Del Vecchio Editore
Paesaggi in prestito
Marion Poschmann
Libro: Libro in brossura
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2020
pagine: 120
Il titolo richiama una tecnica paesaggistica tipica dei giardini cinesi e giapponesi, che consiste nell'incorporare elementi esterni all'ambiente nella composizione di un giardino grazie ad un attento uso di presenze e assenze, ne è un esempio una siepe che si interrompe all'improvviso per mostrare una pagoda che si staglia in lontananza. Poschmann si rapporta alla poesia con la stessa cura. Ogni giardino può essere un paradiso, ogni parco cittadino può rivelare il suo potenziale utopico, così nelle composizioni di Poschmann estetica, etica, esperienza sociale e politica sono strettamente interconnesse e volutamente inestricabili. Ogni paesaggio ha un suo linguaggio e il poeta ne riconosce tanto le peculiarità quanto la portata universale, natura e poesia divengono quindi simbolo l’uno dell’altro ed espressione reciproca. Il visibile e l’invisibile, le immagini interiori e quelle esteriori creano un’armonia sorprendente nella lirica di Marion Poschmann. Il senso si dischiude nell'ibridazione, nella continua analisi del limine che per sua natura sfugge trascinando l’occhio che lo analizza tanto in profondità che solo la creazione poetica può sperare di offrire un resoconto adeguato. Oggetti, luoghi, situazioni e azioni sono osservati con attenzione e descritti in termini tanto concreti da risultare spiazzanti. Come illuminati da una luce fin troppo intensa i paesaggi descritti appaiono sfocati e lasciano quindi spazio, nello sforzo di metterne a fuoco i dettagli, a memorie passate, metafore e sogni. Ad ogni lettura i contorni si fanno al tempo stesso più definiti e meno materiali lasciando trasparire l’immensa profondità nascosta dietro ogni verso.
Lasci la stanza com'è
Amilcar Bettega
Libro: Libro in brossura
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2020
pagine: 201
Ogni racconto di questa raccolta apre per il lettore un ventaglio di interpretazioni potenzialmente infinito, gli elementi ricorrenti diventano indizi da seguire per giungere ogni volta ad una soluzione nuova. Il realismo quasi soffocante dei primi racconti lascia pian piano posto ad elementi sempre meno contestualizzabili, fino a sfociare apertamente nella narrazione onirica, in un continuo crescendo di kafkiana surrealtà. Così ci troviamo catapultati in un mondo in cui gli uomini vivono con un animale totem aggrappato alle spalle e in cui le planimetrie di città e case mutano continuamente. Narrazioni in cui i personaggi possono correre fino a desiderare di scoppiare, o combattere un qualcuno sconosciuto, per un motivo sconosciuto, per poter stare in pace in un posto che non gli appartiene. Con un'ironia caustica, che non tradisce alcuna pietà, l'autore racconta le grandi e piccole assurdità del mondo contemporaneo, svela la mancanza di empatia e quindi la crudeltà e l'egoismo di esseri umani la cui natura dovrebbe essere squisitamente politica, ma che malati e corrotti si abbandonano alla solitudine e all'inedia. Con un potenziale immaginifico deflagrante Bettega delinea i tratti di una realtà dalle infinite possibilità in cui il vero orrore risiede nel voler chiudere fuori la bellezza e la grandezza accontentandosi di ciò che di piccolo e meschino salta agli occhi. Come un regista alle prese con un unico lunghissimo piano sequenza, l'autore ci conduce all'interno di un mondo che si fa sempre più intimo e allo stesso tempo acquisisce un valore universale.
Il buio e altre storie d'amore
Deborah Willis
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 304
Deborah Willis ritorna con una nuova raccolta che allarga la nostra percezione delle molteplici possibilità dell'amore. I personaggi di questi tredici racconti magistrali e coinvolgenti si muovono sul bordo del rischio, nel rincorrersi di sogno e realtà, dove ogni cosa è abitata dalle innumerevoli forme dell'esistenza. La danzata di uno spacciatore si prepara per la prima missione con equipaggio umano su Marte. Una ragazza si innamora di un uomo che vuole trasformarla in un uccello. Una moglie si imbatte in un buco aperto nel pavimento della casa che condivide con il proprio marito, un buco che solo lei può vedere. Venati di nostalgia e umorismo, ancorati a relazioni fuori dagli schemi - un uomo e il suo animale domestico, un alcolista e il suo sponsor, un migrante muto e un giornalista - i personaggi di questi racconti mostrano come l'amore sia il tessuto connettivo che ci lega gli uni agli altri, e tutti alla trama complessa del mondo.
