SE
Trattato zen sulla salute. Yasenkanna
Zenji Hakuin Ekaku
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 80
Hakuin Ekaku (1685-1768) è una delle più grandi figure del Buddhismo giapponese. Dopo un periodo di profondo declino dello Zen, Hakuin, infatti, fu il primo a creare e organizzare il sistema basato sulla pratica del Kōan, oggi così diffuso e perfezionato nella setta Rinzai, e svolse una vasta e intensa opera di volgarizzazione dei princìpi di questa dottrina. La sua personalità estremamente dinamica era incline a profonde esperienze spirituali, maturate attraverso una dura e instancabile pratica dello Zazen. Il suo fervore e la sua determinazione lo condussero, però, a sottovalutare l’importanza che il corpo riveste nel delicato equilibrio di una giusta pratica, esponendolo alla cosiddetta «malattia dello Zen». Nello Yasenkanna Hakuin narra le vicende e le modalità che lo condussero a contatto con l’eremita Hakuyū, dal quale ricevette l’insegnamento segreto della Contemplazione Interiore (Naikan), che gli consentì di recuperare la salute fisica e spirituale.
Il corvo
Edgar Allan Poe
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 128
Racconta Edgar Allan Poe d’essersi un giorno deciso a scrivere qualcosa che fosse irresistibilmente commovente per i lettori. Ebbe l’idea di una creatura, un corvo, che ripetesse una parola sola, la più sconsolata, la più desolata: «Nevermore» («Mai più, ora»). Ma in quale situazione iscriverla? Nella più malinconica, si rispose il poeta, e nella più poetica: quella in cui la morte si coniuga con la bellezza. Un uomo piange infatti la sua amata morta, e un corvo, con insistenza ossessiva, gli ripete: «Mai più, ora», tanto da incidere il dolore nel suo cuore, fino allo strazio più acuto. Nacque così Il corvo, il codice del simbolismo e una delle creazioni poetiche più amate dai lettori di tutto il mondo. Questa nostra edizione, tradotta e curata da Mario Praz, è corredata dalle splendide illustrazioni di Gustave Doré, e accompagnata da Filosofia della composizione.
Figure, idoli, maschere
Jean-Pierre Vernant
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 192
«Se i greci hanno conosciuto tutte le forme di figurazione del soprannaturale, pietre grezze, travi, pilastri, oggetti vari, animali, maschere, essi hanno tuttavia attribuito un valore quasi canonico alla rappresentazione antropomorfa. Quali sono i significati religiosi di questo privilegio accordato al corpo umano come specchio delle potenze divine? Quali aspetti del dio la figura dell’uomo, più di ogni altra, riesce a esprimere? La figurazione umana del dio conduce poi, in Grecia, al passaggio dal simbolo all’immagine. Gli idoli antropomorfi arcaici non sono immagini. Non ci offrono il ritratto del dio. Attraverso il corpo umano, essi mostrano valori divini il cui splendore illumina l’idolo, lo trasfigura facendo brillare su esso, come un riflesso venuto dall’aldilà, quelle benedizioni la cui origine è negli dèi: bellezza, giovinezza, salute, vita, forza, grazia. Perché l’idolo divenga immagine non è sufficiente che, svincolato dal rituale, assuma la sola funzione di essere visto e che, sotto lo sguardo della città, si trasformi in puro spettacolo; occorre anche che quest’idolo, invece d’introdurre nel mondo visibile la presenza dell’invisibile divino, si proponga, grazie all’imitazione esperta delle forme esteriori del corpo, di riprodurne l’apparenza».
Sade prossimo mio
Pierre Klossowski
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 160
«La perseveranza di Sade lungo tutta la sua vita nello studiare soltanto le forme perverse della natura umana proverà che gl’importava una cosa sola: la necessità di far vomitare all’uomo tutto il male che è capace di vomitare. Lo stato repubblicano pretende di esistere per il bene pubblico: ma pur essendo evidente che non può far regnare il bene, nessuno sospetta che nella sua profondità conservi i germi del male; col pretesto d’impedire a tali germi di svilupparsi, il nuovo regime sociale si pretende vittorioso sul male; ed è precisamente questo a costituire una minaccia perpetua: il male che può esplodere a ogni istante sebbene non esploda mai. Questa probabilità del male che non esplode mai ma che può esplodere in ogni istante è l’angoscia perpetua di Sade; è dunque necessario che il male esploda irrevocabilmente, che la gramigna prosperi affinché lo spirito la estirpi e la consumi. In breve, occorre far regnare il male nel mondo una volta per tutte, affinché si autodistrugga e lo spirito di Sade trovi finalmente la pace. Ma pensare a questa pace è fuori questione, è impossibile pensarci anche solo un istante poiché ogni istante è colmo della minaccia del male, mentre la Libertà si rifiuta di riconoscere che vive soltanto per il male e pretende di esistere per il bene».
