da Vitruvio, e rileggendo i testi teorici del Rinascimento, dall'Alberti a Luca Pacioli, da Diirer a Piero della Francesca a Leonardo, Severini si avvicina alla filosofia di Platone, all'Armonica di Aristosseno e soprattutto a Pitagora. Esiste una legge dell'armonia, un rapporto numerico che si ritrova nelle opere della natura e che l'uomo deve usare nella costruzione delle opere d'arte. Questo rapporto, secondo il quale il tutto sta alla parte maggiore come la parte maggiore a quella minore, Luca Pacioli lo chiamò proportione divina. Lo si può tradurre in un numero, il numero d'oro, e lo si individua nei tracciati del Partenone come nelle proporzioni di una foglia, nel Tempio della Concordia come nella struttura di un cristallo. Partendo da questa intuizione, Severini formula i princìpi di un'estetica del numero. Ma Dal cubismo al classicismo è soprattutto la testimonianza di un sogno: il sogno di una disciplina classica che sia l'inizio di un nuovo Rinascimento, di una nuova epoca d'oro, di una nuova età di Pitagora." Elena Pontiggia