Andreas o i riuniti
Hugo von Hofmannsthal
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 303
Da Vienna a Venezia, attraverso la Carinzia, il viaggio d'istruzione del giovane Andreas, rampollo della piccola nobiltà negli anni dell'imperatrice Maria Teresa, diviene metafora della laboriosa ricomposizione e riunione con sé cui ciascuno è chiamato per dare senso alla propria vita. Concepito all'insegna di una circolarità mitico-fiabesca che lungo itinerari paralleli avrebbe dovuto condurre il protagonista a "riunirsi" con la propria "anima", raffigurata da Romana, e insieme tutti gli altri personaggi ed eventi narrati a ricomporsi in unità, il romanzo, al quale Hofmannsthal lavorò nell'arco di un ventennio (1907-1927) non riuscì a trovare il proprio compimento. Nell'epoca "moderna" della frammentazione e della perdita, questa tormentata incompiutezza, che testimonia in modo toccante l'utopica e consapevole inattualità del disegno, contribuisce a fare di "Andreas o i riuniti" uno dei vertici della prosa d'arte primonovecentesca accanto alle prove di Kafka, di James e di Gide. Dopo la celebre versione, risalente a più di settant'anni fa, di Gabriella Bemporad, questa nuova traduzione presenta per la prima volta, accanto alla parte compiuta - il cui testo originale è stato rivisto sulla base degli ultimi risultati della ricerca hofmannsthaliana - i frammenti e gli appunti per la continuazione nella loro quasi totalità e nell'ordine stabilito dall'edizione critica.
Le tribolazioni dell'ultimo Sijilmassi
Fouad Laroui
Libro: Libro in brossura
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 321
L'ingegner Adam Sijilmassi è al suo ennesimo viaggio in business class, di ritorno dall'Asia. Mentre sorvola il mare si rende conto che è necessario rallentare e cambiare impostazione alla sua vita. Inizia così un rocambolesco viaggio nell'identità e nella memoria, alla ricerca di un'autenticità che possa rappresentare una sintesi dei suoi diversi modi di essere. Dopo un incontro surreale con un analista che cerca di ricondurre le sue scelte a una forma di esaurimento nervoso, Adam parte alla volta del villaggio natio. Scopre la biblioteca del nonno, testi di letteratura e filosofia dei tempi dell'Andalusia araba e fa della lettura la sua attività principale. Nel pensiero di Adam si affacciano continuamente frasi e versi di opere letterarie che trovano il loro posto nell'interpretazione della vita quotidiana, sistemandosi con grazia affianco al pot-pourri di termini, proverbi, locuzioni del Marocco. L'incontro tra le diverse espressioni linguistiche, spesso alla base delle opere di Fouad Laroui, in questo romanzo trova in Adam un portavoce diverso, insieme meno energico e più deciso, appassionato e riflessivo, poliedrico come il magma di opere che lo anima. Con la sua pungente ed elegante ironia, Laroui decostruisce stereotipi, categorie e visioni del mondo, mettendo in discussione le radici della divisione odierna tra Oriente e Occidente. Adam è un personaggio della tradizione picaresca, autentico, realissimo, eppure intriso di costruzione letteraria, così come il romanzo di cui è protagonista, lineare e insieme riccamente stratificato, è una profonda rivendicazione della letteratura come atto fondativo dei cambiamenti.
Omicidio a Timbuctù
Moussa Konaté
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 246
Il sole ha appena passato lo zenit, l'aria di dicembre è ancora calda, ma non arroventata. Arrivando da Bamako sulla strada che porta a Timbuctù, il paesaggio si apre maestoso, verso l'area fluviale del Niger. Laggiù, nella città leggendaria dei trecento santi, ormai quasi città fantasma, il ritrovamento del corpo senza vita del giovane tuareg Ibrahim dà il via a una sparatoria contro un cittadino francese. Il commissario Habib viene quindi convocato a Timbuctù, dove collaborerà con la polizia locale perché si sospetta un atto di terrorismo. Però, mentre le autorità locali e gli esponenti dell'ambasciata francese seguono con sicurezza questa pista, Habib nutre dubbi sulle responsabilità di Aqim, il movimento jihadista che ha installato nella zona il suo quartier generale. Mentre i suoi più giovani collaboratori seguono le loro ipotesi, in un crescendo di avventure e di colpi di scena, Habib si lascia guidare da intuizioni e dettagli fino alla verità, come sempre ricca di sfaccettature. Con ritmo serrato e grande ironia - al limite della comicità - si chiuderà un'inchiesta che di nuovo apre uno spiraglio sull'Africa: il vecchio Mali e il nuovo Mali non sono ancora del tutto in dialogo; le visioni degli europei, spesso legate agli interessi economici e di potere, sono erroneamente riconosciute come vere dagli stessi maliani, che dimenticano di essere in un continente ricco di storia e di risorse economiche.