Per una morale dell'ambiguità
Simone de Beauvoir
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 144
«Nell’inverno del 1946 Camus mi aveva chiesto, per non so più quale collana, uno studio sull’azione;» scrive Simone de Beauvoir nella sua opera autobiografica La forza delle cose, del 1963 «l’accoglienza riservata a Pirro e Cinea m’incoraggiava a tornare alla filosofia. D’altra parte quando leggevo Lefebvre, Naville, Mounin, sentivo il desiderio di replicare. Incominciai così, in parte contro di loro, Per una morale dell’ambiguità. Di tutti i miei libri è quello che oggi mi irrita di più. La parte polemica mi sembra valida. Certo, ho perduto del tempo a combattere obiezioni futili; ma allora l’esistenzialismo veniva considerato come una filosofia nichilista, miserabilista, frivola, libertina, disperata, ignobile: bisognava pur difenderlo. In una maniera a mio avviso convincente, ho criticato l’ingannevole mito di una umanità monolitica di cui fanno uso gli scrittori comunisti – spesso senza confessarlo – volendo ignorare la morte e il fallimento; ho indicato le antinomie dell’azione, la trascendenza indefinita dell’uomo che si oppone alla sua esigenza di recupero, l’avvenire al presente, la realtà collettiva all’interiorità di ognuno; riprendendo il dibattito, allora così scottante, sui mezzi e sui fini, ho distrutto alcuni sofismi. Sul ruolo che hanno gli intellettuali in seno a un regime da loro approvato, ho sollevato dei problemi ancor oggi attuali. Sottoscrivo anche il passaggio sull’estetismo e la conciliazione fra la distaccata imparzialità dell’opera d’arte e l’engagement dell’artista. Ciò non toglie però che, nell’insieme, pur facendo molta fatica, ho impostato erroneamente un problema al quale ho dato una risposta vuota quanto le massime kantiane. Le mie descrizioni del nichilista, dell’avventuriero, dell’esteta, sono ancora più arbitrarie e più astratte di quelle di Hegel, benché evidentemente influenzate dalle sue; le mie infatti non hanno nemmeno il legame di uno sviluppo storico; gli atteggiamenti che esamino si spiegano mediante condizioni oggettive. Mi sono limitata a estrarne i significati morali, i miei personaggi quindi non si possono inserire a nessun livello della realtà. Era aberrante pretendere di definire una morale al di fuori di un contesto sociale. Potevo scrivere un romanzo storico senza avere una filosofia della storia, ma non fare una teoria dell’azione».
Elogio della quiete
Matsuo Bashô
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 96
«Apro dunque con tristezza la finestra per mitigare almeno un poco la malinconia del viaggio e contemplo il tenue chiarore della luna dopo il crepuscolo, e il Fiume d’Argento in mezzo al cielo e il vivido bagliore delle stelle, ma l’animo mi manca e le viscere mi si straziano per la tristezza quando odo il fragoroso frangersi dei marosi che si avventano dall’alto mare contro gli scogli: non riesco a riposare sul mio guanciale d’erba e di continuo bagno senza un motivo preciso le maniche della mia veste (tinta) d’inchiostro».
Rainer Maria Rilke. Un incontro
Lou Andreas-Salomé
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 128
"Rappresenta un'esperienza di scrittura insolita, nell'intimità del dialogo fra Lou Andreas-Salomé e il poeta, la monografia che lei volle dedicargli subito dopo la sua morte il 29 dicembre 1926. Pubblicato nel 1928, Rainer Maria Rilke. Un incontro raccontava "un incontro" senza precedenti. Vi erano trascritti, è vero, passi interi di un dialogo epistolare all'epoca ancora inedito, ma non si trattava qui di ricostruire un rapporto di amicizia o di salvaguardarne la memoria: il lavoro del lutto da cui il saggio prendeva avvio era, appunto, soltanto l'avvio di una valutazione complessiva dell'itinerario umano e poetico di Rilke. L'abituale agilità della scrittura di Lou Andreas-Salomé nel contravvenire alle regole dei generi letterari permetteva anche qui, allo stile, di muoversi fra l'indagine critica, il trattato scientifico, la prosa poetica, ma il suo libero movimento corrispondeva d'altro canto alla necessità di montare, in forma narrativa, un insolito dialogo. Al di là del dialogo, e a quasi un secolo dalla sua pubblicazione, l'intelligenza critica di queste pagine rimane incontestata." (Amelia Valtolina)
Michael Kohlhaas
Heinrich von Kleist
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 128
Nel celebre saggio sui racconti di Kleist che accompagna questo volume, Thomas Mann scrive: «Quanto al Kohlhaas è superfluo far notare l’enorme altezza di questo che è forse il più forte racconto in lingua tedesca. Con libertà poetica si ispira a una vecchia cronaca, poiché Kohlhaas, Hans di nome e non Michael, visse realmente e da un sentimento del diritto “simile alla bilancia dell’orafo”, dalla passione per la giustizia, dall’indignazione per “la fragilità del mondo”, si lasciò trascinare a gesta atroci che Lutero condannò e che noi non possiamo disapprovare del tutto, e però acconsentiamo con lui che la sua testa cada sotto la mannaia del carnefice dopo che il suo diritto, selvaggiamente difeso ma sacro, è stato affermato. Quest’uomo, del quale Kleist narra il destino quasi con volto impassibile, senza mai alzare la voce, facendo però ondeggiare i nostri sentimenti tra la simpatia e il raccapriccio, appare in alcuni punti, per la sua frenesia terroristica di migliorare il mondo, totalmente impazzito, con quelle sue “ordinanze kohlhaasiane” che egli emana dalla sede del suo “provvisorio governo del mondo” […]. Kleist mostra anche, in maniera divertente e con una comicità colma di disprezzo, in quale imbarazzo venga a trovarsi una società, che di solito non si sarebbe curata minimamente della violazione del diritto, per opera di un uomo che non è disposto a subirla».