Il miracolo di respirare
Dimitris Sotakis
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 170
Un giovane disoccupato cerca un lavoro tra gli annunci più strani. In preda alla disperazione, finisce col vendere l'anima a un'azienda che chiede solo di allocare a casa sua dei mobili. Così comincerà a ricevere dalla ditta una quantità enorme di oggetti senza utilità alcuna. Finirà per doversi battere anche per respirare, perdendo tutto e allontanando progressivamente ogni autentica realtà. Lo sviluppo rapido e compatto della vicenda conduce a passo svelto nel suo mondo recintato, e la tensione cresce mano a mano che il protagonista percepisce di essere in trappola. L'atmosfera di depersonalizzazione e disintegrazione del reale fa da specchio all'angoscia del contemporaneo, al desiderio continuo di ciò che non si può avere, reiterato e soprattutto rinnovabile all'infinito, svelando la dissonanza insita nell'idea del possesso di cose e persone come veicolo di felicità. Rifiutando però la disperazione, Sotakis fa del paradosso una modalità di scrittura e comunicazione aperta, mentre il grottesco e l'iperbolico delle sue descrizioni evidenziano la comune esigenza di strumenti per uscire dalla situazione di impasse. L'insieme rende al romanzo la capacità di svincolare la narrazione dal dipinto di sfondo, la condizione contemporanea della Grecia e dell'Europa, per trasferire la riflessione nell'ambito più universale del racconto letterario.
Quindici giorni di novembre
José Luis Correa
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 228
Fra una poesia di Pessoa e il sax di Chet Baker, una striscia di Mafalda e una scena de "Il terzo uomo", Ricardo Blanco, a quarantaquattro anni, ha fatto fronte ai disastri della propria vita aprendo con i soldi di un amico un'agenzia investigativa a Las Palmas. È sopravvissuto a due accoltellamenti, a una lunga serie di donne che l'hanno mollato e al caldo dell'isola. Almeno fino al primo di novembre, quando una donna, bella e ricca, entra nel suo studio per chiedergli di indagare sul presunto suicidio del futuro marito. Tra i bar, le crociere e le feste dei "figli di papà", in un ambiente dominato dalla menzogna e da una spregiudicata vocazione all'impunità, Blanco rischierà più volte la pelle, giungendo infine alla verità, con intuito, ironia e disillusione. "Quindici giorni di novembre" è il primo romanzo in cui fa la sua comparsa il detective Ricardo Blanco, indagando in un territorio finora poco esplorato dal genere noir, Las Palmas di Gran Canaria. Sulle orme del Sam Spade di Dashiell Hammett o del Marlowe di Chandler, ma con un tocco di anarchia mediterranea che lo avvicina al Montalbano di Camilleri o al Pepe Carvalho di Manuel Vazquez Montalban, Ricardo Blanco colpirà il lettore con il suo spirito unico e disincantato, la sua disastrosa vita personale, il suo totale disinteresse per il denaro e la sua spiccata tendenza a innamorarsi.
La vergine olandese
Marente De Moor
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2019
pagine: 368
Nell'estate del 1936, il medico olandese Jacq invia in Germania la filia diciottenne, giovane campionessa di scherma, per un periodo di vacanza e formazione presso un suo vecchio amico, Egon von Bötticher, aristocratico ed eccellente spadaccino. Von Bötticher trascorre le giornate in una solitaria tenuta di campagna che gestisce con pugno di ferro. Lì dà lezioni a due fratelli gemelli e organizza annualmente un tradizionale duello segreto, in cui i partecipanti si affrontano con armi non spuntate per dimostrare il proprio coraggio. Egon è enigmatico, sgradevole, ma attraente. Una strana relazione lo lega al padre di Janna; un'amicizia fiorita durante la Grande Guerra, al tempo in cui Jacq, senza vera convinzione, ricuciva le ferite terribili dei soldati, per rispedirli al fronte. Ma quali erano il ruolo e le inclinazioni di Egon durante la guerra? Janna scopre a poco a poco un mondo singolare, misterioso, che la porta a ridisegnare la mappa della sua storia personale sullo sfondo di una nuova immagine della Storia. La narrazione si muove agilmente nel tempo, svelando il passato e i misteri connessi al rapporto tra il padre di Janna ed Egon. Sulle pagine scorrono gli anni della Grande Guerra, in cui sfumano valori che sembrano scomparire per sempre, legati al codice aristocratico dell'onore, del coraggio, del fascino per la scoperta e il superamento dei propri limiti e possibilità.