In difesa del suicidio. Biathanatos
John Donne
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 176
"Beza fu un uomo eminente, illustre e glorioso come nessun altro. Quando il fulgore della sua erudiziene splendeva come la luce nel meriggio e gli altri eguagliavano a malapena quella dell'alba o del mattino e ogni sua scintilla rifulgeva, confessò che, per l'angoscia di una tricofizia che aveva invaso la sua testa, volle gettarsi dal Ponte dei mugnai a Parigi e venne salvato da suo zio che si trovava casualmente a passare per quella via. Anch'io ho di frequente simili tendenze malate, poiché venni educato e formato fin dai primi anni di vita da uomini di una religione oppressa e perseguitata, abituati al disprezzo per la morte e desiderosi di un probabile martirio, e perché intendo far trovare la mia porta interiore ben serrata dinanzi al nemico comune. Forse in me si è manifestata una simile inclinazione perché la stessa dottrina è ambigua e flessibile al riguardo, o perché la mia coscienza sempre mi assicura che nessun rancore ribelle verso i doni divini né nessun altro peccaminoso conflitto ispira in me questi pensieri. Ed essi non sono neppure ispirati da sdegno oltraggioso né da vile debolezza. Ogni qual volta l'angoscia mi assale, penso che possiedo le chiavi della mia prigione, e nessun altro rimedio si presenta con altrettanta immediatezza al mio cuore della mia stessa spada. Accetto tutto lo scandalo che potrà derivarmi da questa impresa e non lo riverso su nessun altro."
L'assassinio come una delle belle arti
Thomas De Quincey
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 112
La fama di Thomas De Quincey (1785-1859), riscoperto e celebrato nel nostro secolo dai surrealisti, è soprattutto legata a due opere: l'autobiografia "Confessioni di un mangiatore d'oppio "(1821) e il trattatello "L'assassinio come una delle belle arti" (1827), che qui si propone nella versione di Massimo Bontempelli. Come scrive Mario Praz nello studio che accompagna il testo, "De Quincey ebbe un morboso interesse per i processi criminali e da questa materia trasse ispirazione per la sua opera". Fantasia nera e umoristica di un genere che ebbe splendida fioritura nell'Inghilterra fra Sette e Ottocento, "L'assassinio come una delle belle arti" argomenta con capziosa ironia un'estetica del delitto che preannuncia il decadentismo.
Il cappotto
Nikolaj Gogol'
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 96
“Il cappotto” (1842) di Gogol’ viene qui presentato nella versione di un traduttore d’eccezione, il poeta Clemente Rebora. Tuttavia l’importanza di questa edizione è dovuta soprattutto al testo che affianca il capolavoro gogoliano, scritto da Rebora in occasione della prima edizione del libro, nel 1920. Nel lungo saggio dedicato al racconto, un’indagine minuziosa e mirabile che non ha forse eguali nell’Italia di quell’epoca, Rebora ci offre un’interpretazione che oltrepassa le letture canonizzate e i luoghi comuni che allora come oggi eludono le interrogazioni fondamentali della «parabola» gogoliana.
Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica. Testo latino a fronte
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 368
«O tu che passi, se hai un'ombra di pietà nel petto, fermati e versa lacrime sulle mie povere ossa, che qui vedi sepolte. Fu lodata la mia condotta e piacque la mia bella persona ad Anchialo, che il dolore strema. Sono Lesbia. Sola lasciai le dolci consuetudini e, finché vissi, adempiei docilmente ai miei doveri. Se vuoi conoscere il mio nome, Lesbia. Se quello dei due che m'amarono, uno è il gentile Anchialo, l'altro l'ottimo Spurio. "Ma che cos'è ciò che vedo?". Sono le mie ossa, deposte nell'urna. Vivi, straniero, fino a che ti è concesso; e sta' sano». Con uno scritto di Guido Ceronetti.