I dodici cerchi
Jurij Andruchovyc
Libro: Libro in brossura
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2018
pagine: 346
Anni Novanta. Karl-Joseph Zumbrunnen, fotografo austriaco di radici galiziane, viaggia attraverso l'Ucraina alla ricerca delle proprie origini, vivendo gli spasmi di una nazione nuova di zecca. L'incongrua miscela di occidentalizzazione brutale e improvvisa e nazionalismo montante, di folklore tradizionale e di memorie e nostalgie asburgiche e sovietiche lo affascinano e lo coinvolgono. Quel caos di transizione, rinascita e strascichi di socialismo reale gli sembra infinitamente più attraente rispetto alla piatta vita in Occidente. Forse anche perché si è innamorato della sua interprete, Roma Voronyc. Zumbrunnen la accompagna in un viaggio mozzafiato attraverso le montagne dei Carpazi fino all'Osteria "Sulla Luna", una stazione sovietica di spionaggio trasformata in un moderno complesso alberghiero. È qui che tra cineasti, spogliarelliste, guardie del corpo, furfanti e intellettuali, passato e futuro si incontrano e l'idea di frontiera perde qualunque peso.
Ho sposato mia nonna
Tito Pioli
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2017
pagine: 224
Norma è un'insegnante precaria d'architettura a un passo dalla pensione. Sa parlare al contrario e porta sempre nella borsa una squadra perché ha la mania di prendere le misure del mondo. Tato ha studiato alla scuola d'arte e ora è giornalista free lance per un quotidiano locale, il precariato gli ha fatto venire le aritmie cardiache, "onde del mare nel cuore", e tiene un blog su internet di notizie impossibili. Quelle che il suo giornale non pubblicherebbe mai: uno scoop sugli ultimi giorni di vita di Garibaldi, o su Mastro Lindo finito all'ospizio, o come le interviste a quelli che in chiesa stanno sempre in fondo, o alle ragazze che fanno provare i profumi per la strada. Sono nonna e nipote, e vivono in una Rebibbia che è surreale, folle e onirica periferia del mondo. Popolata di poeti farmacisti, neri immortali, emarginati, salumieri picassiani, direttori d'orchestra, collezionisti di fumetti che odiano i comunisti, attori precari con la faccia di profeti, fotografi che osservano il mondo dal buco della serratura, imprenditori che vendono occhiali appannati, ex assessori che ridono da soli. Poi arriva la lettera con la quale Norma è esodata. C'è la crisi, e non ci sono nemmeno più i soldi per gli psicofarmaci. Ecco allora nonna e nipote dar fondo alla riserva di idee raccolte nei mercatini dei libri della domenica, prese soprattutto dalle riviste degli anni trenta. Idee per far soldi, idee da cinema per uscire dalla precarietà e non avere più ansie, né onde nello stomaco. Tito Pioli ci regala un antiromanzo, che facendo dell'esagerazione iperbolica, del paradosso e del nonsenso i suoi meccanismi narrativi, frammenta e distorce l'esperienza e la percezione, calando il lettore direttamente al centro dell'assurdo. Riesce così a rappresentare ciò che non si può spiegare, ottenendo un "effetto rafforzato di verità": la follia, l'orrore, l'amore e la bellezza del mondo per come è, dietro il velo dell'incoscienza insonnolita e della normalità alienata. Così come lo vedrebbero tutti se riuscissero ad ascoltare le voci di dentro o le risate di sottofondo, a riconoscere le misure di tutto in un quadro di Pontormo, a scorgere disegni dietro l'intonaco d'un muro d'ospedale, o dietro le maschere i volti. Quello che solo i veri poeti riescono a fare.
Nel nome della madre. Ripensare le figure della maternità
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2017
pagine: 181
"Volevamo ripensare la figura della madre evitando di trattarla soltanto come portatrice di un destino biologico e di una funzione extrasoggettiva; ci interessava discutere di narrazioni che non archiviassero la maternità dentro il perimetro simbolico di un'origine lontana, di un ricordo o di un feticcio ideologico; volevamo sperimentare uno sguardo che trasformasse il mondo della madre in un'avventura, in qualcosa che non 'è' soltanto, ma che 'esiste'. Insomma: invece che come un monumento muto, pauroso e ingombrante, volevamo trattare la madre come un'identità culturale e relazionale, non solo emotiva." (Le curatrici)